VIE PARENTERALI
Via sottocutanea e via intramuscolare: il farmaco iniettato nel tessuto
passa nel circolo tramite i capillari
Via intramuscolare
La velocità di assorbimento in questo caso dipende:
Dal volume iniettato: i volumi più piccoli diffondono più rapidamente
fra le cellule dei tessuti e sono più facilmente assorbiti dai capillari
Dalla misura delle particelle di farmaco: particelle più piccole in
sospensione sono più rapidamente assorbite
Preparazioni in forma di sali sodici o potassici sono molto idrosolubili
e così passano più rapidamente nei capillari. Sali di procaina sono
meno idrosolubili ed hanno un più lento assorbimento
Dalla temperatura della cute o dall’attività del muscolo che
favoriscono l’assorbimento per la vasodilatazione capillare
Via sottocutanea
Può essere utilizzata per farmaci che non irritano il tessuto (dolore,
necrosi)
La misura di assorbimento è costante e lenta e produce un effetto
sostenuto nel tempo
Esistono “preparazioni ritardo” per avere effetti di lunga durata:
innesti sottocutanei
Via inalatoria paragonabile alla via endovenosa
Efficiente via di somministrazione di farmaci
in quanto il farmaco non è soggetto a metabolismo di primo passaggio nel
fegato.
È la via utilizzata per la somministrazione di anestetici volatili e
gassosi che vengono assorbiti ed eliminati dal polmone. La grande
superficie assorbente e l’abbondante flusso ematico rendono
possibile in breve tempo il raggiungimento delle concentrazioni
ematiche desiderate.
Via utilizzata anche per farmaci che devono agire localmente es.
broncodilatatori come il salbutamolo
Utilizzata per l’assorbimento di peptidi e proteine (esiste una
preparazione di insulina umana inalabile per il diabete) che
sarebbero distrutti da proteasi se dati per via orale
Via endovenosa
È la via più sicura e più rapida. Una somministrazione in singolo
bolo consente di ottenere subito concentrazioni elevate del farmaco
Possono essere iniettate soluzioni irritanti perché’ l’endotelio è
relativamente insensibile
La dose somministrata è fissa
Usata per farmaci che sono degradati a livello della parete
gastrointestinale o che non si assorbono dai depositi muscolari o
sottocute
Vantaggi della via endovenosa
Azione rapida: utile nelle situazioni di emergenza e per ottenere
un’elevata concentrazione di farmaco nel sangue
Precisione nel dosaggio
Possibilità di somministrare volumi notevoli
Possibilità di somministrare sostanze irritanti
Utilizzabile nei pazienti incoscienti
Svantaggi della via endovenosa
Maggior rischio di gravi effetti avversi (flebiti, embolie, shock
anafilattico, infezioni)
Nel caso di errore non è possibile evitare gli effetti avversi provocati
Non particolarmente gradita dai pazienti
VIA CUTANEA
Via percutanea: preparazioni cerotto di ormoni o antiemetici
(scopolamina) che sono assorbiti lentamente
Quando un farmaco viene somministrato ripetutamente le sue
concentrazioni plasmatiche e totali nell’organismo subiscono fluttuazioni.
La clearance e l’emivita plasmatica di un farmaco sono fra i parametri
farmacocinetici più importanti che permettono di valutare il tempo di
permanenza del farmaco nell’organismo e l’intervallo di dosaggio più
opportuno per stabilire lo schema terapeutico. La clearance plasmatica o
totale esprime la capacità complessiva dell’organismo di eliminare un
farmaco. Essa rappresenta il volume di plasma contenente la quantità di
farmaco che viene eliminata dall’organismo nell’unità di tempo, ed è
espressa in ml per min. L’emivita o tempo di dimezzamento di un farmaco
è il tempo necessario affinché la sua concentrazione plasmatica, ad
equilibrio di distribuzione raggiunto, si riduca del 50%. Nella pratica
clinica, una singola dose di farmaco può essere sufficiente in determinate
terapie, ma la maggior parte delle volte, l’azione farmacologica deve
essere duratura e la somministrazione di un farmaco va ripetuta, per
ottenere e mantenere nel tempo le concentrazioni ematiche terapeutiche.
Quando un farmaco viene somministrato più volte, ad intervalli regolari, la
concentrazione plasmatica aumenta finché si raggiunge lo stato
stazionario o steady state. Esso è il punto di equilibrio tra assorbimento ed
escrezione, che si ottiene quando la velocità di assorbimento e di
eliminazione sono uguali, così che la concentrazione plasmatica del
farmaco nell’organismo rimane costante. Questo punto di equilibrio si
raggiunge dopo un tempo corrispondente a 4 o 5 emivite.
Infusione endovenosa:
Es. infusione endovenosa:
La velocità di ingresso del farmaco è costante e la velocità di eliminazione
del farmaco dall’organismo è funzione della velocità di infusione e
aumenta proporzionalmente all’aumento di concentrazione plasmatica del
farmaco; così durante un’infusione endovena si raggiunge uno stato
stazionario delle concentrazioni del farmaco che sono mantenute finché
mantengo l’infusione.
Il tempo richiesto per raggiungere la concentrazione dello stato
stazionario si valuta calcolando il tempo di dimezzamento che rappresenta
il tempo necessario affinché un farmaco dimezzi le proprie concentrazioni:
per esempio se il farmaco dimezza le proprie concentrazioni in 5 minuti, 5
minuti sono il tempo necessario per raggiungere lo stato stazionario.
Talora, quando non posso aspettare i tempi di raggiungimento di uno stato
stazionario inietto una dose di carico, cioè una dose singola alta che
raggiunge rapidamente i livelli plasmatici desiderati e la faccio seguire da
un’infusione.
Farmaci biologici
Sono detti così alcuni medicinali prodotti mimando sostanze che
l’organismo sarebbe in grado di produrre autonomamente; quindi,
mimano sostanze presenti nell’organismo ma non prodotti in laboratorio.
Comprendono:
i fattori di crescita detti anche colony stimulating factors (CSF):
sostanze proteiche che stimolano la produzione delle cellule del
sangue da parte del midollo. Si usano spesso dopo la chemioterapia
per ristabilire il numero adeguato di cellule nel sangue;
le interleuchinee l'interferone: sono sostanze naturali proteiche che
partecipano al processo di infiammazione. Comprendono numerose
varianti e alcune di queste, come interleuchina 2 e interferone, sono
in grado di contrastare diverse forme di cancro. Il loro uso, tuttavia,
si è ridotto negli ultimi anni a casi particolari per l'introduzione di
terapie più efficaci e con minori effetti collaterali;
gli anticorpi monoclonali: sono molecole in grado di riconoscere
bersagli specifici. Il loro utilizzo permette quindi di indirizzare la cura
risparmiando il più possibile i tessuti sani. Utilizzati in oncologia
perché sono in grado di riconoscere bersagli specifici presenti sulle
cellule tumorali ma non su quelle sane. Il loro utilizzo permette
quindi di indirizzare la cura verso il tumore risparmiando il più
possibile i tessuti sani. Inoltre, in coniugati farmaci-anticorpo sono
utilizzati per il raggiungimento dell’obiettivo, ovvero, si sfrutta un
anticorpo che riconosce l’antigene presente sulle cellule tumorali
per veicolare un farmaco legato.
I vaccini sono medicinali biologici che hanno lo scopo di prevenire una o
più malattie infettive attraverso la stimolazione del sistema immunitario
(produzione di anticorpi, attivazione di specifiche cellule) e la conseguente
acquisizione della cosiddetta “immunità attiva”. Le sostanze attive dei
vaccini sono rappresentate da: microorganismi (batteri o virus)
opportunamente inattivati o uccisi in maniera tale da stimolare il sistema
immunitario senza causare la malattia; parti specifiche (antigeni) dei
microrganismi che sono coinvolte direttamente nella risposta del sistema
immunitario a quel patogeno o mRNA per la produzione dell’antigene
come la proteina Spike del coronavirus (farmaci biotecnologici); sostanze
prodotte dal microrganismo stesso(tossine) e coinvolte nel meccanismo
con cui quel patogeno determina la malattia, rese sicure ed efficaci
attraverso il processo di produzione del vaccino.
biosimilare
Un farmaco è una versione «alternativa» di un farmaco
biologico già autorizzato per uso clinico al quale è analogo per
caratteristiche fisico-chimiche, efficacia clinica, sicurezza e
biodisponibilità.
Preparazioni farmaceutiche per veicolare i farmaci
La ricerca di formulazioni farmaceutiche per l’ingestione di
biomacromolecole è iniziata nel 1922, anno in cui è stata sviluppata
l’insulina in forma iniettiva. Infatti, la somministrazione di proteine
terapeutiche per via orale determina la loro esposizione ad un ambiente a
basso pH e ricco di proteasi, quindi una bassa biodisponibilità ed una
significativa variabilità di risposta se somministrata per altre vie. Sono
così state sviluppate microsfere di polimeri biologicamente degradabili
contenenti farmaci ad alto peso molecolare che debbano aderire alla
parete intestinale rilasciando lentamente il farmaco. Sono state utilizzate
per esempio, per l’assorbimento di insulina in quanto questa è distrutta a
livello gastrointestinale (viene somministrata per via sottocutanea) o per
la somministrazione di plasmidi di DNA.
I LIPOSOMI
Si tratta di vescicole di piccole dimensioni ottenute per sonicazione di
fosfolipidi. All’interno si inseriscono farmaci non liposolubili o sequenze di
acidi nucleici. Possono essere somministrati attraverso diverse vie: orale,
sistemica, topica. I liposomi furono messi a punto nel 1965 da Bengham
che gli propose come modelli semplificati di membrane cellulari. A partire
dagli anni ’70 si cominciò ad intuire le grandi potenzialità dei liposomi
soprattutto in campo terapeutico. Oggi vengono impiegati come vettori di
molecole in vari campi: ingegneria genetica, chemioterapia,
immunomodulazione, diagnostica, cosmesi e fitocosmesi. Il liposoma è
una vescicola che può avere dimensioni variabili fra i 25 nm e1 μm di
diametro. Similmente alla membrana cellulare possono essere costituiti da
uno o più doppi strati di fosfolipidi e da un nucleo di soluzione acquosa. La
proprietà , teoricamente, da ogni cellula e di
dei liposomi di essere assorbibili
rilasciare il proprio contenuto lentamente, li ha resi un ottimo strumento di
somministrazione diluita nel tempo di farmaci (le dimensioni della maggior