DIVISIONE DEL LAVORO E STRATIFICAZIONE SOCIALE
23. Le “leggi di movimento” del capitalismo
Le leggi di movimento si riferiscono, secondo Marx,
a come il capitalismo è nato, come si modifica nel corso della sua
evoluzione, e per quali motivi dovrà lasciare il posto a una nuova forma di
organizzazione della società. La principale legge di movimento delle società
capitalistiche sarebbe una crescente polarizzazione economica e sociale, da
un lato l’impoverimento progressivo, almeno in termini relativi, di una quota
crescente della popolazione; dall’altro lato la concentrazione in poche mani
di un crescente proletarizzazione, cioè la formazione di masse sempre più
ampie di operai non qualificati.
CAMBIAMENTI TECONOLOGICI E CAMBIAMENTI SOCIALI
24. La divisione scientifica del lavoro
Le catene di montaggio (Ford – 1911): ha
permesso una fortissima riduzione dei costi di produzione, quindi dei prezzi
delle automobili. La catena di montaggio, tuttavia sembra realizzare allo
stesso tempo i peggiori incubi dei critici della divisione capitalistica del
lavoro, l’operaio parcellizzato, costretto a ripetere incessantemente le
stesse azioni. Frederick Taylor e il Taylorismo: consiste in una
minuziosa analisi del processo lavorativo e nella scomposizione dell’attività
di ciascun operaio nelle operazioni elementari. Queste vanno poi ripartite in
modo scientifico tra i vari lavoratori, semplificando al massimo il lavoro di
ciascuno e minimizzando le perdite di tempo che hanno luogo quando il
lavoratore passa d’una operazione all’altra. L’operaio viene trasformato in
una vera e propria macchina.
25. Babbage: la divisione del lavoro favorisce la
sostituzione del lavoro non qualificato con le macchine. Secondo Charles
Babbage lo sviluppo della divisione del lavoro, portando a scomporre ogni
operazione lavorativa nei suoi costituenti elementari, permette di sostituire
le macchine agli uomini, riservando ad essi le attività più nobili e complesse
di organizzazione del processo produttivo e ricerca dello sviluppo
tecnologico. La sostituzione dei lavoratori non qualificati con le macchine
comporterebbe in un aumento della quota dei lavoratori qualificati. Sono
così elementi di crescita progressiva della “ricchezza delle nazioni”
permettendo anche un progressivo innalzamento del ruolo dei lavoratori nel
processo produttivo.
26. Le utopie e la realtà
Karl Marx e il comunismo che porterebbe alla
massima libertà; la società automatizzata che libererebbe l’uomo della
necessità di lavorare; Ernesto Rossi, Paulo Sylos Labini e vari altri e
“l’esercito del lavoro” che farebbe con che ciascuno dovesse per un
determinato periodo eseguire i più sgradevoli lavori, invece di alcuni che li
farebbero per tutta la vita.
III – La teoria del valore
29. Mercato e concorrenza
Economia pianificata centralmente: quando gli
scambi tra i vari settori, necessari al continuo funzionamento del sistema,
vengono coordinati da un’autorità centrale, attraverso un piano di
ripartizione del prodotto globale del sistema tra i vari settori e tra le varie
unità produttive. Economia di mercato: quando gli scambi tra le
unità produttive appartenenti ai vari settori avvengono liberamente – in
questo caso abbiamo un mercato, cioè un insieme di rapporti di scambio che
si ripetono continuamente seguendo schemi sufficientemente regolari.
Legge del prezzo unico: essa sarebbe il risultato
necessario della concorrenza che si verifica quando la pressione
concorrenziale su venditori e acquirenti non incontra ostacoli di alcun tipo.
30. La concorrenza tra i capitalisti
Definizione: essa collega l’uno all’altro i vari
settori produttivi. Secondo Ricardo il capitalista non ha semplicemente
l’obiettivo di ottenere il massimo prezzo possibile per la merce che produce
in un dato momento, ma ha l’obiettivo più in generale di ottenere il massimo
rendimento possibile dal suo capitale, non limitandosi a scegliere a chi
vendere la merce che produce, sceglie invece più in generale anche quale
merce produrre e offrire sul mercato, cioè in quale merce produrre e offrire
sul mercato, cioè in quale settore economico investire il proprio capitale. Il
capitalista può spostare i suoi fondi da un settore all’altro.
Libera concorrenza: essa sarebbe secondo gli
economisti classici la situazione in cui i capitalisti non incontrano ostacoli di
alcun tipo quando decidono di spostare da un settore all’altro i loro fondi. In
una libera concorrenza un capitalista non è possibile che un settore offra ai
capitalisti un rendimento maggiore degli altri settori per un lungo periodo di
tempo, poiché altrimenti tutti i capitali si muoverebbero verso di esso. Allo
stesso modo non è possibile l’opposto, poiché tutti i capitalisti
abbandonerebbero un settore che offre ai capitalisti un rendimento inferiori
a quello degli altri settori. In una situazione di libera concorrenza, perciò, il
rendimento dei capitali tende ad essere uguale in tutti i settori. La
concorrenza tra i capitalisti, basata sulla possibilità di spostare fondi da un
settore all’altro, collega i diversi settori in un unico mercato.
31. Il valore di scambio
Il valore di scambio di ciascuna merce deve
rispettare le condizioni di riproduzione del sistema economico. Queste
condizioni sono due: innanzitutto il prezzo al quale il prodotto viene venduto
dev’essere tale da permettere all’unità produttiva in questione di ottenere in
cambio merci sufficienti a ricostituire le proprie scorte di mezzi di
produzione e di sussistenza, in modo da poter dare vita a un nuovo ciclo
produttivo; Inoltre, il prezzo al quale il prodotto viene venduto dev’essere
tale da permettere all’imprenditore di ottenere un profitto sul capitale
anticipato sufficiente ad indurlo a continuare l’attività produttiva nel settore
in questione. Ciò accade quando il prezzo del prodotto permette di
recuperare i costi di produzione, e di ottenere un saggio del profitto
corrispondente a quello ottenibile negli altri settori.
32. Valore d’uso e valore di scambio
Valore d’uso: quanto all’utilità. Per esempio,
l’acqua ha un valore d’uso altissimo, mentre il diamante ha un bassissimo.
Valore di scambio: quanto alla rarità, scarsità.
Per esempio, l’acqua ha un valore di scambio pari a zero, mentre un
diamante a un valore di scambio altissimo.
Definizione degli economisti classici: secondo
loro il valore d’uso è un prerequisito del valore di scambio: un bene che non
abbia alcuna utilità, e che non sia desiderato da alcuno, non può avere un
valore di scambio positivo. Solo un bene che abbia un qualche valore d’uso,
che sia considerato utile da qualcuno, può avere un valore di scambio
positivo. Esso, però viene determinato sulla base di elementi diversi dal suo
valore d’uso. 33. Prezzo di mercato e prezzo naturale
Prezzo di mercato: è quello che si osserva
nell’atto di scambio concreto, che può diventare diverso dal prezzo naturale
a seguito di comunissime condizioni che adoperano nel gioco dell’offerta e
domanda. Prezzo naturale: è il prezzo teorico che esprime il
risultato finale della concorrenza tra produttori e acquirenti, e tra i capitalisti
dei vari settori, cioè il prezzo che corrisponde alle condizioni di riproduzione
del sistema economico.
34. Prezzo naturale e costo di produzione
Il prezzo naturale costituisce un punto di
riferimento per il comportamento degli operatori di mercato. La teoria
secondo cui i prezzi dipendono semplicemente dai costi di produzione è
basata su un circolo logico vizioso.
35. Il lavoro come misura del valore
Definizione: secondo Smith e gli economisti
classici la misurazione in termini di ore di lavoro è la prima soluzione che si
offre agli economisti che cercano di determinare il valore di scambio delle
varie merci. Il tempo di lavoro permette di esprimere in termini quantitativi i
legami economici che tengono assieme i vari produttori in una società in cui
vige la divisione del lavoro.
Lavoro comandato: il numero di ore di lavoro
necessarie a guadagnare un salario corrispondente al prezzo della merce.
Per Smith in una società divisa nelle classi dei lavoratori, dei capitalisti e dei
proprietari terrieri, il valore di un bene viene misurato dal lavoro comandato.
Tuttavia, il lavoro comandato non spiega il perché del prezzo.
Lavoro contenuto: il numero di ore di lavoro
necessarie a produrre una merce (lavoro diretto + lavoro indiretto, ossia il
lavoro compiuto dagli operai che producono il bene in questione + il lavoro
compiuto dagli operai che producono i mezzi di produzione utilizzati nella
produzione del bene bene come i mezzi di produzione di questi mezzi di
produzione e così via. Secondo Smith se esso venisse utilizzato per
esprimere il valore di un bene, non si terrebbe in conta le rendite dei profitti.
Ricardo al criticare il lavoro comandato, riprende per sé il lavoro contenuto.
36. Salario
Legge bronzea dei salari secondo Ricardo: i
salari sono soggetti a una legge bronzea che li tiene inesorabilmente
bloccati attorno a quel livello minimo appena sufficiente a permettere la
sopravvivenza dei lavoratori e delle loro famiglie.
Influenza di Malthus: i salari crescerebbero
conforme si ridurrebbe la popolazione e scenderebbero conforme
crescerebbero la popolazione. Popolazione = crescita geometrica; risorse =
crescita aritmetica. Legge bronzea dei salari secondo Smith: i
salari sono spinti verso il livello minimo di sussistenza a causa della
maggiore debolezza contrattuale dei lavoratori nei confronti dei capitalisti.
Sono, però, le istituzioni politico-giuridiche ad avere una forte influenza sulla
determinazione del lavoro, una volta che sono in grado di proibire, come nel
passato, i sindacati dei lavoratori o di permetterli. Con i sindacati gli operai
riescono ad estrarre salari più alti perché riducono l'abisso di potere fra la
classe operaia e quella capitalistica.
37. Rendita
Differenze nelle rendite: esse dipendono da tre
fattori: l’estensione dei vari appezzamenti di terra, la loro fertilità e la loro
distanza dal mercato in cui viene venduto il raccolto. Fra d’essi è più
rilevante la differenza nella fertilità, poiché da essa costituisce il punto di
partenza della cosiddetta teoria della rendita differenziale (oppure teoria
ricardiana della rendita). La teoria della rendita differenziale: le terre
più fertili comportano un costo minore ed anche di partenza – man mano le
ter
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