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I CRITERI FONDAMENTALI PER IL RICONOSCIMENTO DEI RICAVI
Per il principio di prudenza e realizzazione dei ricavi, quest’ultimi devono essere registrati nel primo periodo
in cui l’impresa ha fatto tutto ciò che doveva per guadagnare il reddito e tale reddito risulta misurabile in
modo attendibile.
Si parla di reddito perché esso deve essere misurabile in modo attendibile prima di poter riconoscere un
ricavo. La misura del reddito include stime di crediti inesigibili e costi di garanzia, dunque sono necessarie
norme che vigilino sulla massima oggettività possibile nella registrazione dei ricavi.
➔ LA REGOLA DI CONSEGNA
Il riconoscimento del ricavo avviene nel periodo in cui i prodotti vengono consegnati o i servizi erogati, e
NON quando l’azienda riceve l’ordine dal cliente, dato che non è stata portata a termine la prestazione.
Esempio: il ricavo della riparazione di un auto sono riconosciuti a fine lavoro.
Il ricavo di una locazione di camera d’albergo è riconosciuto nei giorni in cui questa è occupata.
Il reddito generato può essere stimato come il prezzo concordato col cliente al netto del costo del venduto.
Casi in cui non vale la regola della consegna:
o Vendita a rate: il compratore non ha il diritto di proprietà sul bene fino a che tutte le rate non sono
state pagate. Il ricavo va riconosciuto alla consegna solo se c’è ragionevole certezza che il cliente
paghi, altrimenti vale la regola della rata (si attiva un fondo di rettifica e si stima l’ammontare dei
crediti inesigibili).
o Possibilità di revoca dell’acquisto: il ricavo si realizza dopo la scadenza del diritto di revoca.
Un’azienda può sfruttare un intermediario per vendere i propri beni tramite il contratto di conto vendita:
essa manterrà la proprietà dei beni fino alla vendita. Si parla solo di una movimentazione fisica della merce.
➔ REGOLA DELLA PERCENTUALE DI COMPLETAMENTO
L’ammontare del ricavo riconosciuto è proporzionale alla percentuale di lavoro svolto nel periodo.
In caso di grandi commesse e opere la produzione impiega anni,si richiede una rilevazione dei costi che
consenta l’attribuzione dei ricavi durante tutto il periodo di svolgimento della commessa. Si procede quindi
a stipulare contratti per dettagliare le caratteristiche dei beni da realizzare:
- Contratti a prezzo fisso: il cliente paga somme prefissate a fine di ogni fase del progetto.
- Contratti a costo rimborso: una formula definisce quando il cliente paga in funzione dei costi di progetto
sostenuti più un margine economico.
Se l’ammontare dell’esito economico non può essere ragionevolmente stimato, si applica la regola del
contratto completato (il reddito si realizza solo a fine progetto, considerando un aumento delle passività per
il sostegno dei costi e un aumento delle attività dei lavori in corso senza effetti sul reddito).
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QUALE AMMONTARE DEI RICAVI RICONOSCERE
La principale fonte di ricavi per le imprese è la vendita a credito. La vendita determina una registrazione di
ricavo e di credito commerciale: se il cliente non paga, i crediti corrispondenti saranno crediti inesigibili.
Tramite il metodo dello storno diretto posso fare una stima dei crediti inesigibili e cancellarli a bilancio
registrando una svalutazione crediti (corrispondentemente ad un costo nel CE). Alternativamente posso
usare il metodo del fondo svalutazione crediti per cui basta stimare i crediti inesigibili e presentare tale stima
come posta rettificativa (chiamata fondo svalutazione crediti): ciò si tradurrà in una riduzione dei crediti dello
SP e in un costo nel CE.
Per determinare i crediti inesigibili corrispondenti ai ricavi posso stimare una percentuale di crediti inesigibili
sul totale dei ricavi a credito nel periodo. Per il principio di prudenza si tende a sovrastimare il fondo
svalutazione crediti, in modo da averlo più alto rispetto al valore dei crediti non incassati. Una volta
determinata la rettifica, questa andrà registrata come scrittura di assestamento.
Quando l’impresa stabilisce che il cliente non è in grado di pagare il debito riduce il conto dei crediti e della
svalutazione (non influenza l’utile o la svalutazione sul periodo di cancellazione).
I COSTI DI GARANZIA
Le imprese hanno solitamente l’obbligo di ripagare o sostituire i prodotti difettosi (garanzia). Quando i costi
di garanzia si manifesteranno, il fondo rischi per garanzia (passività) sarà ridotto (addebitare, scrittura in
dare) e così pure il conto in cassa (scrittura in avere). I costi di garanzia dovrebbero essere un assestamento
del costo del venduto piuttosto che una riduzione/rettifica dei ricavi.
I RICAVI PER INTERESSI ATTIVI
Una fonte primaria di ricavo per banche o altri istituti di credito sono gli interessi sul denaro dato a prestito.
La contabilizzazione di questi ricavi dipende dal piano di pagamento degli interessi: gli interessi possono
essere pagati allo scadere o nel momento in cui il denaro è prestato (prestito a interesse scontato).
GLI INTERESSI COME COMPONENTI DEI RICAVI
Quando un cliente acquista un bene a rate, paga sia il prodotto in sé, sia gli interessi che il venditore applica
(interessi impliciti). I ricavi da vendite dovrebbero essere registrati separatamente dai ricavi per interessi: i
ricavi derivanti dalla vendita devono essere riconosciuti alla consegna, i ricavi per interessi vanno riconosciuti
nel periodo di pagamento delle rate. L’interesse implicito è normalmente calcolato come tasso corrente di
mercato per transazioni aventi rischio analogo.
LE ATTIVITÀ MONETARIE
In generale, fatta eccezione per le rimanenze e per le immobilizzazioni materiali delle imprese quotate, le
attività non monetarie compaiono nello stato patrimoniale al loro valore contabile netto. Al loro acquisto
esse sono registrate al costo storico, cioè al prezzo pagato. L’ammontare che compare allo stato patrimoniale
in un qualsiasi periodo successivo è la porzione del costo storico non ancora cancellata (stornata) come costo
di competenza. Per le attività monetarie, invece, l’idea di valore contabile netto non è appropriata. I crediti
commerciali, per esempio, sono riportati al loro valore stimato di realizzo. Tale valore è il risultato della
rettifica effettuata per tenere conto della stima dei crediti inesigibili presenti fra i crediti commerciali. Le altre
attività commerciali come i crediti commerciali e i titoli in portafoglio sono riportate al valore di mercato o
fair value.
L’indice di liquidità è dato dal rapporto fra attività e passività correnti. Esso serve per misurare l’entità del
surplus in liquidità dell’azienda. Nell’interpretare l’indice di liquidità è necessario tener conto
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dell’ammontare relativo delle diverse categorie di attività correnti: due imprese potrebbero avere lo stesso
valore di indice di liquidità ma gradi di liquidità reali differenti.
L’acid test (indice di liquidità ristretto) è il rapporto fra le attività correnti monetarie (cioè che non includono
rimanenze e costi anticipati) e le pasività correnti. È pertanto un indice più severo del precedente.
Sebbene la cassa sia necessaria all’impresa, essa è un’attività che genera un rendimento basso o nullo. Un
modo per valutare se l’impresa stia gestendo opportunamente la cassa è calcolare per quanti giorni l’impresa
sarà in grado, con la cassa a disposizione, di far fronte ai pagamenti. La formula per l’indice giorni di cassa è
dunque: giorni di cassa = cassa/(costi finanziari/365). Le imprese che gestiscono bene la propria cassa anno
un indice di giorni di cassa che è tipicamente di pochi giorni (investono il più a lungo possibile in titoli a breve).
Un calcolo simile è usato per calcolare a quanti giorni di ricavo ammontano i crediti commerciali. La formula
è: giorni di credito commerciale = crediti commerciali/(ricavi/365). Il risultato rappresenta il tempo medio
d’incasso dei crediti commerciali. Una regola pratica è quella di considerare buono un valore dell’indice che
non superi di 1/3 i termini di pagamento concordati.
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CAPITOLO 7 – LE RIMANENZE E IL COSTO DEL VENDUTO
Posso distinguere 3 tipi puri di impresa, in base all’attività principale svolta:
→
1-impresa commerciale vendita di merce acquistata dai fornitori
(CdV=costo acquisto beni venduti
Rimanenze=valore merce non venduta)
→
2-impresa di produzione trasformazione di materie prime in prodotti finiti
(CdV=costo materiali+trasformazione
Rimanenze: materie prime, semilavorati, prodotti finiti)
→
3-imprese di servizio erogazione di servizi - beni intangibili.
(Rimanenze o lavori in corso= equivalente dei semilavorati)
➔ LE IMPRESE COMMERCIALI
Spesso parte dei costi (imballo,trasporto…) non vengono considerati costi della merce, ma costi di periodo.
Beni disponibili per la vendita = rimanenze iniziali + acquisti del periodo.
Dobbiamo dividere tali beni in rimanenze finali e costo del venduto, poiché il risultato influenzerà lo SP
(rimanenze) e il CE (CdV). Per farlo, tenendo conto dell’ipotesi sempre vera
RIMANENZE INIZIALI + ACQUISTI = RIMANENZE FINALI + COSTO DEL VENDUTO
Possiamo approcciare il problema in due metodi:
a. Metodo dell’inventario periodico : determino l’ammontare delle rimanenze a fine periodo e poi calcolo
il CdV= rimanenze iniziali + acquisti - rimanenze finali.
→Mentre calcolo il Costo del Venduto, apro un conto temporaneo acquisti, il cui importo viene
addebitato in dare e non nelle rimanenze; tale conto verrà chiuso alla fine del periodo contabile.
b. Metodo dell’inventario perpetuo :calcolo il CdV ogni volta che avviene una consegna e poi deduco le
rimanenze finali = rimanenze iniziali + acquisti – costo del venduto.
Ogni prelievo di beni viene registrato e accreditato direttamente nelle rimanenze.
METODI A CONFRONTO:
- entrambi soddisfano il principio di competenza (corrispondenza ricavi – cdv)
→
- inventario perpetuo richiede una scheda per ogni codice di magazzino più scritture contabili
- inventario perpetuo permette la gestione atomatica dei riordini ai fornitori
- inventario perpetuo garantisce più controllo (cdv non è dedotto come cdv=beni disponibili – rimanenze
finali, ma tiene conto di possibili perdite di inventario)
- inventario perpetuo permette la scrittura del CE senza inventario fisico
➔ LE IMPRESE DI PRODUZIONE
Qui si considera il CdV = costi di acquisto + costi di trasformazione dei prodotti venduti.
L’azienda dovrà gestire 3 conti in base alle rimanenze che ha a disposizione:
1- rimanenze di materie prime: valorizzate nel c