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L T W
= +
esempio, un anello di DNA che possiede globalmente un giro di torsione in eccesso rispetto a
quello che sarebbe il suo stato normale di avvolgimento si potrà trovare in due diverse situazioni
estreme (e in quelle intermedie): o avrà tutto lo stress torsionale immagazzinato in una torsione
intorno al suo asse, che risulterà in un minor numero di basi per giro (T=+1, positivo) e allora il
! suo asse potrà rimanere nella conformazione planare circolare (W=0, L=T+W=1), oppure potrà
rilassare la sua torsione intorno all’asse al valore naturale e allora il suo asse si attorciglierà a
forma di 8 (T=0, W=+1, L=1 Fig. 4.1 (b)). Per valori di L maggiori si formeranno strutture lineari
con un maggior numero di anse (plectonemiche) o strutture toroidali o solenoidali, oppure una
combinazione di queste.
Fig 4.2 (a) Struttura di una topoisomerasi (Tipo IA). Sono mostrate le due conformazioni di sito aperto
e chiuso coinvolte nel meccanismo di azione (b)
Lo stato superavvolto è comune: mediamente il DNA si trova in uno stato di supercoiling negativo
con densità di superavvolgimento pari a circa 1 giro in eccesso ogni circa
/L
" = #L = $0.06
0
200bp ( è il valore di giri nella situazione rilassata e è il suo valore in eccesso). Ad
L L L
"L = #
0 0
esempio, con questo valore di , un cromosoma mitocondriale con circa 16000 bp avrà
" "L # $80
e potrà formare un’ottantina-cento anse. I plasmidi possono essere molto più piccoli (1000-2000
bp) e formare un numero di anse dell’ordine di 10 (Fig 4.1 (c-e)). Una funzione del
!
superavvolgimento è la compattazione della struttura del DNA, che altrimenti avrebbe estensione
! !
macroscopica. Si noti che, nonostante superavvolgimenti sia positivi che negativi assolverebbero
! !
ugualmente bene questa funzione, il valore della medio della densità di superavvolgimento è
normalmente negativo. Il motivo è che la torsione negativa (che tende a svolgere l’elica) favorisce
9
la separazione delle catene (Fig 4.1 (e)) e l’azione delle polimerasi (Fig 4.1 (d)), mentre quella
positiva la impedisce. Questo valore è quindi un compromesso per mantenere la necessaria debole
stabilità della doppia elica rispetto a denaturazione, di cui si è ampiamente già discusso. Esso
viene modificato e/o mantenuto da speciali enzimi (topoisomerasi e girasi) che tagliano, torcono e
10
risaldano il DNA, in pratica variando il valore di L . La loro azione si rende necessaria ad esempio
durante la trascrizione, quando lo stress torsionale varia per effetto delle polimerasi, che svolgono
localmente la doppia elica. Tutto quanto detto vale anche per DNA non circolari, dal momento che
in generale tratti anche lunghi di doppia elica hanno le estremità bloccate. In particolare, nel DNA
nei cromosomi eucariotici la compattazione è ottenuta con un superavvolgimento di tipo
solenoidale intorno alle proteine istoniche, come vedremo piú avanti.
9
(a)
(b) (c)
(d) (e) (f)
Fig 4.3 (a) Due tipici elementi di struttura terziaria (nell’ordine, pseudoknot e kissing loops) e un esempio di
topologia complessa (b) tRNA (c) ribozimi con funzione di rottura del legame fosfodiestere: hammerhead
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(primi due), hairpin, e il ribozima dell’epatite D (HDV) (d) introne con funzione auto-catalitica di self-splicing
(e) Ribonucleasi P (f) RNA ribosomiale: diagramma delle strutture delle sottounità e struttura del ribosoma.
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Nell’RNA, come già accennato, il ripiegamento in strutture terziarie con specifiche forme
tridimensionali ha principalmente ruoli funzionali. Per questo motivo, mentre il DNA superavvolto
può avere una struttura piuttosto “fluttuante” (ad esempio le anse delle strutture plectonemiche si
muovono) stabilizzata solo da interazioni di tipo “non-bonded”, in RNA la struttura terziaria ha la
necessità di essere stabilmente mantenuta. I tratti di elica e gli altri motivi strutturali secondari
vengono mantenuti in posizioni e orientazioni relative stabili da accoppiamenti tra nucleotidi, che
possono essere di tipo WC, oppure wooble o altro, ma comunque sono di tipo piuttosto specifico e
coinvolgono solitamente almeno un legame a idrogeno tra basi. Alcune possibili topologie di
formazione di strutture terziarie sono mostrate (Fig 4.3 (a)). Accoppiamenti estesi tra singoli
strand e doppie eliche possono avvenire tramite la formazione di tratti di elica tripla. Sono anche
possibili ccoppiamenti tra doppie eliche parallele, tramite l’inserimento dei grooves l’uno nell’altro.
Da quanto si è detto fin’ora sulle diversità tra DNA e RNA dovrebbe essere chiaro come questo sia
possibile e avvenga piú facilmente in RNA piuttosto che in DNA: l’RNA può piú facilmente formare
sia accoppiamenti non standard, sia strutture secondarie diverse dalla doppia elica, piú propense a
contatti di tipo terziario. Alcuni esempi di strutture terziarie tipiche sono riportati in Fig 4.3. Il
tRNA (RNA transfer, Fig 4.3 (b)) è un esempio di struttura relativamente semplice, ma di
fondamentale importanza: esso è la molecola chiave che realizza la decodificazione del codice
genetico durante la traduzione dell’RNA messaggero (mRNA) in proteina, che avviene all’interno
del ribosoma, come vedremo in dettaglio nella prossima sezione. I tre hairpin e il piccolo loop
sono arrangiati in una struttura compatta con due estremità chiaramente riconoscibili: una di esse
porta l’anticodone, cioè un loop con una tripletta complementare a quella codificante un
amminoacido che è legato all’altra estremità. Esistono dunque diversi tRNA per i diversi
amminoacidi. (b)
(a) (c)
Fig 5.1 (a) Organizzazione gerarchica della struttura compatta del DNA. (b) Livello intermedio di
compattazione: l’esamero di nucleosomi. (c) il nucleosoma: DNA in verde-ocra, proteine istoniche in blu-
verde-giallo-rosso. È visibile la coda degli istoni.
Un’altra classe importante di RNA funzionali sono i ribozimi, ovvero RNA con funzione enzimatica.
Fig 4.3 (c) riporta alcuni esempi di ribozimi di vari virus la cui funzione è la rottura del legame
fosfodiestere in maniera sequenza-specifica. A differenza degli enzimi idrolizzanti, in questo caso il
meccanismo di reazione è l’isomerizzazione del legame. A funzioni piú complesse e secifiche
corrispondono ovviamente strutture piú complesse. Alcuni introni (Fig. 4.3 (d)) hanno funzione di
operare lo splicing dei propri esoni, mentre la ribonucleasi P è una nucleasi altamente specifica
che “matura” il tRNA separando una parte del suo precursore. Infine, le sottounità ribonucleiche
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che compaiono nei ribosomi (Fig 4.3 (f)) in associazione con catene polipeptidiche, globalmente
chiamate RNA ribosomiale (rRNA) sono altamente strutturate e assolvono specifiche fasi durante
la traduzione e sintesi proteica. Accenniamo infine agli aptameri, ovvero catene foldate di RNA con
funzione di riconoscimento molecolare, che fanno di solito parte di strutture funzionali piú
complesse.
5. Struttura quaternaria
La struttura quaternaria riguarda il modo in cui le singole catene ripiegate o accoppiate in doppie
eliche si combinano a formare un complesso, che può assumere anche dimensioni molto grandi.
Data la loro carica netta positiva, grandi complessi composti esclusivamente da acidi nucleici
difficilmente potrebbero essere stabili, dunque, specialmente quando le dimensioni del complesso
sono dell’ordine di decine di nm, DNA e RNA normalmente si trovano in associazione con proteine,
che assumono il doppio ruolo di elementi funzionali e stabilizzanti. Questi agglomerati
macromolecolari costituiscono il “macchinario cellulare”, cioè un insieme di nano-bio oggetti che
svolgono tutte le funzioni cellulari. La loro varietà e la complessità è vasta. Nel seguito verranno
illustrati due esempi specifici e di enorme importanza: il nucleosoma e il ribosoma.
Nelle cellule, il materiale genetico è normalmente organizzato in una forma strutturale compatta
(Fig 5.1). La compattazione è necessaria dal momento che le singole catene di DNA possono
raggiungere dimensioni macroscopiche (cm) e l’intero genoma può arrivare ad una estensione
lineare di metri. Il nucleosoma è l’unità base di compattazione e consiste di due giri di DNA per
una lunghezza totale di circa 150-200bp (40-50nm) avvolti intorno ad un ottamero di proteine
istoniche (H2A, H2B, H3 e H4). I singoli nucleosomi si susseguono e il sistema assume l’aspetto di
una collana di perline. I nucleosomi sono poi organizzati in esameri (Fig. 5.2 (b)) compattati da
altri istoni (H1) e arrotolati in una struttura globalmente solenoidale, la fibra di cromatina, Fig 5.2
(a). Durante la mitosi cellulare e piú specificamente nella metafase le fibre sono compattate in
strutture macroscopiche ordinate chiamate cromosomi, mentre nell’interfase, quando avviene la
duplicazione del DNA, la cromatina deve ovviamente scompattarsi. Questi cambiamenti strutturali
visibili su scala macroscopica sono causati in ultima analisi da variazioni degli istoni, regolate da
specifici enzimi: questi, dipendentemente dalle condizioni ambientali possono cambiare
chimicamente la “coda” dell’istone (tratto terminale destrutturato), tramite metilazione,
acetilazione o altro. Questo comporta una variazione strutturale che a sua volta induce lo
srotolamento del DNA e la dissociazione dei nucleosomi. (b)
(c)
(a)
Fig 5.2 (a) Schema della fase di elongazione della sintesi proteica (b) struttura schematica del ribosoma con
evidenziate le due sottounità, l’mRNA, il tRNA e i suoi tre siti di legame e il peptide in formazione (c) una
rappresentazione in cartoon del ribosoma. Le catene proteiche sono rappresentate in rosa, quelle di acidi
nucleici in blu. L’mRNA e il tRNA sono in arancio e verde.
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Come già accennato, il ribosoma è un complesso macchinario cellulare che opera la traduzione
dell’RNA messaggero (mRNA) e la sintesi proteica. Fig. 5.2 (a) riporta la fase dell’elongazione
della catena peptidica quando il processo è già iniziato. L’mRNA è legato in una regione tra le due
sottounità (chiamate piccola e grande, si veda Fig. 5.3 (b)). Dei tre siti di legame per il tRNA
almeno uno è sempre occupato dal tRNA con l’amminoacido appena aggiunto. Il tRNA successivo
si lega al sito adiacente, ma solo un tRNA con l’anticodone corrispondente al codone di mRNA
esposto nel sito in quel momento si può legare. Una volta legato, il suo amminoacido si trova in
posizione adiacente a quello della catena peptidica già formata e avviene la reazione di formazione
del legame peptidico, tramite trasf