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VARIAZIONE DI ENTROPIA ASSOCIATA A TRANSIZIONE DI FASE
Quando una sostanza • in corrispondenza della sua temperatura di fusione il trasferimento di
energia sottoforma forma di calore viene in modo reversibile se:
- Se il processo avviene ad 1 atm possiamo considerare la pressione costante
- Il calore scambiato a p costante • uguale alla variazione di entalpia delta H
Entropia di fusione e vaporizzazione • sempre maggiore di 0 in quanto sono processi endotermici
perchŽ devo fornire calore, inoltre molte S di vaporazione sono pari a 88 J/Kmol dunque la
maggior parte dei liquidi e gas hanno struttura simile
ENTROPIA ASSOLUTA: TERZO PRINCIPIO TERMODINAMICA
Supponiamo di avere una sostanza cristallina pura (priva di atomi o molecole diverse) e alla T di 0
K ovvero un sistema chimico perfettamente ordinata dove W=1. Supponiamo che il cristallo sia
privo di difetti nella sua struttura (perfetto) e in condizioni in cui non cÕ• disordine termico (T=0).
Gli atomi del sistema non si muovono, • un sistema ideale
Per un cristallo di questo tipo • possibile una sola disposizione delle molecole, quindi • disponibile
un solo micro stato alla T di 0 K, la molteplicitˆ di questo stato sarˆ quindi pari a 1
TERZO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA
LÕentropia di un cristallo puro e perfetto a T= 0 K • uguale a zero quindi posso dire S(0)=0
Le entropie di tutte le sostanze pure cristalline sono le stesse alla temperatura T=0 K e le entropie
a questo valore sono tutte uguali a 0 facendo cos“ definiamo uno zero nelle scale delle entropie
mentre ci˜ non • possibile per le altre grandezze in quanto siamo in gradi di misurare solo la loro
variazione valore assoluto
Sarˆ quindi possibile per lÕentropia determinare un andando cosi a calcolare
lÕentropia molare standard
LEZIONE 4 - ENERGIA LIBERA
Un processo pu˜ essere spontaneo anche se la variazione dellÕentropia del sistema • minore di
zero per valutare se in un sistema non isolato avviene un processo spontaneo non devo valutare
solo la variazione di entropia nel sistema stesso ma anche dellÕambiente come affermato nel
secondo principio della termodinamica (la variazione totale deve essere maggiore di zero se
abbiamo un processo spontaneo)
Dunque + Ñ> inoltre se allora il processo • spontaneo
&Stot= &Ssist &Samb &Stot>0
Ma ci˜ • molto scomodo in quanto non riesco a controllare e valutare la variazione di entropia
dellÕambiente , dobbiamo quindi farsi che la formula soprastante derivi solo dal sistema e non
dallÕambiente
Se una quantitˆ di calore entra nellÕambiente la stessa quantitˆ sarˆ uscita dal sistema e viceversa
dunque avranno stesso modulo ma segno opposto quindi:
Quando ci riferiamo al sistema non serve che io lo indichi nel pedice
LÕentropia dellÕambiente se abbiamo un processo esotermico sarˆ positiva in quanto lÕambiente
acquista calore dal sistema che invece lo perde e avrˆ quindi un negativo
&H
Ci sono due informazioni fondamentali fornite da &G:
- Indicatore della spontaneitˆ Ñ> per i sistemi chiusi reali che possono scambiare energia con
lÕambiente, lÕimpossibilitˆ di misurare in modo accurato amb rende poco utilizzabile il criterio
&S
di tendenza verso variazioni di entropia maggiori di zero ma a t e p costanti • correlato alla
&G
variazione di entropia dellÕuniverso e quindi il suo segno ci permette di distinguere processi
spontanei e non
- Indicatore di efficienza Ñ> quanta energia immagazzinata in un sistema termodinamico o che
caratterizza un processo • convertibile in lavoro utile non espansivo (dove non vi • una
variazione di volume ) Lavoro di un sistema
Tra questi ci interessa quello che • il lavoro
chimico ovvero quello che porta al
cambiamento del numero di moli delle
molecole. Un processo con un = - 18 kJ mol
&G
• un processo che pu˜ essere convertito fino a
18 kJ/mol di lavoro utile ma se invece il &G
sarˆ pari a + 18kJ/mol devo fornire io questa
quantitˆ allÕambiente affinchŽ il processo
avvenga
Alcune proteine agiscono come trasportatori attivi che muovono quindi molecole dentro e fuori la
cellula contro gradiente di concentrazione, ad esempio lÕaccumulo di nutrienti innalza la
concentrazione di questi allÕinterno della cellula ma questo processo va contro a quella che
sarebbe la condizione spontanea (equilibrio tra le contrazioni) quindi ha un positivo in quanto
&G
non risulterˆ spontaneo .Se voglio che questo processo avvenga devo accompagnarlo ad un
processo spontaneo che in questo caso • lÕidrolisi dellÕATP il cui G atp • minore di zero e che
&
dunque pu˜ fornire lavoro per far avvenire il trasporto
TRANSIZIONE DI FASE
1. Condizione di stabilitˆ di una fase Ñ> Bisogna come prima cosa deÞnire lÕenergia di gibbs
molare data da G/n che dipende dalla fase della sostanza, la trasformazione da una fase 1 a
una fase 2 sarˆ spontanea se lÕenergia di GIbbs molare della fase 2 • minore dellÕenergia
molare della fase 1
2. Dipendenza dellÕenergia di gibbs dalla pressione Ñ> se la temperatura viene mantenuta
&p
costante modiÞcando la pressione di una piccola entitˆ lÕenergia molare varia secondo la
seguente legge:
Per una fase condensata il volume molare • molto piccolo dunque posso dire che G •
indipendente dalla pressione, per un gas invece G dipende in modo logaritmico dalla pressione in
quanto il volume molare • pi• grande in questo caso
3. Dipendenza dellÕenergia di gibbs dalla temperatura Ñ> a p costante modiÞcando la
temperatura lÕenergia molare varia secondo la seguente relazione
Una traslazione di fase anche se spontanea pu˜ veriÞcarsi in modo talmente lento da non potersi
realizzare in pratica
LEZIONE 5 - POTENZIALE CHIMICO
Per quanto riguarda la termodinamica abbiamo trattato principalmente sostanza pure ma in realtˆ
miscele
la maggior parte dei processi chimici e biologici avviene in che possono essere
omogenee o eterogenee
Le miscele omogenee sono dette soluzioni e sono caratterizzati da una composizione uniforme in
ogni porzione di campione a formare una singola fase, una soluzione si compone di solvente e
soluto e ne andiamo a calcolare solubilitˆ e concentrazione (percentuale in peso, frazione molare,
molaritˆ e molalitˆ)
Frazione molare xi = N mol i/ N mol tot
Sistemi a un componente Ñ> le proprietˆ estensive a T e p costanti dipendono esclusivamente
dalle dimensioni del sistema ovvero la quantitˆ di sistema presente come sappiamo possiamo
rendere insceni e queste proprietˆ dividendo per il numero di moli ottenendo quelle che sono le
quantitˆ molari
Soluzioni Ñ> le proprietˆ estensive dipendono anche dalla composizione della soluzione dunque
non possiamo riferirci a quantitˆ molari ma dobbiamo usare le quantitˆ molari parziali che vanno
ad indicare il contributo di un singolo componente alla proprietˆ complessiva della miscela
(grandezze intensiva)
Volume molare parziale
Indica il contributo che una mole di quella specie dˆ al volume molare totale della miscela
Ma mescolando le due sostanza il volume va a dipendere anche dalla
composizione della soluzione infatti il volume totale non • pari alla
somma come sopra indicato ma • pari a 0,036 L
Volume ideale Ñ> volume Þnale somma dei volumi separati
Volume reale Ñ> il volume parziale di ciascun componente •
inßuenzato dalla presenza degli altri componenti, infatti troviamo forze
intermolecolari che sono diverse tra loro a diûerenza delle condizione
ideali
Devo quindi usare la seguente formula: V = naVa + nbVb
Potenziale chimico
LÕenergia di Gibbs • una proprietˆ estensiva ma posso renderla intensiva dividendo per il numero
di moli. LÕenergia di gibbs molare parziale di una sostanza • il contributo che la sostanza dˆ
allÕenergia di GIbbs totale della miscela
G = naGa + nbGb ma in quanto lÕenergia libera di gibbs molare parziale • una quantitˆ
potenziale chimico
fondamentale in chimica che prende il nome di (descrive lÕattitudine della
specie a realizzare una trasformazione Þsica o chimica) la formula pu˜ esser scritta come
G = na¿a +nb¿b
In una miscela di gas ideali il potenziale chimico di un gas J • pari a :
Un sistema si trova in equilibrio quando il potenziale chimico di ogni componete ha il medesimo
valore in ognuna delle fasi nelle quali si presenta la sostanza infatti come visto in precedenza
lÕenergia di Gibbs molare di una sostanza pura allÕequilibrio • la stessa in tutte le fasi
Soluzione ideale
A solvente B soluto * sostanza pura
Legge di Raoult :
La pressione di vapore di una miscela • la somma delle
pressioni di vapore parziali pj che rappresentano il
contributo del componente J - esimo alla pressione di
vapore totale della miscela
pj = xj Pj*
Una soluzione • detta ideale se le interazioni sono tutte
uguali e questa rispetta la legge di raoult qualsiasi sia la
sua composizione
Le curve saranno maggiori o minori a seconda del tipo di relazioni intermolecolari che si
stabiliscono nella molecola ma ci si avvicina al comportamento ideale se una delle frazioni molari
tende a 1
Potenziale chimico del solvente
Se indichiamo con A il solvente in una soluzione ideale
presente a una concentrazione espressa dalla frazione
molare xa il potenziale chimico del solvente vale (ricavata
dalla legge di Raoult)
Se xa • minore di zero il secondo termine • negativo dunque
il potenziale chimico del solvente • minore nella soluzione
rispetto a quello del solvente pure
Questa espressione • valida quando una soluzione a due componenti • ideale (in tutto lÕintervallo
di concentrazione Ñ> tutte le frazioni molari) e per soluzioni reali quando la frazione molare del
soluto • molto bassa e quindi quella del solvente si avvicina a quella del solvente puro
Dobbiamo quindi andare a valutare adesso il potenziale chimico del soluto ma la legge di Raoult
non • in questo caso applicabile in quanto il soluto • presente in quantitˆ molto basse che si
allontanano dallÕidealitˆ infatti • circondato dalle molecole del solvente e non del soluto ci serve
quindi unÕaltra legge
Si • trovato sperimentalmente che (legge di Henry)
Pb = KhÕ xb dove KhÕ • la costante di Henry che esprime la costante di proporzionalitˆ, questa
costante equivale alla pendenza della tangente della curva della pressione di vapore in funz