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CRITERIO FINANZIARIO/LIQUIDITA’ ESIGIBILITA’
Il criterio finanziario classifica gli investimenti e i finanziamenti in base alla loro scadenza. La
durata utilizzata per suddividere il breve nel medio-lungo termine è individuata nei dodici
mesi. Pertanto, i valori di stato patrimoniale sono ricondotti ai macroaggregati seguenti:
a) attivo a breve: investimenti destinati a trasformarsi in liquidità o estinguersi nei
prossimi dodici mesi;
b) attivo fisso netto o a medio-lungo: investimenti destinati a perdurare in azienda per
periodi superiori ai dodici mesi (investimenti durevoli);
c) passivo a breve: finanziamenti che generano uscite nei prossimi dodici mesi;
d) passivo a medio-lungo termine: finanziamenti durevoli dell’impresa, con tempi di
rimborso complessivi superiori ai dodici mesi;
e) mezzi propri: risorse di finanziamento di pertinenza dei soci, con scadenza non
definita.
dove:
- attivo a breve (AB) + attivo fisso netto (AFN) = capitale investito (CI);
- passivo a breve (PB) + passivo a medio-lungo termine (PML) = mezzi di terzi (MT);
- mezzi di terzi (MT) + mezzi propri (MP) = fonti di finanziamento (FF).
Nel primo caso la situazione è assai squilibrata: le passività a breve finanziano investimenti
a medio-lungo. Si è di fronte a un’azienda sottocapitalizzata e con evidenti problemi
finanziari: sia la solidità sia la liquidità sono carenti.
Nel secondo esempio l’equilibrio di scadenze tra investimenti e finanziamenti è raggiunto,
con la struttura patrimoniale caratterizzata da media-bassa elasticità: per questa ragione i
mezzi propri potrebbero anche essere superiori.
La terza fattispecie si caratterizza per una struttura assai flessibile degli investimenti: esiste,
pertanto un soddisfacente equilibrio, anche se l’indebitamento è molto alto.
Nell’ultima situazione si è in presenza delle condizioni migliori (in termini di sicurezza e
indipendenza finanziaria): i mezzi propri finanziano totalmente gli investimenti durevoli,
attribuendo all’azienda un elevato grado di solidità e di liquidità.
E’ preferibile suddividere l’attivo a breve in tre parti, per coglierne al meglio l’espressività:
l’ordinamento dei valori avviene, anche in questa circostanza, secondo liquidità decrescente.
La composizione dell’attivo a breve
Le liquidità immediate rappresentano l’insieme degli investimenti liquidi o prontamente
liquidabili (in tempi brevissimi e a costi limitati), senza vincoli o restrizioni all’utilizzo
(Esempio: cassa, banche, titoli, c/c postali).
Le liquidità differite sono investimenti a scadenza limitata nel tempo: per alcuni di essi è
anche possibile un rapido smobilizzo (tramite sconti e anticipazioni) sostenendo costi
finanziari (Esempio: crediti v/clienti, v/altri, iva, ratei attivi, titoli, crediti finanziari a breve).
Le disponibilità sono la forma di investimento a breve più vincolata: per il relativo smobilizzo,
indiretto, è necessario effettuare una (rimanenze di prodotti finiti e di merci da vendere) o più
operazioni del ciclo economico-tecnico (rimanenze di materie prime e di beli da trasformare).
Si tratta di impieghi per i quali non si è ancora manifestata la formazione di ricavi. (Esempio:
rimanenze, risconti attivi).
Analoga operazione di approfondimento si deve effettuare per l’attivo a medio-lungo. In
questo caso il criterio per la suddivisione non è la scadenza comunque superiore ai dodici
mesi (non sarebbe possibile e utile ordinare secondo l’anno di scadenza) ma la tipologia di
investimento.
La composizione dell’attivo fisso netto
Le immobilizzazioni materiali esprimono la struttura tecnico-produttiva e il livello tecnologico
dell’impresa e sono la causa primaria di rigidità della struttura patrimoniale (Esempio:
fabbricati, impianti, macchinari, attrezzature, automezzi, mobili (netto valori rettificativi)).
Le immobilizzazioni immateriali sono composte da tre categorie ben distinte di valori: le
immobilizzazioni in senso stretto (a esempio, marchi e brevetti) dotate di autonomia, le quali
forniscono informazioni sulle politiche di innovazione tecnologia (brevetti oltre ai costi di
sviluppo che però rientrano nei costi capitalizzati) e commerciale (marchi); i costi
capitalizzati (ad esempio, di impianto e di ampliamento); l’avviamento (Esempio: Marchi,
brevetti, licenze, avviamento, costi capitalizzati (netto valore rettificativi)).
Le immobilizzazioni finanziarie sono indicative delle decisioni di integrazione e
diversificazione attuate, soprattutto quando prevalentemente composto da partecipazioni (in
quale impresa? qual è l’attività svolta? e da crediti finanziari generalmente verso imprese del
gruppo (a medio-lungo termine) (Esempio: Partecipazioni, titoli, crediti finanziari, depositi
cauzionali, altri crediti).
Le altre immobilizzazioni sono una categoria residuale a cui attribuire i valori che non sono
riconducibili alle precedenti o la cui durata non è propriamente definibile. A titolo
esemplificativo le imposte anticipate, la cui recuperabilità può avvenire nel medio periodo e i
ratei e risconti pluriennali (Esempio: Imposte anticipate, ratei e risconti pluriennali).
Con riferimento alle fonti di finanziamento:
La composizione del passivo a breve
Le liquidità negative includono i debiti a vista o a breve (scoperto c/c, anticipazioni) verso il
sistema bancario: sono compresi solo i debiti che possiedono fin dall’origine la breve durata
e non quelli che l’acquisiscono nel tempo (ad esempio le quote in scadenza di finanziamenti
pluriennali) (Esempio: Banche passive a breve).
Le esigibilità sono l’insieme dei debiti a breve correlabili alle singole gestioni parziali
(Esempio: Fornitori, debiti tributari, debiti finanziari a breve, debiti v/imprese del gruppo a
breve, altri debiti e fondi a breve, ratei e risconti passivi a breve, dividendi deliberati).
Il passivo a medio-lungo termine è prevalentemente indicativo delle politiche di
finanziamento attuate dall’impresa (Esempio: Mutui passivi, trattamento di fine rapporto,
prestiti obbligazionari, altri debiti e fondi a medio-lungo).
I mezzi propri sono elementi fondamentali per valutare il grado di capitalizzazione
dell’impresa: la variazione positiva del valore nel tempo è indice della capacità di produrre
reddito, delle politiche di autofinanziamento e di dividendo perseguite, integrate da eventuali
nuovi apporti dei soci e da modificazioni delle riserve di capitale (Esempio: capitale sociale,
riserve di utili, riserve di capitale, altri fondi, utile di esercizio non distribuito (perdita di
esercizio), altri valori assimilabili ).
Lo schema di riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio finanziario può
essere oggetto di ulteriori elaborazioni, che saranno funzionali al calcolo degli indici di
redditività. In particolare, da una parte si fornisce una differente definizione di capitale
investito; dall’altra viene approfondito il contenuto dei mezzi di terzi.
Prendendo avvio da questi ultimi e osservandone la composizione, se ne individuano tre
tipologie in funzione della modalità di remunerazione:
a) esplicitamente onerosi o debiti finanziari (MT* o DF);
b) implicitamente onerosi;
c) a onerosità nulla.
Il passaggio dai mezzi di terzi complessivi a quelli esplicitamente onerosi, avviene
normalmente in via indiretta, sottraendo ai primi le altre due tipologie di finanziamenti (a
onerosità implicita e nulla, direttamente derivanti dallo svolgimento della gestione
caratteristica e tributaria). Nelle applicazioni operative non sempre è agevole distinguere le
differenti tipologie. La soluzione alternativa, semplificata e non ottimale ma comunque
accettabile, consiste nel sottrarre ai mezzi di terzi totali almeno due categorie di debiti a
onerosità implicita: verso i fornitori e il trattamento di fine rapporto. E’ possibile procedere
altresì per via diretta, individuando e sommando tutte le fonti finanziarie a onerosità esplicita.
In questo modo si dispone di una nuova configurazione di struttura finanziaria, nella quale le
fonti sono tutte a remunerazione esplicita (MT* + MP), anche se con differente grado di
vincolo.
A questo punto non rimane che contrapporre a tali finanziamenti la loro destinazione,
misurata dagli investimenti: il nuovo valore capitale investito (CI*) è pari a quello
complessivo al netto dei finanziamenti non esplicitamente onerosi o a onerosità nulla. In altri
termini, si tratta degli investimenti che trovano copertura nei debiti finanziari e nei mezzi
propri.
Le due configurazioni di capitale investito, funzionali al calcolo di specifici indicatori di
redditività, forniscono preziose informazioni: da una parte il capitale investito complessivo,
comprensivo di tutti gli investimenti effettuati e assimilabile al concetto anglosassone di
asset; dall’altro un capitale investito (netto) correlato a scelte esplicite di finanziamento, che
coincide con il termine investment.
Questo schema, pur essendo un approfondimento del precedente, presenta alcuni elementi
di congiunzione con il successivo fondata sulla pertinenza gestionale che trae però origine
da esigenze conoscitive diverse.
CRITERIO FUNZIONALE/GESTIONALE (4.3)
Lo schema di riclassificazione secondo il criterio di pertinenza gestionale è utilizzabile in
prevalenza quando si effettuano analisi interne all’azienda ma, con alcune semplificazioni,
anche esterne. Esso trae origine dall’esigenza di approfondire l’analisi della gestione
caratteristica che risulta essere la più rilevante. A tale scopo, essa viene suddivisa in due
parti:
a) gestione caratteristica corrente, relativa al ciclo economico-tecnico, cioè alle
operazioni finalizzate all’utilizzo della struttura aziendale (approvvigionamento,
trasformazione, vendita);
b) gestione caratteristica non corrente, connessa alle scelte di investimento e
disinvestimento, cioè alle decisioni di predisposizione e modificazione della struttura.
A fianco della gestione caratteristica vi sono le attività di investimento extra caratteristiche,
cioè riconducibili alla gestione patrimoniale. In questo aggregato sono comprese le
disponibilità liquide, i titoli, i crediti finanziari, le immobilizzazioni non strumentali.
Lo schema di riclassificazione dello stato patrimoniale secondo la pertinenza
gestionale
Gestione caratteristica Attività operative correnti Passività correlata attività
(tipica) operative
Attività operative non Passività non correlate
correnti attività operative
Attività extra caratteristiche Mezzi propri
In sintesi e indipendentemente dal criterio utilizzato, lo stato patrimoniale riclassificato risulta
una fonte import