NUTRIZIONE DEL VITELLONE DA CARNE:
Filiera produzione della carne:
• Vitelli a carne bianca (fanno parte della filiera latte): agli animali che provengono dalla
filiera della produzione di latte viene somministrata una quota esigua di foraggi con una
concentrazione di mangimi elevata; questo permette uno sviluppo minimo della
circolazione periferica; hanno vita di 12-15 mesi e sono esposti a dolori importanti
perché sono quasi sempre in acidosi cronica; crescono in maniera molto rapida a
discapito della loro salute. Sicuramente verranno utilizzati molti farmaci per sostenere
questo tipo di allevamento,
• Vitelloni: leggeri (massimo 2 anni di età) e pesanti (2,5–3 anni di età); derivano da razze
specializzate di produzione di carne (Piemontese o Chevrolet);
• Linea vacca-vitello.
Finalità dell’allevamento del bovino da carne:
• Accrescimento: veloce ed efficiente (resa alimentare)
• Prevenzione Sanitaria: patologie alimentari (acidosi), patologie podali (laminiti e
ascessi), patologie respiratorie (status immunitario), parassiti, stress da adattamento,
• Qualità della carcassa: rapporto muscolo-adipe, composizione nutrizionale,
caratteristiche organolettiche e tecnologiche.
In Italia ci sono pochi allevamenti di vitelli da carne, la maggior parte viene importata dalla
Francia per cui sarà necessario attraversare una fase di adattamento. La maggior parte di essi
che arriva, dopo 12 ore di viaggio, presenta problemi metabolici.
Gestire la fase dell’adattamento:
• Riduzione stress durante lo scarico,
• Disponibilità di alimento allo scarico,
• Disponibilità idrica allo scarico,
• Caratteristiche della lettiera,
• Costituzione di gruppi omogenei,
• Profilassi e metafilassi,
• Isolare i soggetti che non “tengono” il box,
• Caratteristiche macroscopiche della dieta: gestione del momento alimentare,
fermetescibilità, degradabilità, granulometria, caratteristiche della fibra
• Strategie nutrizionali specifiche: nutrienti per stimolare l’assunzione, nutrienti per
limitare il BE negativo, nutrienti per limitare il BP negativo, nutrienti ad azione
immunostimolante, nutrienti ad azione coccidiostatica,
• Gestione del bovino da carne problema.
Accrescimento veloce ed efficiente
• Favorire la massima disponibilità di energia fermentabile nel rumine: preferire il
propionato > glucosio > efficienza di conversione, velocità di crescita accentuata,
sviluppo masse muscolari (+ AA in intestino, + energia), attenzione nelle femmine
pericolo di eccessiva adiposità carcasse,
• Ridurre i rischi di acidosi: laminiti, meteorismo ruminale, diarree, maggiore sensibilità
alle malattie.
Lo sviluppo della massa grassa è direttamente correlato all’alimentazione con energia
disponibili che sono a loro volta correlate a problemi di acidosi.
Dal punto di vista delle caratteristiche della dieta devono essere valutati:
• Livello di amido e fermentescibilità, si utilizzano molte polpe di bietola che permette di
tamponare l’acidità ruminale,
• Livello di “fibra”, degradabilità, e caratteristiche fisiche,
• Tenore proteico e solubilità.
Lo scopo principale è far crescere velocemente l’animale perché il costo dell’alimentazione è
elevato; questo si effettua aumentano la concentrazione di mangimi e abbassando quella di
foraggi; questo comporta la comparsa di fenomeni di acidosi. In questi animali il problema più
grande è legato all’acidosi ruminale, che è una situazione parafisiologica, che per mantenere i
ritmi di crescita si devono fare i conti necessariamente con un abbassamento di pH a livello
ruminale. Se questo però è eccessivo si va incontro a: minore crescita, compromissione
attività digestiva e della motilità, predispone a lesioni podali, fattore predisponente per le
enterotossiemie.
Fattori che influenzano l’andamento del pH nel rumine:
• Tipo di glucidi forniti,
• Numero dei pasti,
• Comportamento alimentare.
Il pH nel rumine cambia: perché?
• La fermentazione della sostanza organica (alimenti) produce acidi (AGV: Acetato,
propionato, butirrato): riduzione del pH,
• La mucosa ruminale assorbe AGV: < flessione / > pH
• La saliva prodotta masticando (non essendo forniti foraggi, viene meno la masticazione
e quindi la saliva) contiene molti tamponi: < flessione / > pH.
Il pH si abbassa quando:
• La velocità di produzione degli AGV dipende dai glucidi assunti e dalla loro velocità di
degradazione >>> zuccheri; >> amidi; > fibre
• ECCEDE quindi la velocità di assorbimento e la capacità tampone del sistema:
funzionalità ed integrità della mucosa ruminale, dipende dalla quantità di saliva e dalle
sostanze tampone (sali, ammoniaca, fibre).
Il finissaggio è l’ultimo periodo di allevamento di un animale d a carne: si deve ingrassare
l’animale facendo deporre tessuto muscolare a scapito di quello adiposo. È fondamentale
fornire all’ansia le l’alimentazione in maniera costante per cercare di tamponare il pH.
Carboidrati fermentescibili -> produzione AGV (acido proprionico) e batteri amilolitici -> specie
batteriche utilizzano acido propionico per produrre acido lattico -> abbassamento pH ->
selezione di altri batteri che utilizzano acido lattico -> ulteriore abbassamento di pH -> batteri
cellulosolitici, funghi, protozoi muoiono e rimangono solo lattobacilli -> acidosi conclamata
con pH < 5.5 -> morte cellule ruminale -> enterotossiemia (morte di tutti i batteri che vanno
incontro a degradazione).
Questo prende il nome di acidosi acuta o subacuta (SARA). Questo comporta:
• Alterazioni dell’appetito e del comportamento alimentare: ingestione altalenante di
sostanza secca, produzione incostante, frequenti “blocchi ruminali” e dell’assunzione,
calo improvviso di latte e blocco defecazione, ricerca spasmodica di foraggi lunghi e
grossolani (paglia per esempio), riduzione ruminazione e riduzione efficienza di
conversione alimentare, scialorrea,
• Aumento incidenza dislocazioni dell’abomaso, distinguere da cause secondaria,
• Alterazioni aspetto, consistenza e composizione delle feci: colore chiaro (giallastro),
diarree, materiale indigerito (foraggi, concentrati), odore “acidulo”,
• Alterazioni capacità locomotoria delle bovine (laminite): deambulazione difficoltosa,
aumento casi di zoppia “acuta”, soffusioni emorragiche della suola, alterazioni della
crescita dell’unghione.
Le endotossine vengono assorbite a livello ruminale, entrano nel circolo ematico, arrivano ai
capillari del piede, sono così sottili che si fermano qui e l’istamina viene liberata provocando
un fenomeno infiammatorio (sia bovino che equino).
Indicatori di pericolo: animali con scialorrea che si trovano in greppia ma non mangiano,
animali con zoppia.
È difficile effettuare una razione per vitelloni da carne perché è difficile imager e in valori di pH
accettabili.
È importante fornire fibra fisicamente efficace che ingombri poco il rumine: polpe di bietola e
trebbie di birra in particolare, farina di estrazione di soia, buccette di soia e crusca di frumento.
Esistono anche degli additivi ad azione tamponante (minerali, sostanze organiche). È
necessario introdurre anche dei lieviti vivi che agiscono sui carboidrati cercando di abbassare
la produzione e la replicazione dei batteri amilolitici; riescono a bilanciare le fermentazioni
ruminale. In alcuni casi si utilizza il monensin, utilizzato in Italia, è un antibiotico fornito come
bolo alimentare, che abbatte una parte batterica ruminale. Si possono utilizzare anche olii
essenziali che abbassano il pH ruminale.
ALIMENTAZIONE DEI SUINI:
Finalità dell’alimentazione del suino:
• Soddisfare i fabbisogni delle diverse categorie produttive in allevamento:
- Suinetti sotto scrofa,
- Suinetti dopo lo svezzamento,
- Scrofe in gestazione,
- Scrofe in lattazione,
- Riproduttori,
- Suini in accrescimento (30-110 kg),
- Suini ingrasso (110-160 kg),
• Ridurre patologie intestinali nei suinetti,
• Garantire rapidi accrescimenti nei magroni,
• Modificare in senso voluto le caratteristiche della carcassa: composizione in acidi
grassi del tessuto adiposo e rapporti fra tessuto adiposo e muscolare,
• Ridurre l’impatto ambientale (escrezione elementi più inquinanti migliorare l’efficienza
di utilizzo e di conversione alimenti); l’alimentazione del suino da maggiori problemi
ambientali in quanto vengono escrete dal suino una grande quantità di proteine che
dovranno poi essere smaltite perché rappresentano inquinanti ambientali; attraverso
l’alimentazione si mira a ridurre la quantità di proteine escrete,
• Prevenire patologie riferibili ad errori nutrizionali.
ALIMENTAZIONE DEI SUINETTI SOTTO SCROFA:
Le scrofe vengono mantenute nelle sale parto con l’unica possibilità di alzarsi e coricarsi sopra
una grigliata che permette il drenaggio di escrementi. Il rischio che si corre molto elevato è lo
schiacciamento dei suinetti per questo vengono mantenute in sala parto. La scrofa garantisce
con la produzione di latte adeguati apporti ai suinetti, fino a 3 settimane circa (eccezion fatta
per il ferro che deve essere apportato in supplemento – i suinetti nascono con un’anemica
ferro-priva). I suinetti per legge devono essere svezzati tra 21 e 28 giorni. Nelle femmine viene
effettuata un’iniezione di ferro, nei maschi questo è associato ad una castrazione senza
analgesia (è molto attenzionata tra perché non è ancora stato dimostrato che l’animale provi
dolore).
Ritmi di crescita dei suinetti sono imponenti:
È importante che i suinetti ricevano fin dai primi giorni di vita mangimi specifici (creep feeding
o prestarter) che hanno le seguenti funzioni:
• abitudine ad alimenti diversi dal latte (induzione enzimi) ne dovrebbe mangiare 500-
600g;
• evitare la comparsa di ipersensibilità transitoria ad alimenti ed alle proteine degli stessi.
È importante cercare di limitare il tempo trascorso con la madre perché la madre deve essere
ingerita di nuovo ed i suinetti devono iniziare ad alimentarsi da soli per facilitare la gestione.
È consigliabile lasciare per 2-3 giorni il pre-starter dopo l’allontanamento della scrofa (si
fornisce quindi nei 28 giorni che sono in sala parto e per i 2-3 giorni successivi).
Successivamente allo svezzamento si formulano mangimi (Starter) per fasce d’età (per ogni
settim
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