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ARBITRARIETÀ
I segni sono solitamente tutti arbitrari, facendo riferimento alla relazione tra gli
elementi quando non intercorre alcun tipo di legame logico-naturale-
necessario.
Tradizionalmente dunque, si definisce l'arbitrarietà in base alla posizione
(fuori o dentro).
dell'elemento rispetto al segno linguistico
Referente
Relazione arbitraria
Segno linguistico Significato
Significante
Per fornire un'ulteriore definizione dettagliata, si può rappresentare lo schema
del triangolo semiotico: NOTA : tra
referente e
significante non vi
è relazione; mentre
tra significato e
referente più o
meno.
La relazione che intercorre tra significato e significante, cioè tra l'immagine
mentale e l'espressione, è arbitraria.
Come si è già visto, il significante non è altro che l'insieme dei suoni fisici. Tuttavia
non è così immediato, in quanto sia significante che significato sono composti da
ciò di cui è fatto il materiale),
una determinata materia/sostanza (= che viene
organizzata dalla lingua in una forma
organizzazione)
(=
SIGNIFICANTE
La materia in questo caso è fonica ed abbraccia tutto ciò che l'apparato fonatorio
è in grado di produrre.
Per darle una forma si ricorre alle unità che permettono la distinzione di
significato.
Per spiegare si andrà a confrontare l'italiano con l'inglese:
Italiano:
In italiano l'unità è unica, e non vi sono distinzioni.
Inglese:
"Thin" - "thing"
“g” => È un espediente grafico per indicare un determinato spazio fonico, che
in italiano appunto come si è già visto, non
esiste.
Qualsiasi spazio fonico è rilevante per la lingua, poiché permette la distinzione di
suoni e significati. Di conseguenza, ogni lingua impartisce il suo "continuum
fonico" .
Anche in latino, come in tedesco, per via dei casi, esiste la separazione in
questione.
Nelle lingue appena citate entra in gioco anche la posizione tonale.
Mălum (male) ≠ mālum (melo)
Se una lingua può dare forme diverse alla stessa sostanza, vuol dire che
la relazione tra forma e sostanza sia arbitraria (?)
Si, e ciò è dimostrato dal fatto che ogni lingua ripartisca in maniera diversa,
dando per scontato il rapporto arbitrario.
RIPARTIRE IL SIGNIFICATO
I significati non sono uguali in tutte le
lingue.
NOTA :
1) In italiano si conoscono i significati
che si associano a “pesce”, ma ad
esempio, lo spagnolo, divide quello
“pescato” da quello “da mangiare”.
Ciò dimostra che non tutte le lingue
unisce, ma anzi separano: alcune
possono dettagliare di più o di meno
in questo caso
rispetto ad altre (=
lo spagnolo rispetto all’italiano:
nella lingua eschimo vengono
utilizzate molti vocaboli per indicare
“neve”; in italiano non si
lessicalizzano, sebbene si
conoscano le differenze. Su tale esempio vi è un’influenza culturale, ma
non è sempre così).
2) Il discorso tenuto nel punto uno vale anche per il secondo esempio: in
italiano vi è solo una parola utile per indicare la “scala”; l’inglese fa la
distinzione tra “scala a pioli” e la “scala normale”; mentre il francese ne
utilizza “addirittura” tre.
3) Vi potrebbe però esservi anche il caso inverso, tale per cui in una lingua vi è
solo un termine, mentre in italiano molteplici.
ALTRI ESEMPI COMPARANDO L'ITALIANO ED IL LATINO
Bianco= albus, candidum;
Nero = Niger, ater.
In italiano non si usano parole diverse per un colore, a differenza del latino che
distingue lessicalmente la "luminosità" dei colori.
Zio= avunculus, patruus.
Dunque i latini scelgono uno dei due vocaboli, in base se è un parente materno o
paterno, cosa che l'italiano non fa.
MA LA LINGUA È COMPLETAMENTE ARBITRARIA?
Dopo Saussure, prevalentemente si. Tuttavia questo interrogativo millenario se lo
era già posto Platone, il quale in uno dei suoi dialoghi si chiede se la lingua sia un
fattore naturale o per convenzione.
Ad oggi una piccola sezione della lingua crede che sia naturale, ovvero quella che
diverse per ogni lingua).
studia le onomatopee (=
L'onomatopea viene spesso integrata nella lingua poiché rappresenta i caratteri
generali d'origine della lingua stessa
Dalle forme onomatopeiche ne derivano altre, che però vanno a perdersi, come ad
esempio il "tichettio" deriva dal "tic tac".
La linguistica cognitiva considera una maggiore integrazione nella lingua, rispetto
al filone generale più consolidato.
Didascalie= parole tipiche dei fumetti, che hanno sia un'espressione che un è
contenuto, ma che difficilmente si utilizzano nelle forme di lingua quotidian (=
una convenzione).
ALTRE CARATTERISTICHE
SIGNIFICATIVE
*LINEARITÀ
Dipende dal fatto che nella realizzazione della lingua gli elementi si succedano
l'un l'altro banalmente. Tuttavia alcuni codici vedono la compresenza dei segni,
come ad esempio nel codice visivo o gestuale.
Pur quanto gli elementi siano lineari, il messaggio è unico, quindi vuol dire che vi
qualcosa di
sia un qualcosa che leghi gli elementi al fine di dare un significato (=
complessivo). Tale articolazione si può realizzare anche in termini "complicati" :
(ben preciso);
-ordine
-incassatura= la frase può avere delle sospensioni, utili per inserire altri oggetti
che arricchiscono il senso, ma poi racchiusi in un'unica frase.
- organizzazione della struttura della frase in base a cosa si vuole porre in
rilievo. Per farlo ha la lingua utilizza delle strategie, come ad esempio il
dislocamento a sinistra, avvelenandosi dei mezzi sintattici, oppure
dell'intonazione della voce.
- dipendenze, ossia delle strutture interne => esempio "il libro della nonna",
può essere il libro in possesso dalla nonna, oppure il libro che raccoglie le ricette
delle nonna.
- si possono utilizzare delle tecniche di ricostruzione applicandole al risultato (=
ricorsività, es. "Alla fiera dell'est"):
Socio -> sociale -> socializzare -> socializzazione.
=applicare la stessa regola a quella che è diventato la base, quando prima era il
risultato. Attenzione che però non in tutti casi sia possibile: limiti della
complessività della semantica, intesa cioè come la difficoltà che l'essere umana
.
fa a ricordarsi un inventario così vasto
*LIMITI
Vi sono dei limiti su quello che la lingua può esprimere? Cosa
rispetto agli altri codici la lingua può o non può fare?
In modo megalomane, si è creduto che la lingua seguisse un'onnipotenza
semantica, ossia che avesse una capacità di rendere qualsiasi significato,
rispetto ad altri codici che non ne sono in grado.
In realtà, bisognerebbe essere più cauti perché non c'è una risposta certa
all'interrogativo di partenza.
SCHEMA JAKOBSON
Perché si parla?
-funzione emotiva => l'emittente comunica qualcosa che lo riguarda;
-funzione referenziale => situazione comunicativa, cioè un qualcosa che c'è
si parla della realtà del contesto);
nello stesso tempo e spazio (=
-funzione conativa => voler ottenere qualcosa// si focalizza sul ricevente;
-funzione poetica (= visione superata e molto discutibile) => non si vuole
ottenere altro, se non la trasmissione del messaggio;
MESSAGGIO o canale- dal latino "fatica"),
È centrato sul mezzo (= ossia quell'elemento
= fonico-acustico
fisico attraverso cui passa il codice: potrebbe essere acustico (
è quello principale), grafico-visivo, solamente visivo...
Quali sono i tipi di comunicazione che riguardano i diversi canali?
-associata => funzione fatica, verificare l'apertura del canale, come quando ad
esempio, rispondendo al telefono
si dice "pronto".
-meta linguistica => esito di
una riflessione sulla lingua.
Come si è già visto, la lingua
parla di se stessa, cioè si utilizza
un codice per parlare di codici. Si
sussiste il problema dal momento
in cui si devono tenere discorsi
scientifici, che per arginarlo si
utilizzano delle formule tecniche.
Tuttavia la lingua può anche
distanziarsi dal contesto (=
distanziamento ), poiché ad
esempio si può parlare del
passato e del presente.
ORALITÀ VS SCRITTURA sia storico
L'oralità è primaria, rispetto alla scrittura, anche livello cronologico (=
che di sviluppo del bambino umano).
La scrittura nascerà in ambito dei sumeri col linguaggio cuneiforme.
*EQUIVOCITÀ
La lingua è un codice equivoco, poichè:
- non è detto che ad uno stesso significante appartenga un solo significato (=
casi biunivoci)
omonomia- => per esempio, “riso” è voce verbale del verbo
“ridere”, ma potrebbe essere inteso anche come il carboidrato. Qui interviene
anche un motivo di tipo diacronico, come nel caso di “penna”, la quale potrebbe
indicare una parte dell’uccello, ma anche il mezzo con cui si scrive. Ciò è dato
perché una volta, si utilizzava la penna di un volatile intinta nell’inchiostro per
scrivere. casi di sononimia
- lo stesso significato potrebbe avere due significati diversi (= ),
come per esempio “padre” potrebbe essere sostituito con “papà”, “babbo”...
Gli esempi appena riportati riguardano il piano lessicale, ma possono abbracciare
anche il livello grammaticale: la terminazione “e” indica sia un singolare che un
(cane-donne),
plurale ma ovviamente si capirà dal contesto.
L’equivocità di una lingua è in parte un punto a favore per la lingua, in quanto
supporta la sua economicità. Questa tolleranza però, è possibile fino a quando
non compromette la comunicazione.
*CARATTERE CULTURALE
La lingua ha una trasmissione di carattere culturale, nel senso che essa si
componente di carattere innato, è una
tramanda all’interno di una cultura (=
predisposizione ). L’apprendimento di una certa lingua avviene tramite un
cosa che negli animali è impossibile).
contesto sociale specifico (= È necessario
dunque, mantenere un contatto costante con chi parla la lingua, in modo da
stimolare l’ascolto in primis.