Anteprima
Vedrai una selezione di 19 pagine su 87
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 1 Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 2
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 6
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 11
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 16
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 21
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 26
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 31
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 36
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 41
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 46
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 51
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 56
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 61
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 66
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 71
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 76
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 81
Anteprima di 19 pagg. su 87.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti della lezione di Fotografia: teoria e tecniche Pag. 86
1 su 87
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Intervista a Brooke: tutte le sue esperienze sentimentali e sessuali sono avvenute prima sullo

schermo che nella vita vera. Partecipa, a 15 anni, a una campagna per i jeans Calvin Klein: anni

Ottanta in America, si tira il limite di ciò che è ammissibile sessualmente anche in una sfera pubblica

come quella dei jeans. Lei sicuramente è stata strumentalizzata, ma è chiaro che con queste

esperienze pregresse non avrebbe potuto vincere il processo.

Arriva un fotografo di moda famoso, Sante D’Orazio, che le chiede di posare in una foto che

presenta un orientamento del corpo e dei dettagli che richiamano la foto di lei da bambina che ha

fatto scalpore. Viene realizzata questa foto, esce e si apre un dibattimento giuridico su questa foto

(tra Prince e Larry Gagosian): Richard Prince dice che anche a lui sono state prelevate delle foto e si

è cercato di venderle; quello che fa Prince, lo fa con spirito diverso.

Prince è anche scrittore e grande collezionista di libri usciti dal 1949 ad oggi, inizia per passione, ma

avendo poi disponibilità economica accresce la collezione, concentrandosi sui libri con dedica.

Arriva anche a esporre la collezione in una mostra. Per mostrare quella collezione in una mostra,

come si poteva fare? Prince si è inventato una suddivisione: per sangue (con dedica di parentela, per

esempio alla figlia), sudore (da uno scrittore all’altro) e lacrime (si piange per amore, quindi, per

esempio la dedica di una donna al marito prima del suicidio). Alcuni libri sembrano opere

concettuali.

Prince ha pubblicato circa 156 libri suoi (sull’arte), era anche scrittore. Ogni racconto è corredato da

un’immagine.

Collezione fatta sia di letteratura alta sia di letteratura bassa; quindi, è come se fosse una specie di

regesto della cultura e sottocultura americana attraverso la letteratura ma comprende anche

magazine, inviti, fotocopie e oggetti che vengono stampati per essere buttati. (Custodie di pelle nera

sono cose che Prince fa fare e le usa per inserire la prima edizione di una copia, in modo da essere

protetta). Autori, registi, cantautori, manoscritti, film, romanzi, tutto materiale che compone la

cultura e la storia americana.

Il lavoro di Prince è l’atto del guardare, non produrre immagini; è guardare le immagini e farcele

vedere attraverso i suoi occhi, che svelano meccanismi. Lui si sente profondamente parte di quella

cultura, quindi osserva, studia, guarda le immagini, facendocele vedere tramite i suoi occhi.

Lezione 11 - 13/05

Richard Brautigan è uno scrittore che ha scritto un libro che per la letteratura

americana è capitale (Trout Fishing) → Nell’immagine c’è una dedica di uno

scrittore ad un’altra scrittrice (non ha senso citarlo).

Miroslav Tichy:

Nasce in un villaggio della Moravia, a Kyjov (a 250 km da Praga), al confine con l’Austria, nel

1926, figlio di un sarto. Ha frequentato la prestigiosa accademia delle belle arti di Praga negli anni

della seconda guerra mondiale; con l’avvento del potere comunista in Cecoslovacchia,

l'orientamento dell'accademia cambia e il suo programma di studi viene orientato a confrontarsi con

la dottrina del partito; quindi, inizia ad avere un distacco verso gli studi che fa e verso l’arte che è

costretto a praticare. Si doveva formare con il realismo socialista, con una cultura che doveva essere

di propaganda. Lascia l’accademia nel 1948, esegue la leva obbligatoria per due anni e poi decide,

nel 1950, alla fine del servizio militare di non tornare a Praga - il centro culturale del paese - ma

torna nella sua cittadina natale, a Kyjov, dove ha continuato a dipingere figure astratte; diviene anche

parte di un gruppo di dissidenti (c’era un dissidio fortissimo nel paese, sia nella letteratura che nella

pittura, che nella musica e forme di reazione non violenta al regime). Nel novembre del 1957

Miroslav Tichy ha un crollo psichico e da lì in poi non lascia quasi più la sua città natale;

lentamente si trasforma in un personaggio anche leggermente inquietante: si cuce da solo i propri

vestiti, si auto emargina. Per tutto il corso degli anni ‘60 viene visto vagare per le strade di Kyjov

con i capelli lunghi, la barba lunga. Inizia a costruirsi da solo le macchine fotografiche, fatte in casa,

fatte con dei pezzi di cartone, con dei tappi della birra per fare l’avvolgimento della pellicola, degli

elastici; le lenti sono fatte con i tubi della carta igienica e dei fondi di bottiglia. Il genere di immagini

che produce vengono definite immagini liquide: sono immagini che non riusciamo ad identificare

perché non sono prodotte con lenti o macchine che hanno un inconscio tecnologico ma sono prodotte

con macchine autoprodotte. I soggetti sono sempre donne della sua città, che sono donne che segue

discretamente, con le quali non interagisce ma che si limita a fotografare. Quando gli viene chiesto

come seleziona le sue fotografie, quali scarta, quali sono buone, lui risponde: quando si vede

qualcosa di … Tichy è un artista che ha studiato arte, che ha una coscienza, che ha deciso di

marginalizzarsi e che ha deciso di dedicarsi alla fotografia perché, paradossalmente, in un paese in

cui si stava molto attenti ad una produzione artistica pittorica (non doveva esserci astrazione,

dissidenza dal realismo socialista) chi faceva fotografia non era tanto guardato dal regime perché era

come se fosse un’arte minore, poco rilevante. Quindi, Tichy inizia a fare fotografie che poi stampa e

incolla su cartoncini che decora e, spesso, fa dei piccoli interventi a penna anche sulle immagini

stesse; ha prodotto nella sua vita circa 6.000 fotografie di cui è impossibile fare un ordine

cronologico (non ci sono date). Esistono alcuni pattern che si ripetono come architetture locali,

esterni, gli interessano molto i confini (quindi, le grate, le staccionate, i cancelli) e poi inizia a

concentrarsi sulla fotografia femminile; Tichy aveva dei rapporti con gli artisti locali. Fa parte del

dissenso non violento che avrebbe portato al collasso dell'Unione Sovietica. Il comportamento di

Tichy e il suo improvviso totale indirizzarsi alla fotografia (campo in cui non aveva avuto

educazione professionale) deve essere guardato all’interno di una cornice politica molto specifica. La

fotografia era sempre stata considerata il medium della memoria, l’arte che poteva catturare momenti

effimeri e un po’ per questo era vista come un’arte relativamente benigna dalle autorità. Il lavoro di

Tichy consiste nella produzione di immagini totalmente anacronistiche, indatabili, anche grazie al

fatto che, per esempio, il costume delle protagoniste è il costume di un regime socialista, poco

distinguibile. C’è un profondo collegamento con l'estetica quotidiana delle persone: è un curioso

progetto di archiviazione della popolazione di Kyjov, sua città natale. La sua metodologia → scatta

tre rullini al giorno, tre volte al giorno, 36 scatti.

La questione dell'anacronismo: l’idea dell'autoemarginalizzazione è agli antipodi di un Richard

Prince che guarda all’immaginario visivo e lo rielabora; ci fa guardare le contraddizioni che sono

presenti in quel genere di produzione di immagini. Qui, invece, c’è un’idea di memoria di un

individuo specifico tagliato fuori dalla collettività; idea di una soggettività collettiva quasi. Tichy

spiega che il mondo non esiste al di fuori di noi stessi, “esiste solo la luce che si infrange sugli

oggetti, che impregna la superficie argentata del negativo con un’ombra”.

Prendiamo in considerazione l’idea che la possibilità di non essere in sincronia con la modernità sia

un valore → in questo caso il lavoro di Tichy è straordinario. Il risultato è una serie di fotografie che

sembrano liquide. Caroline Christof contrappone l’idea di singolarità all’idea di individualità nel

lavoro di Miroslav Tichy. Cos’è una fotografia giusta?

Errore fotografico come tecnica e pratica artistica

Siamo abituati a pensare che una fotografia giusta sia una fotografia in cui la luce è al nostro servizio

per creare un’immagine che sia del tutto simile alla realtà che abbiamo davanti agli occhi nel

momento in cui fotografiamo; quindi, vogliamo che l’immagine fotografica sia quello che noi

vediamo ad occhio nudo → questa è tecnicamente definita la mimesis fotografica; la mimesis era

vista con un significato profondamente positivo perché voleva dire che l’immagine era in grado di

imitare la forma ideale della realtà (il massimo a cui si potesse ambire). Ad oggi, ancora, il mezzo

fotografico deve rispettare questa caratteristica. Tutti i parametri che sono descritti per realizzare una

buona fotografia vanno a ricreare lo stesso meccanismo della visione umana, cioè la macchina

fotografica è nata con la volontà di ricreare gli stessi meccanismi ottici dell’occhio stesso.

Quindi, una foto deve essere:

-​ bene esposta, ossia deve contenere una corretta quantità di luce per avere un’immagine fedele

della realtà;

-​ deve essere a fuoco, quindi, il soggetto deve essere ben nitido all’interno dell’immagine

fotografica;

-​ deve essere ferma, quindi bisogna usare un tempo di esposizione che permetta di bloccare

l’istante all’interno della fotografia;

-​ deve essere, soprattutto, inquadrata bene, quindi la porzione di reale che decidiamo di

racchiudere all’interno dell’immagine fotografica deve rispettare dei parametri che rendano

l'immagine stessa un’immagine armonica.

Tutto questo però non è per forza intrinseco al mezzo fotografico:

G.Freund, Fotografia e società. Riflessione

teorica ed esperienza pratica di un’allieva di

Adorno.

→ Ogni espressione artistica, ogni espressione

visiva, ogni mezzo tecnico è profondamente

figlio del momento in cui è nato. Agli albori

della fotografia, si voleva trovare un modo per

riprodurre la realtà senza la mediazione della mano dell'artista, si voleva trovare un modo per

riprodurre la realtà nel modo più oggettivo possibile, si volevano dei documenti; per questo la

fotografia è nata ben inquadrata, ben esposta, a fuoco e ferma → era l’esigenza dell’Ottocento ma

non per forza il mezzo fotografico ancora oggi, ma anche agli albori, poteva essere utilizzato solo in

questo modo, non per forza dobbiamo fare fotografie giuste.

Questo meccanismo ottocentesco lo possiamo ritrovare anche nei meccanismi coloniali: quando uno

stato andava a colonizzare altre parti del mondo, le prime persone che mandava (oltre ad apparati

militari) erano prima i disegnatori e poi i fotografi, perché nell’Ottocento si pensava che vedere era

conoscere: ciò che possiamo rappresentare &eg

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
87 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Carmelanun00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria, storia e tecnica della fotografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Fregni Nagler Linda.