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MODELLO "ABILE MANIPOLATORE"

Secondo questo modello i bulli, in particolare i ringleaders (= studenti che si propongono come leader del potenziale gruppo di prevaricatori), possono essere considerati abili manipolatori delle relazioni sociali. Il loro comportamento prepotente, quindi, non sarebbe il risultato di una scarsa competenza socio-cognitiva, ma una scelta scorretta dal punto di vista sociale che mira tuttavia a obiettivi socialmente accettabili come la leadership. I bulli sono in grado di codificare e interpretare accuratamente il mondo sociale circostante, ma usano questa abilità per manipolare i processi di gruppo e ottenere vantaggi personali. Questa teoria sembra essere dimostrata dal fatto che alcuni studi mostrano che i bulli hanno buone abilità in alcuni aspetti dell'elaborazione delle informazioni sociali e un'intelligenza sociale intatta.

2) Competenza emotiva

RESPONSIVITÀ EMPATICA = capacità di assumere il punto di vista altrui e di

Esperire in modo vicario le emozioni degli altri è un'abilità che risulta carente nei ragazzi che agiscono con prepotenza. Questa abilità viene esercitata attraverso due meccanismi: uno cognitivo e uno affettivo.

Il primo riguarda la capacità dell'individuo di assumere la prospettiva dell'altro e di conseguenza di accettare più facilmente il suo punto di vista. Questo rende meno probabile l'insorgenza di un conflitto e l'adozione di un comportamento aggressivo.

Il secondo meccanismo riguarda la componente affettiva attraverso cui un individuo può sperimentare in prima persona il dolore e la sofferenza provocati alla vittima da un comportamento aggressivo. Questa esperienza vicaria dovrebbe spingere l'aggressore a inibire il proprio comportamento.

La componente morale è rappresentata dal "DISIMPEGNO MORALE", che sono meccanismi che disattivano il controllo morale permettendo all'individuo di mettersi al riparo da sentimenti di colpa e vergogna associati alla condotta immorale.

In questo modo chi agisce in maniera trasgressiva non percepisce la gravità del comportamento ("era solo uno scherzo"), le conseguenze del comportamento ("non gli ho veramente fatto male"), non riconosce la responsabilità personale per la propria condotta ("lo fanno tutti") e in alcuni casi attribuisce la colpa per quello che è successo alla vittima stessa ("se lo meritava").

REGOLE MORALI VS REGOLE SOCIO-CONVENZIONALI

Le prime sono quelle regole che riguardano il benessere delle persone e i loro diritti e hanno carattere universale. Le seconde si riferiscono al modo in cui certe attività vanno condotte o come ci si comporta in una data situazione e sono decise da un'autorità o concordate nel gruppo. I bulli hanno una percezione diversa riguardo questi due tipi di regole, infatti, tendono ad attribuire caratteristiche del dominio socio-convenzionale a tutte le norme.

Il bullismo come fenomeno di gruppo

paragrafo precedente ho utilizzato il tag p per indicare un nuovo paragrafo.

gruppo di bulli’aggressività). Questa somiglianza tra i membri del gruppo è definita “omofilia”. Esistonodue processi che portano all’omofilia:

  1. “associazione selettiva” = i ragazzi che si assomigliano per atteggiamenti e stilicomportamentali si cercano a vicenda per formare un gruppo
  2. “socializzazione reciproca” = i membri di un gruppo tendono ad assomigliarsi sempre dipiù a seguito della loro continua frequentazione (rinforzo del comportamento prepotente).

Nel momento in cui un ragazzo si trova a far parte di un gruppo di bulli non sarà facileuscirne per la paura di essere rifiutato e isolato. Il gruppo soddisfa l’esigenza di ciascuno diessere accettato a patto di condividere con gli altri membri ideali, modi di pensare,comportamenti e norme sociali.

Ruoli dei partecipanti

  1. bullo = chi prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze
  2. vittima = chi subisce
  3. Più spesso le prepotenze:

    1. Bullo = chi compie atti di violenza o intimidazione nei confronti di un'altra persona
    2. Vittima = chi subisce le prepotenze
    3. Aiutante del bullo = chi partecipa materialmente agli episodi di bullismo ma occupa una posizione secondaria
    4. Sostenitore del bullo = chi agisce in modo da rinforzare il comportamento del bullo (esempio ridendo o restando a guardare)
    5. Difensore della vittima = chi difende la vittima, cerca l'aiuto dell'adulto o altri modi per far smettere le prepotenze
    6. Esterno (spettatore passivo) = chi non fa niente, si tiene fuori dalle situazioni di prepotenza

    Gli spettatori:

    È stato dimostrato che il bullismo influenza anche gli spettatori, infatti, l'esposizione a episodi di prepotenza è associata a un incremento nei livelli di ansia anche negli studenti non direttamente coinvolti come bulli o vittime. Dall'altro lato gli spettatori giocano un ruolo nello sviluppo del fenomeno: gli osservatori passivi sono spesso percepiti dalle vittime e dagli altri spettatori come studenti che appoggiano l'agire del bullo attraverso un

    utilizzando tag html, il testo formattato sarebbe il seguente:

    tacitoassenso.I ruoli sociali degli osservatori passivi vs dei difensori sono accomunati da alcune variabili:bassi livelli di aggressività, buona teoria della mente, adeguata capacità di elaborazione delle informazioni sociali e di regolazione emotiva e elevata responsività empatica. Tuttaviaci sono delle variabili come le credenze di auto efficacia nelle relazioni interpersonali che cambiano di molto tra un gruppo e l'altro e questo suggerisce che queste variabili influenzino, in parte, il favorire o il limitare la tendenza degli studenti a intervenire in aiuto dei pari vittimizzati.

    Un altro aspetto tenuto in considerazione che risulta importante nella messa in atto di comportamenti di difesa è il ragionamento morale. In questo caso non emergono differenze significative tra i due gruppi, infatti, anche gli osservatori passivi mostrano livelli di ragionamento e di disimpegno morale simili a quelli dei difensori.

    Una differenza tra i due ruoli è emersa

    Per quanto riguarda le emozioni di colpa e vergogna, che sono risultate maggiori nei difensori rispetto agli osservatori passivi, questo può essere spiegato facendo riferimento al "conflitto morale dello spettatore innocente" secondo il quale chi osserva qualcuno che sta soffrendo sperimenterebbe un conflitto morale rispetto al dare o non dare aiuto. È possibile che gli spettatori passivi non sperimentino questo conflitto e che tale indifferenza li porti a non sentirsi responsabili per intervenire.

    Le ragioni per cui gli spettatori possono decidere di non agire sono molteplici, per esempio l'"effetto spettatore" per cui l'aiuto sarebbe tanto meno probabile quanto maggiore è il numero di individui che stanno assistendo alla situazione potenzialmente pericolosa. Questo effetto può essere riconducibile a un fenomeno di diffusione di responsabilità o al fatto che gli studenti inferiscono dall'inazione dei compagni la non

    gravità dell'episodio e le norme di accettazione del comportamento prepotente che vigono nel gruppo. Nel modello proposto da Latané e Darley viene descritto il comportamento degli spettatori in base a una serie di passaggi che porterebbero a difendere la vittima: accorgersi della situazione, interpretarla come un'emergenza, assumersi la responsabilità dell'intervento, conoscere le strategie adeguate per intervenire, implementare la decisione. - percezione del bullismo come qualcosa di sbagliato → responsabilità per l'intervento → comportamento di difesa (quando lo studente possiede adeguate strategie esempio: Problem solving, richiesta di supporto sociale) - atteggiamenti positivi verso le prepotenze → bassa responsabilità personale per l'intervento → ricorso a strategie di distanziamento dal problema / adozione di comportamenti di osservazione passiva Importante è anche la pressione percepita da parte di

    pari e genitori: il fatto che compagni e genitori si aspettino dal bambino un comportamento di aiuto aumenta la probabilità che tale comportamento venga messo in atto.

    Juvenon e Galvan indicano due ulteriori motivazioni che influiscono sulla scelta di non aiutare la vittima:

    1. autoprotezione: prendendo le parti del bullo il bambino riduce il rischio di diventare la prossima vittima
    2. tendenza a migliorare/preservare la propria posizione sociale

    Inoltre, i ruoli di difensore e osservatore passivo possono essere associati ad una determinata posizione sociale: i difensori sono solitamente accettati, godono di uno status elevato mentre lo status degli spettatori passivi è piuttosto controverso.

    Un ultimo aspetto riguarda alcune caratteristiche del contesto classe. Vengono prese in considerazione due tipi di norme:

    1. norme ingiuntive = aspettative di pari e insegnanti rispetto al comportamento dell'individuo
    2. norme descrittive = frequenza con cui un certo comportamento è presente in classe

    Un gruppo. Le enormi ingiuntive da parte dei pari orientate all'intervento in favore delle vittime di bullismo sono associate positivamente al comportamento di difesa individuale. Inoltre, quanto più il comportamento è presente all'interno della classe tanto più è probabile che il singolo studente lo metta in atto.

    Il ruolo degli spettatori è cruciale anche nel contesto elettronico (l'utente può scegliere di difendere la vittima commentando o rinforzare il comportamento del bullo condividendo/mettendo mi piace al post ingiurioso).

    Il ruolo della famiglia

    Il ruolo della famiglia nel bullismo può essere declinato secondo tre aspetti:

    1. stile parentale = comportamenti dei genitori nei confronti dei figli, comportamenti che riflettono i valori e le credenze che questi hanno circa l'educazione dei figli e che influenzano le loro pratiche educative. Sono stati individuati 4 stili parentali attraverso l'incrocio di
    sorse e atteggiamenti che richiedono un impegno elevato e una grande dedizione. Questo può includere la ricerca della perfezione, l'aspettativa di risultati eccellenti e la volontà di superare i propri limiti. Il demandingness può manifestarsi in diversi contesti, come il lavoro, lo studio, lo sport o le relazioni personali. Può essere una caratteristica positiva, poiché spinge le persone a dare il massimo e a raggiungere obiettivi ambiziosi. Tuttavia, può anche essere fonte di stress e pressione eccessiva. Per gestire al meglio il demandingness, è importante trovare un equilibrio tra l'impegno e il benessere. Ciò può includere l'adattamento delle aspettative, la pianificazione di pause e momenti di relax, l'acquisizione di competenze di gestione dello stress e il sostegno sociale. In conclusione, il demandingness è una caratteristica che richiede un impegno elevato, ma può essere gestita in modo sano per ottenere risultati positivi.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
94 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher orionoyami di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazione tra pari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Gini Gianluca.