SISTEMA RESPIRATORIO
Il sistema respiratorio si divide in due parti:
- ventilazione polmonare -> come entra ed esce l’aria dai polmoni
- come i gas vengono trasportati nell’organismo e arrivano ai tessuti
Respirazione esterna = scambio di gas con l’ambiente esterno
Respirazione interna = cosa succede all’interno della cellula
Noi dobbiamo portare ossigeno alla cellula per ottenere energia dai nutrienti, e invece verrà
prodotta CO2 che dobbiamo eliminare.
Calorimetria indiretta è una tecnica che prevede l’utilizzo di una macchina che viene collegata al
paziente e analizza gli scambi di gas. Si fa a riposo e a digiuno perché, in queste condizioni, quello
che registriamo nella bocca del paziente mima quello che succede nelle cellule e nei tessuti:
calcola quanto ossigeno consuma e quanta CO2 produce il paziente. Misurando l’ossigeno
misuriamo quante calorie sta spendendo il paziente. La CO2 espulsa ci dà un’idea di qual è il
carburante usato dalla cellula in quel momento: infatti ossidare glucosio, acidi grassi o proteine
produce una quantità diversa di CO2. La calorimetria indiretta funziona se la respirazione interna
corrisponde alla respirazione esterna. 45
Tratto respiratorio e vie aeree superiori: i polmoni sono la regione di scambio, in particolare gli
alveoli ma prima di arrivare ai polmoni l’aria fa un tragitto: passa per le vie aree superiori.
Si distinguono, infatti, le vie aeree superiori (naso, faringe, laringe), dalle vie aeree inferiori
(trachea, bronchi, polmoni). La trachea è all’inizio del tratto respiratorio, è un tubicino che poi si
divide i bronchi primari, secondari e terziari che arrivano nei polmoni. C’è un passaggio esclusivo di
aria o bolo alimentare, non dovrebbe mai succedere che il bolo arrivi nei polmoni: glottide ed
epiglottide evitano questo. Alla fine di ogni bronchiolo ci sono gli alveoli dove avvengono gli
scambi d’aria.
Come evolve la zona di conduzione dalla trachea agli alveoli (DOMANDA ESAME): inizia dalla
trachea e si dirama in bronchi primari secondari e terziari che si classificano a seconda del
diametro: se ci fossero solo trachea e bronchi primari la superficie di scambio sarebbe troppo poca
quindi bisogna aumentare la capacità di scambio proprio grazie ai bronchi secondari e terziari.
Quindi ci sono diramazioni (i bronchi secondari e terziari) che servono per aumentare la superficie
di scambio. Ci sono le cartilagini che servono per mantenere distesi questi tubi, per consentire il
passaggio dell’aria ci sono cambiamenti di pressione quindi la cartilagine deve far resistere i tubi ai
cambiamenti di pressione e mantenerli distesi. La tendenza a collassare è > all’aumentare del
diametro dei tubi quindi c’è più cartilagine più è grosso il tubo. La trachea ce l’ha sviluppata diversa
la cartilagine in modo che il bolo possa passare nell’esofago. A livello dei bronchioli il diametro è
così piccolo che non c’è il rischio di collasso quindi non c’è la cartilagine ma è presente la
muscolatura liscia che è più presente più ci avviciniamo agli alveoli perché la muscolatura dà il
vantaggio che può modificare il diametro dei passaggi contraendosi o dilatandosi quindi permette
di far passare una certa quantità di aria (c’è quindi una regolazione molto fine della quantità di aria
che passa da alveolo ad alveolo). Quindi: più ci avviciniamo agli alveoli, più diminuisce la cartilagine
e più aumenta la muscolatura liscia.
Ci sono poi le ciglia e le cellule caliciformi: le cellule caliciformi sono quelle che producono muco,
tutta la zona di conduzione è ricoperta da muco che viene continuamente spostato in su dalle ciglia
e nel muco si intrappolano tutti gli agenti esterni che non sono aria e che non devono arrivare agli
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alveoli. Gli alveoli sono la zona dove avvengono gli scambi. La loro funzione è scambiare gas quindi
la loro caratteristica principale è avere una membrana molto molto sottile perché se fosse più
grande farebbe fatica a scambiare gas. È costituita da una parte dalla membrana dell’alveolo e poi
anche dalla parete del capillare intorno all’alveolo ed è talmente sottile che in molti alveoli questa
membrana è fusa in un'unica membrana. Gli scambi non sono mai limitanti perché c’è un enorme
superficie di scambio e perché gli alveoli non oppongono resistenza allo scambio e perché l’aria è
fitta intorno agli alveoli.
Da cosa è fatto l’alveolo?
- cellule di tipo 1 che rappresentano l’aspetto funzionale dell’alveolo;
- macrofagi per la funzione immunitaria: catturano i patogeni e agenti estranei;
- cellula di tipo 2 che produce surfactante.
L’alveolo ha una struttura semplice, può essere raccolto in strutture a grappolo, ma ci sono dei pori
che consentono che la struttura a grappolo funziona come se fosse un grande alveolo.
I polmoni sono circondati dal sacco pleurico che è fatto da due membrane: la pleura viscerale
attaccata al polmone e la pleura parietale attaccata ai muscoli intercostali e alla gabbia toracica. Il
polmone ha una struttura che da sola collasserebbe su sé stessa, serve che il polmone si muova
insieme alla gabbia toracica, quello che permette il movimento è proprio la pleura. La pleura in
realtà è sempre la stessa membrana, non sono divise, sono la stessa membrana ma divisa in due
zone (viscerale e parietale). C’è uno spazio intrapleurico pieno di liquido importante per evitare
che le due porzioni di membrana si separano. La gabbia toracica è fatta da cartilagine e osso e poi
ci sono i muscoli intercostali del diaframma: è la contrazione di questi muscoli a far muovere la
gabbia e a far muovere poi i polmoni.
L’aria segue il gradiente di pressione (il concetto è lo stesso del gradiente di concentrazione).
Quindi l’aria si muove da zone di alta pressione a zone di bassa pressione. La prima pressione che
incontriamo è la pressione atmosferica, quella dell’aria esterna, che può cambiare ma a livello del
mare è la stessa, di 760 mmHg. Si considera zero per poi calcolare tutte le altre pressioni in
funzione di questa, di quella atmosferica.
Che pressione c’è all’interno dell’alveolo se fuori ci sono 760 mmHg e la situazione è statica?
Sempre 760 perché l’aria non fluisce, siamo in una condizione statica se non inspiriamo. In questa
situazione la pressione nel sacco pleurico è leggermente negativa perché il sacco a riposo subisce
due forze: la forza del polmone che tende a collassare e la parete toracica che tende a espandersi.
Il sacco sta in mezzo a queste due forze che sono in direzioni opposte: la tensione superficiale
all’interno del sacco è sufficiente a equilibrare queste due forze e la pleura è leggermente distesa.
Una distensione corrisponde a una riduzione di pressione e quindi la pressione è leggermente
negativa.
La legge di Boyle: PV = nRT che diventa P = nRT/V
La relazione tra pressione e volume è inversa, a noi interessa sapere questo (non ci interessa la
formula): contraiamo i muscoli della gabbia toracica per modificare il volume dei polmoni, la
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variazione del volume imporrà delle variazioni di pressione che faranno in modo che l’aria si sposti
per gradiente di pressione all’interno o all’esterno.
Cosa succede quando portiamo aria all’interno e all’esterno del polmone? A riposo, quindi dopo
una espirazione, vogliamo portare altra aria dentro all’alveolo quindi dobbiamo creare gradiente di
pressione in modo che l’aria si sposti da una zona ad alta pressione a una zona a bassa pressione
quindi dobbiamo fare in modo che la pressione nell’alveolo sia più bassa rispetto alla pressione
esterna: dato che c’è una relazione inversa tra pressione e volume dobbiamo aumentare il volume,
come facciamo? Espandiamo la gabbia toracica attraverso la contrazione di alcuni muscoli della
gabbia toracica facciamo in modo che i polmoni si espandono e in questo modo l’aria arriva
all’interno.
Respirazione tranquilla
Dopo l’espirazione la pressione dell’alveolo è zero (zero perché è uguale alla pressione atmosferica)
e anche il volume respiratorio è zero, la pressione diventa -1 ed è sufficiente a scambiare l’aria, alla
fine dell’inspirazione la pressione ritorna 0 perché l’aria è entrata nell’alveolo, ma mano che l’aria
entra il numero di particelle aumenta e aumentando il numero di particelle abbiamo riportato la
pressione a zero, uguale a quella atmosferica. Però la situazione non è uguale a quella di prima
perché non siamo rilassati perché il volume respiratorio non è zero ma mezzo litro e per tenerlo
devo tenere espansa la gabbia toracica -> quindi la pressione è zero come prima, ma il volume
respiratorio no. Da questa situazione come avviene l’espirazione? Rilassiamo la muscolatura, il
volume della gabbia toracica si riduce e quindi la pressione dell’alveolo aumenta e aumenta fino a
+1 e man mano che il volume respiratorio diminuisce si ritorna alla situazione iniziale di riposo.
Questo è quello che succede in una respirazione tranquilla, a riposo. In una situazione in
movimento, il meccanismo è lo stesso ma tutto più ampliato.
Muscoli che permettono di modificare il volume della gabbia toracica: il più importante è il
diaframma. Poi ci sono muscoli intercostali interni ed esterni e i muscoli addominali. Quello che
causa più cambiamento di volume è il diaframma che si contrae o si rilassa: quando lo contraiamo
la pancia si espande e i polmoni occupano più volume. Gli intercostali esterni si contraggono e
fanno sì che la costola si alza in modo da aumentare leggermente il volume della gabbia toracica.
Nell’espirazione tranquilla è il diaframma che si rilassa: quando si rilassa sale e salendo riduce il
volume. Nell’espirazione forzata i muscoli addominali aiutano il diaframma e anche gli intercostali
interni lo aiutano nel far tornare i polmoni su.
I muscoli da soli non fanno niente, serve un impulso nervoso che parte dal cervello per farli
muovere. I muscoli si contraggono e la contrazione dei muscoli fa sì che la gabbia toracica aumenta
di volume quindi aumentando il volume diminuisce la pressione degli alveoli e quindi la pressione
tende a pareggiarsi a mano a mano che l’aria entra: quando l’aria entra la pressione torna a zero
perché finiscono gli scambi di aria ma la situazione non è la stessa di prima.
Grazie alla muscolatura liscia sui bronchioli la resistenza locale può aumen
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