EPIDEMIOLOGIA
• È la più frequente forma di malattia delle articolazioni e la causa più comune di disabilità cronica di
movimento negli over 65.
• Più dell’80% degli over 55 ha almeno una localizzazione artrosica.
• Colpisce tutte le razze e aree geografiche.
• Il ginocchio è la sede più frequente – seguono anca, mani (poiché soggette a lavoro ripetitivo), rachide e
piedi (articolazioni più soggette a carico) – Successiva è la colonna vertebrale.
• Nell’ artrosi sono abbastanza risparmiate generalmente articolazioni come quella del gomito e quelle
della spalla. Fattori di rischio
Predisposizione sistemica
• Età > 65 anni
• Sesso – maggiormente colpire le donne.
• Fattori genetico-razziali – es. Neri africani: gonartrosi >70% / Popolazioni asiatiche: coxartrosi <20%.
• Dieta – influenza di tipo metabolico – ricerche in cui si è dimostrato che diete ricche di grassi crea
condizione di infiammazione generalizzata dell’organismo che favorisce formazione di artrosi.
• Obesità – spesso espressione di una dieta sbagliata – non è tanto il peso ma si creano condizioni per
un’infiammazione dell’organismo che può colpire le articolazioni.
Fattori locali
• Anormale dimensione e morfologia dell’articolazione – Il movimento deve avvenire in modo omogeno
con minor attrito possibile, se avviene una modifica morfologica dell’articolazione avverrà dell’attrito
con conseguente usura dell’articolazione.
• Traumi precedenti – che modificano la conformazione anatomica / posturale (es. con sovraccarico
asimmetrico).
• Problemi neuromuscolari – creano sollecitazioni squilibrate sull’articolazione con movimento non
corretto – es. tutte le alterazioni che colpiscono un gruppo muscolare ma non un antagonista.
• Obesità – come fattore fisico, eccesso di carico.
• Eccesso di carico – specialmente per attività di lavoro.
Densità minerale dell’osso
Non è ancora chiaro se si tratti di un fattore locale o sistemico.
EZIOLOGIA
• L’eziologia è multifattoriale e sempre dovuta alla combinazione di più fattori di rischio in soggetti diversi
e in sedi differenti (grande eterogeneità).
• La ricerca sull’artrosi si divide in aree o sottospecialità – Tre filoni di ricerca:
1) Genomica – Capire qual è la predisposizione genetica che favorisce l’artrosi.
2) Proteomica – Come si distribuiscono le proteine – collagene / sostanze in grado di fare danno come
enzimi responsabili della produzione delle sostanze infiammatorie.
3) Metabolomica – studia le alterazioni del metabolismo in grado di favorire il processo dell’artrosi.
Insorgenza e Storia naturale
Sostanzialmente vi sono due situazioni che possono portare allo scompenso di dell’articolazione:
o Articolazione che ha subito l’alterazione di una o più strutture –> Incapacità dell’articolazione a
- sopportare un carico normale in presenza di una o più alterazioni strutturali.
Articolazione sottoposta a carichi eccessivi –> Incapacità dell’articolazione a sopportare un carico
- abnorme da parte di strutture articolari funzionali
In ogni caso, il risultato è un progressivo coinvolgimento di tutti i tessuti dell’articolazione sinoviale.
IMMAGINE ARTROSCOPICA – illustrati vari gradi di sofferenza articolare
• I Grado – Strumento chiamato palpatore che serve per testare l’elasticità della cartilagine – in questo
caso tessuto molto molle, condizione detta condromalacia.
• II Grado – Fibrillazione: fibre collagene venute allo scoperto perché si è prodotto debris – parte della
superficie si è persa, quindi le fibre collagene penzolano dentro l’articolazione.
• III Grado – Ulcerazione: perdita più ampia di cartilagine dovuta a progressiva erosione dei fasci
collagene fino alla perdita di una certa quota di volume di tessuto.
• IV Grado – Nel momento in cui si arriva sull’osso subcondrale, riccamente vascolarizzato, si iniziano a
intravedere i capillari – si tratta di un’esposizione dello strato profondo (osso subcondrale).
ALTERAZIONI PRIMARIE Osso Subcondrale
Quando anche l’osso è coinvolto nel meccanismo di alterazione esso reagisce con due meccanismi:
Scelrosi – “Indurimento” – L’osso essendo un tessuto molto
o attivo, se sottoposto ad alterazioni della resistenza al carico
attraversa un processo di:
Congestione vascolare –> Edema osseo –> Migrazione di
macrofagi e differenziazione di cellule indifferenziate, con
sintesi di matrice osteoide.
(!) – Reagisce formando più osso cercando di irrobustirsi o
irrigidirsi (fenomeno visibile radiograficamente poiché
l’osso si presenta più bianco). Osteofitosi – L’osso forma osso in esubero in periferia
o della cartilagine – attraverso processi erosivi e irritativi si
va a creare una situazione in cui vi è una maggior
superficie di contatto –> L’osso presenta una reazione
morfogenetica con creazione di strutture stabilizzanti
l’articolazione.
Neoformazioni dette Osteofiti – come tentativo di
allargamento della base d’appoggio articolare per
gestire meglio il peso gravante.
• Spesso l’osso reagisce con l’infiammazione – infiammazione significa richiamo di liquido, richiamo di
siero creando un accumulo di liquido dentro l’osso – condizione definita Edema osseo.
• Ben visibile in RMN – altro indice dello stato di sofferenza dell’osso subcondrale – si tratta di un fattore
prognostico negativo in quanto fa sospettare un’artrosi a rapida evoluzione.
Osso Spongioso
Altra manifestazione di sofferenza dell’osso subcondrale è la rarefazione strutturale con conseguente
o collasso osseo e formazione di cavità –> Geodi.
Geode: - Aspetto tondeggiante
o Pareti addensate
- Contenuto gelatinoso
-
Geodi che non rimangono vuoti:
o Attraverso delle microfessurazioni che si producono
quando (in artrosi di IV grado) l’osso crea attrito
sfregando contro l’altra superficie articolare –> il liquido
sinoviale penetra nelle microfessurazioni e si accumula
all’interno dei geodi.
CLINICA
Segni E Sintomi
Andamento tipicamente intermittente con periodi di remissione
• Dolore di tipo meccanico – compare quando l’articolazione è meccanicamente sollecitata, spesso diffuso
o riferito –> Negli stadi avanzati anche a riposo e durante la notte
Aggravato dallo sforzo e attenuato dal riposo.
• Rigidità articolare – difficoltà nel movimento dopo inattività / difficoltà nell’iniziare nuovo movimento.
• Limitazione funzionale – con progressiva incapacità di eseguire le abituali attività lavorative e ricreative
• Aumento volumetrico – con deformazione dell’articolazione dovuta a vari motivi:
Intermittente: se vi è coinvolgimento della membrana sinoviale –> Sinovite – lasciando passare più
- siero e cellule (nei casi avanzati) formando idrarto.
Permanente: se presente ispessimento capsulare (Sclerosi) e osteofiti voluminosi.
-
• Coinvolgimento della muscolatura – quasi sempre un’articolazione artrosica determina progressiva
atrofia / ipotrofia dei muscoli che aderiscono all’articolazione – se il muscolo si riduce di volume, si
ridurrà la forza; quindi, si instaurerà pure una condizione di Ipotonia.
DIAGNOSTICA
(!) – La diagnosi si effettua con la Clinica e la
Radiologia tradizionale
• Diagnostica di laboratorio – non rilevante (nessun esame ha
markers significativi).
• RX – esame di scelta – serve ad evidenziare alterazioni come:
Asimmetria generalizzata
- Geodi (1)
- Sclerosi subcondrale (2)
- Riduzione dello spazio articolare / scomparsa della rima
- articolare (3)
Osteofiti (4)
- • RMN – valutazione accurata dello stato della cartilagine articolare
e delle strutture capsulo- legamentose, svela la presenza di edema
osseo subcondrale (sequenze T2).
TERAPIA
Fasi precoci
• L’obiettivo della terapia in fase precoce è contrastare tendenza alla rigidità ed alla perdita muscolare.
Un muscolo efficiente aiuta l’articolazione a muoversi meglio, la protegge da un punto di vista
meccanico.
• Interventi terapeutici:
Conservazione del movimento e del trofismo muscolare
- Proteggere l’articolazione dai sovraccarichi
- Alleviare il dolore
- Modifica delle consuete attività fisiche
- Calo ponderale
- Esercizio fisico
- Trattamenti farmacologici personalizzati in base alla sensibilità al farmaco e allo stadio e alla natura
- della malattia.
PIRAMIDE DI INTERVENTO
• Informazione e Consiglio
Si informa e si spiega il problema
fornendo consigli sulle modifiche di
attività di vita abituale -primo livello di
intervento autogestito dal paziente.
• Self Help
Sempre categoria di autogestione del
paziente – si interviene istruendo il
paziente quando si ha bisogno di
utilizzare un farmaco come antidolorifici
e nutraceutici (sostanze vegetali che si
sono dimostrate in grado di contrastare
l’evolversi dell’artrosi).
Se ciò non basta si passa
ad un livello superiore
Stadi successivi
• Interventi non chirurgici semplici – in cui si iniziano ad utilizzare interventi più “forti” come:
Antiinfiammatori – in cui subentra un aiuto e supervisione al paziente.
- Sedute di fisioterapia
- Terapia occupazionale
- Utilizzo di Ortesi – tutori che scaricano le forze lasciando a riposo l’articolazione (es. stampelle)
-
• Terapia mini-interventistica – infiltrazioni intra-articolari – con sostanze che possano aiutare a
contrastare il fenomeno d’artrosi – le due sostanze più utilizzate sono:
Cortisone – con forte azione antinfiammatoria (con artrosi in prevalenza di sinovite).
- Acido ialuronico – conferendo azione lubrificante e di stimolo di ulteriore produzione di acido
- ialuronico da parte delle cellule sinoviali.
Medicina Rigenerativa
Recentemente la ricerca nel campo della medicina rigenerativa ha messo a disposizione ulteriori sostanze:
• Fattori di crescita – soprattutto quello estratto dalle piastrine (metodo derivante dal
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.