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“SACRI”,
->I simboli religiosi sono detti ed è una nozione centrale del pensiero religioso.
separate da quelle
- Emile Durkheim de nì nel 1912 le cose sacre come “separate” e “interdette”:
profane e vietate a chi non è “consacrato”. su cui una società fonda le
- I simboli sacri di cui parla Geertz sono i valori ultimi, “intoccabili”
proprie certezze morali.
agiscono su coloro che li percepiscono
->I simboli sacri mettendoli nella condizione di predisporsi
a un’azione e/o suscitando in loro un particolare stato d’animo. Alla vista dei propri simboli, il
pellegrino come il musulmano, si predispone a “ricevere” o a rivivere le verità della loro fede.
- Agendo in tal modo i simboli sacri producono, nell’animo di chi ne recepisce il signi cato,
un’idea “rappaci cante”, di ordine. la certezza che,
Questa idea riguarda nonostante il mondo si
vi è pur sempre una realtà sicura, ultima, vera e immutabile alla
presenti sotto forma di un caotico,
quale essi possono richiamarsi. In questo senso i simboli sacri sono ciò che consente alla
religione di svolgere la sua duplice funzione: integrativa e protettiva.
Un oggetto come la croce ha un signi cato completamente diverso per un cristiano, un
musulmano e un buddista.
Per il cristiano è un simbolo sacro; per un musulmano e un buddista è il simbolo sacro dei
cristiani.
La croce non solo non sarebbe un simbolo sacro, suo o di altri; non sarebbe neppure un simbolo,
Per far sì che un simbolo sia riconoscibile come
ma un semplice oggetto privo di signi cato.
sacro bisogna infatti che la sua sacralità si “imponga” alla sensibilità e alla mente dei
soggetti. Gli esseri, per poter riconoscere il carattere sacro di un simbolo devono essere stati
riti.
“addestrati” allo scopo. Ora, tale addestrqqamento si realizza attraverso i
2. I riti religiosi
un rito può essere inteso come un complesso di azioni, parole, gesti la cui
In generale,
sequenza è prestabilita da una formula ssa.
ff ffi fi fi fi
fi fi fi fi fi fi
Si tratta di sequenze di azioni e parole mediante cui vengono evocati dei simboli i quali svelano il
loro carattere sacro ai partecipanti.
- I riti, inoltre, sono di solito o ciati da PERSONAGGI SPECIALI dotati di autorità. E’ nel
questa autorità si impone alla mente dei partecipanti.
compimento del rituale stesso che
- verità
I riti sono ciò che rende evidenti le della religione, ossia i valori, i ni ultimi, l’ordine del
atti aventi come ne
cosmo e della società. Intesi in questo modo i riti sono considerati degli
quello di “rassicurare” gli individui di fronte alle incertezze e alle tensioni dell’esistenza.
->Vi sono però riti che evocano solo in parte rappresentazioni di tipo religioso:
• riti “profani” privi di nalità religiose
I risultano in senso stretto, ma mettono in gioco
rappresentazioni che sono da considerarsi “sacre”.
• riti patriottici nazionalistici euro-occidentale
I e di tradizione ne sono l’esempio meglio
conosciuto. Essi mettono in primo piano dei simboli che, come tali, non hanno niente di
religioso, ma molto di “sacro”. Di solito in queste cerimonie il simbolo sacro per eccellenza è
bandiera nazionale.
costituito dalla La bandiera è infatti il simbolo più importante dello stato
nazione poiché si riveste di signi cati sacri ed è al centro di ciò che è stato de nito “religione
civile”.
3. Le molteplicità dei riti
Poiché i simboli rituali rimandano a diversi aspetti della realtà sociale non è possibile de nire i tipi
di riti. Vi sono però dei riti che si distinguono per alcune caratteristiche particolari.
● RITI DI PASSAGGIO: i riti di passaggio sono quelli che sanzionano pubblicamente il passaggio
di un individuo, o gruppi di individui, da una condizione sociale o spirituale ad un’altra.
L’idea di Van Gennep, colui che li chiamò così, era che siccome il mondo sociale è ordinato in
ambiti de niti ogni cambiamento all’interno di questi ambiti produce una “perdita di
e di posizioni sociali,
equilibrio”, che deve essere restaurata. riti di passaggio atti a scandire la transizione da
Ogni evento deve essere accompagnato da
uno stato all’altro.
Van Gennep distinse, all’interno di ciascun rito di passaggio, tre fasi:
1) (riti preliminari);
2) (riti liminari);
3) (riti post-liminari)
La più importante è considerata quella di MARGINE, in quanto quest’ultima è dedicata al controllo
della fase più incerta e delicata del “passaggio”. La fase di margine viene infatti dopo il
“distacco” di un individuo dalla sua condizione precedente, e prima di quella in cui l’individuo in
questione assumerà una nuova identità. E’ proprio nella fase di margine che l’individuo,ancora
può essere involontariamente responsabile dello
dotato di una personalità sociale inde nita,
scatenamento di forze “ambigue”, pericolose e di use capaci di mettere a repentaglio l’ordine
sociale.
• I RITI FUNERARI: la morte è ovunque un evento dirompente e drammatico, che mette le
società nella condizione di far fronte alla perdita di un proprio componente.
Di fronte a questo evento le comunità chiamano a raccolta le proprie energie al ne di attenuare lo
shock della perdita e lo fanno facendo riferimento ai valori sui quali esse si fondano.
Questo signi ca rendere questi ultimi espliciti e quindi rappresentarli attraverso l'uso rituale di
simboli dotati di signi cato.
I riti possono variare molto nella forma e nella sostanza e, generalmente, le di erenze da rito a
funebre a rito funebre in una stessa società dipendono dalla complessità della struttura della
società in questione.
Nelle società non strati cate o dove prevale una fondamentale uguaglianza di fatto, i rituali funebri
sono pressoché identici per tutti; mentre quando le società sono più strati cate, al loro interno
anche i rituali funebri tendono ad essere diversi cati a seconda della posizione occupata dalla
persona defunta.
fi fi fi fi ffi fi fi fi fi ff fi fi ff
fi fi fi fi
Se la morte è una transizione che tutte le società rappresentano grazie alla messa in scena di riti
speciali, essa è anche un evento che si contrappone alla vita e proprio per questo motivo appare
agli esseri umani come priva di senso, dramma assurdo. Per continuare ad esistere, le società
devono rendere la morte ragionevole e, a questo scopo, devono connetterla con i valori e le
rappresentazioni che danno un senso alla vita stessa.
• RITI DI INIZIAZIONE: il passaggio degli individui da una condizione sociale o
Sanciscono
spirituale a una diversa dalla precedente. In quanto riti che sanciscono un cambiamento,
quelli di iniziazione sono forse i più aderenti alla struttura tripartita dei “riti di passaggio” di Van
Gennep. Nelle società studiate dagli antropologi viene dato spesso grande rilievo a riti di tal
genere, poiché sono la dichiarazione pubblica, socializzata, dell’assunzione di un nuovo status
di un individuo e delle responsabilità che questo comporta.
riti della pubertà
- I sottolineano per esempio l’entrata di giovani, ragazze e ragazzi nell’età
il passaggio dallo stato di adolescente a quello di
fertile. Altri riti di iniziazione possono riguardare
giovane guerriero, o da adulto a padre di famiglia.
- Ma riti di iniziazione sono anche quelli che sanciscono l’a liazione degli individui a gruppi
malavitosi, a logge massoniche, o a società segrete.
L’allontanamento dal resto della comunità corrisponde alla fase che Van Gennep chiamò di
“separazione”; la permanenza del novizio lontano dai propri simili è quella che corrisponde alla
“margine”, “riaggregare”
fase di mentre il ritorno ha la funzione di l’iniziato alla comunità, dando
il segnale per la ripresa della vita ordinaria da parte dell’individuo in questione, il quale gode però
adesso di un nuovo status. “situare” u cialmente l’individuo in posizione adeguate alla
- I riti di iniziazione hanno lo scopo di
sua età sociale e quindi sancire i diritti e doveri che gli competono in fasi diverse della vita. In
anzianità autorità
molte società e sono condizioni che possono essere raggiunte
dai riti di iniziazione.
progressivamente e in molti casi scandito
Liminalità: sospensione di status
La nozione di liminalità, ossia di che secondo Van Gennep è tipica della
Turner.
fase di margine, è stata sviluppata da Questi mostrò come i riti comportino una fase,
quella liminale, con caratteristiche che la distinguono in modo radicale dalla situazione di
normalità sociale.
Turner riferisce la nozione di liminalità alle situazioni in cui viene a crearsi uno spirito
comunitario, un intenso spirito di appartenenza, in cui tendono a prodursi situazioni
antistrutturali, perché l'emergere di uno spirito comunitario si traduce in comportamenti e
rappresentazioni diverse da quelli normali o della vita di tutti i giorni. Questo processo secondo
Turner si veri ca in molte situazioni rituali (pellegrinaggi di massa: si sperimentano relazioni
diverse da quelle della vita ordinaria).
Turner vede nella contrapposizione tra normalità e liminalità quella che chiama l'opposizione tra
struttura e antistruttura, che non è però caratteristica esclusiva della fase rituale, ma i alcuni casi
può diventare una caratteristica permanente di alcuni gruppi, come ad esempio gli hippies, gli
eremiti o i punk-a-bestia. La liminalità esprime la volontà di essere di erenti e di porsi al di là
della convenzione. Questa volontà, che sia espressa periodicamente nei rituali o che sia un
tratto permanente di certi gruppi, pare essere presente in tutti i sistemi sociali di tutte le culture.
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CAP 3- Religioni e identità nel mondo globalizzato
1. La secolarizzazione e le nuove religioni
2.
Dalla ne del XIX° secolo sociologi e loso cominciarono a discutere di ciò che ancora oggi viene
“SECOLARIZZAZIONE”, “ritrazione
chiamato ossia un fenomeno che coincide con la presunta
progressiva del sacro” dalla vita sociale e dalla sensibilità degli individui. una sua
Ciò che sta avvenendo invece, non è tanto la scomparsa o il ritorno del sacro, ma
nuove manifestazioni