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VASI DEL CUORE
vasi che vanno a irrorare le pareti del cuore.
Irrorazione attuata dalle arterie coronarie che si distaccano dall’aorta come suoi primi rami
collaterali.
Tratto ascendente dell’aorta che appena è nato dal ventricolo sx, dal seno di valsalva sx e dx
vediamo originare le due arterie coronarie, dx e sx a partire dagli orifizi.
i seni di valsalva sono tre, il terzo è posteriore ed è detto seno non coronarico, perché da questo non
origina nessun vaso, nemmeno quando in certi individui vi sono tre coronarie.
Ramo infundibolare che talvolta nasce come ramo laterale della coronaria dx, altre volte è
indipendente dalla coronaria dx e cresce sul lato dx.
Sulla faccia diaframmatica vediamo il seno coronario, ampio e breve.
Un ramo collaterale viene definito come un vaso staccato dall’arteria principale e questa continua
ad esistere invariata. I rami terminali, invece, si distaccano dall’arteria e questa non è più presente.
Un ramo venoso è affluente di una vena. C’è il caso in cui la vena principale origina dalla
confluenza di altre vene, queste sono dette radici della vena principale.
Al circolo coronarico è destinato il 5% della gittata cardiaca.
Le arterie coronarie destra e sinistra e le loro ramificazioni principali decorrono sulla superficie
esterna del cuore coperte dall’epicardio (posizione subepicardica), accolte nel solco coronario e nei
solchi interventricolari, circondate da accumuli di tessuto adiposo.
La circolazione coronarica si attua prevalentemente durante la diastole del cuore; durante la sistole i
rami coronarici sono compressi dall’aumentata tensione della muscolatura cardiaca.
La coronaria dx prosegue sulla f diaframmatica del cuore.
Le due coronarie sono diverse, quella dx è molto piu lunga della sx.
La dx nasce dal seno di valsalva dx, si porta nell’interstizio tra tronco polmonare e auricola destra e
raggiunge il solco coronario sulla faccia sterno costale percorrendolo dirigendosi verso il margine
acuto del cuore, lo circonda e passa sulla faccia diaframmatica, a questo livello l’arteria coronaria
dx supera il punto crux cordis; termina qualche centimetro a sinistra di questo sulla f diaframmatica.
Cosa succede quando fa tutto il decorso?emette vari rami collaterali, l’ultimo, quello più consistente
e significativo è il ramo/arteria interventricolare posteriore che decorre lungo il solco omonimo.
Si ferma 1-1,5cm prima di raggiungere il margine acuto.
Questo accade ogni volta che abbiamo un cuore con dominanza destra.
Il ramo infundibolare viene staccato dalla coronaria dx e va a irrorare la porzione che corrisponde
alla zona dove si trova il ventricolo dx, parte rigonfiata appena al di sotto del tronco polmonare.
Arteria del nodo senoatriale, si stacca dalla coronaria dx o è un ramo che dipende da rami della
coronaria sinistra.
Un altra arteria è quella del margine acuto proveniente dalla coronaria dx, destinata ad irrorare la
parete del ventricolo dx.
Ultima arteria, interventricolare posteriore, proietta dei rami perforanti che irrorano il setto
interventricolare, la porzione più inferiore (terzo posteriore del setto interventricolare.
Coronaria sx molto piu breve, 1-2 cm, al contrario della dx (13cm), nasce dal seno di valsalva sx, si
porta verso l’auricola sx del cuore e raggiunge il solco coronario sulla faccia sterno costale e lì
termina, dà due rami terminali che sono l’arteria circonflessa e interventricolare anteriore.
Circonflessa segue il solco coronario, segue il margine ottuso.
[Il solco coronario (anche solco atrio-ventricolare o, più raramente, solco auricoloventricolare)
separa gli atri dai ventricoli cardiaci. Quest'infossatura contiene i vasi che si occupano del
nutrimento della muscolatura cardiaca; anteriormente, però, abbiamo un'interruzione degli stessi in
corrispondenza dell'emergenza del tronco della polmonare. Nella faccia posteriore del cuore il solco
coronario contiene il seno coronario. ]
L’arteria interventricolare anteriore percorre l’omonimo solco che corrisponde al setto
interventricolare, ma non solo segue tutto il solco fino il margine acuto ma addirittura passa sulla
faccia diaframmatica andando a percorrere quella parte del solco interventricolare posteriore dove
non era arrivata l’arteria interventricolare posteriore.
Si potrebbero incontrare queste due arterie? In certi casi le arterie si possono anastomizzare, cioè
confluire l’una nell’altra, questo non succede mai a livello della circolazione cardiaca.
Nessun altro vaso cardiaco va incontro ad anastomosi, ogni vaso ha un proprio territorio di
irrorazione che non si sovrappone mai a quello di un altro vaso arterioso.
Se un vaso si blocca nel proprio territorio, quella parte di miocardio va incontro a necrosi, infarto
del miocardio.
Tipo di circolazione non anastomotica si dice circolazione terminale, si ritroverà a livello
dell’intestino; si può avere anche un infarto intestinale.
L’arteria circonflessa emette una serie di rami collaterali ed emette l’arteria del margine ottuso
(analoga di quello acuto). Poi, arteria del seno atriale (nel 45% dei casi).
Poi, arteria interventricolare posteriore e arteria nodo atrioventricolare (20% dei casi).
Notiamo che l’arteria interventricolare posteriore era il ramo della coronaria dx, si ha questo perché
talvolta la coronaria dx attraversa la crux cordis e rilascia l’arteria lì vicino, vi sono casi in cui la
coronaria dx è più breve e non raggiunge la crux cordis. Si ha una parte senza vascolarizzazione?
No, sarà più lunga l’arteria circonflessa.
In questo caso si parla di cuore con dominanza sinistra.
La dominanza coronaria dipende da quale arteria ha staccato l’arteria interventricolare posteriore.
Il termine dominante è riferito all’arteria che emette il ramo interventricolare posteriore.
Nel 90% della popolazione la dominanza è destra, nel 10% della popolazione la dominanza è
sinistra, nell’1% della popolazione si ha una disposizione arteriosa coronarica bilanciata (2 rami
paralleli, forniti da ciascuna coronaria).
Dx se fornita dalla coronaria dx, sx se fornita dalla circonflessa che è uno dei due rami terminali
della coronaria sx.
terzo caso, codominanza, abbiamo un parimerito, entrambe raggiungono la crux cordis, ognuna
emette un ramo interventricolare posteriore, quindi si trovano due vasi arteriosi al posto di uno.
L’arteria interventricolare anteriore ha il ruolo di fornire rami che perforano il setto interventricolare
per irrorarlo nei due terzi anteriori, dunque il setto è irrorato da entrambe le arterie.
Sulla faccia sternocostale l’arteria interventricolare anteriore emette i cosiddetti rami diagonali
(staccati ad angolo acuto) diretti sul lato sx della faccia sternocostale a irrorare la parete del v sx.
Immagine territori ventricolari di irrorazione delle arterie coronarie, guardiamo dall’alto i due v:
coronaria dx in rosso e coronaria sx in blu.
L’arteria coronaria dx irrora la faccia diaframmatica, il margine acuto e la porzione destra della
faccia sternocostale.
L’arteria coronaria sx irrora la porzione sinistra della faccia sternocostale e il margine ottuso.
Il seno coronario non esaurisce da solo tutto il ritorno venoso, ci sono delle vene cardiache anteriori
e delle vene minime o di Tebesio che si possono trovare ovunque, e non si aprono nel seno
coronario.
Faccia sternocostale: lungo il solco interventricolare anteriore il vaso venoso è la vena cardiaca
magna, questa risale lungo tutto il solco, raggiunge il solco coronario sulla faccia sternocostale e lo
segue passando lungo il margine ottuso fino a raggiungere la faccia diaframmatica. Quando si trova
a percorrere il solco interventricolare anteriore è satellite (compagna) dell’arteria interventricolare
anteriore. Quando si trova a percorrere il solco coronario è satellite dell’arteria circonflessa.
Giunta sulla faccia diaframmatica, la vena cardiaca magna confluisce insieme alla vena del margine
ottuso e queste due vene (cardiaca magna e del margine ottuso) formano il seno coronario, quindi
possono essere chiamate le due radici del seno coronario.
Si dirige verso l’atrio dx, nel mentre riceve altri affluenti: vena obliqua dell’atrio sx e poco prima di
sboccare nell’atrio dx riceve due vene che sono nell’ordine la vena cardiaca media che percorre il
solco longitudinale (o interventricolare) posteriore e poi riceve la vena cardiaca parva che percorre
il solco coronario provenendo dalla faccia sternocostale e quindi attraversa il margine acuto del
cuore e raggiunge il seno coronario e quindi è la vena satellite dell’arteria coronaria dx.
Oltre questo importante sistema venoso, ci sono le vene cardiache anteriori che si possono osservare
sulla faccia sternocostale del cuore, in numero di 3-4, non voluminose, raccolgono il sangue dalla
parete ventricolare destra e si aprono direttamente nell’atrio dx che sta subito sopra, vene con
decorso longitudinale.
Ci può essere una vena un po’ più spostata verso il margine acuto che risalendo percorre il margine
acuto e incontra la vena cardiaca parva e da lì non va nella dx ma si ferma alla vena cardiaca parva
e si apre in questa vena, questa vena è la piccola coronaria di Galeno.
Le vene minime di Tebesio si possono trovare in qualsiasi punto della parete del cuore, raccolgono
piccoli volumi di sangue refluo e lo immetto nella cavità cardiaca più vicina.
Sono più numerose sulla parete dell’atrio dx.
CIRCOLAZIONE FETALE E ALLA NASCITA
Nel feto c’è una circolazione sanguigna e un cuore pulsante efficientissimi, visto che il trasporto di
nutrienti e di ossigeno è una condizione fondamentale per consentire lo sviluppo.
Organi che funzionano prima che tutti gli altri organi si sono formati.
Tutto ciò che arriva al feto deriva dalla placenta della madre.
Nella placenta ci sono una serie di vasi che irrorano e contengono tutte le sostanze nutritizie come
eritrociti e O2 che dalla circolazione materna si trasferiscono a quella embrionale; per questo è detta
circolazione suppletiva.
Tutti i vasi placentari confluiscono nel vaso venoso detto vena ombelicare che attraverso il cordone
ombelicare entra in quella che sarà la parete addominale anteriore. Raggiunge il fegato in sviluppo e
lo fa da dietro e sotto (faccia postero inferiore del fegato) e lo fa percorrendo un legamento
peritoneale detto falciforme. La vena ombelicare come gli altri vasi sono sempre accompagnati da
strutture consistenti (appoggiati alle pareti, accompagnati da elementi tissutali).
Entra all’interno del fegato e si immette in un vaso che è il ramo sx della vena porta, ora può
circolare in tutto il fegato. Utilizza il sangue ossigenato per formare, come nella vita post