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DISTURBI PARAFILICI
Le caratteristiche essenziali delle parafilie sono fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e
intensamente eccitanti sessualmente che riguardano oggetti inanimati, oppure bambini o altre persone non
consenzienti, o che producono la sofferenza e l’umiliazione propria o del partner. Una parafilia deve essere
distinta dall’uso non patologico di fantasie, comportamenti o oggetti sessuali come stimolo per l’eccitazione
che sono componenti più o meno diffuse e rilevanti nella comune vita sessuale delle persone. L’abbandono
del termine «perversioni sessuali» indica l’evoluzione dei tempi e il definitivo abbandono di atteggiamenti
«normativi» nella sfera della vita sessuale delle persone. Le fantasie, i comportamenti o gli oggetti sono
parafilici solo quando portano a un disagio clinicamente significativo o inducono menomazioni in aree
importanti della vita, per esempio quando danno esito a disfunzioni sessuali, quando interferiscono con le
relazioni sociali, quando portano a complicanze legali, quando richiedono la partecipazione di bambini o
adulti non consenzienti. Riguardano in massima parte individui di sesso maschile.
ESIBIZIONISMO: Nel caso dell’esibizionismo, fantasie, impulsi sessuali o comportamenti riguardano
l’esposizione dei propri genitali a un estraneo che non se lo aspetta.
VOYEURISMO: Nel caso del voyeurismo, la focalizzazione parafilica riguarda l’osservare soggetti che non se
l’aspettano, di solito estranei, mentre si spogliano o sono impegnati in attività sessuali.
FROTTEURISMO : Il frotteurismo comporta il toccare e lo strofinarsi contro una persona non consenziente.
FETICISMO : Nel caso del feticismo, la focalizzazione parafilica riguarda oggetti inanimati («feticci»); fra i più
comuni vi sono mutande, reggiseni, calze, scarpe e altri accessori di abbigliamento femminile
DISTURBO DA TRAVESTITISMO : Il disturbo da travestitismo comporta il procurarsi eccitazione sessuale
tramite l’indossare abbigliamento del sesso opposto. PEDOFILIA: Nel caso della pedofilia, fantasie, impulsi
sessuali o comportamenti riguardano bambini prepuberi. I soggetti con pedofilia di solito riferiscono
attrazione per bambini o bambine di una specifica fascia d’età.
MASOCHISMO SESSUALE : Il masochismo sessuale comporta l’atto reale e non simulato di essere umiliato,
percosso, legato o fatto soffrire in vario modo. Esempi di atti masochistici agiti da sé o con un partner sono
costrizioni fisiche, punture, perforazioni, automutilazioni, fustigazioni, schiaffeggiamenti, percosse,
umiliazioni come farsi urinare addosso ecc.
SADISMO SESSUALE : Nel sadismo sessuale il soggetto ricava eccitazione sessuale dalla sofferenza
psicologica o fisica della vittima tramite azioni reali e non simulate. Le fantasie sadiche più comuni
implicano un controllo totale della vittima, che è terrorizzata dall’anticipazione di qualche atto sadico.
DISFORIA DI GENERE
L’Organizzazione mondiale della sanità ha cancellato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali nel
19901. Il caso dell’omosessualità è riportato comunemente come esempio canonico del cosiddetto
«relativismo storico e culturale» che permea la storia della psicopatologia. In questo contesto storico-
culturale si sono sviluppate nuove attenzioni terminologiche per parole come «sesso» e «genere»: o il
termine «sesso» va riferito agli indicatori biologici di maschio e femmina, in riferimento alla capacità
riproduttiva, come i cromosomi sessuali, le gonadi, gli ormoni sessuali e gli organi genitali sia interni sia
esterni non ambigui. o il termine «genere» è invece utilizzato per indicare il ruolo pubblico vissuto, e
generalmente riconosciuto sul piano legale, come bambino o bambina, uomo o donna; in tal caso i fattori
biologici non sono considerati esclusivi, ma interagenti con fattori sociali e psicologici nello sviluppo del
genere.
La disforia di genere costituisce una delle nuove classi diagnostiche che sono state introdotte nel 2015 col
DSM-52. Nel DSM-IV era previsto il disturbo dell’identità di genere, che è stato così cancellato. Non si pone
più l’accento sull’identificazione con un genere diverso dal sesso biologico, ma sulla sofferenza connessa al
fenomeno dell’incongruenza di genere, ossia alla sofferenza e al disagio affettivo e cognitivo di chi si ritrova
estraneo nel proprio corpo e non sente di appartenere al genere assegnatogli alla nascita, ma vorrebbe
appartenere al genere opposto. La disforia di genere descrive il disagio sia affettivo sia cognitivo di individui
che si identificano (in modo permanente o transitorio) con un genere diverso da quello assegnato alla
nascita. Altre caratteristiche che possono accompagnare tale disagio sono un forte desiderio di liberarsi
delle proprie caratteristiche sessuali e acquisire quelle del genere opposto, da cui il ricorso a ormoni del
sesso opposto e a chirurgia degli organi genitali (chirurgia della riassegnazione sessuale). Non tutti gli
individui in condizioni di incongruenza presentano disforia, ma molti soffrono se non riescono a ottenere gli
interventi fisici desiderati ed essere trattati come appartenenti al genere opposto.
OMOFOBIA : Per quanto riguarda l’omofobia, non è il nome di una nuova patologia, è un neologismo del
linguaggio comune e indica «una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di gay,
lesbiche, bisessuali e transessuali, basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia,
all’antisemitismo e al sessismo».
TRANSESSUALITA’ : Viene definito transessuale il soggetto che, partendo da un basilare sentimento di non
congruenza con il sesso assegnatogli per nascita e una persistente identificazione con l’altro sesso, avvia un
processo di cambiamento (transizione) che gli consentirà di modificare le caratteristiche sessuali fisiche con
l’intento di assumere un’identità di genere corrispondente al proprio sentire interiore
DISTURBI DISSOCIATIVI
SINTOMI DISSOCIATIVI: sono alterazioni marcate della coscienza, della memoria, del senso di identità e della
percezione dell’ambiente. L’alterazione può essere: - Improvvisa o graduale; - Transitoria o cronica. Essi
rappresentano una «dissociazione» o «sconnessione» di funzioni che usualmente sono tra loro integrate. I
sintomi dissociativi non vanno considerati di per sé manifestazioni di psicopatologia e spesso non
producono né grave disagio né necessità di aiuto psicologico. Altre volte compaiono tra i sintomi di altri
disturbi psicopatologici. A volte possono causare di per sé un disagio clinicamente significativo o possono
compromettere il normale funzionamento sociale o lavorativo o di altre aree importanti; in tali casi possono
dar luogo a disturbi mentali a sé stanti.
AMNESIA DISSOCIATIVA: l’incapacità di rievocare uno o più episodi personali importanti. Le lacune
mnestiche risultano troppo estese per poter essere spiegate con la normale tendenza a dimenticare, né
sono dovute a un disturbo neurologico che abbia colpito le aree della memoria. Queste lacune sono di
solito collegate a eventi traumatici o estremamente stressanti; esempi possono essere episodi di
automutilazione, esplosioni violente di ira, tentativi di suicidio, fatti di guerra, catastrofi naturali… L’amnesia
può essere circoscritta a un limitato periodo di tempo, di solito le prime ore susseguenti a un evento
gravemente disturbante.
FUGA DISSOCIATIVA: manifestazione centrale un allontanamento improvviso e inaspettato da casa (o dal
luogo di lavoro abituale). L’allontanamento può variare da un viaggio di un paio d’ore a vagabondaggi di vari
mesi. La fuga dissociativa è accompagnata dall’incapacità di ricordare in toto o in parte il proprio passato. Il
soggetto manifesta confusione circa la propria identità personale; a volte può assumere un’identità nuova in
tutto o in parte. Durante la fuga il soggetto appare esente da psicopatologia e non attira l’attenzione; può
impegnarsi in attività sociali complesse e ben integrate. La comparsa di una fuga dissociativa è solitamente
collegata a eventi di vita particolarmente traumatici, stressanti o sconvolgenti. Il recupero è solitamente
rapido, ma in taluni casi può persistere una forma di amnesia dissociativa cronica e refrattaria.
DISTURBO DISSOCIATIVO DI IDENTITA: presenza di due o più identità distinte, ciascuna con i suoi modi
relativamente costanti di percepire, di relazionarsi e di pensare nei confronti di se stessa e dell’ambiente.
Ciascuna di queste identità (o stati di personalità) assume il controllo del comportamento in modo
ricorrente. Vi è inoltre incapacità di ricordare notizie personali importanti come nell’amnesia dissociativa.
Può capitare che l’individuo parli di essere stato in uno stato «speciale», come «posseduto» da entità
demoniache o fantasmatiche. Fino a non molto tempo fa, tale disturbo era denominato «disturbo da
personalità multiple»: la nuova denominazione vuole indicare il fallimento dell’integrazione dei vari aspetti
dell’identità, della memoria e della coscienza. Il soggetto, infatti, vive ciascuno stato della personalità come
se avesse una sua storia personale, un’identità distinta a volte con un nome diverso, un sesso diverso,
un’età diversa.
Di solito vi sono un’identità primaria passiva, dipendente, incline ai sensi di colpa e alla depressione e
identità alternative con caratteristiche che contrastano con l’identità primaria. Le identità alternative
assumono il controllo in sequenza, una a scapito dell’altra, e possono negare la conoscenza reciproca,
criticarsi l’un l’altra, o apparire in aperto conflitto.
DEPERSONALIZZAZIONE: un’alterazione nella percezione o nell’esperienza di sé, tale per cui la persona si
sente staccata dal proprio corpo, oppure come un osservatore esterno del proprio corpo o dei propri
processi mentali. Il soggetto descrive tale esperienza dicendo di sentirsi come un automa, oppure come se
stesse vivendo in un sogno o in un film. La depersonalizzazione è un’esperienza comune: circa la metà di
tutti i soggetti adulti riporta di avere sperimentato un singolo breve episodio di depersonalizzazione, in
qualche momento della vita, di solito in conseguenza di un grave stress.
DEREALIZZAZIONE: un’esperienza di irrealtà o distacco nei confronti dell’ambiente circostante; persone e
oggetti possono venire percepiti come irreali, come parti di un sogno, talvolta possono risultare deformati
visivamente. La presenza ricorre