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Il fascismo e la modernizzazione degli studi storici
Tra le due guerre il fascismo attua un'opera di modernizzazione degli studi storici, inserita in un progetto più ampio di modernizzazione del sistema istituzionale ed educativo italiano. Il fascismo rappresenta il momento in cui per la prima volta l'Italia sperimenta una politicizzazione di massa, che implica la capacità di trasmettere un messaggio culturale-educativo su larga scala, come già avvenuto in Francia.
Il regime fascista necessita di strumenti che possano produrre cultura, inclusa la cultura storica, al fine di educare la popolazione. Per questo motivo, assume un'importanza fondamentale il ruolo delle istituzioni scolastiche, universitarie e della formazione secondaria, che diventano strumenti per l'educazione della popolazione e per la realizzazione del progetto politico del regime.
Il regime fascista censura le opinioni politico-storiche contrarie al suo progetto. Viene esercitata una repressione nei confronti degli studiosi che esprimono opinioni dissidenti, anche nel campo della storia e della storiografia. Tuttavia, questa repressione non avviene in modo violento come in Unione Sovietica o in Germania, dove le persone scompaiono o vengono messe sotto processo. Nel caso del fascismo italiano, si impedisce la diffusione di opinioni contrarie attraverso la censura e il controllo delle istituzioni culturali.
pubblicare la sua propaganda e giustificare le sue azioni. Pertanto, molti storici si trovano costretti a conformarsi alle richieste del regime e a presentare una visione distorta della storia. Tuttavia, non tutti gli storici si piegano alle pressioni politiche. Ci sono anche coloro che cercano di mantenere la loro integrità accademica e di fare ricerca obiettiva. Questi storici spesso subiscono censura e persecuzione da parte del regime fascista. La censura nella storia contemporanea è un fenomeno complesso e controverso. Molti studiosi si trovano in una posizione difficile, costretti a scegliere tra la loro carriera e la loro coscienza. Alcuni decidono di adattarsi alle richieste del regime, mentre altri preferiscono resistere e rischiare le conseguenze. In conclusione, la censura nella storia contemporanea è un problema diffuso durante il regime fascista. Molti storici sono costretti a conformarsi alle richieste del regime, compromettendo così la loro integrità accademica. Tuttavia, ci sono anche coloro che resistono e cercano di fare ricerca obiettiva nonostante le pressioni politiche.coltivare la sua visione politico-storica. Il regime seleziona una nuova generazione di storici che dovrebbero servire a formare parte della nuova classe intellettuale che intende costruire come pilastro del suo progetto politico-culturale. Volpe è una figura centrale: la persona che (con le sue posizioni di potere - controllo diretto e indiretto di istituzioni culturali fasciste) può selezionare, tramite concorsi pubblici, persone che ritiene storiograficamente valide. Questo ha grande importanza. La storiografia di Volpe è lontana da quella di Croce; è centrata su movimenti collettivi (rapporto economia, istituzioni giuridiche, società). Grazie anche all'influenza di Volpe e alla scuola economico-giuridica (ancora presente) avviene un superamento dell'idealismo etico-politico crociano e l'avvio di una nuova fase di ricerca su tematiche connesse all'influenza delle strutture nella società. Quali temi la storiografiafascista ha a cuore (che esercitano grande influenza su studiosi che si formano in questa fase storica; oggetto speciale di attenzione da parte del regime fascista)? Come per il Giappone (tra 2 guerre mondiali) o Unione Sovietica, i regimi totalitari (o semi-totalitari, come nel caso giapponese) giustificano la loro esistenza tramite la logica di continuazione dell'anazione di cui sono emanazione. Il fascismo era la logica conclusione del percorso evolutivo dell'anazione italiana. Questo spiega sia la continuità che il fascismo ha rispetto al passato (in particolare al Risorgimento) e, nel lungo periodo, la continuità del passato ideale a cui il fascismo si richiama (Roma). Il fascismo coltiva il mito della classicità romana come ideale che serve al ritorno di questo mito nel presente. L'obiettivo politico è ricostruire la romanità nell'Italia contemporanea, ricostruendo una società imperiale come quella che Roma aveva avuto (questo).è un obiettivo storico). Si costruisce un modello romano come società di richiamo ideale del fascismo. La romanità non è messa in discussione. Si costruisce una mitizzazione del mondo classico che influisce anche su studi storici. Res publica e Impero divengono momenti di idealità, che ricicla valori di quell’epoca nel presente (connessione tra valori ideali del militarismo romano (romani conquistatori) che giustifica il diritto dei romani di oggi come conquistatori). Influenza la possibilità di criticare le performance militari degli italiani. Gli storici sanno che le performance militari di italiani nel periodo moderno non sono state esaltanti. Si verifica distorsione interpretativa su vari fenomeni: es. trasformazione militare del Rinascimento italiano criticata da Piero Pieri; questo è contestato pubblicamente dal regime. Queste imposizioni ideologiche valgono per tutti anni Venti e Trenta. Gli studi sul Risorgimento, Prima Guerra
mondiale… sentono forme di censura necessitano di adattarsi a ciò che il regime chiede agli storici. Molti reagiscono allontanandosi da questi periodi storici, studiando lontano dalla storia contemporanea (ad esempio il periodo medievale e moderno; plausibilmente meno soggetti a critiche e censure fasciste). Un'altra cosa coltivata o imposta alla storiografia è l'idea dei primati italiani. Gli italiani sono considerati i primi a scoprire l'America (la figura di Cristoforo Colombo è oggetto di interesse storico). Tra gli anni Venti e Trenta c'è stata una diatriba sulla presunta origine spagnola di Colombo tra italiani e spagnoli (anche in Spagna c'è un forte movimento nazionalista; c'è anche il tentativo di rivendicare Colombo come spagnolo. L'Italia rivendica il primato italiano come esploratori). Il regime ha interesse a imporre una propria visione storiografica, soprattutto per i miti fondativi dell'Italia contemporanea: il Risorgimento e la Prima Guerra mondiale. Nel Risorgimento ci sono molte componenti politiche diverse che si scontrano,Anche in conflitto fra loro. Chi esce vincente? Componente liberale-conservatrice di Cavour; ha importanza anche Mazzini, solitamente inteso (almeno nel periodo contemporaneo come versione democratica di ideali risorgimentali. Il regime fascista si impossessa di Mazzini e Garibaldi per collegarle non a un ideale democratico di partecipazione collettiva, ma al problema di mobilitazione delle masse, affermando continuità tra mazzinianesimo (mobilitazione pubblica collettiva) e ciò che il Fascismo sta facendo negli anni Venti e Trenta. Prima Guerra mondiale diviene momento di fondazione mitica dello Stato contemporaneo. Storiografia italiana di anni Venti e Trenta su Prima Guerra mondiale e Risorgimento diventerà storiografia di esaltazione patriottica (questi miti fondativi non possono essere messi in discussione pubblicamente). Tutto ciò che si produce in questo periodo è di scarso o nullo valore? No! Ci sono alcuni punti attorno ai quali si cerca di resistere.
Ci sono anche riviste storiche dal dibattito più aperto, anche se produrre interpretazioni complessive su questi fenomeni è difficile. Per esprimere un'opinione critica della Grande Guerra gli storici italiani si servono di libri di autori stranieri, che pongono critiche nei confronti del regime (sanno che se facessero interpretazioni complessive, sarebbero censurati). Quella degli storici italiani è una storiografia che critica indirettamente. Storiografia condizionata da vicenda politica. Il regime non permette di contestare i miti da lui usati per spiegare la sua stessa esistenza. Studiosi che si formano tra anni Venti e Trenta, ma che resteranno figure chiave anche successivamente. Molti aderiscono al fascismo (es. Delio Cantimori), ma poi se ne allontanano man mano che il processo di totalitarizzazione va avanti, fino a invertire le proprie posizioni politiche nel dopoguerra (il regime cambia, le loro opinioni politiche cambiano). Walter Maturi: spiega come,secondo lui, il regno di Napoli avesse già una proiezione mediterranea avviata (continuità tra Italia fascista avrebbe fatto e quello che regno di Napoli avrebbe fatto nel periodo della Restaurazione) Carlo Morandi: importanza storia diplomatica tra anni Venti e Trenta (necessaria al regime per giustificare la sua politica estera). Il regime favorì gli studi di storia della politica estera, costruendo l'ISPI, ancora esistente, attorno al quale si sarebbero raccolte le prime generazioni di studiosi che ebbero accesso alla documentazione della politica estera dello stato pre-unitario. Delio Cantimori: studio dei fenomeni rivoluzionari, in particolare il mazzinianesimo. Questi storici si dedicano a temi in parte vicini a quelli del Fascismo; lavorano in grandi imprese culturali impostate dal regime a scopo celebrativo dalla grande importanza storiografica. Pensiamo alla Treccani (risposta fascista alle altre enciclopedie che esistevano negli altri paesi).paesi). L'enciclopedia nasce nell'Illuminismo come raccolta complessiva del sapere di un Paese, a disposizione della popolazione. La scrittura di enciclopedia diverrà impresa di natura di importanza pubblica. La Treccani, sviluppata sotto l'egida del Fascismo, ha lo scopo educativo di proporre la visione culturale e scientifica del Fascismo. A scrivere la voce "Fascismo" nella stessa enciclopedia sarebbe stato lo stesso Mussolini. Gli storici collaborano a questa impresa collettiva. Ce n'è anche un'altra, portata a termine solo quest'anno, che è il Dizionario Biografico degli italiani. La Treccani lancia quest'opera di una scrittura di piccole biografie che riguardano tutti i grandi italiani. Fascismo chiede a storici di costruire brevi voci biografiche che raccontino la storia dei grandi italiani (esaltazione del mito dell'uomo italiano). Tutti i grandi storici di questo periodo creano voci biografiche. Questo
dizionario è proseguito nel Dopoguerra e si è concluso quest'anno. È un modo per spingere gli storici a collaborare con storiografia del regime. Grande valore e importanza come punto di rottura interpretativo rispetto a storiografia etico-politica e giuridico-amministrativa del periodo precedente. Persistenza sia dell'influenza censoria del regime fascista, sia la capacità di innovare gli studi, pur in questa influenza pesante che si sente ovunque. Molti vivono a cavallo tra Fascismo e Repubblica. Uno dei maggiori storici del Novecento italiano è Federico Chabod. Fu scelto da Volpe per occupare una cattedra universitaria (storico che si prodiga per proseguire questa generazione di studiosi, voluta dal Regime). Si sarebbe allontanato in seguito da Volpe per avviare un percorso di allontanamento dal Fascismo. Percorso rappresentativo della parabola di molti storici di questa fase: da studi su storia del Rinascimento e religiosa (studio del pensiero).politico di Machiavelli, fondamentale per il regimecome uno dei miti dei grandi italiani), formazione degli Stati moderni (va nell'archivio di Simanças,che contiene gran parte dell'Impero spagnolo e dei territori dominati dalla Spagna ne