
Fonte: NOVE
"Non c’è sicuramente più il test di medicina". Con queste parole, la Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha ribadito la soddisfazione quella che considera una svolta epocale nel sistema di accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia.
Annunciandola al grande pubblico, durante la sua recente apparizione ospite di Fabio Fazio a "Che tempo che fa".La riforma, presentata per la prima volta in tv, quando è ancora in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, mira a superare le criticità del precedente modello del test a crocette, considerato da molte parti iniquo e terreno fertile per il "mercato" della preparazione privata.
La Ministra Bernini ha spiegato di aver ereditato una situazione in cui il test non era percepito come un efficace strumento di selezione basato sul merito. Portando, ad esempio, le "domande che immagino tutti conosciate a memoria (quella della gazza, Nilla Pizzi,..)", ha sottolineato come fattori non strettamente legati alle competenze scientifiche potessero influenzare l'esito della prova.
"L’iniquità stava nel fatto che alcune studentesse e alcuni studenti non hanno passato il test di medicina per questo motivo".
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Contro il proliferare dei corsi di formazione privati
Un ulteriore elemento di criticità evidenziato è stato, come detto, il proliferare di corsi di formazione privati, con costi elevatissimi ("20mila, 30mila, 50mila euro") focalizzati sulla preparazione ai test piuttosto che nel fornire solide basi disciplinari.
Questo sistema, secondo la Ministra, generava anche il fenomeno del "turismo universitario forzato" verso atenei esteri, come quelli in Albania, Bulgaria e Romania, per coloro che non superavano la selezione in Italia.
"Io vorrei mandarle tutte le mail di genitori e studenti, così vedrebbe quanto è importante che la formazione sia una formazione universitaria e non di test", ha affermato con enfasi.
Bernini: “Non è vero che non ho abolito il numero chiuso”
La soluzione proposta dal Ministero non consiste, però, nella semplice eliminazione del numero chiuso, bensì in una sua rimodulazione. "Non è vero che non ho abolito il numero chiuso, ho abolito il numero chiuso così come lo si conosce ora".
Al posto del tradizionale test d'ingresso, infatti, verrà introdotto un semestre caratterizzante in cui gli studenti studieranno tre materie, ottenendo crediti formativi. Parallelamente, si prevede un aumento progressivo del numero di posti disponibili.
"Esiste un numero che si apre progressivamente", ha chiarito la Ministra, sottolineando l'importanza di una crescita sostenibile per non "scassare il sistema".
A tal fine, sono già stati stanziati "più di 20 milioni nel 2024" per adeguare laboratori e strutture universitarie, con la promessa di ulteriori finanziamenti. "Io non posso aprire all’improvviso perché scasserei il sistema, devo aprire in maniera progressiva, ogni anno aggiungendo dei posti in più".
Il cambiamento in arrivo
La Ministra Bernini si è detta, poi, fiduciosa nella capacità del sistema universitario italiano di accogliere questi cambiamenti, evidenziando la collaborazione ricevuta dai Presidenti dei corsi di laurea.
Ha, inoltre, assicurato che il decreto legislativo attuativo è pronto e verrà presentato al Consiglio dei Ministri e successivamente al Parlamento entro breve tempo, per mantenere la promessa di avviare il nuovo anno accademico senza il vecchio test e con il semestre caratterizzante.
Più posti letto per garantire il diritto allo studio
Un aspetto cruciale per garantire il diritto allo studio è quello degli alloggi per gli studenti. La Ministra ha riconosciuto la criticità della situazione attuale, con soli "40mila posti letto per studentesse e studenti fatti in 30 anni di storia repubblicana", a fronte di un obiettivo di "60mila in tre anni" nell'ambito degli impegni presi con l'Europa per il PNRR.
Nonostante le difficoltà, ha assicurato che si sta lavorando attivamente con enti locali e regioni, evidenziando che ci sono già "23mila posti da gestire in più", pur ammettendo che non sono ancora sufficienti: "È un problema perché il diritto allo studio per essere un percorso e non una parola, deve avere in sé borse di studio e studentati".
Verso gli esami nazionali
Guardando al futuro, la Ministra ha accennato alla possibilità di introdurre esami nazionali come correttivo alla graduatoria nazionale, pur nel rispetto dell'autonomia universitaria sancita dall'articolo 33 della Costituzione: "L'unico modo per correggere questo problema è fare, oltre che una graduatoria nazionale, anche esami nazionali". Questo tema, ha precisato, richiederà un intervento legislativo.
Dal medico-ingegnere al bioeticista
Infine, la Ministra Bernini ha sottolineato la necessità di formare figure adattabili su più fronti, per adeguarci a un mondo in rapida evoluzione, citando l'impatto del Covid-19 e i progressi tecnologici: "Noi dobbiamo creare professionalità flessibili: medico-ingegnere, bioeticista che si occupa di intelligenza artificiale con una vocazione medica".
L'obiettivo è quello di far nascere professionisti non solo per il Sistema Sanitario Nazionale, ma anche per le grandi aziende farmaceutiche e per la ricerca a livello internazionale. In questo contesto, Bernini ha ribadito la sua ferma opposizione alla "formazione non formante", finalizzata esclusivamente al superamento dei test, privilegiando invece lo studio di materie caratterizzanti.
"Io ritengo che sia più opportuno studiare scienze chimiche, biologiche o fisiche, per un semestre, piuttosto che lanciare la monetina e tentare il test per 'n volte'".
La riforma intende dunque scardinare un sistema che ha penalizzato molti studenti e famiglie, aprendo nuove prospettive per l'accesso all'istruzione universitaria in ambito medico.