
Stop al test a crocette e al numero chiuso in fase d’ingresso, ma non si tratta di un “liberi tutti”, perché la selezione è stata semplicemente rimandata al secondo semestre del primo anno di corso.
La riforma che abolisce i quiz per l'accesso alle facoltà di area sanitaria è legge: l’11 marzo la Camera - con 149 voti a favore e 63 contrari - ha approvato in via definitiva il Ddl che ristruttura le modalità d’ingresso ai corsi di laurea magistrale e ciclo unico in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Medicina Veterinaria.
Serviranno ora, per la concreta applicazione della riforma, i decreti attuativi, con il nuovo impianto che dovrebbe entrare in vigore già a partire dal prossimo anno accademico 2025-26. Si volta dunque pagina a Medicina e dintorni, come affermato dal Ministro Bernini. Ecco i punti principali della riforma.
Medicina, cosa prevede la riforma?
La legge delega il Governo a ridefinire le modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Medicina Veterinaria, attraverso uno o più decreti legislativi, da emanre entro 12 mesi.
Il cardine della riforma è l’eliminazione del test di ingresso tradizionale, sostituito da un sistema di selezione basato sul primo semestre di studi universitari.
Nello specifico, il nuovo modello prevede un semestre iniziale che sarà accessibile senza test d’ingresso, eliminando dunque l’attuale filtro iniziale. L’immatricolazione, di fatto, sarà libera per tutti.
Tuttavia, l’accesso programmato rimane. Trascorsi i primi sei mesi, per proseguire con il secondo semestre, sarà infatti necessario superare degli esami di idoneità e ottenere una posizione utile nella graduatoria nazionale di merito.
Per garantire un modello uniforme, il primo semestre sarà identico per tutti gli studenti dei corsi di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria, con un tetto di crediti formativi fissato a livello nazionale.
Un “pacchetto” di CFU che potrà essere utilizzato anche qualora non si riesca a passare la selezione: chi non entrerà a Medicina, potrà cimentarsi con altri percorsi afferenti all’area sanitaria, senza quindi perdere i crediti maturati nei primi sei mesi.
L'obiettivo della riforma
Lo scopo della riforma? Si sviluppa su un doppio binario: da un lato, si vuole rendere il sistema di selezione più meritocratico, dall’altro il disegno di legge mira soprattutto ad aumentare il numero di medici in Italia.
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), infatti, soffre da anni di una carenza strutturale di personale medico, aggravata sia dall’”imbuto” delle scuole di specializzazione - che ha portato molti laureati a mollare la via del camice bianco anzitempo - sia dalla drastica diminuzione dei medici di medicina generale registrata tra il 2012 e il 2021.