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Stetoscopio: protesta per abolizione numero chiuso Medicina

Il dibattito sulla riforma dell'ammissione a Medicina si è riacceso dopo l’annuncio della ministra Bernini riguardante l'abolizione del test di ingresso tra il 2025 e il 2026. 

Tuttavia, secondo l’Unione degli Universitari (UDU), la realtà è molto diversa da come viene raccontata. 

Il test, infatti, non verrà abolito ma semplicemente spostato.

Gli studenti temono che questa riforma non migliori l'accesso a Medicina, ma anzi aumenti la competizione e crei ulteriori difficoltà. 

Indice

  1. La riforma: abolizione o spostamento?
  2. Una riforma che aumenta la competizione?
  3. Diritto allo studio
  4. “Questo disegno illude gli studenti”

La riforma: abolizione o spostamento?

La ministra Bernini ha annunciato che il test d’ingresso a Medicina sarà abolito, lasciando agli studenti la possibilità di frequentare il primo semestre prima di sostenere la prova di selezione. 

Secondo il piano, le studentesse e gli studenti potranno seguire le lezioni e sostenere esami durante il semestre, per poi essere valutati. 

Questo, nelle intenzioni del Ministero, rappresenta una svolta: dare a tutti la possibilità di accedere alla facoltà dei propri sogni, senza affrontare subito il test di ingresso.

Ma l'UDU non è d'accordo. Noemi Cottone, dell’esecutivo nazionale UDU, afferma: “La Ministra dovrebbe riguardarsi bene dall’illudere studentesse e studenti, perché, nella realtà dei fatti, la selezione che prima era all’ingresso, con questa riforma verrà solo spostata alla fine del primo semestre

Secondo Cottone, quindi, questo non cambierà il destino di migliaia di studenti, che rischiano di essere esclusi dopo aver frequentato un semestre.

Una riforma che aumenta la competizione?

Il cuore della protesta risiede nella competizione

L'UDU sottolinea come questa riforma potrebbe peggiorare la situazione attuale, aumentando la pressione sugli studenti, che dovranno dimostrare la propria idoneità solo alla fine del semestre. 

E ciò potrebbe farli sentire sotto costante osservazione, e non tutti potrebbero essere in grado di gestire la tensione. SI legge nel comunicato dell’UDU: “Di fatto, non farà altro che mettere in competizione tra loro studentesse e studenti, perpetrando una cultura della competitività che all’interno del sistema universitario non dovrebbe sussistere”.

Inoltre, l'UDU denuncia che, a causa dei tagli al FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario), le università non hanno i mezzi per sostenere questa transizione. 

Con la riforma, le aule potrebbero diventare sovraffollate per un solo semestre, e si teme che la soluzione possa ricadere sulla didattica a distanza, che non garantirebbe un accesso equo all'istruzione.

Diritto allo studio

Un’altra preoccupazione sollevata dall'UDU riguarda il Diritto allo studio

Secondo l’associazione, la riforma non affronta le reali problematiche del sistema universitario italiano, come la carenza di alloggi e borse di studio

Il timore è che questa apertura temporanea crei ulteriore pressione sulle università: “Viviamo in un sistema universitario dove la situazione affitti è già al collasso, le borse di studio non vengono erogate a sufficienza e con i tempi giusti, con un’apertura simile in un solo semestre ci saranno regioni che sicuramente entreranno ancor di più in crisi”.

“Questo disegno illude gli studenti”

Inoltre, l'UDU evidenzia che il vero problema del SSN (Servizio Sanitario Nazionale) non è il test d'ingresso, ma la mancanza di professionisti nel settore

Alessandro Bruscella, coordinatore nazionale UDU, ha concluso: “Crediamo che questo disegno illude gli studenti, mette in crisi le università e non garantisce nessuna qualità dell'offerta formativa ma servirà soltanto ad alimentare le logiche meritocratiche di questo governo, al quale, stando ai fatti, non interessa veramente del futuro di questo paese e dei suoi studenti”.