
Ieri i candidati a sostenere il test d’ingresso per accedere ai corsi di Laurea in Medicina e Odontoiatria dell'università Cattolica hanno lamentano diversi problemi disorganizzativi dovuti al numero di persone presenti.
Più di 8000 ragazzi hanno dovuto attendere ore in fila sotto la pioggia iniziando il test con ben due ore di ritardo. Infatti, nonostante questo numero di presenti fosse atteso, non ci si aspettava la presenza delle circa 2000 persone in più ad accompagnarli: i loro genitori.
E POI LI CHIAMANO BAMBOCCIONI - Li chiamano mammoni, bamboccioni e immaturi: è questa la triste sorte dei giovani italiani, responsabili solo in parte di certi nomignoli e delle tante severe definizioni provenienti proprio da quella generazione che ha fatto di tutto per renderli tali. Infatti, corresponsabili della poca autonomia dei ragazzi italiani sembrano essere proprio i loro stessi genitori: li imboccano fino ai trent’anni, li aiutano, li seguono costantemente, scelgono, inconsapevolmente o meno, la loro strada, li guidano, offrono consigli anche quando non ce n’è bisogno, li viziano e alla fine emettono sentenze sulla loro incapacità di stare al mondo e camminare da soli.
ACCOMPAGNATORI INCALLITI - Potremmo dire incalliti e incollati. I genitori italiani sembrano infatti voler essere partecipi sempre non solo agli eventi dovuti come i primi passi, il primo giorno di scuola, le feste di compleanno, il giorno del diploma e la laurea, ma anche a quelli in cui la loro presenza diventa un tantino ingombrante, oltre che non necessaria. I ragazzi che tentano i test d’ingresso all’Università hanno un’età media compresa tra i 18 e i 19 anni e pertanto si possono considerare usciti da tempo dall’universo dell’adolescenza. Nonostante questo, agli occhi di mamma e papà sembrano essere ancora piccoli e indifesi, bisognosi di una guida forte ed esperta, di una spalla matura su cui poggiarsi al termine dell’ardua ed estenuante prova.
L’IMBARAZZANTE CONFRONTO CON I COETANEI EUROPEI - Ma è così dappertutto? Non sembrerebbe proprio. Per esempio, mentre i bambini inglesi e tedeschi sono in grado di andare e tornare da soli dalla scuola già nel periodo delle elementari, quelli italiani solo in minima percentuale sanno cosa significhi tornare a casa senza mamma e papà accanto. Al suono della campanella sanno di trovare sempre qualcuno ad attenderli, che sia un genitore, un nonno o la baby sitter poco importa. Al contrario, tedeschi ed inglesi non si fanno problemi a raggiungere il tetto familiare da soli. E non parliamo solo degli studenti al di sotto dei dieci anni. Per esempio, sappiamo bene che nel nostro Paese i ragazzini in grado di raggiungere la scuola media salendo su un mezzo pubblico si contano sulle dita di una mano contro il 76% dei tedeschi per i quali farlo sembra proprio essere ordinaria amministrazione.
Margherita Paolini