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Storia: Fascismo, nazismo (stile di Mussolini);
Inglese: G. Orwell, A.Huxley;
Italiano: Gabriele D'Annunzio;
Storia dell'arte: Futurismo.
L’oratore a cui è svelato l’arcano ordine che regola il misterioso ed oscuro universo delle parole
sarà colui dai cui discorsi, e dalle cui gesta, dipenderanno milioni di anime anelanti.
Tramite un processo di distorsione e deformazione del linguaggio, quelli che una volta erano
precisi concetti, ora diverranno termini confusi, e, a causa di questi ultimi, si creerà un mondo
governato da illusioni.
Fin dall’antichità, gli esseri umani hanno sempre subito il fascino delle illusioni, fossero esse di
tipo filosofico o religioso, sociale o politico; pur essendo mero inganno, tanto dei sensi quanto
della ragione, l’illusione indusse gli uomini a creare tutto ciò che di artistico possiamo trovare
nel mondo.
Avere il controllo sul linguaggio, e di conseguenza sulle illusioni, equivale quindi ad avere il
controllo sulle menti delle persone.
L’animo, generalmente, tende ad essere persuaso dal fascino e dall’inganno delle parole, come
possiamo ben notare nell’esemplare vicenda di Elena, mitica causa della guerra di Troia.
Ella, stando a ciò che scrisse il sofista Gorgia, fu indotta dai discorsi del principe troiano Paride
a fuggire con lui verso la città di Troia, abbandonando così il marito Menelao e la terra natia.
Se, con un salto cronologico di qualche migliaio di anni, ci spostiamo poi intorno agli anni ’20 e
’30 del ventesimo secolo, subito la nostra attenzione sarà rivolta a quei regimi dittatoriali che,
durante questo periodo, reggevano dispoticamente il potere in paesi quali la Russia, sotto il
totalitarismo comunista di Stalin, la Germania, dominata dal nazista Hitler, e l’Italia, al cui
governo vi era Mussolini, fondatore del fascismo.
I tre demagoghi sopracitati intuirono perfettamente l’ambigua natura della Parola, considerata
da Gorgia “ una potente signora, che pur dotata di un corpo piccolissimo e invisibile, compie le
e riuscirono a sfruttare tale natura per conseguire i propri obiettivi,
opere più divine”,
assoggettando così milioni di individui al proprio volere.
Il poeta polacco Milosz, il quale fu perseguitato dal regime nazista e costretto in seguito
all’esilio a causa di contrasti con quello sovietico, osservava: 2
“chiunque detenga il
potere può controllare anche il linguaggio”.
A mio parere, l’ordine delle parole potrebbe opportunamente essere capovolto,
in modo da formare la seguente frase:
“chiunque controlli il
linguaggio può detenere anche il potere”. 1
I FASCINO SEDUCENTE DI UNA POTENTE SIGNORA:
.IL
1 “Mani che disegnano” di M.C. Escher 3
Caratteri generali della sofistica:
Intorno alla metà del V secolo a.C. si diffuse, nel mondo greco, e soprattutto ad Atene
(divenuta, dopo la vittoria del 480 a.C contro i persiani a Salamina, il centro politico,
economico e militare della Grecia) una nuova corrente di pensiero, radicalmente opposta alla
tradizionale “cultura del mito”: la sofistica (ς=sapiente). Con l’avvento di questa
nuova filosofia, la civiltà greca subì una graduale trasformazione, durante la quale valori
religiosi o legati al mito, predominanti fin dai tempi dell’età arcaica, furono criticati e messi in
dubbio da un ridotto nucleo di intellettuali e maestri del pensiero. Questi ultimi, tramite
un’osservazione analitica della vita associata e politica (l’età classica fu il periodo di massima
fioritura dellaς) e ad un innovativo concetto di sapienza, svolsero il ruolo di “educatori di
una generazione nuova.” Oggetto del loro interesse fu la società in tutte le sue sfumature
(l’uomo, le leggi, il progresso..) ma, in particolar modo, i sofisti si interrogarono sulla
ς.
importanza della retorica, ovvero la forza persuasiva della parola, del In un contesto
ς
sociale quale una democratica, al cui interno vigevano i principi di
(eguaglianza di ogni cittadino di fronte alla legge) e (libertà di espressione), la parola
,
era il principale mezzo tramite il quale i liberi cittadini, i potevano far valere le
ς,
proprie ragioni e argomentare le proprie opinioni in tribunale o in assemblea. Il quindi,
divenne la vera e propria del cittadino del V secolo a.C., il quale, grazie agli
insegnamenti dei sofisti, apprese l’arte del convincere e di sconfiggere l’avversario presentando
argomentazioni più convincenti, indipendentemente dal contenuto. Quest’ultimo, infatti, venne
considerato assolutamente ininfluente: ciò che contava era la bravura nel riuscire a sopraffare le
ragioni dell’opposizione. I sofisti, quindi, non trasmisero ai concittadini un sistema di valori,
bensì tecniche e strumenti retorici per mezzo dei quali divenisse possibile autoaffermarsi
ς.
all’interno della Nel corso del V secolo a.C. si andarono a delineare, grazie ai Sofisti, i
principali concetti di una vera e propria scienza del linguaggio, con particolare attenzione alla
grammatica e alla retorica.
Protagora:
Protagora (il primo e più importante esponente della sofistica), ad esempio, con un’attenta
analisi della grammatica greca, spiegò come il linguaggio non fosse altro che un insieme di
4
simboli convenzionali adottato dagli uomini al fine di comunicare, e come esso non fosse
indenne da errori o imprecisioni. Il retore, e il sofista, secondo Protagora, devono essere capaci
di manipolare il linguaggio, correggendone gli errori, affinché esso diventi lo strumento con il
quale affascinare e persuadere gli ascoltatori. Non è necessario badare al contenuto della tesi
esposta: quanto più esso sarà ambiguo e vago, tanto più il retore avrà la possibilità di “rendere
più forte l’argomento più debole”.
Un insigne esempio di relatività dei contenuti possiamo riscontrarlo nei cosiddetti
(ragionamenti doppi), uno scritto anonimo del V sec. su argomenti di carattere
etico. Si ritiene che esso sia un’esercitazione retorica fondata sullo schema sofistico
dell’antilogia, ovvero sulla capacità di dimostrare come delle stesse cose possano venire
presentate in modo opposto: belle o brutte, giuste o ingiuste, buone o cattive. Questo testo viene
generalmente considerato una summa dell’insegnamento sofistico; nella seconda parte, inoltre,
viene trattato ciò che è attualmente chiamato “relativismo culturale”, cioè il riconoscimento
della disparità dei valori che presiedono alle diverse civiltà umane.
“Presso i Macedoni si ritiene bello che le fanciulle prima di sposarsi amino e si congiungano con un
uomo, e dopo le nozze, brutto; presso i Greci, è brutta l'una e l'altra cosa. Gli Sciti ritengono bello
che uno, dopo aver ammazzato un uomo e averne scuoiata la testa, ne porti in giro la chioma posta
dinanzi al cavallo, e dopo averne indorato il cranio, con esso beva e faccia libagioni agli dei; invece,
presso i Greci neppure si vorrebbe entrare nella casa di uno che avesse compiuto tali cose.
I Massageti squartano i genitori e se li mangiano, perché pensano che l'esser sepolti nei propri figli
sia la più bella sepoltura; invece se qualcuno lo facesse in Grecia, cacciato in bando morirebbe con
infamia, come autore di cose turpi e terribili. I Persiani reputano bello che anche gli uomini si
adornino come donne, e si congiungano con la figlia, con la madre, con la sorella; per i Greci son
cose turpi e contro legge. Presso i Lidi, che le fanciulle si sposino dopo essersi prostituite per
denaro, sembra bello, presso i Greci, nessuno le vorrebbe sposare. Anche gli Egizi non s'accordano
con noi su ciò che è bello; qui è ritenuto bello che siano le donne a tessere e filar la lana; lì invece
gli uomini, e che le donne facciano quel che qui fanno gli uomini. Impastare l'argilla con le mani, e
2
la farina coi piedi, lì è bello, ma per noi è tutto il contrario”
Non sono rari nel mondo greco, e in particolar modo in ambiente sofistico, concetti di questo
genere, i quali ci portano a percepire l’inconsistenza e l’opinabilità delle valutazioni morali.
Diels-Kranz 90,2
2 5
Gorgia da Lentini:
L’altro grande esponente, oltre a Protagora, della sofistica fu Gorgia da Lentini (485-375a.C.
circa), discepolo di Empedocle e frequentatore della scuola di retorica siciliana. Con questo
ς
filosofo, lo studio del raggiunse il suo apice. Egli riprese le grandi scoperte sofistiche
riguardo all’importanza della parola e ai suoi problematici rapporti con la verità e la realtà e,
partendo dall’antilogia protagorea (che, di fatto, non ruppe totalmente la connessione
linguaggio-realtà), arrivò a concettualizzare la parola come qualcosa di completamente
autonomo tanto dall’una, quando dall’altra: in mancanza di criteri di giudizio extra-linguistici, il
ς è tutto ciò di cui abbiamo bisogno se vogliamo far prevalere le nostre idee. È proprio con
Gorgia, inoltre, che venne approfondito anche lo studio della retorica, quale “arte del parlare
bene” e “arte della persuasione”. Peculiarità del buon retore, secondo il filosofo siciliano, è la
capacità di servirsi della parola in tutte le sue sfumature, in modo da indurre il pubblico a
ritenere vera ogni sua affermazione, giusta o sbagliata che sia. Dal punto di vista di Gorgia, il
quale riprese comunque idee di sofisti precedenti (come Protagora), la retorica era da
considerare una vera e propria forma di suggestione, estranea ad ogni necessità di informazioni
ς,
esatte o di prove a favore della tesi esposta. Il infatti, nell’Encomio di Elena, viene
descritto dallo stesso filosofo come 3
una potente signora, che pur dotata di un corpo piccolissimo e invisibile, compie le opere più
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divine: può far cessare il timore, togliere il dolore, produrre la gioia e accrescere la compassione >>
Con questa frase, Gorgia vuole sottolineare la sconfinata capacità della parola, la cui duttilità è
in grado di esercitare un’azione irresistibile sull’interlocutore o, in particolar modo, su un
ς
uditorio composto da molti individui. L’influenza del non si fonda su un’operazione di
convincimento diretta alle facoltà razionali dell’ascoltatore, bensì sulla sua abilità di affascinare
e sedurre la componente emotiva dell’anima, ovvero essa si fonda sulla funzione psicagogica
(in greco ψ = trascinare le anime). Certamente, ciò che la parola crea dimostrandosi
3 Encomio di Elena, par. 8 6
tanto più forte della ragione non è altro che illusione, anche se piacevole e seducente. Nel
sopracitato Encomio di Elena, Gorgia spiega come la moglie di Menelao non sia colpevole di
adulterio, bensì del tutto innocente, e fornisce a prova di questa sua tesi quattro motivazioni:
Elena abbandonò Menelao per il principe troiano Paride poichè o costretta ad ubbidire alla
volontà divina, o forzata e sedotta o, infine, poiché persuasa, dalle parole dello stesso Paride, ad
innamorarsi di lui. Viene così analizzata la forza irresistibile della parola e la misteriosa energia
che essa suscita sull’anima umana, seducendola. La seduzione, dice Gorgia, non è solamente
ς
caratteristica di (quarta motivazione dell’innocenza di Elena), ma anche, se non
ς.
soprattutto, di Quest’ultimo, inoltre, è strettamente correlato anche alla violenza
(seconda motivazione), in quanto avente lo stesso obiettivo: la sopraffazione. 4
Che cosa esclude, dunque, che anche Elena, sebbene non più giovane, sia stata vittima della
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parola allo stesso titolo che se fosse stata rapita con la violenza? La persuasione ha, infatti, lo stesso
potere della costrizione, anche se non ha lo stesso discredito >>
Viene in seguito esemplificato, nell’Encomio di Elena, il potere della parola attraverso due tipi
specializzati di discorso, la parola poetica e la parola magica. La prima, chiamata anche
“discorso in metro”, è in grado di suscitare nell’uomo emozioni intense e travolgenti: un brivido