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Italiano: Italo Svevo (La coscienza di Zeno), Luigi Pirandello (Uno, nessuno e centomila);
Greco: Sofocle (Edipo Re);
Latino: Apuleio (le Metamorfosi);
Storia: Emigrazione;
Arte: Salvador Dalì (Sogno causato dal volo di un’ape);
Geografia astronomica: i buchi neri;
Matematica: le identità;
Fisica: Il paradosso dei gemelli.
conoscenze, soluzioni, strade per l'integrazione tra il corpo e la mente. In questo viaggio si svelano nevrosi,
rimozioni, atti mancati, che celano spesso uno sfondo sessuale.
IL SOGNO
Nell’arte è possibile individuare delle opere a sfondo sessuale, con rimando alla sfera dell’inconscio e del sogno. La
simbologia sessuale onirica risulta chiara nelle opere di Dalì, che, sulla base delle teorie Freudiane, incentra la sfera
onirico-inconscia con la sfera sessuale. Sono infatti presenti, nelle sue opere, simbologie falliche contrapposte a
figure concave, rigonfie. L’opera che prendo in esame è : Sogno causato dal volo di un' ape intorno a una melagrana,
un attimo prima del risveglio.
"Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio" (1944)
La protagonista è Gala, amante e compagna, musa e soggetto erotico più importante e ricorrente nei sogni di Dalì,
che dorme magicamente sospesa a mezz’aria su un piatto e frastagliato scoglio di pietra bianca, con le braccia
rovesciate dietro la testa, mentre la baionetta appuntita di un fucile sta per pungerle il braccio destro. Accanto a lei,
sempre sollevata, la melagrana sta per essere punta da un’ape: siamo nell’istante che precede il dolore e la puntura
dell’ape viene associata alla ferita della baionetta, ma l’arma è al contempo un evidente simbolo fallico.
La puntura, ad ogni modo, è già avvenuta e la sua percezione, ingigantita dal sogno, assume le sembianze di due
tigri feroci e dalle forme flessuose che balzano fuori una dalle fauci dell’altra, che a sua volta salta fuori dalla bocca
di un enorme pesce rosso, e che si lanciano verso il morbido e sinuoso corpo della fanciulla. Il pesce sta uscendo da
una melagrana, di cui due chicchi stanno per toccare la superficie immobile, quasi rigida, del mare.
SESSUALITA’ INFANTILE (RELIGIONE E COMPLESSO EDIPICO)
Anche il Satyricon di Petronio Arbitro presenta un continuo rimando a situazioni ambigue e di natura sessuale,
quali la gelosia di Encolpio per Gitone, l’omosessualità a tratti oscena dei personaggi, e le circostanze orgiastiche .
Cena di Trimalcione,Satyricon
Encolpio è l’emblema della sessualità infantile protrattasi in età adulta, in quanto persiste nell’opera la paura
dell’evirazione, tipica di una fase della sessualità infantile, che si sviluppa tra i 3 e i 5 anni, chiamata fase fallica. Il
mito freudiano dice che ciascuno ben presto si trova confrontato con la castrazione, e che la paura, il timore, il
pensiero che ciò sia accaduto o possa accadere anche a lui può avere degli effetti, ad esempio l’angoscia.
Alla psicologia infantile rimanda anche la visione religiosa dei pensatori quali Platone e Nietzsche. Il primo concepì
il mondo divino come pura dimensione ideale, frutto della ragione umana , necessario per ordinare la vita della
collettività; il secondo come un qualcosa che gli uomini si creano per sfuggire la visione caotica e malevola del
cosmo come realmente si presenta ai nostri occhi privi di certezze metafisiche.
F.W. Nietzsche,il cammello, il leone e il fanciullo
Questa visione della religione vista come attenuatrice di malesseri venne ripresa poi anche da Freud, che
individuava in essa una nevrosi ossessiva dell’umanità, nonché nella figura del Padre Celeste, la figura di un padre
terreno, che continua la sua attività di protettore nella fase adulta dell’individuo.
Il conflitto base della sopracitata nevrosi ossessiva è la difesa contro i desideri riprovevoli del complesso edipico e
sotto l’effetto della angoscia di castrazione il soggetto, incapace di fronteggiare i conflitti, regredisce alla fase
sadico-anale ove sono avvenute potenti fissazioni della libido durante lo sviluppo psicosessuale: quindi l’ossessivo
esprime un conflitto edipico con un linguaggio pregenitale.
L’organizzazione genitale della libido si dimostra debole e troppo poco resistente. Quando l’Io comincia la sua lotta
difensiva, il primo risultato che cerca di raggiungere è che l’organizzazione genitale (della fase fallica) venga
respinta totalmente o parzialmente verso lo stadio anteriore sadico-anale (Freud, 1925b, 262).
Gli studi di Freud sulle psiconevrosi hanno evidenziato un elemento fondamentale per la loro genesi, ovvero che la
distribuzione degli affetti nelle strutture nevrotiche è strettamente legata alla quantità di conflitti non risolti i quali
nella triangolazione edipica hanno radicato la loro origine, nel senso che “ogni processo di sviluppo porta con se i
germi della disposizione patologica, in quanto può essere inibito, ritardato o svolto in modo incompleto (6, 163).
La figura dell’ ”abbozzo”, dell’uomo incapace di ogni azione e profondamente segnato dal senso di colpa, trova la
massima espressione ne “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, un autore profondamente segnato dall’esperienza
freudiana, sia in ambito strettamente culturale che sul piano umano.
Italo Svevo
L’episodio dello schiaffo, motivo-chiave dell’intera opera, è permeato da una profonda analisi psicologica in cui si
risente fortemente dell’influenza di Freud: “mi si contrasse il cuore dal dolore della punizione ch’egli aveva voluto
darmi…piangendo come un bambino…aggiunsi la promessa di non farlo più”. Il conflitto padre-figlio, si protende
così in Svevo fino all’età adulta, conservando però ancora i segni del processo infantile.
A supporto di quanto detto non va dimenticato che lo stesso Pirandello non conosceva gli studi freudiani così bene
come Svevo, egli tuttavia mette in scena con grande consapevolezza la presenza di conflittualità all’interno del
nucleo familiare, attraverso situazioni paradossali ed espressioniste, nelle quali “la famiglia non è più luogo di
valori, ma sede di tensioni angosciose, di conflitti meschini e piccole miserie” (Luperini).
Luigi Pirandello
Basti pensare ad “Uno, nessuno e centomila”, dove il rapporto tra Vitangelo e il padre fa da filo conduttore di tutta
la vicenda e ne costituisce la sua drammaticità, pur attraverso quel velo di umorismo che ne smussa gli aspetti più
crudi:
“Notare com’alcunchè d’osceno che ci mortifica, laddove è il padre per noi che si rispetta”.
(da Uno, Nessuno e Centomila, L. Pirandello, libro III)
Da quanto detto risulta evidente che l’emergere di un tema di così larga portata non può sicuramente prescindere
del tutto dal contributo freudiano, ma resta indubbio che ciò che il padre della psicoanalisi ha fondato
scientificamente era già presente con grande problematicità nella mente e nella vita degli uomini, che forse non ne
hanno saputo cogliere gli aspetti con chiarezza proprio per la grande difficoltà che il tema comporta. Il fatto quindi
che a livello letterario il rapporto padre-figlio si sia sviluppato solo dopo le scoperte freudiane non deve sbilanciare
troppo la questione verso un punto di vista scientifico: è l’uomo stesso a sentire la necessità ontologica di porsi certe
domande, la difficoltà sta nel considerarle con lucidità e chiarezza, specie se si tratta di questioni complesse e
fuorvianti.
Questo complesso, detto Edipico, deriva dalla tragedia Sofoclea chiamata “Edipo Re”.
Edipo Re
Edipo, re di Tebe, cerca di scoprire l'assassino di Laio, il precedente re della città; dal momento che quest'ultimo era
rimasto invendicato si era abbattuta su Tebe una pestilenza. La verità, grazie anche ai responsi dell'oracolo emerge:
si è avverata la profezia secondo la quale Edipo avrebbe ucciso il padre e sposato la madre; perciò era stato
abbandonato da Laio e, salvato da Polibio, era cresciuto alla reggia di Corinto ignorando le proprie origini e il suo
destino. Un giorno, imbattutosi in Laio, lo uccise per una lite. Giunto a Tebe aveva risolto l'enigma della sfinge e
come ricompensa aveva avuto in moglie Giocasta, rimasta vedova, e aveva avuto quattro figli (Eteocle, Polinice,
Antigone, Ismene). La verità viene svelata ad Edipo da Creonte, che era stato inviato presso l'oracolo, e
dall'indovino Tiresia. Edipo alla vista del cadavere di Giocasta, che si era uccisa per il disonore, si acceca e lascia
Tebe. E’ quindi questa una tragedia nella quale l’eroe sventurato si presta costantemente alla ricerca della propria
identità, poi scoperta come disarmante.
GIOCASTA:
Ma perché sgomentarsi, se in balìa
della fortuna sono i casi umani,
che l'uomo non potrà mai preconoscere?
E' più saggio affidarsi alla ventura,
come si può; né tu temere le nozze
con tua madre. Non giacquero molti in sogno
con la loro madre? E vivono sgomenti
forse per i loro sogni? No, se vogliono
condurre la vita senza troppi affanni. Dall’ Edipo Re di Sofocle, vv.977-983
Freud nega l'interpretazione della tragedia secondo la quale la morale sta nell'accusa degli dei e del Fato, anzi nega
che sia questa a causare l'effetto tragico. Piuttosto il successo della tragedia sta nel riconoscimento del lettore
nell'Edipo, perché la tragedia stessa indica esplicitamente (nei versi sopra citati) che la leggenda è tratta da un
primordiale materiale onirico. La critica successiva ha negato l'interpretazione freudiana, un po' troppo
semplicistica, non sottile forse perché priva del materiale filologico e storico di cui necessitava. L'intuizione
freudiana sta nell'aver percepito l'importanza della tragedia quale analisi dell'animo, del conflitto interiore di Edipo
che cammina verso la verità, pronta ad accecarlo: quando l'ubriaco alla festa gli confida la sua vera identità, Edipo
sente qualcosa insinuarsi nel profondo, pungergli qualcosa che aveva rimosso (vv.779-786). Inoltre nella affannata
ricerca di Edipo, Freud vede un paragone col processo di analisi della psiche da lui stesso affrontato: Edipo solleva il
velo che gli nasconde la verità, la sua identità parricida e incestuosa, come lo psicoanalista attraverso il dialogo
"scopre" al di là della dimensione conscia.
Quindi la più famosa -seppur contestatissima- interpretazione dell'Edipo Re sofocleo si deve a Freud, che dalla
tragedia fece derivare il nome del complesso maschile infantile per cui il bambino viene portato ad odiare il padre e
ad attaccarsi morbosamente alla madre. Ciascuno di noi, in sostanza, vorrebbe da bambino sbarazzarsi del padre
per poter possedere la madre, dalla quale è sessualmente attratto. Sul versante femminile, si ha il complesso di
Elettra, ovvero la bambina vorrebbe sbarazzarsi della madre per possedere sessualmente il padre. Certo l'Edipo re
assurse per Freud e per la psicoanalisi a paradigma del fenomeno psicologico, ma non solo, perché Freud stesso
spiegò l'efficacia della tragedia in questo modo:
Il suo (di Edipo) destino ci commuove soltanto perché sarebbe potuto diventare anche il nostro, perché prima della
nostra nascita l'oracolo ha decretato la medesima maledizione per noi e per lui. Forse a noi tutti era dato in sorte di
rivolgere il nostro primo impulso sessuale alla madre, il primo odio e il primo desiderio di violenza contro il padre: i
nostri sogni ce ne danno convinzione. (...) Davanti alla persona in cui si è adempiuto quel desiderio primordiale
dell'infanzia indietreggiamo inorriditi, con tutta la forza della rimozione che questi desideri hanno subito da allora
nel nostro intimo. Portando alla luce della sua analisi la colpa di Edipo, il poeta ci costringe a prendere conoscenza
del nostro intimo, nel quale quegli impulsi, anche se repressi, sono pur sempre presenti.
Sigmund Freud, da Interpretazione dei sogni, 1900
PERDITA D’IDENTITA’
Si può notare anche nelle Metamorfosi di Apuleio una perdita d’identità. La trasformazione di Lucio in asino (e la
scelta dell’asino non è sicuramente casuale: l’asino infatti nella religione egizia è simbolo del dio Seth, un demone
nemico della dea Iside) è dovuta infatti alla troppa curiosità del giovane, che incurante dei rischi prova la pozione
magica su se stesso. Lucio
C’è perciò alla base del cambiamento un elemento fantastico, ma va sicuramente relazionato al comportamento