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In questa tesina si tratterà del “Logos”, ovvero la facoltà intellettiva per eccellenza che contraddistingue l’essere umano da tutti gli altri animali. Il termine greco “logos” può essere tradotto in svariati modi, ma ciò che caratterizza tutti i significati è il tema centrale della ragione, nonché tutte le facoltà intellettive dell’uomo
(scegliere, raccontare, enumerare, raccogliere, ecc…). Con lo sviluppo della società greca, la parola logos ha assunto nella lingua originaria molteplici significati: - stima, apprezzamento; - relazione, proporzione, misura; - ragion d'essere, causa; - spiegazione, frase, enunciato, definizione; - argomento, ragionamento, ragione.
Cicerone fu il primo a trovare un termine latino che potesse tradurre questo vocabolo così carico di significati, e lo rese con “Ratio”, corrispondente a “calcolo”, “rapporto”, che poi si trasformerà più largamente in “Ragione”. Nell’antichità la ragione, il “Logos”, corrispondeva non solo alla capacità di pensare in maniera astratta, ma di raccogliere informazioni, produrre, raccontare, calcolare. Una delle facoltà che il liceo contemporaneo come istituzione cerca di sviluppare massimamente è appunto il “Logos”; è proprio per questo che non viene insegnata una disciplina
specifica e tecnica, ma si ripercorre l’intera storia dell’umanità con le diverse discipline per poi raggiungere la nostra società contemporanea, attraverso lo studio dei modi di pensare che hanno caratterizzato le civiltà più progredite.
In questa tesina di maturità si ripercorreranno il modo in cui viene interpretato in termine “Logos” dai diversi filosofi e pensatori antichi, il ruolo che ha la ragione nell’agire comune e nell’arte. Con ciò si raggiungerà la
risposta alla domanda “che cos’è il Logos?”.
INTRODUZIONE
In questa tesi si tratterà del “Logos”, ovvero la facoltà intellettiva
per eccellenza che contraddistingue l’essere umano da tutti gli altri
animali. Il termine greco “logos” può essere tradotto in svariati
modi, ma ciò che caratterizza tutti i significati è il tema centrale
della ragione, nonché tutte le facoltà intellettive dell’uomo
(scegliere, raccontare, enumerare, raccogliere, ecc…). Con lo
sviluppo della società greca, la parola logos ha assunto nella lingua
originaria molteplici significati:
- stima, apprezzamento;
- relazione, proporzione, misura;
- ragion d'essere, causa;
- spiegazione, frase, enunciato, definizione;
- argomento, ragionamento, ragione.
Cicerone fu il primo a trovare un termine latino che potesse
tradurre questo vocabolo così carico di significati, e lo rese con
“Ratio”, corrispondente a “calcolo”, “rapporto”, che poi si
trasformerà più largamente in “Ragione”. Nell’antichità la ragione, il
“Logos”, corrispondeva non solo alla capacità di pensare in maniera
astratta, ma di raccogliere informazioni, produrre, raccontare,
calcolare. Una delle facoltà che il liceo contemporaneo come
istituzione cerca di sviluppare massimamente è appunto il “Logos”;
è proprio per questo che non viene insegnata una disciplina
specifica e tecnica, ma si ripercorre l’intera storia dell’umanità con
le diverse discipline per poi raggiungere la nostra società
contemporanea, attraverso lo studio dei modi di pensare che hanno
caratterizzato le civiltà più progredite.
In questa tesi si ripercorreranno il modo in cui viene interpretato in
termine “Logos” dai diversi filosofi e pensatori antichi, il ruolo che
ha la ragione nell’agire comune e nell’arte. Con ciò si raggiungerà la
risposta alla domanda “che cos’è il Logos?”.
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Capitolo I STORIA DEL LOGOS
Logos (in greco: λόγος) deriva dal greco λέγειν (léghein) che
significa scegliere, raccontare, enumerare. I termini latini
corrispondenti (ratio, oratio) si rifanno, con il loro significato di
calcolo, discorso, al senso originario della parola. Il termine è
formato dalla radice indoeuropea leg´-, di cui sono attestate
continuazioni in tre aree: latina, greca, albanese. Si possono
distinguere due fasi distinte della storia ellenica in cui questa parola
ha assunto un significato proprio:
- età Omerica, corrispondente all’età Micenea (1600-1000 a.C.), in
cui non esisteva ancora il sostantivo Logos, ma si presentava
ancora come una “radice lessicale”, ovvero come suffisso e prefisso
di parole;
- età Post-Omerica, corrispondente alla nascita delle Polis (VIII
secolo a.C.), in cui si presenta come sostantivo nelle diverse
correnti filosofiche.
Perciò, questo termine non è sempre esistito nella cultura greca,
ma è frutto di un processo di evoluzione della lingua.
Questo termine, nella filosofia greca antica, ha assunto significati
differenti, in base alla corrente di pensiero e all’epoca; dal momento
che veniva identificata come facoltà mentale in senso lato,
corrispondeva a concetti differenti in base all’accezione
riconosciuta. 5
Eraclito (V secolo a.C.)
Da un frammento di Leucippo sembra possa attribuirsi ad Eraclito
un significato del Logos come "legge universale" che regola
secondo ragione e necessità tutte le cose:
« Nessuna cosa avviene per caso ma tutto secondo logos e
necessità. »
(Leucippo, fr.2)
Per Eraclito, filosofo “presocratico”, il Logos è la “ragione del
mondo”, secondo cui tutte le cose avvengono per “volere” di questo
elemento (una sorta di Provvidenza cristiana): questo termine viene
utilizzato per indicare la verità, la legge generale del cosmo,
l’armonia alla quale obbediscono sia il mondo naturale che l’uomo;
è la legge divina che regola il mondo della Φύσις (Fysis). Agli uomini
è stata rivelata questa legge, ma molti di loro la ignorano; ciò che
distingue gli “svegli” dai “dormienti” è la capacità di seguire tale
legge. Ogni uomo è dotato di Logos (ragione), ma ognuno segue
questa facoltà in base alla propria saggezza (σωφροσυνη). Il Logos
viene identificato con il fuoco per sottolineare la sua perenne
vivacità e movimento.
Stoicismo ( IV a.C.)
«[il logos] attraversa tutte le cose mescolandosi al grande come ai
piccoli astri luminosi» ( Cleante, Inno a Zeus)
Per lo Stoicismo, corrente filosofica fondata nel 308 a.C., il Logos
permea tutta la realtà, non trascurando alcun elemento. La morale
stoica dice di “vivere secondo natura”, secondo il Logos che permea
tutta la natura come una Legge Universale e un comune sentire,
cioè una συμπάθεια (sympàtheia, "simpatia", “sentire in
comunione”). Riguardo a questa Legge Universale, Cleante, filosofo
appartenente a questa corrente, afferma la dottrina del “logos
spermatikòs”, la "ragione seminale", un principio vivente ed attivo
che si diffonde nella materia inerte animandola e portando alla vita
i diversi enti. Per questo filone di pensiero dunque, il mondo è
Logos, ovvero ragione e razionalità.
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Pensiero Ebraico e Cristiano (I secolo d.C.)
In questo caso, il Logos assume il significato di “parola di Dio”, che
comunque mantiene il suo significato secondario di Ragione. Infatti,
secondo l’idea cristiana, Dio incarna anche il Logos, la ragione,
proprio per la sua caratteristica di essere un “Essere Perfettissimo”.
Si mantiene inoltre il termine Logos anche per il fatto che i vangeli
sono stati tradotti in greco per diffondere il messaggio a tutti i
popoli del Mediterraneo. La scelta del greco inoltre favorisce alla
“nuova” religione la capacità di dare molti significati ai termini
utilizzati.
Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος, in principio vi era il Logos,
καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν, e il Logos era presso Dio,
καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος. e Dio era il Logos.
οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν. Questi (Logos) era in principio
verso Dio.
Questo famosissimo passo, tratto dal Vangelo secondo Giovanni
(prologo), viene definito “inno al Logos”, perché, a differenza di altri
testi sacri, il soggetto del frammento non è “Dio”, ma è il Logos, che
viene prima di ogni cosa, che coincide con Dio stesso. Questo
frammento è per molti aspetti controverso, perché non ha una
traduzione definita e certa: il fatto di scegliere il termine “Logos”
per indicare la “sapienza divina” era in realtà funzionale ai cristiani
ebraici del tempo, ma non molto comprensibile nella
contemporanea Grecia, in cui, nel corso della storia filosofica, il
termine Logos aveva già fatto radici nel dizionario filosofico ellenico.
Sembra anzi che lo stesso evangelista Giovanni avesse scelto quel
vocabolo per rendere ancor più ricco di significato il suo testo,
rendendolo non solo religioso, ma anche filosofico, dicendo appunto
che grazie a Dio l’uomo è dotato di Ragione, ma Dio stesso è
Ragione. Alcuni identificano anche Gesù nel termine, altri traducono
in maniera blasfema il frammento dicendo che “Dio è prodotto dalla
Ragione”.
Il filosofo e teologo calvinista statunitense Gordon Clark (1902-
1985), nella sua traduzione della Bibbia, ha reso "logos" con
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"logica": «In principio era la Logica, e la Logica era presso Dio, e la
Logica era Dio». In tal modo Clark vuole affermare che le leggi della
logica non sono un principio secolare imposto sulla visione cristiana
del mondo, ma qualcosa già presente nella Bibbia.
CADUTA DEL LOGOS (filosofia moderna)
Col passare del tempo, il termine non viene più utilizzato, ma viene
sostituito da Ragione: infatti, nella filosofia moderna (soprattutto
nell’Etica), si parla spesso di Ragione e anch’essa assume significati
differenti.
Kant (1724 – 1804)
Per Kant, filosofo moderno del ‘700, la Ragione è la facoltà
dell’incondizionato, ossia quella facoltà che si spinge oltre
l’esperienza sensibile e cerca di conoscere le idee a priori (anima,
mondo, Dio). È dunque una facoltà che conduce alla conoscenza
metafisica, ma non porta conoscenze certe perché vanno oltre
l’esperienza sensibile. Nell’etica Kantiana invece si analizza la
facoltà della Ragione intesa come “volontà di agire”: secondo il
filosofo, non è importante il fine per cui si agisce, ma conta
l’intenzione per cui si svolge un’attività; la Ragione dunque per Kant
in ambito conoscitivo è la facoltà che porta un sapere metafisico,
mentre in ambito etico è la facoltà che disciplina l’agire comune.
Hegel (1770 – 1831)
Per Hegel, filosofo idealista di fine ‘700, ciò che è reale è razionale,
e ciò che è razionale è necessario: così giustifica ogni evento storico
che non è da considerarsi come manifestazione contingente e
dovuta al caso, ma come manifestazione dello Spirito. “Spirito” è
utilizzato come sinonimo di “Ragione” e indica in substrato della
realtà. Ogni avvenimento corrisponde alla manifestazione dello
Spirito e nulla avviene per caso; nel disegno razionale dello Spirito
ogni avvenimento è necessario. Da qui si ricava l’idea secondo cui
non esiste la libertà personale ma tutto dipende dal volere dello
Spirito. Anche le guerre sono razionali, perché sono utili alla
progressione dialettica dello Spirito e del mondo.
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Capitolo II IL LOGOS CHE GUIDA L’AGIRE
Spesso capita di sentire, per così dire, una “voce” che ci fa agire in
un modo piuttosto che in un altro. Questa “voce”, che secondo
diverse correnti di pensiero assume nomi e significati diversi,
incarna il concetto di Norma, ossia una regola o comando di
condotta che disciplina l’agire stesso degli individui; in altre parole,
è il Logos, la nostra ragione. A lungo si è dibattuto circa la sua
stessa esistenza, ma anche se essa deriva dall’approccio empirico
con la realtà e il contesto sociale, oppure se è innata. È stato
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dimostrato, in ambito medico, che l’agire comune è sempre
condizionato dall’ambiente e, in base alla situazione presentata,
vengono prodotti dalle ghiandole endocrine diversi tipi di ormoni:
ad esempio, se ci si trova in una condizione di pericolo, l’ipofisi
produce il Testosterone, un ormone che aumenta il battito cardiaco,
fa irradiare di conseguenza i muscoli di sangue per prepararli al
movimento, si acuisce la recezione sensoriale e si è pronti alla fuga
o all’attacco. Perciò si può dire a primo acchito che siano gli ormoni
i “motori delle emozioni”. Da ciò si può dedurre che noi “decidiamo”
di agire in un modo piuttosto che in un altro semplicemente per il
fatto che siamo condizionati da elementi biochimici. In realtà però
non può esistere solo l’approccio medico, poiché esiste la propria
personalità e individualità. Cosa spinge quindi l’uomo a comportarsi
in un modo piuttosto che in un altro? È la nostra ragione o
coscienza che ci spinge ad agire?
Alcuni pensatori ritengono che ci siano degli elementi acquisiti:
- Freud (1856 – 1939), il padre della Psicoanalisi, riteneva che
i nostri comportamenti siano condizionati dal Super-Io, una
delle 3 istanze intrapsichiche che corrisponde alla legge
morale individuale. Essa deriva dall’educazione nell’ambito
familiare (codici di comportamento, divieti, ingiunzioni, schemi
di valore). Il nostro comportamento dipende comunque da
tutte e 3 le istanze (Es, Io, Super-Io), ma quest’ultima è la più
influente perché seda dei desideri ritenuti non accettabili da
questa istanza e mira ad agire in maniera “giusta” (secondo la
morale formatasi). Inoltre è la responsabile dei nostri sensi di
colpa, ovvero, quasi fosse un “giudice supremo”, giudica
negativamente dei comportamenti ritenuti sbagliati, facendo
nascere nel soggetto sensi di vergogna, angoscia e timore
della punizione.
- La corrente psicologica del Comportamentismo (inizi del
‘900) aveva introdotto il concetto di “catena S-R” (stimolo-
risposta), con cui si spiegano tutti i comportamenti: dato un
determinato stimolo, ne deriverà una corrispondente risposta
(al più appresa); il comportamento perciò deriva da stimoli
ambientali. Il comportamento si apprende tramite il
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