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Sociologia: Robert N. Bellah (Civil religion in America); A. De Tocqueville (La democrazia in America).
Il mio lavoro trae spunto da una curiosità personale, passando attraverso la ricerca e
la consultazione di vari documenti, arriva a dare un’ipotesi di lettura sulle motivazioni
radicate nella coscienza nazionale americana e per le quali gli Stati Uniti si sono da
sempre fatti carico della libertà e della sua diffusione sul piano internazionale (da qui il
titolo “libertà e politica di potenza”).
INDICE SINTETICO:
Kennedy a Berlino, orgoglio nel condividere la storia di una città emblema di
democrazia, libertà e progresso (Ich bin ein Berliner) e l’impegno degli Stati Uniti
nel promuovere la libertà ovunque (“to lift your eyes beyond the dangers of today
to the advance of freedom everywhere, beyond the wall to the day of peace with
justice, beyond yourselves and ourselves to all mankind”)
Reagan a Berlino, l’importanza della libertà (“freedom is transforming the globe”),
l’importanza dell’impegno degli Stati Uniti verso la libertà (“the question of freedom
for all mankind”)
Temi comuni a due presidenti di epoche diverse e di schieramenti politici avversari:
la libertà come questione trascendente la dimensione strettamente politica;
esistono questioni che appartengono specificamente alla coscienza nazionale dei
cittadini americani e che motivano una politica di potenza, prescindendo da ragioni
economico-politiche
Ricerca delle origini e della fonte culturale di tali valori comuni: Bellah e Discorso
Inaugurale di Kennedy (“the belief that the rights of man come not from the
generosity of the state, but from the hand of God” “those human rights to which
this Nation has always been committed, and to which we are committed today at
home and around the world” “let us go forth to lead the land we love, asking His
blessing and His help, but knowing that here on earth God's work must truly be our
own”) come esempio e traccia per introdurre il complesso argomento della Civil
Religion
“A Nation under God” e il compito di ogni uomo
Il ruolo degli Stati Uniti come “purely exemplary” e l’America come “society
perfectly in accord with the will of God, as men can make it, and a light to all
nations” (Visione Messianica)
BIBLIOGRAFIA: Ich bin ein Berliner,
John Fitzgerald Kennedy,
http://www.historyplace.com/speeches/jfk-berliner.htm
Inaugural speech,
John Fitzgerald Kennedy,
http://www.historyplace.com/speeches/jfk-inaug.htm
Berlin Wall Speech,
Ronald Reagan, http://www.historyplace.com/speeches/reagan-
tear-down.htm Civil Religion in America,
Robert Neelly Bellah, in “Daedalus”, XCVI (1967), 1, pp. 1-
21
Declaration of Independence, 1776, http://www.ushistory.org/declaration/document
La teologia protestante e la formazione della civiltà Americana,
Elisa Buzzi, in “Linea
Tempo”, http://www.diesse.org/detail.asp?c=1&p=0&id=2234
La democrazia in America,
Alexis de Tocqueville, BUR, 1998, pp. 54-55
The Cultural Underpinnings of America’s Democratic
Mary Ann Glendon,
Experiment, in Building a Healthy Culture,
D. EBERLY (a cura di), Grand Rapids, MI,
Wm. B. Eedermans Publishing, 2001, pp. 41-58
Il mio lavoro trae spunto da una curiosità personale, passando attraverso la ricerca e
la consultazione di vari documenti, arriva a dare un’ipotesi di lettura sulle motivazioni
radicate nella coscienza nazionale americana e per le quali gli Stati Uniti si sono da
sempre fatti carico della libertà e della sua diffusione sul piano internazionale (da qui il
titolo “libertà e politica di potenza”).
A Berlino mi sono imbattuta nella frase “Ich bin ein Berliner”, pronunciata dal
presidente John Fitzgerald Kennedy in occasione della sua visita nella città tedesca il
26 giugno 1963. Interessata, ho cercato di capirne il significato. Il Presidente parla di
un orgoglio suo e di molti suoi concittadini nel considerarsi Berlinesi, venendo, così, a
condividere la storia di una città, emblema di DEMOCRAZIA, LIBERTÀ e PROGRESSO.
I am proud to come to this city as the guest of your distinguished
Mayor, who has symbolized throughout the world the fighting spirit of
West Berlin. And I am proud to visit the Federal Republic with your
distinguished Chancellor who for so many years has committed
Germany to democracy and freedom and progress.
Proseguendo nella lettura mi sono accorta che viene rimarcato l’impegno profuso dagli
USA nel promuovere la libertà ovunque, nei confronti dell’umanità intera.
You live in a defended island of freedom, but your life is part of the
main. So let me ask you as I close, to lift your eyes beyond the
dangers of today, to the hopes of tomorrow, beyond the freedom
merely of this city of Berlin, or your country of Germany, to the
advance of freedom everywhere, beyond the wall to the day of
peace with justice, beyond yourselves and ourselves to all mankind.
Ho letto anche il discorso di Ronald Reagan, tenuto il 12 giugno 1987 nella stessa
città, nel quale, nonostante le notevoli differenze concernenti le diverse epoche
storiche e i differenti orientamenti politici dei due Capi di Stato (Kennedy apparteneva,
infatti, al Partito Democratico, mentre Reagan al Partito Repubblicano), vengono con
considerevole insistenza sottolineati i medesimi princìpi, ovvero l’importanza della
LIBERTÀ e l’IMPEGNO degli STATI UNITI verso la medesima tanto all’interno, quanto
all’esterno dei confini statunitensi.
We come to Berlin, we American Presidents, because it's our duty to
speak in this place of freedom. […] As long as this gate is closed, as
long as this scar of a wall is permitted to stand, it is not the German
question alone that remains open, but the question of freedom for
all mankind. […] And freedom itself is transforming the globe.
Ho intuito che, al di là delle ovvie ragioni militari politiche ed economiche, gli
interventi a sostegno di libertà e democrazia trovano il loro principio ispiratore entro
una prospettiva universale, posta sul livello dei diritti umani: l’azione americana si
situa ad un livello molto più profondo della civiltà e della cultura. A questo punto
risulta inevitabile chiedersi che cosa legittimi l’intervento degli Stati Uniti e se esistano
un pozzo, una radice comune da cui queste concezioni vengano attinte.
Proseguendo nella mia indagine ho trovato un’interessante chiave di lettura in un
saggio proposto dal sociologo americano contemporaneo Robert Neelly Bellah. Egli, a
partire dall’analisi dell’ “Inaugural Speech” del presidente John Fitzgerald Kennedy
(Washington D. C., 20 gennaio 1961), ha coniato la nozione di “Civil Religion”,
sostenendo che, al di là del molteplice e frammentario panorama religioso americano,
esiste una dimensione religiosa legata alla politica e al significato della nazione stessa.
Essa si trova ad essere condivisa culturalmente dalla maggior parte dei cittadini
americani, nonostante la loro appartenenza a diverse confessioni religiose, e ad essere
accettata ed implementata dalle istituzioni politiche, non identificandosi con alcun
culto in particolare, bensì con la dipendenza della nazione da fini etici che la
trascendono ed esprimendosi in un insieme di credenze, simboli e rituali denominati,
appunto, “Civil Religion”.
I conceive of the central tradition of the American civil religion not as
a form of national self-worship but as the subordination of
the nation to ethical principles that transcend it in terms of
which it should be judged. […] There actually exists alongside of and
rather clearly differentiated from the churches an elaborate and well-
institutionalized civil religion in America. […] This religion -or perhaps
better, this religious dimension- has its own seriousness and integrity
and requires the same care in understanding that any other religion
does. […] This public religious dimension is expressed in a set
of beliefs, symbols, and rituals that I am calling American
civil religion. […] Though much is selectively derived from
Christianity, this religion is clearly not itself Christianity. […] It
borrowed selectively from the religious tradition […]. In this way the
civil religion was able to build up [..] powerful symbols of national
solidarity and to mobilize deep levels of personal and to mobilize
deep levels of personal motivation for the attainment of national
goals.
Questa tradizione rivela la sua importanza nel configurarsi quale sostegno e garante di
leggi e costumi, i quali rivestono una fondamentale rilevanza nel mantenimento del
buon ordine della società, sin dalle sue origini.
«Le leggi sono sempre vacillanti qualora non siano sostenute
dai costumi; i costumi costituiscono la sola potenza
resistente e durevole presso un popolo». Tocqueville colse
l’influenza della religione, quale sostegno delle leggi e dei
costumi in America. «La libertà vede nella religione la
compagna delle sue lotte e dei suoi trionfi, la culla della sua
infanzia, la fonte divina dei suoi diritti. Essa considera la
religione - egli scrisse – come la salvaguardia dei costumi; i
costumi come i garanti delle leggi ed il pegno per il
mantenimento della stessa libertà». Il suo messaggio era
chiaro: la cultura viene prima della politica e della legge e la
religione è il centro della cultura.
Le parole di Alexis de Tocqueville aiutano a capire che la dimensione di maggior
rilevanza nella società americana è quella religiosa e ad essa è attribuita la sovranità
ultima dai cittadini americani, i diritti dell’uomo, in questa prospettiva, provengono da
Dio. Beyond the Constitution, then, the president’s obligation
extends not only to the people but to God. In American
political theory […] the ultimate sovereignty has been
attributed to god. This is the meaning of the motto, “In God
we trust”, as well as the inclusion of the phrase “under God”
in the pledge to the flag.
A tal proposito ritengo importante citare uno dei documenti fondativi degli Stati Uniti,
la “Dichiarazione di Indipendenza”:
We hold these truths to be self-evident, that all men are
created equal, that they are endowed by their Creator with
certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty
and the pursuit of Happiness.
Questi concetti emergono anche dall’ “Inaugural Speech” del presidente Kennedy:
The rights of man come not from the generosity of the state, but
from the hand of God. […] With a good conscience our only sure
reward, with history the final judge of our deeds, let us go forth to
lead the land we love, asking His blessing and His help, but knowing
that here on earth God's work must truly be our own.
Ogni uomo, dunque, ha la possibilità e il dovere di modellare la società e le istituzioni
secondo il progetto divino, per fare in modo che si affermi la volontà di Dio e che la
Sua legge si affermi nella realtà. Da qui l’obbligo individuale e collettivo di portare a
termine la volontà divina sulla terra.
The whole address can be understood as only the most recent
statement of a theme that lies very deep in the American tradition,
namely the obligation, both collective and individual, to carry out
God’s will on earth. This was the motivating spirit of those who
founded America, and it has been present in every generation since.
[…]
Americans have, from the beginning, been aware of the responsibility
and the significance [their] republican experiment has for the whole