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SE QUESTO E’ UN UOMO
di Primo Levi
Voi che vivete sicuri Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Nelle vostre tiepide case, Come una rana d’inverno.
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici: Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Considerate se questo è un uomo Scolpitele nel vostro cuore
Che lavora nel fango Stando in casa andando per via,
Che non conosce pace Coricandovi alzandovi;
Che lotta per mezzo pane Ripetetele ai vostri figli.
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna, O vi si sfaccia la casa,
Senza capelli e senza nome La malattia vi impedisca,
Senza più forza di ricordare I vostri nati torcano il viso da voi. 3
PRIMO LEVI
Primo Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987) è stato uno scrittore
italiano .
Nel 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Il suo romanzo è Se
questo è un uomo, che racconta le sue esperienze nel lager nazista, è considerato un
classico della letteratura mondiale.
Primo Levi venne trovato morto nell’aprile 1987 alla base della tromba delle scale di
casa sua, dando vita a sospetti di suicidio.
Biografia
Nato il 31 luglio 1919 da Ester Luzzati e Cesare Levi, appartenenti ad una famiglia di
origini ebraiche. Primo Levi vive un’infanzia turbata da alcune incomprensioni con
il padre,dovute ad una notevole differenza di età e ad un differente carattere. Nel
1934 si iscrisse al liceo “Massimo d’Azeglio” di Torino, noto per aver ospitato docenti
illustri e oppositori del fascismo.
Studi universitari e prime esperienze lavorative
Nel 1937 si diploma e si iscrive al corso di laurea in chimica presso l’Università di
Torino. Nel novembre del 1938 entrano in vigore, anche in Italia, le leggi razziali, che
introducono gravi discriminazioni ai danni dei sudditi italiani che il regime fascista
4
considerava “ di razza ebraica”.
Le leggi razziali ostacolano l’accesso allo studio universitario agli ebrei, ma
concedono di terminare gli studi a quelli che lo hanno già intrapreso. Levi è in
regola con gli esami, ma, a causa delle leggi razziali, ha difficoltà a trovare un
relatore per la sua tesi; si laurea comunque nel 1941, a pieni voti con lode, con una
tesi in fisica. Viene assunto in maniera semi illegale in un’impresa che lo incarica di
trovare un metodo economicamente conveniente per estrarre le tracce di nichel
contenute nel materiale di scarto di una cava d’amianto.
Nel 1942 si trasferisce a Milano, avendo trovato un impiego migliore presso una
fabbrica svizzera di medicinali. Qui Levi, assieme ad alcuni amici, viene in contatto
con ambienti antifascisti militanti ed entra nel Partito d’Azione clandestino.
Nel campo di Auschwitz
Nel 1943 si inserisce in un nucleo partigiano operante in Val d’Aosta. Nel dicembre
1943 viene arrestato dalla milizia fascista e poi trasferito nel campo di transito di
Fossoli presso la città di Modena. Il 22 febbraio 1944, Levi ed altri 650 ebrei,
vengono stipati su un treno merci e destinati al campo di concentramento di
Auschwitz in Polonia. Levi qui fu registrato ( con il numero 174 517 ) e subito
condotto al campo di Buna-Monowitz, allora conosciuto come Auschwitz III, dove
rimase fino alla liberazione da parte dell’Armata Rossa. Qui incontra Lorenzo
Perrone, un civile occupato come muratore, che, esponendosi a un grande rischio
personale, gli fa avere regolarmente del cibo. In un secondo viene impiegato alla 5
Buna, una fabbrica per la produzione di gomma sintetica di
proprietà del colosso chimico tedesco. Nel gennaio del 1945,
immediatamente prima della liberazione del campo da parte
dell’armata rossa, si ammala di scarlattina e viene ricoverato
nel “Ka-be” (dal tedesco Krankenbau; in italiano infermeria del
campo) scampando così fortunatamente alla marcia di
evacuazione da Auschwitz. Levi fu uno dei venti sopravvissuti
fra i 650 che erano arrivati con lui al campo. La Tregua,
Il viaggio di ritorno in Italia, narrato nel romanzo sarà
lungo e travagliato. Si protrarrà fino ad ottobre, attraverso
Russia, Ucraina, Romania, Ungheria ed Austria.
Chimico e Scrittore
L’esperienza nel campo di concentramento lo ha profondamente
sconvolto fisicamente e psicologicamente. Giunto a Torino si
riprende fisicamente e riallaccia i contatti con i familiari e gli
amici superstiti dell’olocausto. Non trovando impiego si sposta a
Milano, dove viene assunto da una fabbrica di vernici. Mosso
dalla prorompente necessità di testimoniare l’incubo vissuto nel
Lager, si getta febbrilmente nella scrittura di un romanzo
testimonianza sulla sua esperienza ad Auschwitz, che verrà
Se questo è un uomo.
intitolato In questo periodo conosce e si
innamora di Lucia Morpurgo, che diventerà sua moglie. Nel 1947
6
vendono solo 1500, soprattutto a Torino.
In questo periodo Levi abbandona il mondo della letteratura e si dedica alla professione di
chimico. Trova impiego presso la Siva, una ditta di produzione di vernici di Settimo
Torinese, di cui, in seguito, assumerà la direzione fino al pensionamento.
Nel 1956, ripropone Se questo è un uomo ad Einaudi che decide di pubblicarlo. Questa
nuova edizione incontra un successo immediato.
Nel 1959 collabora alle traduzioni in inglese e tedesco.
Nel giugno 1971è tra i firmatari dell’appello pubblicato su "L'espresso" che denunciavano
il commissario Calabresi come «un torturatore», «responsabile della morte di Pinelli».
Incoraggiato dal successo internazionale, nel 1962 quattordici anni dopo la stesura di Se
questo è un uomo, incomincia a lavorare a un nuovo romanzo sull'odissea durante il ritorno
da Auschwitz. Questo romanzo viene intitolato La Tregua e vince la prima edizione del
Premio Campiello del 1963.
Nel 1975 decide di andare in pensione e di dedicarsi a tempo pieno alla sua attività di
scrittore.
Nel 1982 torna al tema della Seconda Guerra Mondiale raccontando in Se non ora, quando?
le avventure picaresche di un gruppo di partigiani ebrei di origini polacche e russe, che
tendono imboscate ai tedeschi sul fronte orientale e giungeranno ad attraversare i territori
del Reich sconfitto, sino a Milano, da dove alcuni prenderanno la via della Palestina per
partecipare alla costruzione dello stato di Israele. 7
Nel saggio I sommersi e i salvati (1986) torna per l'ultima volta sul tema dell‘Olocausto.
Levi cerca di analizzare con distacco la sua esperienza, chiedendosi perché le persone si
siano comportate in quel modo ad Auschwitz, e perché alcuni sono sopravvissuti e altri
no.
L'11 aprile del 1987 Primo Levi muore cadendo dalla tromba delle scale della sua casa
di Torino, dando adito al sospetto che si trattasse di un suicidio. Questa ipotesi è
avvalorata dalla difficile situazione personale di Levi che si era fatto carico della madre
e della suocera malate. Il pensiero ed il ricordo del lager avrebbero, inoltre, continuato
a tormentare Levi anche decenni dopo la liberazione, sicché egli sarebbe in un qualche
modo una vittima ritardata della detenzione ad Auschwitz. Il suicidio di Levi rimane
comunque un'ipotesi contestata da molti, poiché lo scrittore non aveva dimostrato in
alcun modo l'intenzione di uccidersi e anzi aveva dei piani in corso per l'immediato
futuro.
Lo stile letterario
Lo stile letterario di Primo Levi, come emerge dalle sue maggiori opere, è uno stile di
stampo realista-descrittivo. Questo stile ben si adatta al vasto pubblico a cui Levi
intende rivolgersi, in special modo se si tratta di una tematica di estrema importanza
come quella della prigionia del Lager. 8
OLOCAUSTO
greco
Il termine olocausto (dal holos "completo" e kaustos "rogo") è stato introdotto alla
fine del XX secolo per riferirsi al genocidio compiuto dalla Germania nazista di tutte quelle
persone ed etnie ritenute "indesiderabili", in particolare gli Ebrei, dei quali si stima ne
siano stati sterminati sei milioni. Solo in tempi recenti il termine olocausto è stato attribuito
a massacri o catastrofi su larga scala. A causa del significato teologico che la parola porta,
molti, ebrei e no, trovano inappropriato l'uso di tale termine : viene infatti considerato
offensivo pensare che l'uccisione di milioni di ebrei sia stata una "offerta a Dio"; inoltre il
popolo ebraico non è stato "tutto bruciato", perché un suo resto è sopravvissuto al
genocidio. האושה
E’ stato così introdotto il termine Shoah (in lingua ebraica ), che significa
"distruzione", "desolazione" o "calamità", nel senso di una sciagura improvvisa,
inaspettata, è un'altra parola utilizzata per riferirsi all'Olocausto. Questo termine viene
usato da molti ebrei e da un numero crescente di non ebrei a causa del disagio legato al
significato letterale della parola olocausto.
Il termine olocausto viene principalmente utilizzato per indicare lo sterminio sistematico di
milioni di ebrei che vivevano in Europa prima della seconda guerra mondiale. Il numero
delle vittime è confermato dalla vasta documentazione lasciata dai nazisti stessi (scritta e
fotografica) e dalle testimonianze dirette (di vittime, carnefici e spettatori) e dalle
registrazioni statistiche delle varie nazioni occupate. 9
OLOCAUSTO
greco
Il termine olocausto (dal holos "completo" e kaustos "rogo") è stato introdotto alla
fine del XX secolo per riferirsi al genocidio compiuto dalla Germania nazista di tutte quelle
persone ed etnie ritenute "indesiderabili", in particolare gli Ebrei, dei quali si stima ne
siano stati sterminati sei milioni. Solo in tempi recenti il termine olocausto è stato attribuito
a massacri o catastrofi su larga scala. A causa del significato teologico che la parola porta,
molti, ebrei e no, trovano inappropriato l'uso di tale termine : viene infatti considerato
offensivo pensare che l'uccisione di milioni di ebrei sia stata una "offerta a Dio"; inoltre il
popolo ebraico non è stato "tutto bruciato", perché un suo resto è sopravvissuto al
genocidio. האושה
E’ stato così introdotto il termine Shoah (in lingua ebraica ), che significa
"distruzione", "desolazione" o "calamità", nel senso di una sciagura improvvisa,
inaspettata, è un'altra parola utilizzata per riferirsi all'Olocausto. Questo termine viene
usato da molti ebrei e da un numero crescente di non ebrei a causa del disagio legato al
significato letterale della parola olocausto.
Il termine olocausto viene principalmente utilizzato per indicare lo sterminio sistematico di
milioni di ebrei che vivevano in Europa prima della seconda guerra mondiale. Il numero
delle vittime è confermato dalla vasta documentazione lasciata dai nazisti stessi (scritta e
fotografica) e dalle testimonianze dirette (di vittime, carnefici e spettatori) e dalle
registrazioni statistiche delle varie nazioni occupate. 10
In alcuni ambienti il termine olocausto viene usato per descrivere il genocidio sistematico di
altri gruppi che vennero colpiti nelle stesse circostanze dai Nazisti, compresi i gruppi etnici
Rom e Sinti(i cosiddetti zingari), comunisti, omosessuali, malati di mente, Pentecostali
(classificati come malati di mente), Testimoni di Geova, Sovietici, Polacchi ed altre
popolazioni slave (detti nel complesso Untermenschen). Aggiungendo anche questi gruppi il
totale di vittime del Nazismo è stimabile tra i dieci e i quattordici milioni di civili, e fino a
quattro milioni di prigionieri di guerra.
Descrizione
Le eliminazioni di massa venivano condotte in modo sistematico: venivano fatte liste
dettagliate di vittime presenti, future e potenziali, così come sono state trovate le meticolose
registrazioni delle esecuzioni. Oltre a ciò, uno sforzo considerevole fu speso durante il corso
dell'olocausto per trovare metodi sempre più efficienti per uccidere persone in massa, ad
esempio passando dall'avvelenamento con monossido di carbonio dei campi di sterminio
dell'Operazione Reinhard di Belzec, Sobibor e Treblinka, all'uso dello Zyklon-B di
Majdaneke Auschwitz; camere a gas che utilizzavano monossido di carbonio per gli omicidi
di massa venivano usati nel campo di sterminio di Chelmno.
Campi di concentramento e di sterminio
I campi di concentramento per gli "indesiderabili" erano disseminati in tutta l'Europa, con