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La Bellezza
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La Bellezza
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La Trattatistica Estetica nella
Letteratura Greca
L’Antica Grecia è stata la culla delle attività culturale e del gusto estetico come noi moderni lo
concepiamo, acquistano una loro definizione. L’ideale di Bellezza classico è stato sempre ripreso di
secolo in secolo fino a ispirare, durante il XVIII e XIX secolo, una corrente artistica chiamata
Neoclassicismo, che riprende appunto questi canoni ormai perduti. Ma la Grecia non è solo maestra
d’Estetica nella scultura, ma anche nella letteratura.
Il Trattato del Sublime
Il più geniale dei libri di critica letteraria dell’antichità è un
trattato dal titolo “Il Sublime” ( , di paternità
Περὶ Ὑψους)
ignota. La sua forma epistolare allontana questo scritto dal
carattere manualistico e pedantesco tipico della tradizione
retorica e lo rende fruibile a un più vasto pubblico grazie
alla sua forma letteraria.
Il Sublime ha i toni di una discussione di attualità, di un
confronto tra letterati e probabilmente è databile intorno
alla metà del secolo I d.C. poichè, come il Dialogus de
oratoribus di Tacito risalente ai primi decenni del secolo I
d.C., tratta un tema molto “alla moda” a Roma, ovvero la
corruzione dell’eloquenza.
Sebbene Il Sublime è stato sempre considerato un trattato d’ESTETICA esso tratta solo un aspetto
di essa, ovvero ciò che si definisce il Grandioso, ciò che si manifesta nei momenti di maggiore
tensione espressiva, quando le parole dell’autore toccano la psiche del fruitore dell’opera, fanno
vibrare le corde della sua anima fino a provocare l’emozione che mette in contatto artista e uomo.
Dunque Il Sublime non misura solo la dimensione dell’artista, ma anche quella del destinatario:
infatti solo quando l’anima dell’artista e quella del fruitore fino al totale annullarsi della personalità
si giunge a capire la sublimità. Dunque il primo passo del sublime è il riconoscimento dell’anima
che si cela dietro un’opera d’arte e ciò ci fa giungere alla conclusione che tutti gli uomini sono
consapevoli dell’esistenza del sublime e, anzi, tendono naturalmente ad esso.
Le sensazioni caratteristiche del Grandioso sono un totale estraniamento della dimensione fisica e
reale, il totale immergersi nell’arte fino all’abbattimento di barriere logico-razionali,
l’immedesimazione dell’uomo nel processo artistico, una profonda commozione accompagnata da
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sensazioni estreme. Ciò non significa obbligatoriamente che la sensazione debba essere positiva: il
sublime non si può riconoscere nel bello o nello straordinariamente bello, non è l’accentuazione di
una virtù; il sublime va cercato in ciò che provoca stupore ed emozioni violente, può essere
sbigottimento, sorpresa o anche paura.
Parlando per esempi, sebbene Elena di Troia sia la più bella tra le donne all’interno dell’Iliade ha un
ruolo di minimo spessore psicologico e non è mai sublime; al contrario la Medea di Euripide è un
personaggio incisivo e protagonista di una tragedia, dove la sua forza drammatica, la sua psicologia
complessa e la sua espressività sono talmente accentuate da creare nello spettatore una sensazione
negativa che si trasforma anche in orrore quando arriva ad uccidere i suoi propri figli pur di ottenere
la sua vendetta. Anche la Medea di Apollonio Rodio, dalla psicologia complessa, arriva ad assumere
un ruolo fondamentale nelle Argonautiche facendo scendere in secondo piano il reale protagonista,
Giasone.
Contrariamente a come possa sembrare, per l’autore il Sublime non è evasione dell’uomo della
realtà per abbandonarsi nel suo solitario vagheggiamento; a pensiero dell’autore qualsiasi forma
d’arte (letteratura, musica, scultura…) può modellare un’anima e una grande anima può riversarsi
interamente in un’opera d’arte. Dunque questo trattato finisce con l’essere non solo indagine
letteraria ma anche discussione etica, plasmando un’idea che non si fermerà alla letteratura ma
entrerà a far parte dell’intero campo dell’estetica. La Bellezza
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Bisogna fare della propria vita come si fa
un’opera d’arte. Bisogna che la vita d’un
uomo d’intelletto sia opera di lui. La
superiorità vera è tutta qui.
Gabriele D’Annunzio
L’Estetismo Italiano
Gabriele D’Annunzio
Gabriele D’Annunzio (1863 – 1938) è stato uno scrittore, militare e
politico italiano.
Importante nell’ambito della letteratura italiana è stata la sua
appartenenza al Decadentismo, maggiore esponente assieme al
Pascoli sebbene nella poetica siano assai differenti.
Influenzato dal decadentismo europeo gli aspetti più caratteristici
del Decadentismo dannunziano sono l’estetismo artistico (poesia e
arte sono creazioni di BELLEZZA in assoluta libertà), l’estetismo
pratico (anche la vita reale deve essere realizzata in libertà), la
narcisistica analisi delle sensazioni, il gusto della parola e il panismo
(l’abbandonarsi agli istinti per immedesimarsi con le forze della
natura)
L’arte è, appunto, concepita dal D’Annunzio come BELLEZZA, che per lui è al di sopra di tutto, un
valore assoluto ma, sebbene critichi moltissimo l’atteggiamento di autori precedenti che hanno
“venduto” la propria arte facendola gestire come un prodotto qualsiasi, anche lui sfrutta a suo favore
i complessi meccanismi del mercato librario e delle mode, propagandando se stesso e costruendo il
proprio successo tra la massa, col paradosso che proprio lui costruisce attorno a se la figura
dell’artista solitario e superiore che disprezza proprio quella massa con fare aristocratico.
Seguendo il suo ideale estetico, D’Annunzio scrive il romanzo “Il Piacere” che fa parte del Ciclo
della Rosa.
Il romanzo, ambientato nella Roma dell’800, ha come protagonista Andrea Sperelli, un giovane
aristocratico amante della bellezza e dell’arte. Il giovane ha avuto un’intensa storia d’amore con
Elena Muti, bruscamente interrotta dalla donna. Deluso dalla donna che ama, si rifugia in diverse
avventure amorose finché incontra Maria Bandinelli Ferres, dai modi gentili che colpiscono il
giovane Andrea. L’amore verrà corrisposto ma mai consumato. Maria parte per un viaggio e Andrea
ritorna alla sua vita fatta di amori avventurosi finché rincontra Elena ma non riuscirà a riallacciare
con lei il rapporto di un tempo. Tornata dal viaggio, Maria cede alla corte di Andrea ma, durante
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un’incontro amoroso, Andrea la chiamerà con il nome di Elena e lei fuggirà via. Andrea nelle ultime
pagine del romanzo si ritrova solo e pieno di debiti a vagare per la dimora dei Ferres ormai svuotata
da ogni bene.
Il romanzo dannunziano vuole rappresentare le abitudini e le usanze della società romana dell’800,
sviluppando il tema della dissoluzione dei valori della società devastata dall’edonismo. Ben presto
però D'Annunzio si rende conto che l'esteta non ha la forza di opporsi realmente alla borghesia in
ascesa, che a fine secolo si avvia sulla strada dell'industrialismo e dell’intima debolezza di questa
figura e della costruzione ideologica che essa presuppone,. Egli avverte tutta la fragilità dell'esteta
in un mondo lacerato da forze e da conflitti così brutali: il suo isolamento sdegnoso, che non è di
certo un privilegio, non può che diventare sterilità ed impotenza, il culto della bellezza si trasforma
in menzogna. La costruzione dell'estetismo entra allora in crisi. Il piacere, in cui confluisce
l’esperienza mondana e letteraria vissuta sino a quel momento, ne è la testimonianza più esplicita.
Al centro del romanzi c’è la figura di un esteta, Andrea Sperelli, il quale non è che un "doppio" di
D'Annunzio stesso, in cui l'autore obbiettiva la sua crisi e la sua insoddisfazione.
Nei confronti di questa suo "doppio letterario” D'Annunzio ostenta un atteggiamento quasi critico,
facendo pronunciare dal narratore duri giudizi nei suoi confronti, In realtà il romanzo è percorso da
una sottile ambiguità, poiché Andrea non cessa di esercitare un sottile fascino sullo scrittore, con il
suo gusto raffinato, con la sua mutevolezza amorale, con l'artificio continuo mediante cui costruisce
la sua vita. Quindi, pur segnando un punto di crisi e di consapevolezza, nel suo impianto narrativo il
romanzo risente ancora della lezione del realismo ottocentesco e del verismo, che conservava in
quegli anni grande vitalità. Sono evidenti le ambizioni a costruire un quadro sociale, di costume,
popolato di figure tipiche di aristocratici oziosi e corrotti. La Bellezza
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“ An Artist should only create beautiful things”
O. Wilde
The Aestetism
Oscar Wilde and The Picture of Dorian Gray
Oscar Wilde was born in Dublin in 1854.He was an Irish
playwrighter, poet and author of numerous short stories
and also a novel. He was one of the most provocative,
entertaining and notorious exponent of the literary
movement known as aestheticism.
Wilde’s life was characterized by excesses of all type that
for him are forms of art, especially his numerous
relationships whit other man (in some way also young
man) ,got him a lot of problems, like the hard labor to
which he was condamned after a denounce by the father of
Wilde’s lover, Alfred Douglas: he conceived his life as a
work of art. He was a dandy who wore elegant clothes and
behaved unnaturally with studied gestures,and in the
costant research of paradoxes. He was a rebel, and
demanded absolute freedom.
With his studies he obtained medals, honour courses and a
scholarship especially for his extraordinary Greek studies.
In fact the culture of ancient Greece, and especially the Hellenic expression(meglio love o qualcosa
del genere) for the BEAUTY, brought Wilde to follow his vocation for the AESTHETISM . Wilde
said that the AESTHETISM is a science that studies the BEAUTY and that it is possible to find it in
all thinks: in fact the research of BEAUTY is the AESTHETE’s fundamental purpose.
The AESTHETISM is associated with the idea of “Art for art’s sake” that, for Wilde is a moral
imperative, not only an aesthetical one; only art as the cult of beauty could prevent the murder of
the soul. He thought the artist was an alien in a materialistic world,so he wrote only for himself and
was not concerned in communicating his theories to others.
The idea of AESTHETISM is expressed especially in “The Picture of Dorian Gray”, the only novel
of Wilde.
The protagonist of this novel is Dorian Gray, an handsome young man that meet Lord Henry
Wotton at the boutique of Basil, a painter that love Dorian and paint a beautiful picture of this boy.
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Dorian, enchanted of the picture, starts to have the obsession of the beauty and gives(deliveres) his
soul to the Devil in order to remain always handsome like his image on the painting, while the
picture gets old and ugly. Dorian lives in vice and excess and the picture start to become ugly and
horrible, disfigured by the excesses of the boy. But in the end(finally o by the end of the
novel),when Dorian looks at the picture,he is filled with disgust he destroys it and die.
The moral is that every excess must be punished and reality cannot be escaped. When Dorian
destroyed the picture, he couldn't avoid the punishment for all his sins ,that is death.
The horrible picture could be seen as a symbol of the immorality of the Victorian middle class
hypocrisy. Finally the picture restored to its artificial beauty illustrates Wilde’s theory of Art : art
survives people, art is eternal. La Bellezza
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The Preface of “The Picture of Dorian Gray”
La Prefazione de “Il Ritratto di Dorian Gray”
L’artista è creatore di cose belle.
The artist is the creator of
beautiful things. To reveal art Rivelare l’arte e nascondere
and conceal the artist is art's l’artista è il fine dell’arte. Il
aim. The critic is he who can critico è colui che sa tradurre in
translate into another manner or forma diversa o in nuova materia
a new material his impression of la sua sensazione del bello. La
beautiful things. più alta come la più meschina
The highest as the lowest form
of criticism is a mode of forma di critica sono una sorta di