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L'estetismo considera la vita stessa come ricerca e culto del bello, come
creazione artistica dell'individuo; è un rifiuto sdegnoso della realtà, della
società borghese, per rifugiarsi in uno sprezzante isolamento, in una solitudine
che ha come conseguenza la sconfitta dei suoi eroi freddi e intellettualizzati.
L’arte decadente ha un carattere estremamente aristocratico, che rifiuta di
rivolgersi al pubblico borghese, ritenuto mediocre e volgare. La scelta è inoltre
motivata dall’imporsi della cultura di massa, che offre al grande pubblico
prodotti fatti in serie, meccanicamente ripetitivi.
Anche nelle arti figurative l’avvento della fotografia consente l’indefinita
riproducibilità tecnica delle immagini, distruggendo l’unicità dell’opera d’arte.
Per questo l’artista sente il bisogno di differenziarsi. Si delinea quindi in questo
periodo una frattura radicale tra artista e pubblico. L’esteta rifiuta di farsi
portavoce di ideali morali e civili: l’arte fugge dalla rappresentazione della
realtà storica e sociale e si chiude nella sola celebrazione di se stessa, senza
avere alcun intento pratico e utilitaristico. Diviene cioè arte pura.
GABRIELE D’ANNUNZIO
(1963 - 1938)
“Sei un artista? E allora soffri”.
L’estetismo decadente è teorizzato in alcuni personaggi simbolo che forniscono
una vera e propria tipologia dell’eroe decadente. La “Bibbia” del nuovo
decadentismo sarà “A ritroso” di Huysmans (1884); dell’autore francese vi è
un sintomatico ed intellettualistico disprezzo per le regole borghesi, e viene
fatta dell’arte e della bellezza (ma di un’arte e una bellezza innaturali ed
artificiali) la meta da raggiungere in opposizione alla mediocrità borghese. E’
significativo che il romanzo si chiuda con una sconfitta.
Nel 1884 D’Annunzio legge l’opera simbolo dell’estetismo: “A ritroso” di
Huysmans e, ispiratosi ai temi dell’autore francese, porterà le tematiche
estetiche in Italia nel 1889 con “Il piacere”. D’Annunzio fa propria la stretta
vivere inimitabile
corrispondenza fra arte e vita, il dell’esteta, rifugiandosi nel
mito della Bellezza e circondandosi d’oggetti di lusso nel disprezzo per la
volgarità della borghesia democratica. Visse così come una persona
eccezionale, al di sopra della massa, incarnando nella sua vita il modello
letterario dell’esteta..
L’estetismo dannunziano si esprime nella formula “il verso è tutto”. L’arte è
il valore supremo, e ad essa devono essere subordinati tutti gli altri valori. Sul
piano letterario, questo si traduce in un vero e proprio culto religioso dell’arte e
della bellezza, in una ricerca di eleganze e dì squisiti artifici formali. La poesia
non nasce inoltre dall’esperienza vissuta, bensì da altra letteratura, da cui
l’artista trae ispirazione. Questo per D’Annunzio non significava copiare i versi,
piuttosto rifarli in maniera migliore.
Testo rappresentativo dell’estetismo nell’opera dannunziana è “Il piacere”. Il
alter ego
protagonista del romanzo è uno dei tanti del romanziere pescarese e
vive in una Roma di fine Ottocento, di cui vengono prediletti gli sfondi barocchi.
Al centro del romanzo è la società aristocratica vista attraverso gli occhi e le
vicende d'Andrea Sperelli, ricco, nobile, mondano, ma soprattutto un
intellettuale di genio, e prezioso poeta.
D’Annunzio rappresenta dall’interno un mondo prezioso e ozioso, capace dei
più raffinati godimenti sia dello spirito, sia dei sensi. Andrea Sperelli di questo
mondo è testimone e ne avverte anche l’intrinseca fragilità e le manifestazioni
segrete della rovina che incombe. E’ consapevole che la bellezza e la grazia
dell’arte e della vita corrono un pericolo mortale, quello della fine imminente
dello stesso mondo aristocratico che ne è stato appassionato. Nelle ultime
pagine del romanzo è, infatti, simbolica l’asta in cui mercanti e usurai
(rappresentati dal mondo borghese) si precipitano sugli squisiti resti della
morta aristocrazia. Andrea è diviso tra due amori: quello per la pura Maria e
quello per la sensuale Elena. Le due donne rappresentano le due diverse
tensioni nell’animo di D’Annunzio: quella verso il peccato (Elena) e quella verso
l’innocenza (Maria).
Alla fine trionferanno il senso dell’insoddisfazione e il fallimento. Anche in
questo romanzo, come “A ritroso” di Huysmans, il protagonista fallisce. La
violazione delle regole morali, naturali e sociali provoca un’arte della
depravazione che invece di arricchire i personaggi li spoglia delle loro pulsioni
vitali, finché l’inganno viene messo a nudo. Ne “il piacere” di D’Annunzio
spesso la narrazione è un monologo del protagonista (focalizzazione interna sul
protagonista), ma riportato con la tenacia del discorso indiretto libero. Altrove
invece riappare il narratore onnisciente (focalizzazione esterna) che ci descrive
dall’esterno il suo personaggio (in genere nelle pagine maggiormente critiche e
di riflessione). Il linguaggio è ricco e prezioso in sintonia con la ricerca
estetizzante di Andrea Sperelli.
FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE
(1844 - 1900)
"Solo come fenomeno estetico l'esistenza e il mondo sono eternamente
giustificati."
Il superuomo ( od oltreuomo ) è l'uomo totalmente indipendente dai valori
al di là del bene e del male:
tradizionali, l'uomo che si pone l'uomo superiore
accetta con gioia la vita com' è, e segue volontariamente la via che gli uomini
del gregge hanno seguito ciecamente. In un mondo dominato dal caso e
dall'irrazionalità, la sola necessità è quella della volontà che vuole riaffermare
se stessa; il superuomo ha saputo identificare la propria volontà con quella del
volontà di potenza
mondo, accettare la nonna terrestre che lo regge: egli è
incarnata.
Le dottrine del superuomo e della volontà di potenza trovano il loro senso più
dell'eterno ritorno.
compiuto in relazione al tema Contro la tradizione giudaico-
cristiana che attribuisce al tempo una direzione lineare e una struttura
articolata in passato, presente e futuro, Nietzsche nega l'esistenza di un fine
del corso storico che trascenda i singoli momenti. Significati e direzioni sono
solo prospettive interne al gioco di forze della volontà di potenza: ogni
momento, e ciascuna esistenza in ogni attimo, ha tutto il suo senso in sé. Il
all'amor fati,
superuomo, grazie all'accettazione gioiosa della vita così com' è
nel passato, nel presente e nell'eternità deve costruire un'esistenza in cui ogni
momento ha tutto intero il suo senso: l'eterno presente della vita.
D’ANNUNZIO – NIETZSCHE
Nietzsche è forse il miglior interprete della fine di un mondo e del bisogno di
rinnovamento di tutta un'epoca: profeta insieme della decadenza e della
rinascita, dà origine alle interpretazioni più discordi, che si tradurranno nelle
influenze più diverse. Volta a volta materialista o antipositivista, esistenzialista
o profeta del nazismo, il filosofo condivide tutte le ambiguità delle avanguardie
intellettuali e artistiche borghesi del primo novecento e non a caso diverrà
oggetto, in Italia, dell'interpretazione estetizzante di Gabriele D'Annunzio.
Quest’ ultimo coglie alcuni aspetti del pensiero di Nietzsche banalizzandoli
molto spesso entro un proprio sistema di concezioni: il rifiuto del conformismo
borghese e dei principi egualitari che schiacciano la personalità, l’esaltazione di
uno spirito dionisiaco, vale a dire di un vitalismo gioioso, all’esaltazione di uno
spirito della lotta, dell’affermazione di sé, libero dai limiti imposti dalla morale
tradizionale, il rifiuto dell’etica della pietà, dell’altruismo, il mito del
superuomo, assumono una coloritura antiborghese, aristocratica, reazionaria e
antidemocratica.
Vagheggia l’affermazione di una nuova aristocrazia che sappia elevarsi a
superiori forma di vita attraverso il culto del bello e l’esercizio della vita eroica.
Per D’Annunzio devono esister alcune elite che hanno il diritto di affermare se
stesse, in sprezzo delle comuni leggi del bene e del male. Queste élite al di
sopra della massa devono spingere per una nuova politica dello Stato italiano,
una politica di dominio sul mondo, verso nuovi destini imperiali, come quelli
dell’antica Roma.
Questo nuovo personaggio ingloba in sé l’esteta; l’artista-superuomo ha
funzione di vate, ha una missione politica di guida, diversa da quella del
vecchio esteta. Il culto della bellezza è essenziale per l’elevazione della stirpe,
ma l’estetismo non è più solo rifiuto sdegnoso della società, si trasforma nello
strumento di una volontà di dominio sulla realtà. D’Annunzio non si limita più a
vagheggiare la bellezza in una dimensione ideale, ma s' impegna per imporre,
attraverso il culto della bellezza, il dominio di un’elite violenta e raffinata sulla
realtà borghese meschina e vile.
D’Annunzio non accetta il declassamento dell’intellettuale e si attribuisce un
ruolo di profeta di un ordine nuovo. una vita inimitabile,
Egli, infatti, come detto poc’anzi intese a costruirsi sempre
sopra le righe, mai banale, proponendo così un nuovo superomismo, una sorta
di suggestione letteraria che si fonda sul sensualismo e sulla fede nel culto
della bellezza.
Il superuomo di Nietzsche venne quindi mal interpretato e nel D’Annunzio si
limitò a nuove avventure erotiche e all’esaltazione della propria personalità
eccezionale, proponendo così un dannunzianesimo basato sul costume e sulla
moda esaltato da una borghesia ambiziosa e megalomane.
Questa letteratura di crisi, impregnata d'estetismo, giunge a sconvolgere anche
la tranquilla Inghilterra vittoriana con Wilde e il suo “Il ritratto di Dorian Gray”.
OSCAR WILDE AND THE AESTHETIC MOVEMENT
(1854 - 1900)
The term “aestheticism” derives from Greek and means: “Perceiving trough
senses”. The Aesthetic Movement developed in the last decades of the
nineteenth century. It reflected the sense of frustration and uncertainty of the
artist, his reaction against the materialism and the restrictive moral code of the
aristocracy.
The message of the aestheticism is: “Living the beauty!”.
Walter Pater is considered the theorist of the Aesthetic Movement in
England. He claimed that life should be lived as a work of art, filling each
moment with intense experience, feeling all kinds of sensations. He developed
the theory of “Art for Art’s Sake”, which proposes that beauty has no utilitarian
value and is independent of morality.
The figure of this period is the aesthete or dandy. The dandy is an intellectual,
characterised by a great elegance in clothes and by wit, he wants complete
freedom in order to feel as many feelings as possible. He refuses all the values
and the conventions of the society, leads an unconventional existence and
experiences every sensation and excess, cultivating art and beauty. He is a
member of the aristocracy but, despite his uneasiness, remains a member of
his class and at the same time he criticises it. The fundamental principles of
the aestheticism:
the cult of beauty
- the reversal of the principle of art imitating life into that life imitating art.
- the choice of a life beyond common morality
-
The most important writer of the Aesthetic movement in the late 19th century
is Oscar Wilde.
He affirmed that his life is like a " work of art ". He embodied the figure of the
dandy: an aristocrat whose elegance is a symbol of the superiority of his
spirit. He believed that only art could prevent the dead of the soul. The novel
that most reflect the personality of Wilde is "the picture of Dorian Gray". Dorian
is a young boy that is painted by an artist. He wanted to be beautiful and
young for ever like his portrait on the picture. But while all his dreams are
satisfied all the sins and the bad things of his life appear on the picture.
Actually Dorian lived only for pleasure making use of everyone and letting
people die for his insensitivity. When Dorian saw that the portrait bas changed
his appearances he decided to stab the picture but he mysteriously kills himself