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Scienze ed ed. alla tecnica: la macchina a vapore
Inglese: la rivolta delle operaie americane
Italiano: il romanticismo (Alessandro Manzoni)
Ed. artistica: Impressionismo (Edouard Manet e Claude Monet)
Francese: la Torre Eiffel
Geografia: gli Stati Uniti d'America
Educazione musicale: la nascita del jazz
Ed. fisica: le olimpiadi
Queste innovazioni tecnologiche furono subito applicate nel nuovo sistema industriale che prevedeva l’utilizzo di operai
nelle fabbriche e la sostituzione delle fonti di energia tradizionale (animali, vento e acqua) con fonti combustibili
(carbone); queste permisero l'introduzione della macchina a vapore, l'invenzione più importante, quella che rivoluzionò
a fondo la vita economica e sociale dell'Inghilterra prima, dell'Europa e del resto del mondo poi, in quanto produceva
energia costante in ogni luogo, indipendentemente dalla presenza di forze naturali.
Numerosi scienziati avevano già cercato di sfruttare l'energia derivata dall'ebollizione dell'acqua. Alla fine del 1600 il
lavoro nelle miniere inglesi stava diventando impossibile a causa dell'acqua che invadeva le gallerie, sempre più
profonde. Thomas Savery fu il primo a tentare di risolvere questo problema usando il vapore: nel 1698 a Savery venne
concesso il brevetto per la sua macchina chiamata "L'Amico del minatore" capace di "tirare su l'acqua col fuoco".
"L'amico del minatore” di Savery” (1699)
Con vapore a bassa pressione la macchina di Savery non era efficiente e questo fu il suo limite.
Le caldaie, i tubi e i cilindri dell'epoca, essendo saldati a stagno, non erano quindi in grado di resistere alle forti
pressioni richieste per spingere l'acqua alle altezze utili per le miniere. Nonostante molti sforzi per migliorarla, la
macchina di Savery fu poco impiegata e ben presto abbandonata.
Nel 1681 il francese Denis Papin aveva inventato la pentola a pressione, che sfruttava la forza generata dal vapore per
ottenere un movimento. Trent'anni dopo un fabbro inglese, Thomas Newcomen, sviluppò l'idea di Papin per costruire
una pompa idraulica in grado di eliminare l'acqua dalle miniere. Newcomen aveva concepito l'idea di far muovere un
pistone in un cilindro per mezzo della pressione atmosferica, grazie al vuoto creato sotto di esso dalla condensazione del
vapore. La macchina di Newcomen fu la prima ad avere successo e trovò largo impiego anche fuori dell'Inghilterra.
(modellino della macchina di Newcomen)
Fu però l'ingegnere scozzese James Watt, nel tentativo di perfezionare la macchina di Newcomen, a costruire la prima
vera macchina a vapore. Nel 1763 infatti era stato incaricato di riparare un modellino della macchina a vapore di
Newcomen che non voleva funzionare. Dopo un attento studio Watt capì che il modellino consumava più vapore di
quello che la caldaia produceva. Watt si rese anche conto che l'enorme consumo era dovuto al continuo raffreddamento
del cilindro. A Watt venne in mente che, se si apriva una comunicazione tra il cilindro contenente vapore e un recipiente
vuoto, essendo il vapore un fluido elastico, sarebbe penetrato immediatamente nel recipiente vuoto fino a quando non si
fosse raggiunto l'equilibrio. Se il recipiente fosse stato tenuto molto freddo il vapore si sarebbe condensato.
Nel 1769 Watt chiese e ottenne il brevetto per "un nuovo metodo per diminuire il consumo di vapore e combustibile
nelle macchine a vapore" e negli anni seguenti perfezionò di più il suo lavoro fino a quando realizzò una macchina a
vapore interamente in ferro che utilizzava come combustibile il carbone, perciò rese possibile la sostituzione dei
materiali di base che da sempre venivano usati (il legno e l'acqua).
LA MACCHINA A VAPORE DI J. WATT
La macchina a vapore di Watt divenne veramente "rivoluzionaria" nel 1781 quando poté essere impiegata per azionare
macchine operatrici dato che Watt introdusse il sistema biella-manovella, che trasformava il moto rettilineo alternato
del pistone in moto rotatorio.
La macchina a vapore venne applicata agli impianti per il pompaggio dell'acqua e per il sollevamento dei minerali, rese
più economica l'estrazione del carbone da giacimenti sempre più profondi e venne poi utilizzata per l'attivazione degli
altiforni. La seconda applicazione del motore a vapore fu per muovere il mantice nelle fonderie nel 1776, mentre dal
1787 fu usato anche nelle cotonerie per filare. L' incidenza del motore a vapore è evidente: la produzione mondiale di
carbone passa da 6.000.000 T del 1769 alle 65.000.000 T del 1819; il ferro dalle 40.000 T del 1780 alle 700.000 T del
1830. La macchina di Watt riduceva costi, dimensioni e consumi e aumentava la potenza disponibile.
L’aumento del lavoro, della ricchezza e di maggiori risorse alimentari portò ad un imponente aumento demografico ed
al cambiamento della società, nacquero infatti nuove classi sociali: il proletariato, cioè il lavoratore stipendiato che si
contrappose al borghese proprietario dei mezzi di produzione.
In Inghilterra dopo il 1800 i lavoratori impiegati nelle manifatture e nelle fabbriche erano circa 3.000.000 tra i quali
molte donne e bambini, spesso costretti a turni di lavoro massacranti nonostante ricevessero paghe di molto inferiori a
quelle degli uomini. In questo periodo storico nella liberale Gran Bretagna e successivamente in altri stati, si
costituirono organizzazioni operaie (i futuri sindacati) per migliorare le condizioni sociali della loro categoria: in
particolare ricordiamo le lotte condotte anche molti anni dopo in America:
th
*** On 8 March 1857 women protested in New York city because they were paid a fraction of the pay of men and
th
they worked in deplorable conditions. On 8 March 1908 one hundred and twenty-nine American women died
in their factory during a fire outbreak: they had protested against low wages and abuse. Their employer shut
them up in the factory and they all died. Their graves were covered with little bunches of mimosas and later the
th
8 March was declared a date to commemorate the struggle of women to obtain their rights and nowadays in
the Women’s Day mimosas are usually distributed to women as a present.
To fight against injustices in society women created a movement also for the right to vote, to work and to be
th
appreciated for all the things they do at home. Women hope to be considered not only the 8 of March but
every day for what they are and what they do.
Mentre in Inghilterra si sviluppa la rivoluzione industriale, in Italia si lotta per l’unificazione e per la liberazione dallo
straniero ed anche la letteratura deve contribuire alla realizzazione di questi ideali: ecco dunque che ci si avvicina al
Romanticismo con il dibattito suscitato da un articolo del 1816 di M.me de Stael nel quale invita gli italiani a tradurre
Shakespeare e la nuova poesia anglosassone con lo scopo di superare il classicismo e il riferimento alla mitologia.
Un gruppo di letterati milanesi, tra cui Giovanni Berchet pubblica un manifesto: “Lettera semiseria di
Grisostomo”(1816), dove vengono rifiutati, per la prima volta, i temi classici e anche le regole di poetica: le unità
aristoteliche di tempo-luogo-azione. Si rifiutano queste regole perché il romanticismo rifiuta la visione statica della
vita come un “qualcosa di immutabile”, anzi considera la vita come un “continuo divenire”, quindi anche la poesia deve
cambiare così come cambia la vita. Di conseguenza il poeta deve avere assoluta libertà di ispirazione e di espressione,
non deve basarsi su alcuna regola del passato compreso il principio classico del “bello ideale”: per i romantici l’arte
deve rappresentare la vita, quindi anche ciò che è brutto e deforme può essere rappresentato.
Il Romanticismo si presenta dunque come una reazione all’Illuminismo, infatti mentre quest’ultimo esaltava la ragione
che è comune a tutti gli uomini, il Romanticismo al contrario esaltava il sentimento dell’uomo che è differente in ogni
individuo e ne determina la personalità per cui è unico ed irripetibile. Quindi sono i sentimenti e le passioni a spingere
l’uomo all’azione, non la ragione. L’importante è agire ed essere liberi di poterlo fare, di conseguenza il Romanticismo,
soprattutto quello italiano, acquista un significato politico perché è legato agli ideali del Risorgimento, i temi della
patria e della libertà politica mirano a formare la coscienza nazionale dato che dopo il Congresso di Vienna l’Italia è
divisa in tanti piccoli Stati ed è ridotta ad “una semplice espressione geografica” come affermò con disprezzo il
cancelliere austriaco Metternich.
A dare un carattere educativo, patriottico e civile al Romanticismo italiano è stato Alessandro Manzoni (Milano,1785-
1873) che nella “Lettera a Monsieur Chauvet” ,un critico francese, risponde alle sue accuse sostenendo che le tre unità
aristoteliche sono dannose all’ispirazione del poeta perché sono contrarie alla verità dei fatti che il poeta deve rispettare.
In particolare il Manzoni afferma che: “l'essenza della poesia sta nel suscitare dei sentimenti forti basandosi su
avvenimenti reali”, il tutto all'interno dello spirito del cristianesimo. In un’altra lettera: “Sul Romanticismo”, il Manzoni
espone il principio fondamentale della sua poetica che è questo: “la poesia deve proporsi l’utile per scopo, il vero per
soggetto, l’interessante per mezzo”, utile per scopo nel senso che la poesia deve educare spiritualmente l’uomo, vero
per soggetto significa che la poesia deve trattare soltanto il vero storico e interessante per mezzo significa che
l’argomento della poesia deve essere moderno, di interesse generale. Quindi la sua concezione della poesia è romantica
perché deve rappresentare il vero e per fare ciò la lingua deve essere chiara, semplice e moderna, in pratica accessibile a
tutti. Romantiche sono anche le sue idee politiche perché sostiene l’ideale di una patria libera e indipendente ed eleva
per la prima volta a protagonisti di un’opera d’arte gli umili che sono dotati di una grande ricchezza interiore e questo
avviene appunto ne “I promessi sposi” dove il Manzoni contribuisce veramente all’unificazione spirituale e culturale
dell’Italia perché usa un linguaggio semplice e popolare, affinché tutti potessero leggerlo e capirlo.
Il rifiuto delle regole del passato si ha anche nell’arte, infatti molti giovani artisti sentono il desiderio di rinnovare il
modo di dipingere e per questo cominciarono a lavorare “en plein air”cioè all’aria aperta e in particolare vicino agli
specchi d’acqua dove c’è il trionfo della luce e dei colori. Tra questi ricordiamo il caposcuola Claude Monet e poi
Auguste Renoir, Edgar Degas, Paul Cézanne e Camille Pissarro il cui scopo era quello di catturare la realtà
mutevole delle cose e per questo abolirono il disegno preparatorio e il chiaroscuro realizzando il soggetto con rapide
pennellate di colore puro perché dovevano cogliere l’attimo fuggente della realtà e fermare sulla tela l’istantaneità della
visione, l’ impressione visiva. Ovviamente questo movimento artistico non fu accettato perché rifiutava di utilizzare le
tecniche pittoriche classiche e dunque questi artisti furono costretti ad esporre i loro dipinti prima nelle sale del
fotografo Nadar e poi nel “Salon des Réfuses”, cioè il “Salone dei Rifiutati” e i critici chiamarono appunto la loro
pittura impressionista dal nome di un quadro di Monet intitolato: “Impression, soleil levant”.
Claude Monet: “Impression, soleil levant” 1873 - olio su tela 48 x 63 cm - Musée Marmottan - Parigi
Tuttavia, nonostante il suo atteggiamento distaccato nei confronti degli impressionisti, è considerato precursore
(anticipatore) di questo importante movimento Edouard Manet del quale ricordiamo il dipinto che fece scandalo nella
buona società francese: “Le déjeuner sur l’herbe”; l’opera fece scalpore non tanto per la donna nuda ma per la tecnica
pittorica: mancano il chiaroscuro e il rilievo, si notano soltanto contrasti violenti di luce e ombra e la prospettiva è data
soltanto dalle fronde degli alberi: fitte in primo piano e diradate sullo sfondo in modo da far filtrare la luce. L’unico
elemento che differenziava Manet dagli altri impressionisti era l’uso del nero, colore bandito dagli altri artisti.