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Sintesi
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La seguente tesina di maturità descrive i mezzi di comunicazione di massa, noti come mass media. Gli argomenti correlati alla tesina sono i seguenti: la cultura di massa e l'industria culturale, essere di "massa", i mass media e la globalizzazione, gli intellettuali di massa.
Estratto del documento

consapevoli di aver le potenzialità di trasformare la vita sociale e politica

della loro società, avendo la sensazione di costituire una irresistibile potenza.

Spesso, secondo il medico e saggista francese di formazione positivista

Gustave Le Bon (1841-1931), la folla si distingue molto nettamente dalla

somma degli individui isolati; la personalità di ciascun individuo svanisce e si

forma una “anima collettiva”, dove certe idee, certi sentimenti nascono e si

trasformano in atti solo in essa.

Le folle vengono definite “poco inclini al ragionamento ma adattissime

all’azione”, perché spinte essenzialmente dall’istinto e dall’eccitazione.

Anche l’individuo isolato può essere soggetto alle stesse eccitazioni ma la

ragione ha la possibilità di controllarle, indicandone gli svantaggi possibili.

L’individuo nella folla prende coscienza della forza che gli viene dal numero e

nulla appare impossibile.

Ogni folla ricerca poi d’istinto l’autorità di un capo, di

un trascinatore; la sua volontà infatti costituisce il

nucleo attorno al quale si formano e si identificano le

opinioni. Spesso i capi non sono uomini di pensiero ma

d’azione, volti a perseguire il loro scopo in tutti i modi,

perfino abbattendo l’istinto di conservazione.

tutti i componenti della folla si identificano in un capo

in cui vedono un proprio “Io ideale”, cioè quella

personalità che ciascuno vorrebbe essere.

Gli intellettuali di massa

Di fronte alla massificazione della società, fenomeno che s’impose in modo

irreversibile tra le due guerre, La figura dell'intellettuale si modificò

profondamente: molto più inserito di un tempo nel circolo della produzione e

del consumo, venne perdendo autonomia e individualità specifica diventando

parte di un processo produttivo generale al pari di altre figure professionali.

Gli intellettuali reagirono a questa situazione in modo diverso:

Prevalentemente c’era chi, rivendicando il ruolo tradizionale, si trovò a

criticare preoccupato la cultura e la società di massa come morte della

cultura, come barbaro intrattenimento delle folle, minaccia per lo spirito e per

la civiltà. La polemica andava (e va tutt’oggi) nei confronti del processo di

degradazione cui la cosiddetta “alta cultura” si sottopone entrando nei circuiti

della comunicazione di massa, diventando un prodotto come gli altri, il cui

valore tende inevitabilmente al basso e alle leggi del mercato ed è un

fenomeno apparentemente paradossale, se si pensa che proprio la concezione

moderna della cultura è fondata sull’ideale dell’originalità;

Chi fu spinto a elaborare forme di fuga dalla propria specificità, per

esempio entrando nell’ambito della politica;

Chi, svolgendo la sua professione per un mercato di massa, giunse a pensare

sé stesso come un lavoratore non diverso dagli altri, ponendo le basi per la

sindacalizzazione delle nuove figure professionali; assistendo alla

identificazione progressiva degli intellettuali come un gruppo sociale autonomo

e strutturato , con proprie regole e modalità di selezione e conservazione.

Fu minoritaria, nell’ambito della sinistra soprattutto, la posizione di chi vide

nella società di massa un elemento di progresso democratico, che dava

spazio a ceti tradizionalmente emarginati dalla vita sociale e politica.

8

Prevalse invece l’idea che la massificazione della politica, dei consumi e della

cultura, fossero causa di una crescente standardizzazione dei valori che

metteva a rischio l’identità della persona.

L’intellettuale Marinetti e…

Filippo Tommaso Marinetti (nato ad Alessandria d'Egitto il 22 dicembre 1876

e morto a Bellagio il 2 dicembre 1944) fondatore del movimento futurista,

teorico, poeta, drammaturgo e scrittore, è il prototipo dell'intellettuale

moderno, socialmente impegnato e

produttore di cultura.

Intuisce la rivoluzione che sta per compiersi

nel rapporto fra l'intellettuale e la nuova

società di massa nell'epoca dei nuovi mezzi di

comunicazione di massa.

Marnetti è un uomo cosmopolita e brillante

deciso a liberarsi degli ideali decadentisti e

umanistici, secondo il quale occorre chiudere i

ponti col passato, "distruggere i musei, le

biblioteche, le accademie d'ogni specie", e

cantare "le grandi folle agitate dal lavoro, dal

piacere o dalla sommossa"; "glorificare la

guerra (sola igiene del mondo) il militarismo,

il patriottismo, il gesto distruttore dei

liberatori, le belle idee per cui si muore e il

disprezzo della donna".

Nel 1908 scrive il suo pensiero d’avanguardia in vari punti nel “Manifesto del

futurismo” che venne pubblicato nel febbraio dell'anno successivo sulla prima

Le Figaro.

pagina del più prestigioso quotidiano francese, La scelta della tribuna

parigina per il lancio del movimento fu azzeccata e si rivelò subito una cassa di

risonanza capace di interessare aree culturali molto lontane, dalla Francia alla

Russia dove il Futurismo ebbe altro svolgimento e, a livello letterario,

produsse le sue cose migliori.

Marinetti si rese contò delle grandi potenzialità dei mezzi di comunicazione di

massa e sfruttò tutte le tecniche della moderna propaganda per divulgare le

sue idee.

Marinetti capì l’efficacia propagandistica dello “scandalo”; puntava allo

scandalo per farsi notare e ciò si riscontra in ogni sua creazione, in qualsiasi

campo di produzione artistica e anche nella sua vita.

Famose sono rimaste le “serate futuriste”, spettacoli durante i quali si

recitavano testi futuristi cercando di coinvolgere il pubblico e frequentemente

si risolvevano in risse.

Inoltre l’animo bellico convinto di Marinetti, coerente coi suoi principi, lo spinse

senza timore a partecipar da volontario a numerosi conflitti:

Nel 1911 parte per la Libia come corrispondente di un quotidiano francese;

Quando l'Italia entra in guerra nel 1914, Marinetti si arruola volontario e ferito

all'inguine è costretto a ritirarsi dal campo di battaglia per tornare alla fine

della convalescenza partecipando sia alla rotta di Caporetto che alla trionfale

avanzata di Vittorio Veneto ricevendo due medaglie al valore;

9

Alla fine della guerra, Marinetti deluso dalla "vittoria mutilata", partecipa per

breve tempo all'impresa fiumana, ma è deluso da molti seguaci di D'Annunzio

ed è invitato da quest'ultimo a lasciare la città;

Malgrado la non più giovane età, ormai sessantacinquenne, Marinetti partecipa

come volontario alla guerra di Etiopia nel 1936 e addirittura alla spedizione

dell'ARMIR in Russia che sarà decisiva per la sua salute.

…Il Futurismo

Il manifesto del Futurismo*

1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.

2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia

3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo

esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo

schiaffo e il pugno.

4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la

bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano dorato di grossi tubi simili a

serpenti dall’alito esplosivo…un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia è più

[24]

bello della Vittoria di Samotracia .

5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra,

lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico

fervore degli elementi primordiali.

7. Non v’è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo

può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le

forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.

8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se

vogliamo sfondare le misteriose porte dell’Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi

viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.

9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il

gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.

10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie di ogni specie, e combattere

contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.

11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo

le maree multicolori o polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne: canteremo il [25]

vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche ;

[26]

le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano ; le officine appese alle nuvole pei contorti

fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con

un luccichìo di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, le locomotive dall’ampio

10

petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo

scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra

applaudire come una folla entusiasta.

È dall’Italia che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e

incendiaria, col quale fondiamo oggi il «Futurismo», perché vogliamo liberare questo paese

dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologhi, di ciceroni e d’antiquarii.”

Con la pubblicazione del

“Manifesto del futurismo” nel

quale viene espressa la

filosofia futurista, nasce

l’espressione “Futurismo” che

indicherà la corrente artistica

d’avanguardia italiana del XX

secolo opera di Filippo

Tommaso Marinetti.

I futuristi esplorarono ogni forma

artistica, dalla pittura alla

scultura, in letteratura

riguardo alla poesia e al

teatro, ma non trascurarono

neppure la musica,

l'architettura, la danza, la

fotografia, il nascente cinema e persino la gastronomia.

I futuristi si ponevano come obiettivo la rottura con “il vecchio” per il trionfo del

“nuovo”: Aggredirono in maniera violenta e provocatoria contro tutto ciò che è

di ostacolo a un nuovo progresso industriale e alla dimensione del moderno,

attuando una propaganda corrosiva contro la cultura tradizionale e

umanistica.

I futuristi, quindi rinnegando il passato, esaltano le novità tecnologiche

della della moderna civiltà industriale e il principio del dinamismo guardando

alla realtà dell’ Era meccanica nella quale tutto si muove, tutto corre.

Quello che conta, per Marinetti e i futuristi, è che la folla si muova, non

importa se per lavoro, per piacere, o per una manifestazione.

Il futurismo usava un tono estremamente violento dettato dalle sue idee di

fondo che si rifacevano al dinamismo, alla potenza, al militarismo e al

nazionalismo, molto evidente anche se mai stato dichiarato esplicitamente.

I futuristi ritenevano che la letteratura non sarebbe stata sorpassata dal

progresso, anzi avrebbe assorbito il progresso nella sua evoluzione e

propagandato il progresso attraverso nuove forme di linguaggio.

Infatti il linguaggio futurista si distacca molto dalle altre forme letterarie

sviluppatisi fino ad allora; numerose sono le novità in campo letterario:

Per prendere le distanze dalla sintassi tradizionale si passa alle “Parole in

libertà”, in cui è distrutta la sintassi, è abolita la punteggiatura e l’uso

dell’aggettivo e dell’avverbio e si ricorre anche ad artifici verbo-visivi; le

immagini si reggono su un’estrema pirotecnica del linguaggio e i periodi non

sono che un insieme di slogan, collegati in modo paratattico, e le proposizioni

sono coordinate fra di loro; l’uso del verbo all’infinito e una grande ripetizione

delle onomatopee e della prima persona plurale “noi” a voler indicare il

11

progetto di un gruppo di giovani forti, audaci e vitali di distruggere la cultura

del passato.

Dal futurismo al fascismo

La visione della guerra come espressione vitalista e purificatrice, unita ad un

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