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Italiano - Luigi Pirandello (Quaderni di Serafino Gubbio Operatore) ; Pier Paolo Pasolini (Acculturazione e acculturazione)
Storia - La propaganda fascista
Filosofia - Karl Popper (Cattiva maestra televisione)
Inglese - George Orwell(1984)
Diritto - Art. 21 della Costituzione; Libertà e dignità del lavoratore
Fisica - Le fibre ottiche; Le onde elettromagnetiche
Matematica - La Circonferenza
Nigro Linda
Datemi le immagini e vi darò la guerra Esami di Stato 2013
Liceo Archita 5^A S.S.
La libertà di
pensiero e di
Espressione;
Pierpaolo Pasolini
Il villaggio globale Libertà e dignità
(Il nuovo fascismo)
P.2 del lavoratore
P.17 P.32 ;
Le fibre ottiche
Le proprietà delle
La propaganda Karl Popper onde
Fascista (Cattiva maestra Elettromagnetiche
P.7 televisione) P.39
P.19
Luigi Pirandello La circonferenza
George Orwell
(Quaderni di Serafino P.43
(1984)
Gubbio operatore) P.26
P.11 Un episodio emblematico
Nel 1889, i Marines sbarcarono a cuba, uno degli ultimi possedimenti dell’impero spagnolo, con il pieno consenso
dell’opinione pubblica americana. L’invasione, presentata dalle autorità come un’azione volta alla liberazione di un popolo
afflitto dalla povertà e dal colonialismo- ma che in realtà mirava soprattutto a condurre l’isola caraibica sotto la sfera di
influenza degli Stati Uniti- forse non ci sarebbe stata senza l’imponente e martellante campagna della stampa sensazionalistica
di William Randolph Hearst. I suoi giornali diffusero in America e nel mondo immagini di miseria e di fame, insieme ad una
grande quantità di notizie false e tendenziose. L’ impressione suscitata nell’opinione pubblica fu tale che negli USA vennero
organizzate imponenti manifestazioni a sostegno dell’intervento armato, che poi ebbe luogo.
Un aneddoto riferisce che, prima dell’invasione, Hearst inviò a Cuba un famoso reporter e disegnatore, Frederic Remington, il
quale dopo aver osservato la situazione dell’isola telegrafò al suo editore: «Niente da segnalare. Tutto tranquillo. La guerra non
ci sarà. Conviene rientrare". Hearst gli rispose immediatamente «Vi prego di restare. Datemi le immagini, io vi darò la guerra» 1
Scienze sociali Il villaggio globale
Fra i tanti aggettivi disponibili per descrivere la nostra epoca potremmo utilizzare quelli di
Ipermediale e ipercomunicativa intendendo con essi sottolineare il fatto che viviamo immersi
In un flusso incessante di informazioni, di messaggi multisensoriali provenienti da fonti
diverse, con una continuità, un’intensità ed un’ampiezza mai sperimentate nelle epoche
precedenti.
I media – come notava il grande studioso canadese di comunicazioni Marshall McLuhan –
sono «potenti protesi» , prolungamenti dei nostri sensi che ci permettono di vedere
lontanissimo, di ascoltare e inviare messaggi in ogni angolo del pianeta.
Non sono più i contenitori sociali tradizionali (la famiglia, la comunità, l’appartenenza religiosa,
l’etnia) a fornire modelli di comportamento e di identificazione sociale, ma i contenitori collettivi della comunicazione di massa
che propongono e diffondono mode, stili di vita, linguaggi, esperienze culturali da consumare velocemente.
Per quanto possiamo sentirci persone libere, capaci di determinare autonomamente le nostre scelte, sta di fatto che le nostre
conoscenze, le nostre opinioni, i nostri gusti prendono forma in questo orizzonte comunicativo globale.
Nessuno nel nostro tempo, può sottrarsi al circuito della comunicazione globale poiché farlo significherebbe perdere il contatto
con la realtà.
Si definisce comunicazione di massa quel processo mediante il quale messaggi sonori e/o visivi prodotti e trasmessi da una fonte
impersonale raggiungono in un tempo molto breve un certo numero di persone (audience) disperse su un territorio più o meno esteso,
dall’ ambito locale al mondo intero. Quello di massa è un concetto che compare in molte espressioni sociologiche. 2
Generalmente – come osserva lo studioso di comunicazioni Mauro Wolf si riferisce a un aggregato omogeneo di individui che in
quanto suoi membri sono sostanzialmente uguali, non distinguibili anche se provengono da ambienti diversi, eterogenei e da tutti
i gruppi sociali. La massa è composta da individui anonimi ed isolati che non si conoscono e non interagiscono fra loro.
Il collegamento tra la società di massa e la comunicazione di massa è strettissimo: l'una non potrebbe esistere senza l’altra
Affinché uno strumento di comunicazione possa essere definito «di massa» è necessaria un’asimmetria tra emittente e ricevente;
da una parte occorre una fonte impersonale che seleziona e trasmette i messaggi, dall’altra un vasto pubblico che li riceve, li
assimila, li interpreta.
Alcuni sociologi ritengono che quella di massa non potrebbe essere definita «comunicazione», proprio perché il processo
comunicativo ha un andamento circolare, con un ritorno di informazioni (feedback) dal ricevente all’emittente, cosa che avviene
nelle relazioni interpersonali ma non nel rapporto media-pubblico.
Si possono avere opinioni molto diverse sul ruolo dei media nella società di massa, opinioni che oscillano tra due punti estremi e
antitetici: si va da un’ adesione entusiastica alla civiltà multimediale, vista come una straordinaria conquista di libertà, ad un
atteggiamento molto critico, che vede nei media solo strumenti di persuasione, di alienazione, di involgarimento del gusto, di
impoverimento della cultura . Le prese di posizione si sono sviluppate soprattutto in relazione alla televisione, il mezzo che più ha
influito sulle abitudini della gente e che ha prodotto una vera e propria «rivoluzione culturale». 3
Marshall McLuhan
Argomenti a favore Argomenti contro
• •
Innalzano il livello di istruzione e allargano Diffondono una cultura superficiale abituano
l’orizzonte culturale del pubblico. alla passività mentale.
• •
Tengono costantemente informati sui Alimentano bisogni artificiali e propongono
problemi della società e del mondo stili di vita consumistici.
contemporaneo. • Distruggono le differenze culturali imponendo
• Favoriscono la conoscenza, il rispetto delle gli stessi modelli di comportamento;
altre culture e aiutano l’integrazione favoriscono, cioè, il conformismo.
sociale. • Sono potenti strumenti di controllo sociale
• Offrono occasioni di svago a chi non potrebbe •
altrimenti permettersele
• 4
Che i mass media abbiano un’influenza notevole sull’opinione pubblica appare un fatto scontato. Meno scontate sono le
modalità di tale influenza. Agli inizi del 900 si pensava che il condizionamento fosse diretto e immediato: era sufficiente esporsi
ad un messaggio per esserne influenzati. Studi successivi hanno messo in discussione questa tesi mostrando come gli individui
non siano facilmente manipolabili e giochino un ruolo attivo nella percezione, interpretazione e memorizzazione dei messaggi.
Le ricerche più recenti infatti hanno preferito concentrarsi sugli effetti a lungo termine dell’esposizione ai media.
Una teoria particolarmente interessante è quella definita dell’agenda setting , secondo la quale il potere di influenza dei media
deriverebbe soprattutto dal fatto che sono essi a determinare ciò intorno a cui vale la pena di riflettere. I media non ci dicono
che cosa bisogna pensare di un fatto ma ci dicono quali fatti meritano la nostra attenzione. Essi ci propongono quegli scorci di
paesaggio che ritengono piu opportuni e da quegli scorci noi ricostruiamo l’intero orizzonte.
Un’ altra teoria è quella proposta dalla studiosa tedesca Elisabeth Noelle Neumann e denominata della spirale del silenzio.
La tesi di fondo è che la gente ha paura dell’isolamento che può derivare dall’esprimere opinioni e atteggiamenti diversi da quelli
dominanti ; per questo è molto attenta a valutare gli orientamenti dell’opinione pubblica e a conformarvisi.
Degna di nota è anche la cosiddetta teoria della dipendenza, secondo la quale il vero potere dei mass media dipende dal fatto
che essi controllano le risorse informative indispensabili all’individuo per orientarsi in un mondo sempre piu complesso.
Sara Bentivegna afferma che ciò che spinge i soggetti all’interazione con i media è la necessità di acquisire elementi per
interpretare i propri bisogni, apprendere appropriati comportamenti.
Elisabeth Noelle Neumann 5
spirale del silenzio
Vanni Codeluppi, uno degli studiosi più acuti del mondo
pubblicitario ha delineato i passaggi essenziali nella storia della comunicazione pubblicitaria, che
testimoniano stili e modi diversi di interpretare il rapporto con la platea dei consumatori.
La fase della réclame, che persiste ancora oggi, è stata seguita negli anni 30-40 da quella nella quale è
prevalsa una concezione meccanicistica della pubblicità, per la quale il consumatore appare come un
soggetto passivo, vulnerabile, sensibile al "martellamento» pubblicitario. Sulla scorta delle tesi comportamentiste, la spinta
all’acquisto era concepita come una sorta di riflesso condizionato. Questa è l’epoca dei messaggi ripetitivi e ossessivi.
Tra gli anni 50 e 60 si sviluppa la fase della pubblicità suggestiva, nella quale i messaggi cercano di produrre sogni e simboli di
evasione rispondendo ai desideri più profondi e irrazionali del soggetto. Il consumatore sarebbe spinto all’acquisto da fattori
inconsci ma tenderebbe a cercare ragioni pratiche per giustificare le scelte di consumo.
A questa fase segue la concezione proiettiva o «sociologica», la quale considera la pubblicità come un valore aggiunto di tipo
sociale al prodotto e ha fatto ricorso al contributo degli antropologi e degli
etnologi. Questa interpretazione ha valorizzato l’influenza dell’ambiente
sociale sugli schemi di pensiero degli individui. Il punto di riferimento di
questo stile pubblicitario è la persona inserita in un contesto sociale.
In un’epoca nella quale i prodotti industriali si assomigliano tutti, occorre
sedurre il consumatore puntando sull’atmosfera e sul contesto: un casolare
di campagna, una famiglia felice. Sarà l’eventuale sintonia del consumatore
con questi mondi fittizi a orientarlo verso l’acquisto di quel prodotto poiché
è come se entrasse a far parte di quel mondo rappresentato. 6
Storia La propaganda fascista
Il panorama degli anni Trenta in Italia si apre sullo sfondo di una crisi economica mondiale,
conosciuta con il nome di Grande Depressione, il cui inizio, culmine di una serie di eventi
sviluppatisi durante il decennio precedente, risale al crollo della borsa valori newyorkese di Wall
Street il giorno 29 ottobre del 1929. Pur subendo ripercussioni meno gravi rispetto agli altri Paesi
europei, l’economia italiana, essendo già segnata da un alto debito pubblico, accumulato durante
la prima guerra mondiale, e da un cambio della lira sopravalutato (90 a 1 contro la sterlina inglese,
dopo la decisione di Mussolini, annunciata con grande enfasi in un discorso a Pesaro nel 1926, di
dar luogo a una nuova politica finanziaria: quella appunto di Quota 90), deve anche far fronte ad
una diminuzione della produttività, soprattutto industriale, e ad un aumento della disoccupazione.
La risposta del regime fascista a questo stato di cose è di stampo nazionalista e interventista; essa
si concretizzerà nell’attuazione di interventi pubblici di notevole entità (come le spettacolari opere
di bonifica e le costruzioni edili dal gusto monumentale) nonché in una politica economica di
sostegno all’industria e alle banche. Vengono così istituiti appositi enti pubblici come l’IMI (Istituto
Mobiliare Italiano) nel 1931, e l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) nel 1933, che operano
portando lo Stato in possesso di oltre 20% del capitale azionario esistente, facendolo diventare, di
fatto, il più grande imprenditore nazionale. Nel contempo, per favorire la domanda interna, le
misure protezionistiche, adottate già in precedenza, diventano ancora più forti. Questa spinta a
consumare i “prodotti autarchici” (accentuata dalle conseguenze dell’invasione dell’Etiopia) avrà
sicuramente dei riflessi positivi nello sviluppo di alcuni settori, come quello automobilistico. 7
E’ in questo clima di forte nazionalismo che il Fascismo va consolidandosi, raggiungendo livelli di consenso
altissimi, grazie ad un uso accorto della propaganda, che sfrutta gli interventi a sostegno dell’economia e della