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Sintesi
Italiano: "Mi Credevo Libero" Di Nelson Mandela.

Geogarfia: Il Sudafrica.

Storia: L’imperialismo.

Scienze: Le Leggi Di Mendel

Scienze Motorie: Jesse Owens Alle Olimpiadi Del 1936 A Berlino.

Tecnologia: Il Petrolio.

Arte: "I Mangiatori Di Patate" Di Vincent Van Gogh.

Francese: Victor Hugo E Melancholia.

Musica: Il Jazz.

Inglese: Gandhi.


Estratto del documento

Se oggi il Sudafrica del post-apartheid sta conducendo con relativo successo una transizione pacifica e regolata a un sistema

democratico, in controtendenza con il proliferare di sanguinose guerre civili in altre parti dell'Africa e smentendo le più pessimistiche

previsioni di pochi anni fa, è anche grazie a quel "primo passo" di Nelson Mandela nel 1985, a quella sua ostinata volontà di privilegiare

la "politica" come metodo di soluzione dei problemi e dei conflitti, come l'unica traiettoria percorribile per spezzare le rigidità di

un'oppressione razziale secolare, come il solo terreno della costruzione, infine, di una nazione sudafricana. Insomma, il Mandela del

1985, che retrospettivamente possiamo oggi ricostruire attraverso la sua stessa testimonianza diretta, è già lo statista di oggi, è già il

presidente di tutti i sudafricani GEOGRAFIA: IL SUDAFRICA

TERRITORIO

Il Sudafrica si estende all'estremità meridionale del continente africano, affacciandosi a sud e ad est

sull'Oceano Indiano, a ovest sull'Atlantico. Il territorio (che ingloba i piccoli Stati del Lesotho e dello

Swaziland) è occupato per circa due terzi da un antichissimo altopiano (Veld), il cui basamento

geologico presenta un'eccezionale ricchezza di depositi minerari. L'altopiano è orlato a est dai monti dei

Draghi (Injasuthi, 3.446 m) e a sud dalla Grande Scarpata, che lo dividono dalla limitata fascia

pianeggiante lungo l'Oceano Indiano; a ovest esso digrada invece, dolcemente, verso la pianura

costiera atlantica, relativamente più ampia; la sua sezione settentrionale, infine, termina verso ovest nel

deserto del Kalahari, verso est nella valle del Limpopo (bacino del Transvaal).

Le coste, generalmente piuttosto lineari, si movimentano nella sezione sud-orientale e nella punta

meridionale (penisola del Capo), a causa di modesti rilievi che scendono direttamente sull'Oceano

Indiano e che, nel versante interno, racchiudono le valli del Gran e Piccolo Karroo.

I fiumi sudafricani sono caratterizzati da una portata assai irregolare e in molti casi restano asciutti per

vari mesi dell'anno. Difficilmente navigabili, spesso interrotti da rapide e cascate, essi vengono utilizzati

soprattutto per l'irrigazione dei terreni. I maggiori sono l'Orange (1.860 km), che nasce nei monti dei

Draghi, attraversa tutto il paese, entra in Namibia e si getta nell'Oceano Atlantico; il Vaal, che

dell'Orange è il principale affluente; il Limpopo, che sfocia nell'Oceano Indiano, ma appartiene al

Sudafrica solo nell’'alto e medio corso. CLIMA

Dal punto di vista climatico, il Sudafrica è influenzato dalle correnti oceaniche (quella calda del

Mozambico nell'Oceano Indiano, quella fredda del Benguela nell'Atlantico), che determinano le

variazioni regionali.

Temperato e subtropicale arido sull'altopiano, con frequenti periodi di siccità, il clima diviene

subtropicale sulla costa e nell'entroterra orientale, e addirittura mediterraneo nella penisola del Capo.

Le precipitazioni si concentrano nelle aree orientali e centrali, diminuendo progressivamente verso

ovest. STATO

Originariamente abitata da varie popolazioni indigene, dal XVII secolo l'Africa meridionale vide l'arrivo,

nella regione del Capo, di coloni olandesi (Boeri), che si dedicarono all'agricoltura impiegando

manodopera locale ridotta in schiavitù. Alla fine del Settecento, della regione si impadronirono gli

Inglesi: essa divenne colonia britannica e i Boeri si spostarono verso l'interno, istituendovi le

repubbliche dell'Orange e del Transvaal.

In seguito alla vittoria britannica nella guerra anglo-boera (1899-1902), nacque (1910) l'Unione

Sudafricana. Nel 1931 questa ottenne l'indipendenza nell’'ambito del Commonwealth, ma nel 1961 se

ne staccò e divenne la Repubblica Sudafricana. In essa deteneva il potere la minoranza discendente

dai Boeri (Afrikaner), che applicava la politica razziale dell'apartheid: una sorta di moderna schiavitù, di

totale segregazione ed esclusione della maggioranza nera dallo sviluppo economico e dalla vita politica

(compreso il diritto di voto), sociale e culturale del paese. Chi si opponeva o si ribellava, bianco o nero

che fosse, lο faceva a rischio della libertà e persino della vita.

Nel 1990, la lotta dei Neri per i propri diritti e il boicottaggio internazionale del governo razzista di

Pretoria portarono all'abolizione dell'apartheid: le prime elezioni libere (1994) furono vinte dai Neri e

divenne presidente il loro leader Nelson Mandela, liberato dopo una prigionia di 27 anni.

Nonostante il permanere di profonde disuguaglianze fra Bianchi e Neri, di tensioni etniche, sociali e

politiche, il Sudafrica è oggi un paese democratico, con l'ordinamento di repubblica presidenziale: la

sua Costituzione garantisce la convivenza multietnica, imponendo che i cittadini, di qualunque colore

siano, vivano pacificamente insieme. Amministrativamente è suddiviso in 9 Province. Il territorio

sudafricano può essere inoltre ripartito nelle tre macroregioni del Capo, dell'Orange e Natal e del

Transvaal, che presentano alcune caratteristiche comuni (geografiche, storiche, economiche, culturali).

POPOLAZIONE

Quarto nel continente per popolazione, costellato di città e cittadine, il Sudafrica vede addensarsi i suoi

abitanti nelle aree industriali e minerarie piuttosto che in quelle rurali; pressoché spopolata è la regione

al limite del Kalahari. I Bianchi (10%, tra Afrikaner e Inglesi) vivono in genere nelle moderne "città

bianche" (downship); i Neri (Bantù, 79%) e le altre etnie (coloureds — cioè meticci — e asiatici, 11%)

vivono invece nelle "riserve" (bantustan), nei villaggi rurali e minerari, nei grandi ghetti delle periferie

urbane (township). Cuore del paese sono le conurbazioni dell'area nordorientale (Transvaal), i cui poli

sono tre delle cinque metropoli milionarie sudafricane: Pretoria, capitale amministrativa e sede del

governo, Johannesburg, capitale degli affari e centro aurifero mondiale, Soweto, township della

manodopera di colore. La più popolosa è comunque Città del Capo (che sfiora i 3 milioni di abitanti),

sede del parlamento e capitale legislativa, sulla costa meridionale; su quella nordorientale si trova

invece il grande porto di Durban, uno dei più attrezzati del mondo.

ECONOMIA

Nonostante presenti l'economia più forte e sviluppata del continente, il Sudafrica vede permanere

l'arretratezza economica e sociale della popolazione nera, il cui superamento è una scommessa che il

paese deve assolutamente vincere. Tuttavia, i vari interventi politici ed economici attuati dal 1994 non

sembrano per ora avere eliminate il monopolio dei Bianchi. Mentre questi hanno un tenore di vita

"occidentale", oltre metà dei Neri vive tuttora sotto la soglia di povertà e il rimanente ha un reddito

medio familiare pari a un settimo di quello bianco. Il dato, già alto, della disoccupazione media

nazionale, quasi si raddoppia per i Neri; quello della mortalità infantile si moltiplica per cinque,

particolarmente a causa dell'AIDS, che colpisce più pesantemente la comunità nera in un paese che,

nel suo insieme, ha quasi 5 milioni di sieropositivi.

Oggi il Sudafrica è lo Stato più industrializzato del continente, con livelli paragonabili a quelli europei. Il

suo sviluppo industriale si basa sulle immense risorse del sottosuolo, una delle regioni minerarie più

ricche del pianeta: maggior produttore mondiale di oro, è tra i primi per diamanti e platino, dispone di

carbone, uranio, titanio e metalli rari, cui si aggiungono giacimenti sottomarini di gas naturale.

Favorita dagli investimenti esteri e dalla disponibilità di manodopera nera a bassissimo costo, l'industria

occupa oltre un quarto dei lavoratori sudafricani.

È molto forte nella siderurgia e metallurgia, strettamente legate alle attività estrattive, nella

metalmeccanica (automobili, aerei, navi, macchinari industriali) e nella chimica (gomma, raffinazione

petrolifera).

La crescita economica è inoltre sostenuta da un terziario in forte espansione (finanza, commercio,

servizi, pubblica amministrazione), nel quale ha oggi notevole peso il turismo, che può contare sulle

bellezze dei parchi naturali e delle riserve, ma anche su un clima costiero particolarmente gradevole.

Il profondo divario fra Bianchi e Neri appare evidente anche nel settore primario. Esso si caratterizza,

infatti, per lo stridente contrasto fra l'arretratezza della tradizionale agricoltura di sussistenza (miglio,

sorgo, mais, manioca, riso), praticata dai Neri nei bantustan dell'altopiano, e gli alti rendimenti delle

colture industriali (cereali, tabacco, cotone, patate, agrumi; vitivinicoltura) esercitate nelle grandi

aziende di proprietà bianca, situate nelle terre migliori e gestite modernamente, con l'impiego di

manodopera di colore a bassissimo costo. I vasti pascoli sudafricani (oltre due terzi della superficie

nazionale) permettono poi di praticare in forma estensiva e con tecniche moderne anche l'allevamento

di razze bovine selezionate e specializzate (latte, carne), e di ovini (lana).

Il Sudafrica è, infine, al primo posto in Africa per quantità di pescato, che al 90% proviene dall'Oceano

Indiano.

STORIA: L’IMPERIALISMO.

In generale, tendenza di uno stato o di un popolo ad acquisire il

dominio e il controllo politico o economico, diretto oppure indiretto, su

un altro stato o su un altro popolo.

DAL COLONIALISMO ALL'IMPERIALISMO. Più specificamente

s'intende l'indirizzo tipico degli stati che si trovavano nella fase di

grande espansione del capitalismo soprattutto a partire dagli anni

ottanta dell'Ottocento. Il termine trae infatti origine dall'assetto

"imperiale" dato dal 1877 dalla Gran Bretagna alle relazioni con i

possedimenti coloniali, quando la regina Vittoria assunse il titolo di

"imperatrice delle Indie". Nel periodo compreso tra l'ultimo ventennio

dell'Ottocento e la Prima guerra mondiale, che già i contemporanei

definirono "età dell'imperialismo", l'espansione coloniale procedette a

un ritmo assai più rapido che nel passato, determinando gli

orientamenti delle relazioni diplomatiche e delle alleanze tra gli stati

ed esercitando un peso senza precedenti anche nella politica interna

dei singoli paesi. Ampi riflessi si ebbero nel mondo della cultura e

sull'opinione pubblica, presso le quali le tendenze espansive degli stati

alimentarono ideologie nazionaliste xenofobe e razziste che

caratterizzarono ampia parte della società europea e ne furono

alimentate. La definizione storiograficamente accettata di

imperialismo non è quindi da ricondursi solo alla vastità

dell'espansione coloniale, ma alle modalità di questo processo e alle

sue implicazioni sociali anche all'interno dei paesi imperialisti. Infatti,

nel periodo immediatamente precedente all'età dell'imperialismo, le

maggiori potenze coloniali (Regno unito, Spagna, Portogallo, Francia,

Paesi bassi) non avevano certo interrotto la loro espansione e anzi, tra

il 1800 e il 1878, si erano assicurati territori extraeuropei per oltre 17

milioni di km, contro i 22 milioni (un quarto circa della superficie

terrestre) che gli stati imperialisti si spartirono dagli anni ottanta al

1914. Il "nuovo" imperialismo fu soprattutto una spartizione del

mondo pianificata tra le potenze che, a cominciare dal congresso di

Berlino (1884-1885) risolsero tendenzialmente per via diplomatica i

conflitti sorgenti dall'espansione coloniale. Gli imperialismi furono

comunque profondamente diversi tra loro, oltre che per le direttrici

d'espansione, anche per le modalità di acquisizione e di gestione del

dominio, il che avrebbe pesantemente influenzato anche tappe e

modalità della decolonizzazione nel secondo dopoguerra.

L'imperialismo inglese, che si innestava su un vasto dominio coloniale,

frutto di un'esperienza secolare, ebbe un'articolazione quasi

planetaria. Motivi strategici (il dominio dei mari) spinsero nel corso

dell'Ottocento all'acquisizione di una catena di piazzeforti marittime

che collegasse i domini britannici: Gibilterra, Malta, Suez, Aden, Città

del capo, Singapore, Seychelles, Figi, Falkland e altre ancora. Tra il

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