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Introduzione
Il l0 dicembre 1948 L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo.
In seguito l'Assemblea invitò tutti i paesi membri a pubblicizzare il testo della Dichiarazione e a fare in modo che fosse divulgato, letto e spiegato principalmente nelle scuole e nelle altre istituzioni educative, senza alcuna distinzione basata sullo stato politico dei paesi.
Purtroppo a distanza di cinquant'anni dalla sua approvazione è opinione di Amnesty International - impegnata dal 1961 nella difesa e nella promozione dei diritti umani in tutto il mondo - che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sia ancora in gran parte ignorata e disattesa nella gran parte del mondo ed anche nel nostro paese. Per colmare questo ritardo culturale Amnesty International ritiene importante che ci si impegni in un lavoro di educazione ai diritti umani. Il grande obbiettivo di questo impegno è indicato nell'articolo 26 della Dichiarazione Universale:
"L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le nazioni, gruppi razziali e religiosi e deve favorire l'opera delle nazioni unite per il mantenimento della pace"
Il lavoro che Amnesty International si propone di svolgere vuole essere di contributo all'affermazione di tale cultura e vuole essere un invito ad altri, individui, movimenti. istituzioni ad impegnarsi nello stesso senso.
Proprio grazie alle pubblicazioni di Amnesty International in occasione del 60° anniversario ho avuto la possibilità di conoscere il complesso lavoro che è stato fatto in questi ultimi anni a favore di una problematica, l'aspirazione universale alla dignità e ai diritti umani, con cui ci dobbiamo costantemente confrontare ancora oggi, dal momento che l'ingiustizia sociale e l'intolleranza stanno dilagando e che gli arresti arbitrari, la tortura e la morte inflitta dallo stato hanno minato la qualità di vita di molti paesi. Il fascino suscitatomi da tale tematica ha fatto sì che intuissi e delineassi finalmente i miei interessi e le mie aspettative per il futuro e che scoprissi che "non è possibile lavorare per i diritti umani senza lavorare al tempo stesso per la propria liberazione e la propria crescita personale".
Oggetto del mio approfondimento, che ho sviluppato in maniera interdisciplinare essendo i diritti umani a mio parere una tematica multidisciplinare per eccellenza e che si presta sia a collegamenti con i contenuti disciplinari studiati in classe sia con il fatti d'attualità, vuol essere il tentativo di rispondere con un personale contributo e una dimostrazione di vivo interesse all'invito rivolto da Amnesty International alla divulgazione di una nuova sensibilità e di una nuova disponibilità a gesti concreti di solidarietà!
Documento storico, prodotto sull'onda dell'indignazione per le atrocità commesse nella Seconda guerra mondiale, la Dichiarazione fa parte dei documenti di base delle Nazioni Unite.
SHOAH
"Ci guardavamo l’un l’altro chiedendoci se, davvero, eravamo delle bestie selvagge, che dovevano
essere rinchiuse in una gabbia". [Ebreo anonimo del Ghetto di Varsavia]
Il termine Shoah è voluto dagli ebrei, i quali, attualmente, rifiutano l'altra parola stilizzata,
Olocausto, in quanto questo indica un sacrificio propiziatorio, il che è sicuramente ingannevole.
L'espressione Shoah si riferisce al periodo che intercorre fra il 30 Gennaio 1933, quando Hitler
divenne Cancelliere della Germania, e l'8 Maggio 1945, la fine della guerra in Europa: in questo
periodo furono milioni le persone soppresse dalla follia razziale nei confronti non solo degli ebrei.
Pur essendo impossibile accertare l'esatto numero di vittime ebree, le statistiche indicano che il
totale fu di oltre 5.860.000 persone. La maggior parte delle autorità generalmente accettano la cifra
approssimativa di sei milioni a cui si devono sommare 5 milioni circa di civili non ebrei uccisi. In
tutto quindi, ma la cifra precisa ha ben poca importanza, oltre 10 milioni di persone furono uccise
dall'odio nazionalsocialista.
Tra i gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi erano: zingari, serbi,
membri dell'intellighenzia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi
oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti abituali, o persone definite
"anti sociali", come, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti.
Inizialmente questi gruppi vennero segregati a vivere nei
ghetti, che servirono come “contenitori” in un forzoso processo
di concentramento della popolazione ebraica, che ne facilitava
il controllo da parte dei nazisti. Gli abitanti, venivano
trasportati dalle varie regioni europee, privati di ogni diritto e
di ogni bene, ed erano sottoalimentati e obbligati a lavorare per
l'industria bellica tedesca.
La maggior parte degli abitanti dei ghetti passarono per i campi
di sterminio: campi con attrezzature speciali progettate per
uccidere in forma sistematica. Storicamente fu il partito
nazista prese la decisone di dare avvio alla cosiddetta
"Soluzione Finale" ma in realtà molti ebrei erano già morti a
causa delle misure discriminatorie adottate contro di loro
durante i primi anni del Terzo Reich, ma lo sterminio
sistematico e scientifico non ebbe inizio fino all'invasione, da
parte della Germania, dell'Unione Sovietica nel Giugno 1941.
Per i nazisti ebreo era: chiunque, con tre o due nonni ebrei,
appartenesse alla Comunità Ebraica, chiunque fosse sposato con un ebreo o un'ebrea, chiunque
discendesse da un matrimonio o da una relazione extraconiugale con un ebreo. Vi erano poi coloro
che non venivano classificati come ebrei, ma che avevano una parte di sangue ebreo e venivano
classificati come ibridi. Essi venivano ufficialmente esclusi dal Partito Nazista e da tutte le
organizzazioni del Partito. Era inoltre proibito loro di far parte dell'Amministrazione Pubblica e
svolgere determinate professioni.
Il Terzo Reich considerava nemici non solo gli ebrei, ma anche ogni individuo che poteva essere
considerato una minaccia per il nazismo correva il rischio di essere perseguitato, ma gli ebrei erano
l'unico gruppo destinato ad un totale e sistematico annientamento. Per sottrarsi alla sentenza di
morte imposta dai Nazisti, gli ebrei potevano solamente abbandonare l'Europa occupata dai
tedeschi.
Nel caso di altri "criminali" o nemici del Terzo Reich, le loro famiglie non venivano coinvolte. Di
conseguenza, se una persona veniva eliminata o inviata in un campo di concentramento, non
necessariamente tutti i membri della sua famiglia subivano la stessa sorte. Gli ebrei, al contrario,
venivano perseguitati in virtù della loro origine familiare indelebile.
La spiegazione dell'odio implacabile dei nazisti contro gli ebrei, nasceva dalla loro distorta visione
del mondo che considerava la storia come una lotta razziale. Essi consideravano gli ebrei una razza
che aveva lo scopo di dominare il mondo e, quindi, rappresentava un ostacolo per il dominio ariano.
Secondo la loro opinione, la storia consisteva, quindi in uno scontro che sarebbe culminato con il
trionfo della razza superiore: quella ariana; di conseguenza, essi consideravano un loro preciso
obbligo eliminare gli ebrei, dai quali si sentivano minacciati.
Inoltre, l'origine razziale degli ebrei li identificava come i delinquenti abituali e corrotti la cui
riabilitazione era ritenuta impossibile, questo odio era anche da ricercare nello stato in cui viveva la
Germania all’epoca, impoverita a livello finanziari da questi eventi:
i debiti dovuti alla perdita della prima Guerra Mondiale;
la riconversione delle aziende belliche in aziende civili;
le spese affrontate per gli equipaggiamenti e lo stipendio dei soldati arruolati;
il famoso Giovedì nero, quando nel 24 Ottobre del 1929 tutte le banche andarono in banca
rotta, le azione vennero svalutate ed il denaro perse valore, questo portò ad un diminuzione
sostanziale del lavoro e molte industrie fallirono;
la campagna antisemita di Hitler, che promise grandi cambiamenti, la gente, disperata e
bisognosa di un capo carismatico, lo elesse. Uno dei primi cambiamenti fu l’allontanamento e il
perseguimento degli ebrei, i quali, affermava Hitler, erano i responsabili del declino tedesco.
SE QUESTO E’ UN UOMO
AUTORE
Primo Levi é nato a Torino nel 1919. I suoi antenati erano ebrei piemontesi provenienti dalla
Spagna e dalla Provenza. Nel 1934 si iscrive al Liceo “D'Azeglio”, istituto che ha ospitato docenti
illustri, oppositori del fascismo (Monti, Antonicelli, Cosmo, Bobbio e molti altri ) e in prima Liceo
ha come professore d'italiano Cesare Pavese.
Nel 1937 si appassiona alla letteratura di testi scientifici e si iscrive al corso di chimica all'università
di Torino. Negli anni seguenti vengono proclamate le leggi razziali in Italia, egli però continua i
suoi studi riuscendo a laurearsi con pieni voti e con lode nel 1941.
Nel frattempo il padre si ammala e così Levi è costretto a lavorare
per sostenere la famiglia.
Nel 1942 entra a far parte del Partito d'azione clandestino, un
gruppo segreto per la lotta contro il fascismo. Durante una
riunione dei partigiani del 13 Dicembre 1943 tra St. Vincent e la
Val D'Ayas viene arrestato con altri compagni e viene mandato nel
campo di concentramento di Carpi-Fòssoli in quanto Ebreo. Viene
trasferito ad Auschwitz e liberato nel gennaio del 1945.
Arriva a Torino il 19 Ottobre 1945. Nel 1947 sposa Lucia
Morpurgo che gli dà due figli, Lisa Lorenza e Renzo. Accetta un
posto di chimico di laboratorio in una fabbrica della quale dopo
pochi anni diverrà il direttore.
Nel 1958 esce il suo libro più famoso " Se questo è un uomo ", che sarà letto in tutto il mondo. A
questo seguono altri libri e poesie che hanno tutti un grande successo e per i quali riceve diversi
premi, viaggia per tutto il mondo e racconta la sua storia. Lotta per il rispetto della gente che ha
dovuto soffrire le terribili esperienze che anche lui ha provato.
Levi ha alternato alla sua attività di chimico quella di narratore: fra le sue opere più importanti vi
sono “Se questo é un uomo” e, appunto, “La tregua”. Muore suicida l'11 aprile 1987, nella sua casa
a Torino.
“SE QUESTO È UN UOMO”
Il titolo del libro serve a fare riflettere sulla condizione degli uomini nel lager. E’ anche uno dei
versi della poesia posta all’inizio del brano che può essere considerata una descrizione della
condizione delle persone che vivevano nel lager:
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
PERIODO STORICO
La realtà storica in cui vive l’autore è quella nazifascista della seconda guerra mondiale durante la
quale milioni di persone furono deportate nei campi di concentramento o lager. In questo periodo di
terrore erano state abolite la libertà di parola e di stampa. Le uniche verità accettate in Germania ed
in Italia erano quelle proclamate dai due rispettivi leader: Adolf Hitler e Benito Mussolini. Erano
quindi frequenti le insurrezioni di movimenti che erano contrari al governo e che non vi
appartenevano (i partigiani). A questi movimenti aderirono molte persone e le loro azioni furono
utili alle Nazioni Unite per combattere la Germania e i paesi ad essa alleati. Un compito molto
importante dei paesi Alleati fu quello di liberare e salvare i superstiti dei campi di concentramento.
La cui creazione fu motivata dall'affollamento delle prigioni esistenti in Slesia e dalla necessità di
un nuovo campo ondata di arresti di massa. Il campo di concentramento di Auschwitz fu fondato nel
1940 come luogo di reclusione per i prigionieri politici polacchi. Successivamente i nazisti
iniziarono ad usarlo per deportarvi prigionieri provenienti da tutta l’Europa, principalmente ebrei,
ma anche sovietici e zingari.
AMBIENTE
Gli ambienti di cui ci parla l’autore sono principalmente due: il treno e il lager.
Riguardo il treno fa una descrizione molto accurata della struttura dei vagoni, che sono molto stretti,
scomodi e non igienici. I deportati sono costretti a viaggiare stipati senza possibilità di movimento.
L’odore dei deportati non sembra più umano perché durante il lungo viaggio essi hanno modo di
lavarsi solo con l’acqua piovana. Il legno è freddo a causa della temperatura molto bassa e della
pioggia. I deportati sono esposti alle intemperie che sono un prologo a ciò che si dovranno
apprestare a subire.
Del lager di "Buna" vi è una descrizione molto accurata per la struttura ma anche per il significato
che comporta per i detenuti. Questo secondo aspetto è il più importante per l’autore. Ogni
caratteristica del luogo acquista un significato simbolico per Primo Levi; per esempio il fango, in
cui sono costretti a camminare quotidianamente i detenuti, sprofondandoci, è il simbolo della
perdita della dignità di uomini, come ogni cosa a cui i detenuti sono sottoposti ci fa pensare alla
perdita della dignità umana. Per quanto riguarda lo spazio reale, il campo è suddiviso in: baracche
(Blocks), ognuna con un compito differente; infermeria, il Ka-be; e un centro chimico dove Primo
andrà a lavorare durante il suo ultimo periodo di prigionia.
CONTENUTO
Il libro narra le esperienze dell’autore nel periodo in cui fu deportato dai nazisti nella Seconda
Guerra Mondiale nel lager di Buna-Monowitz nei pressi di Auschwitz. La vicenda inizia dall'arresto
avvenuto la notte del 13 dicembre 1943 fino al momento della liberazione dal Lager la mattina del
27 gennaio del 1945.
Giunti a destinazione, dopo un lungo e estenuante viaggio in treno, il meccanismo
dell'annientamento si mise subito in moto: coloro che furono in grado di essere utilizzati come
mano d'opera furono condotti ai campi di lavoro; tutti gli altri inadatti al lavoro manuale vennero
portati nelle camere a gas. Coloro che si “salvarono” da questa prima eliminazione vennero
spogliati (anche della dignità) e vennero rivestiti con casacche a righe e zoccoli, gli venne inoltre
tatuato sul braccio sinistro un numero che da quel momento prese il posto del loro nome.
Tutti gli internati furono trasferiti durante il giorno presso una fabbrica di gomma, dove svolsero un
lavoro massacrante. I più deboli presto furono stroncati dalla fatica, dalle privazioni, dalle malattie e
dal freddo. All'interno del Lager governavano il privilegio, l'ingiustizia e l'astuzia: chi non aveva
abilità da sfruttare non poteva sopravvivere a lungo.