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…
TUTTI I DIRITTI
UMANI PER TUTTI
Dopo la seconda guerra mondiale, si sente il bisogno di riaffermare tutti quei diritti
violati dalle varie nazioni in seguito alle persecuzioni, alle torture e alle uccisioni di
milioni di ebrei da parte delle SS o ai bombardamenti che hanno ucciso moltissimi
civili innocenti. Dunque, è apparsa la necessità impellente di tutelare l’individuo
affinchè mai più gli vengano negati diritti quali il diritto alla salute, all’igiene, il
diritto che garantisca la sua dignità umana, il diritto alla vita, a professare la propria
religione, di parola e così via…
Quindi si fa avanti l’idea quindi di creare un insieme di leggi che possano regolare
l’ordinamento di uno Stato…
Il 10 Dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva e proclama a
New York la nota “Dichiarazione Universale dei diritti umani”. “Tutti gli uomini”,
si dice, “nascono liberi e eguali in dignità e diritti”. Si tratta del primo atto importante
per abbattere quelle barriere tra tutte le persone: no alla diversità, no alle disparità, no
alle discriminazioni, no alla violenza, no alla guerra. Ma a distanza di soli
sessant’anni si contano, invece, molteplici guerre che hanno spezzato la vita a vittime
innocenti in nome di chi sa che cosa !!!
Il primo e fondamentale diritto, quello alla vita, è spesso stroncato sul nascere, basti
pensare agli aborti, alla procreazione artificiale, alla manipolazione genetica.
Ed ancora. In molti paesi del mondo vige la pena di morte. Ma proprio in questi paesi
si contano più crimini e più delitti rispetto alle nazioni che non l’adottano; ciò, a mio
avviso, deve far riflettere profondamente.
Viviamo in un mondo in cui professare la pace non è facile, ma la violenza, io credo,
chiama violenza. A tal proposito la poesia di Quasimodo “Uomo del mio tempo”,
scritta nel 1947, esprime perfettamente, a mio avviso, la situazione sociale e
l’annullamento dei diritti in Europa durante la Seconda guerra mondiale. Nel primo
verso infatti si afferma: “Sei ancora quello della pietra e della fionda …” , la guerra
cioè, continua a distruggere senza pietà, l’uomo uccide l’altro uomo proprio come nei
tempi preistorici.
Il progresso tecnico, di cui si parla, costituisce solamente l’aspetto esteriore della
civiltà, perchè l’uomo è rimasto la belva dell’età della pietra e gli strumenti perfetti
che possiede sono solo uno mezzo per rendere più efficiente il suo desiderio di
violenza. La poesia di Quasimodo risulta quindi un insegnamento all’uomo, in
particolare, e, di conseguenza, all’umanità intera: la vera ed unica salvezza è
dimenticare la brutalità del passato ed inseguire, combattendo, qualcosa di
validamente umano e civile: la pace.
MARTIN LUTHER KING (italiano)
Parlando di diritti riconosciuti non si può certo dimenticare un personaggio che negli
anni ’50 - ’60 lottò per l’uguaglianza fra i bianchi e i neri e per la concessione di
maggiori diritti a questi ultimi: mi riferisco a Martin Luther King, un reverendo che
si ispirava alle idee di Gandhi e al metodo della non-violenza. Nella sua azione di
difesa dei diritti civili della popolazione di colore, King sostenne che la dottrina
cristiana dell’amore, operando attraverso il metodo gandhiano della non-violenza, è
una delle armi più potenti che il popolo oppresso possa disporre nella sua lotta per la
libertà. Nel 1955, recandosi in Alabama, King applicò la teoria della resistenza non
violenta invitando la popolazione a boicottare gli autobus in segno di protesta contro
l’arresto di Rosa Parks, donna nera che aveva osato sedersi, sull’autobus, in un posto
riservato ai bianchi.
A distanza di pochi anni, Martin Luther King ottenne il premio Nobel per la pace
(1964). Seguì la possibilità per i neri di accedere al voto e vennero riconosciuti loro,
nel contempo, i diritti civili e sociali.
Ma ecco che King si battè per una maggiore sicurezza sul lavoro e per migliorare le
condizioni di vita specie di coloro che vivevano nei “ghetti”, ma queste continue
rivendicazioni gli costarono la vita: fu assassinato il 4 Aprile 1968.
La lettura del brano “La forza di amare” che fa parte di un sermone scritto di suo
pugno, invita a riflettere: King spiega le motivazioni che lo avevano indotto ad
abbracciare la teoria della non violenza; le drammatiche situazioni personali vengono
utilizzate per giustificare una precisa scelta morale e religiosa. Spinto e sostenuto da
una profonda fede in Dio, King capisce che non si può lottare per una giusta causa
adottando gli stessi metodi violenti dei propri nemici, concetto invece sostenuto da
Malcom X per il quale solo con un duro scontro tra le due razze era possibile
ottenere una vera giustizia.
La non violenza e il pacifismo, per King, sono le vere ed uniche armi per combattere
coloro che intendono negare qualunque diritto ai neri d’America.
MARTIN LUTHER KING (inglese)
After World War II a lot of Americans started a series of direct actions to win civil
rights. In the end they united in a non-violent mass movement for the achievement of
equal rights led by the reverend Martin Luther King.
On August 1963, Martin Luther King led a great peaceful march for civil rights to
Washington. It was the most famous “march to freedom”. There was no violent
action, all were praying and singing and listening to their leader. King was born in
Atlanta, Georgia, in the southern part of USA in 1929.
While he was a student at a seminary in Philadelphia, he became enthusiastic about
the writings of Mahatma Gandhi. In 1954 he became the minister of a small Negro
Church in Montgomery. Her he carried out the first non-violent protest against racial
discrimination: the mass boycott of the Montgomery bus company. The protest
originated from a serious episode of intolerance: on December 1, 1955 a black
woman, Rosa Parks, was arrested because she had taken a seat reserved for white
people on a bus. King advocated passive resistance: he wanted to assert black rights
but with peaceful means.
King was arrested many times and his house was destroy by a bomb. The terrible Ku
- Klux - Klan organized numerous punitive expeditions for the members of this
pacifist movement. In 1964 Congress passed the Civil Right Act and in the same year
King was awarded the Nobel Peace Prize.
In 1965 Congress passed the “Voting Rights Act” through which the right to vote was
extended to the Blacks.
In 1968 King started another battle. Now his goal was to secure better jobs and living
conditions, especially for the Blacks who lived in ghettos. But, on April 4th, an
assassin’s bullet put an end to his young life.
“I have a dream”
The famous speech "I have a dream" expresses the King’s desire: one day whites and
blacks are friends and have the same rights and the same freedom.
This famous speech is important because he says: “I have a dream today! I have a
dream that one day down in Alabama little black boys and little black girls will join
hands with little white boys and little white girls as sister and brothers … I have a
dream today! We will work together, pray together, go to jail together knowing that
we will be free one day …” .
“That day all of God’s children … will sing in the words of the old Negro spiritual:
Free at last, free al last. Thank God Almighty we are free al last”.
This famous speech makes us understand perfectly what were the King’s goals and
dreams! GANDHI
Anche in un’altra parte del mondo, e precisamente in India, si faceva largo un
pensiero analogo a quello che avrebbe professato Martin Luther King qualche
decennio dopo e mi riferisco, nello specifico, a Gandhi.
La fama di Gandhi soprannominato Mahatma, cioè “grande anima”, ha superato i
limiti dello spazio e del tempo. Ed oggi, a sessanta anni dalla sua morte, in tutto il
mondo, i suoi insegnamenti sulla non violenza sono ancora validi ed attuali.
Infatti Gandhi, di fronte alla richiesta di indipendenza del popolo indiano, soggiogato
da leggi ingiuste e dalla mancanza di libertà, invita ad adottare il metodo della
disobbedienza civile e della non-violenza, unico metodo, a suo avviso, per guidare il
popolo indiano verso l’indipendenza, ottenuta appunto nel 1947.
Il messaggio che il Mahatma ci lascia è molto attuale malgrado la storia
contemporanea continui ad essere macchiata dalla guerra e dalla violenza.
Gandhi, “piccolo grande uomo”, è riuscito con le sue sole forze, a sconfiggere il
potente Impero britannico e a realizzare il grande sogno dell’indipendenza per il suo
Paese. Lui è riuscito a fare ciò con la forza sbalorditiva della non-violenza, del
boicottaggio pacifico, della resistenza passiva e della ricerca della Verità (Dio).
Gandhi dimostra che la forza di un singolo uomo può diventare la forza di un popolo
intero. Non dobbiamo quindi disperare se ci sembra che poteri superiori vogliano
decidere per noi e armarci la mano.
Ecco che nel brano “Gandhi e la marcia del sale” di Erik H. Erikson, Gandhi
conduce il suo popolo verso il mare in segno di protesta contro il monopolio
britannico sul sale: è una marcia estenuante, ma, alla fine, vittoriosa.
Ingenti tasse colpivano un bene di prima necessità per gli indiani: il sale. Gandhi
invita i suoi seguaci a non farsi prendere dall’ira, infatti la non- violenza è “il primo
articolo della sua fede e l’ultimo del suo credo”.
Non si verificarono infatti episodi irruenti e il popolo marciò noncurante della morte,
della violenza adottata dalla polizia britannica…
La folla dei manifestanti continuò il suo cammino impassibile, senza lottare, secondo
gli insegnamenti del maestro.
Nonostante però tanto sacrificio di vite umane e sangue versato, le saline non furono
occupate e la legge sul sale non fu abolita interamente.
Gandhi venne imprigionato, ma l’opinione pubblica giocò in suo favore e la Gran
Bretagna si vide costretta, col tempo, a trattare: la legge sul sale fu revocata e l’India
ottenne la tanto auspicata indipendenza era il 15 Agosto del 1947.
Rispondere al male con il bene, principio guida di Gandhi e poi di Martin Luther
King, aveva trionfato: l’India ora, come commenta il poeta Tagore alla fine del brano,
poteva permettersi di guardare dall’alto in basso l’Europa.
Il primo passo era stato fatto, l’India sembrava avere un futuro migliore.
BREVI CENNI STORICI: IL QUADRO STORICO-POLITICO-
ECONOMICO DELL’INDIA ALL’INDOMANI DELL’INDIPENDENZA
L’India era, come sappiamo, una colonia inglese e divenne nazione indipendente solo
due anni dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Il primo capo di governo dell’India indipendente fu Nehru, che perseguì una politica
incentrata sulla democrazia e sulla pianificazione.
Oggi il paese è al centro di intensi rapporti ed interessi internazionali non solo con i
suoi alleati storici quali Francia, Inghilterra e Russia, ma anche con Paesi come USA
e Cina, e questo dimostra il suo crescente peso internazionale.
Relativamente all’atteggiamento di politica economica bisogna dire che il periodo
che va dal 1947 fino al 1990 circa è stato caratterizzato da alcuni tratti essenziali
quali:
La democrazia politica;
La presenza di un partito politico dominante e di una democrazia interna;
Il prevalere dell’ideologia laica;
Un sistema economico contraddistinto dallo stato e dal protezionismo. Questi anni
sono infatti caratterizzati dall’isolamento del paese dal resto del mondo, in seguito
alle restrizioni commerciali imposte dai vari governi succedutisi. No all’ingresso di
capitali stranieri, no, si diceva, all’espansione. Ciò che caratterizzò il paese fino alla
fine degli anni Ottanta era l’istituzione dei cosiddetti piani quinquennali, cioè
strumenti di pianificazione economica. Si istituirono cooperative agricole per
controllare il flusso delle derrate alimentari; si venne così a creare una classe
poverissima ed una molto ricca di grandi capitalisti.
Ma in conseguenza di una profonda crisi economica, l’India si vide costretta a