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Sintesi
Letteratura greca: Aristofane, Nuvole; Gorgia, Encomio di Elena
Letteratura latina: Cicerone, De oratore; Quintiliano, Institutio oratoria; Tacito, Dialogus de oratoribus
Letteratura italiana: Il superuomo di D'Annunzio
Storia: Mussolini e la propaganda fascista
Estratto del documento

1984

- Il romanzo distopico di George Orwell come reazione ai regimi totalitari

della seconda guerra mondiale.

LETTERATURA GRECA

Le Nuvole,

ARISTOFANE, vv. 889-931

KR. ῖ ῖ .

Ο ΚΡΕΙΤΤΩΝ ΛΟΓΟΣ Παρὰ το σι θεο ς

ῖ ὸ HT. ῶ ῆ ὔ ὁ ὺ

Χώρει δευρί, δε ξον σαυτ ν Π ς δ τα δίκης ο σης Ζε ς

ῖ ῖ , ὺ ὐ ἀ ὸ ὑ ῦ

το σι θεατα ς καίπερ θρασ ς ο κ πόλωλεν τ ν πατέρ᾽ α το

ὤ .

ν δήσας;

KR. ἰ ῖ

Ο ΗΤΤΩΝ ΛOΓΟΣ Α βο τουτὶ καὶ δὴ

Ἴ ᾽ ὅ ῄ . ὰ

θ ποι χρ ζεις πολὺ γ ρ χωρεῖ τὸ κακόν. Δότε μοι

ᾶ 'ς

μ λλόν λεκάνην.

ἐ ῖ ῖ

ν το ς πολλο σι λέγων

ἀ ῶ. DISCORSO MIGLIORE Vieni qui,

πολ mostrati agli spettatori, sfrontato

KR. Ἀ ῖ ὤ

πολε ς σύ; Τίς ν; quale sei.

ΗT. Λόγος. DISCORSO PEGGIORE Va dove

KR. Ἣ ὤ .

ττων γ᾽ ν ti pare: parlando davanti a molti,

HT. Ἀ

λλά σε νικῶ ti distruggerò ancora di più.

ὸ ἐ ῦ

τ ν μο κρείττω φάσκοντ᾽ DM. Tu mi distruggerai? Essendo

ἶ .

ε ναι chi?

KR. ὸ ῶ ;

Τί σοφ ν ποι ν DP. Un discorso.

HT. ὰ ἐ .

Γνώμας καιν ς ξευρίσκων DM. Si, ma quello peggiore.

KR. ῦ ὰ ἀ ῖ

Τα τα γ ρ νθε DP. Eppure ti vinco: anche se dici

ὺ ἀ .

διὰ τουτουσὶ το ς νοήτους di essere migliore di me.

HT. ὔ , ἀ ὰ

Ο κ λλ σοφούς. DM. Con quale stratagemma?

KR. Ἀ ῶ ῶ . DP. M’invento idee nuove.

πολ σε κακ ς DM. Certo: ce n’è una grande

HT. ἰ ὲ ῶ ;

Ε π τί ποι ν fioritura, grazie a questi sciocchi.

KR. Τὰ δίκαια λέγων. DP. Direi invece che sono

HT. Ἀ ᾽ ἀ tα

ῦ ᾽

λλ νατρέψω γ᾽ τ intelligenti.

ἀ <

ντιλέγων DM. Ti distruggerò malamente.

ὐ ὲ ὰ ἶ

ο δ γ ρ ε ναι πάνυ φημὶ δίκην. DP. E come? Dimmelo.

KR. ὐ ἶ ῄ

Ο κ ε ναι φ ς· DM. Dicendo il giusto.

HT. ὰ , 'στιν;

Φέρε γ ρ ποῦ

DP. Ma io prenderò il sopravvento che ha messo in catene suo

confutandoti: affermo che padre.

[in preda ai conati di vomito]

Giustizia non esiste. DM.

DM. Dici che non esiste? Puah, mi sento male. Datemi un

DP. E dov’è? catino.

DM. Presso gli dei.

DP. Ma se la Giustizia esiste,

come mai Zeus non è perito, lui

HT. ἀ .

Τυφογέρων εἶ κ νάρμοστος DP. Sei un vecchio demente, uno

KR. ἀ .

Καταπύγων εἶ κ ναίσχυντος squinternato.

HT. : Rόδα ἴ .

μ᾽ ε ρηκας DM. E tu, un rottinculo, uno

KR. Καὶ βωμολόχος. svergognato…

HT. ῖ .

Κρίνεσι στεφανο ς DP. Sono rose le cose che mi dici.

KR. Καὶ πατραλοίας. DM. …e buffone…

HT. Χρυσῷ πάττων μ᾽ οὐ DP. M’incoroni di gigli.

γιγνώσκεις. DM. …e parricida.

KR. ῆ ἀ ὰ

Οὐ δ τα πρὸ τοῦ γ᾽, λλ DP. Non ti accorgi che mi stai

μολύβδῳ. coprendo di oro.

DM. No di certo: un tempo avrei

pensato che stavo coprendoti di

piombo.

HT. ῦ ῦ ᾽ ἐ ὶ ῖ

Ν ν δέ γε κόσμος το τ στ ν λυμαινόμενον το ς μειρακίοις.

ἐ . HT. ὐ ὶ ῦ

μοί Ο χ διδάξεις το τον Κρόνος

KR. ὺ ὤ .

Θρασ ς εἶ πολλοῦ. ν

HT. ἀ ῖ . KR. ἴ ὐ ὸ ῆ

Σὺ δέ γ᾽ ρχα ος Ε περ γ᾽ α τ ν σωθ ναι χρὴ

KR. ᾶ ὰ ἀ ῆ .

Διὰ σὲ δὲ φοιτ ν καὶ μὴ λαλι ν μόνον σκ σαι

ὐ ὶ ἐ ῶ

ο δε ς θέλει τ ν μειρακίων.

Καὶ γνωσθήσει ποτ᾽ θηναίοις

ἶ ὺ ἀ .

ο α διδάσκεις το ς νοήτους

HT. ὐ ῖ ἰ ῶ .

Α χμε ς α σχρ ς

KR. Σὺ δέ γ᾽ εὖ πράττεις. DP. Al presente, invece, questo

ἐ ,

Καίτοι πρότερόν γ᾽ πτώχευες mi è ornamento.

[...] DM. Sei proprio uno sfrontato.

HT. Ὤ

μοι σοφίας- DP. E tu, un arretrato.

KR. Ὤ

μοι μανίας- DM. Per colpa tua nessun

HT. ἧ ἐ .

ς μνήσθης ragazzo vuol andare a scuola. Un

KR. ῆ ῆ ἥ

τ ς σ ς πόλεώς θ᾽ τις σε giorno gli Ateniesi si

τρέφει

accorgeranno cosa insegni a DM. …la tua e quella della città

questi sciocchi. che ti nutre per corrompere i

DP. Sei uno squallido pezzente. giovinetti.

DM. Tu invece te la passi bene. DP. Non sarai tu, vecchio

Eppure, un tempo chiedevi bacucco, a fare da maestro a

[Strepsiade]

l’elemosina, […] costui

DP. Oh, che saggezza… DM. E invece si, se bisogna

DM. Oh, che pazzia… salvarlo e non educarlo solo

DP. …quella che stai evocando. alle chiacchere.

L’Encomio di Elena

GORGIA, (8) Se poi fu la parola a

e„ d lÒgoj Ð pe…saj kaˆ t¾n

(8) persuaderla e a illuderle l’animo,

yuc¾n ¢pat»saj, oÙd prÕj neppur questo è difficile a

toàto calepÕn ¢polog»sasqai scusarsi e a giustificarsi cosí: la

kaˆ t¾n a„t…an ¢polÚsasqai parola è un gran dominatore, che

ïde. lÒgoj dun£sthj mšgaj ™st… con piccolissimo corpo e

n, Öj smikrot£twi sèmati kaˆ invisibilissimo, divinissime cose

¢fanest£twi qeiÒtata œrga sa compiere; riesce infatti e a

¢potele‹· dÚnatai g¦r kaˆ fÒbon calmar la paura, e a eliminare il

paàsai kaˆ lÚphn ¢fele‹n kaˆ dolore, e a suscitare la gioia, e ad

car¦n ™nerg£sasqai kaˆ œleon aumentar la pietà. E come ciò ha

™pauxÁsai. taàta d æj oÛtwj luogo, lo spiegherò.

œcei de…xw·

[…] (10) Dunque, gli ispirati

aƒ g¦r œnqeoi di¦ lÒgwn

(10) incantesimi di parole sono

™pwidaˆ ™pagwgoˆ ¹donÁj, apportatori di gioia, liberatori di

¢pagwgoˆ lÚphj g…nontai· pena. Aggiungendosi infatti, alla

sugginomšnh g¦r tÁi dÒxhi tÁj disposizione dell’anima, la

yucÁj ¹ dÚnamij tÁj potenza dell’incanto, questa la

™pwi-dÁj œqelxe kaˆ œpeise blandisce e persuade e trascina

kaˆ metšsthsen aÙt¾n col

gohte…ai. gohte…aj d kaˆ suo fascino. Di fascinazione e

mage…aj dissaˆ tšcnai magia si sono create due arti,

eÛrhntai, a† e„si yucÁj consistenti in errori dell’animo e

¡mart»mata kaˆ dÒxhj in inganni della mente.

¢pat»mata. tîn paroicomšnwn

<te>

Ósoi d Ósouj perˆ Óswn mn»mhn tîn te parÒntwn

(11)

kaˆ œpeisan kaˆ pe…qousi d tîn te mellÒntwn

<œnnoian>

yeudÁ lÒgon pl£santej. e„ mn prÒnoian, oÙk ¨n Ðmo…wj

g¦r p£ntej perˆ p£ntwn econ Ómoioj Ãn Ð lÒgoj, oŒj t¦ nàn

se tutti avessero, circa tutte le

ge oÜte mnhsqÁnai tÕ cose, delle passate ricordo, delle

paroicÒmenon oÜte skšyasqai presenti coscienza, delle future

tÕ parÕn oÜte manteÚsasqai previdenza, non di eguale

tÕ mšllon eÙpÒrwj œcei· éste efficacia sarebbe il medesimo

perˆ tîn ple…stwn oƒ ple‹stoi discorso, qual è invece per quelli,

t¾n dÒxan sÚmboulon tÁi che appunto non riescono né a

yucÁi paršcontai. ¹ d dÒxa ricordare il passato, né a

sfaler¦ kaˆ ¢bšbaioj oâsa meditare sul presente, né a

sfalera‹j kaˆ ¢beba…oij eÙtuc… divinare il futuro; sicché nel piú

aij peri- b£llei toÝj aÙtÁi dei casi, i piú offrono consigliera

crwmšnouj. all’anima l’impressione del

momento. La quale impressione,

per esser fallace ed incerta, in

(11) E quanti, a quanti, quante fallaci ed incerte fortune implica

cose fecero e fanno credere, chi se ne serve.

foggiando un finto discorso! Che

LETTERATURA LATINA

De Oratore (1,30)

CICERONE,

“Necque vero mihi quicquam – inquit – praestabilius videtur quam posse

dicendo tenere hominum mentis, adlicere voluntates, impellere quo velit, unde

autem velit deducere: haec una res in omni libero populo maximeque in pacatis

tranquillisque civilitatibus praecipue semper floruit semperque dominata est.”

“In verità, non c’è niente per me di più bello del potere con la parola di

conquistare gli animi degli uomini, legare a sé la loro volontà, spingerli dove

uno voglia, e via da dove si voglia distoglierli. Presso tutti i popoli liberi, e

soprattutto negli Stati tranquilli e ordinati, quest’arte si è sempre sviluppata

con dovizia ed è sempre stata ben padroneggiata.”

Institutio Oratoria

M.F. QUINTILIANO, Institutio oratoria

L' delinea un programma

complessivo di formazione culturale e morale,

scolastica ed intellettuale, che il futuro oratore deve

seguire dall'infanzia fino al momento in cui avrà

acquistato qualità e mezzi per affrontare un uditorio

"institutio"

(il termine significa "insegnamento,

educazione, istruzione", confrontabile col termine

greco di "paidèia"). Ciò per Quintiliano è in risposta

alla corruzione contemporanea dell'eloquenza, per la

quale individua come rimedi il risanamento dei

costumi e la rifondazione delle scuole. Le fonti

Retorica

dell'opera furono, quasi certamente, la di

De causis corruptae

Aristotele, dal quale testo elaborò precedentemente il

eloquentiae. Dialogus de oratoribus

M.C. TACITO,

È un’opera scritta nel 102 d.C. ma ambientata nel 75-77

d.C., nella quale i quattro personaggi principali

discutono della decadenza dell’oratoria. Le cause di ciò

secondo l’autore sono da ricercare nel deterioramento

del sistema educativo e nel clima di “censura” del

pensiero durante l’età imperiale.

LETTERATURA ITALIANA

Gabriele D’Annunzio contribuì ad

incitare le masse verso l’entrata nella

Prima Guerra Mondiale, incendiando

gli animi con la sua retorica e l’ardore

che lo contraddistinguevano.

Durante l’arringa al popolo romano,

che tenne il 13 maggio del 1915,

denunciò le frustrazioni e l’impotenza

sociale, appellandosi agli italiani

come a giustizieri e salvatori di una

patria moralmente corrotta.

ARRINGA AL POPOLO DI ROMA IN TUMULTO, LA SERA

DEL XIII MAGGIO MCMXV

Compagni, non è più tempo di parlare ma di fare; non è più tempo

di concioni ma di azioni, e di azioni romane.

Se considerato come crimine l’incitare alla violenza i cittadini, io mi

vanterò di questo crimine, io lo prenderò sopra me solo.

[…]

Ogni eccesso della forza è lecito, se vale a impedire che la Patria si

perda. Voi dovete impedire che un pugno di ruffiani e di frodatori

riesca a imbrattare e a perdere l’Italia. Tutte le azioni necessarie

assolve la legge di Roma.

Ascoltatemi. Intendetemi. Il tradimento è oggi manifesto. Non ne

respiriamo più soltanto l’orribile odore, ma ne sentiamo già tutto il

peso obbrobrioso. Il tradimento si compie in Roma, nella città

dell’anima, nella città della vita!

[…]

Udite. Ascoltatemi. Non è da difendere la patria sola, quella eccelsa

spiritualità che di sé c’infiamma e ci accresce, quella numerosa

bellezza che dal silenzio dei nostri morti s’inarca verso la melodia

dei nascituri ed è sul nostro capo il vero firmamento. Noi dobbiamo,

noi vogliamo difendere anche noi stessi, noi uomini di carne e di

pena, noi che pensiamo e lavoriamo, noi che udiamo per la vasta

terra, noi che siamo genti fra le genti.

[…]

Formatevi in drappelli, formatevi in pattuglie civiche; e fate la

ronda, ponetevi alla posta, per pigliarli, per catturarli. Non una folla

urlante, ma una milizia vigilante.

Questo vi chiedo, questo è necessario.

E necessario che non sia consumato in Roma l’assassinio della

Patria. Voi me ne state mallevadori, o Romani.

Viva Roma vendicatrice! STORIA

Durante il vertice per l’insediamento del direttorio dell’organizzazione dei

giornalisti nella Confederazione nazionale dei sindacati fascisti il presidente

Edmondo Rossoni ne tracciò le linee programmatiche:

“Il mio parere è che l’organizzazione dei

giornalisti non possa essere fascista

semplicemente, come tutte le altre

organizzazioni. Qui c’è un compito

specifico, preciso, squisitamente politico.

Dopo questa riunione il Duce deve sapere

che il Sindacato nazionale dei giornalisti è

uno strumento squisitamente politico agli

ordini del Regime. Terremo lontani tutti

coloro i quali avanzano una qualsiasi

riserva mentale nei confronti del fascismo.

Voi siete inquadrati nella Confederazione

Nazionale dei Sindacati Fascisti, ma il Sindacato nazionale dei

giornalisti deve essere sempre anche a disposizione del partito e del

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