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Introduzione Arte della parola e persuasione tesina
Nella mia tesina di maturità ho scelto di trattare questo argomento perché mi sono sempre chiesta come i discorsi possano coinvolgere le masse e come le persone potenti riescano ad esercitare un'influenza enorme attraverso i loro comportamenti. Mi sono accorta che chi detiene il potere e chi lo vuole ottenere deve sapere comunicare. I rapporti interpersonali come il lavoro e la politica sono tutti regolati da sottili dinamiche, di cui spesso non ci accorgiamo, che non conosciamo o che talvolta inneschiamo inconsapevolmente. Il mio obiettivo nella tesina è quello di mostrare come le tecniche persuasive, legate soprattutto al discorso, siano state utilizzate nella politica per influenzare il corso della storia.
La tesina ripercorre essenzialmente le varie tappe dell'oratoria politica, per soffermarsi sulle tecniche persuasive utilizzate nei totalitarismi (Germania nazista e Italia fascista) e su quelle attuali codificate dalla Programmazione Neuro-Linguistica (vedi pag. 11 per definizione). Presento infine un esempio clamoroso, l'oratoria di Obama, che dimostra come la persuasione domini oggi la politica. La copertina che ho creato è a mio parere alquanto forte e come potete vedere raffigura due dittatori (Hitler e Mussolini ), responsabili dei delitti più atroci nei confronti dell'umanità, e due leader americani ( Kennedy e Obama) che rappresentano al meglio il “sogno americano”. Ciò mostra chiaramente come le tecniche persuasive, come qualsiasi tecnica, siano al servizio di qualunque scopo e diventino strumenti di crudeltà. Ritengo doveroso conoscere i metodi persuasivi e diffonderne la conoscenza, affinché le persone possano evitare di subirne gli effetti inconsapevolmente.
Collegamenti
Arte della parola e persuasione tesina
Materie che si compenetrano: Latino, filosofia, storia.
La retorica antica: Le origini.
La sofistica : Gorgia e Protagora.
La retorica a Roma.
La retorica classica.
I totalitarismi:
La rivoluzione del linguaggio politico nel XIX- XX secolo.
Utilizzo del linguaggio nei discorsi fascisti e nazisti.
La persuasione nella Germania nazista e i discorsi di Hitler.
Oratoria di Mussolini.
Le tecniche attuali della persuasione:
La PNL
L'oratoria di Obama.
“La parola ha in sé, nella sua radice, un potere vastissimo: essa crea e definisce la nostra
rappresentazione del mondo.”
“L'abbondanza, la ricchezza delle parole è dunque una condizione del dominio sul reale: e diventa,
inevitabilmente, strumento del potere politico.” 1 Gianrico Carofiglio,“La manomissione delle parole”
La retorica antica
Le origini
La parola "retorica" deriva dal greco ῥητορική τέχνη,"retorichè technè" e significa arte del dire, della
persuasione per mezzo di discorsi.
La sua origine risale probabilmente ai primi decenni del V secolo a.C., quando i siracusani Corace e
Tisia composero il primo trattato di retorica. Nel 467 a.C. un'insurrezione aveva abbattuto la
tirannide di Gerone e si era aperta una lunga serie di processi per la rivendicazione delle terre
confiscate dal regime. Risultava perciò necessario un metodo efficacie per perorare le proprie tesi
nei tribunali ed uscirne vincitori.
La precettistica di Corace e Tisia si basa sul seguente principio: il sembrare vero conta più dell'essere
vero; donde la ricerca sistematica delle prove e lo studio delle tecniche atte a dimostrare la
verosimiglianza di una tesi.
Contemporaneamente in Sicilia prosperava un altro genere di retorica, detta psicagogica,
letteralmente "trascinatrice di animi". Questa affonda le sue radici nel primo pitagorismo e mira a
sfruttare l'attrattiva della parola sapientemente manipolata, generando una reazione e un'adesione
emotive. Gli aspetti qualificanti di questa tecnica sono il ragionamento per antitesi e la capacità di
adeguare il discorso alla diversa composizione dell'uditorio, detta politropia.
La sofistica
Come definisce la retorica sofistica Plutarco :
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La retorica è l'arte del parlare, che ha la sua forza nell'essere artefice di persuasione nei discorsi
politici intorno ad ogni soggetto; che è creatrice di convincimento e non di insegnamento; i suoi
argomenti propri sono soprattutto intorno al giusto e all'ingiusto, al bene e al male, al bello e al
brutto.”
Il sofista è una figura intellettuale innovativa, moderna, in qualche modo sconvolgente e controversa
nella Grecia del V secolo a.C.
I sofisti sono gli artefici della trasformazione dell'arte della parola in tecnica ( technè ).
E' necessario cogliere pienamente il significato di questa parola greca, per capire la portata della
svolta sofistica. E' definita technè qualsiasi capacità di produrre regolarmente determinati effetti
sulla base di un sapere codificato.
La retorica era divenuta uno strumento indispensabile durante il regime democratico, in cui
l'accesso al potere non dipendeva più dalla nobiltà di nascita, bensì dalla capacità dell'uomo politico
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di convincere i suoi concittadini a votarlo. I sofisti viaggiano così per le città greche, insegnando la
loro arte e la virtù politica su compenso.
I cardini della retorica sofistica sono la conoscenza del linguaggio e dei suoi meccanismi, dell'arte
dell'argomentazione, della connessione logica tra proposizioni, della psicologia, delle tecniche di
insegnamento, di contenuti specifici. Da sottolineare è la concezione di un fine utilitaristico e non
morale della retorica.
La visione sofistica mette in evidenza il divario insanabile tra pensiero ed essere e la difficoltà di
conoscere la verità, nascosta o deformata dall'uso del linguaggio. Quest'ultimo, inoltre, è
riconosciuto come qualitativamente diverso dalla realtà.
Le armi di Protagora
Protagora possiede una concezione formalistica del kairos: il buon oratore deve essere in grado di
discorrere in maniera ampia o sintetica di una medesima materia, a seconda del momento; deve
essere flessibile. Egli ritiene necessario dal punto di vista formale anche l'orthoepeia, la corretta
pronuncia delle parole e la capacità di strutturare un discorso elegante per rendere più potente un
discorso più debole. Egli è il teorico dell'antilogia, la tecnica del contraddire. Questa consiste nel
trattare un argomento da punti di vista opposti, per sviluppare la capacità argomentativa.
Le armi di Gorgia
“La parola è una grande signora che con piccolissimo corpo e invisibile sa compiere imprese degne
degli dei: infatti può far cessare la paura e portar via il dolore e destare la gioia e accrescere la
pietà.” Gorgia
Per Gorgia la parola, avendo perso qualsiasi capacità di esprimere la verità delle cose, assume scopo
persuasivo. Ha valore estetico, emozionale ed è usata per suscitare forti reazioni emotive
nell'interlocutore. È intesa come pharmakon ( in greco sia “medicina” che “veleno”); agisce quindi
sul piano inconscio, determinando meccanicamente reazioni e comportamenti. Gorgia, nonostante
sofista, ritiene necessaria una buona conoscenza della materia da trattare. Il discorso viene poi
costruito ricorrendo all'uso di figure retoriche per impressionare il pubblico: antitesi , isocolia ,
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omeoteleuto .
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Tra il V e il IV secolo vi fu uno sviluppo esponenziale della retorica greca, la cui sistemazione è giunta
a noi attraverso l'opera “La Retorica” di Aristotele. Egli scrive che la funzione della retorica è
“vedere i mezzi di persuasione che vi sono intorno a ciascun argomento”, cioè la facoltà di scoprire il
possibile mezzo di persuasione riguardo a ciascun soggetto.
L'avvento dell'ellenismo segnò un regresso per la dimensione civile della retorica, che si chiuse nelle
scuole, dove tuttavia incontrò un approfondimento e si suddivise in correnti.
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La retorica a Roma
Dopo la conquista della Grecia nel 146 a.C., la retorica greca venne trapiantata a Roma attraverso la
mediazione di Cicerone, nonostante una retorica romana si fosse già sviluppata due secoli prima.
Cicerone, avvocato, politico e console, fu l'emblema dell'oratoria repubblicana , sia giudiziaria che
politica e la prova di una viva libertas, che permetteva alle varie fazioni politiche di esprimere le loro
opinioni. Egli riteneva che l'orazione dovesse avere tre funzioni: docere (informare), delectare
(intrattenere), fidem facere (essere persuasivo).
Il principato augusteo, precursore dell'impero, sancì la fine dell'oratoria civile e lo sviluppo della
retorica come mera erudizione. La retorica perse la sua funzione persuasiva, limitandosi alla
celebrazione dell'imperatore. Risale al I secolo d.C. ( tra il 90 e 96) la summa della retorica classica,
l'”Istitutio Oratoria” di Quintiliano.
I cardini della retorica classica
La retorica classica è un argomento vastissimo, prodotto della sedimentazione di età diverse. Qui di
seguito espongo i suoi tratti principali, che ancora oggi sono alla base delle nuove tecniche
persuasive.
Gli step che un buon oratore deve seguire per pronunciare un discorso persuasivo sono cinque:
inventio, la capacità di trovare elementi verosimili a favore della sua tesi;
• dispositio, cioè disposizione dei materiali;
• elocutio, l'adattamento dell'ornatus ai materiali stessi;
• memoria;
• actio, l'abilità di regolare la voce, l'aspetto, i gesti.
•
La dispositio a sua volta si divide in:
exordium;
• narratio, esposizione dei fatti;
• partitio, enumerazione dei punti da trattare;
• argumentatio;
• confutatio, confutazione delle tesi dell'avversario o delle controtesi;
• peroratio, perorazione della propria tesi e conclusione.
•
Fondamentale è che il discorso renda credibile l'oratore e predisponga il pubblico a provare
un'emozione. Bisogna inoltre conoscere il proprio uditorio, al quale si deve adattare lo stile
dell'orazione.
I principali elementi volti a convincere in un'orazione sono: gli entimemi e gli esempi.
Gli entimemi o sillogismi retorici inducono il pubblico ad operare in maniera deduttiva, partendo da
premesse probabili o verosimili e giungendo logicamente a conclusioni certe.
L'esempio consiste nel convincere che un certo fatto avviene sempre in un certo modo mostrando
dei casi concreti o storici oppure usando parabole. “Sono parabole i discorsi socratici. Ad esempio,
se uno dice che non bisogna estrarre a sorte i magistrati; sarebbe infatti come se si estraessero a
sorte gli atleti, cioè si nominassero atleti non quelli che sanno concorrere alle gare, ma quelli che la
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sorte designa.” 6
Altro spunto interessante consiste nel far sì che l'ascoltatore possa intravedere, presagire la fine del
discorso, in modo che rimanga continuamente in tensione, come accade ad un atleta che durante
una corsa vede avvicinarsi l'arrivo.
Riguardo l'uso dell'ornatus , si distinguono tre correnti di pensiero: asianesimo, che predilige un
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periodare ampio e barocco, l'atticismo, caratterizzato da uno stile essenziale, da un linguaggio
semplice, ripetitivo e immediato e l'indirizzo rodiese, impersonato da Cicerone e rappresenta “il
giusto mezzo” tra le precedenti.
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Infine, tra tutte le figure retoriche, ruolo preminente ha la metafora, che attraverso immagini
permette di stabilire analogie tra differenti campi semantici e di far comprendere nuovi concetti.
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La rivoluzione del linguaggio politico nel XIX- XX secolo
Un radicale cambiamento nel linguaggio politico e nelle dinamiche volte ad ottenere il consenso
avvenne nei Paesi occidentali nel corso del XIX secolo e nel primo quarto del XX secolo. Il crollo
dell'assolutismo con la Rivoluzione francese aveva posto le basi dello Stato liberale, trasformatosi
poi nella concezione moderna dello Stato democratico durante il XX secolo. Il popolo divenne
partecipe del sistema politico ( in maniera differente nei vari paesi e con alcune restrizioni), potendo
decidere attraverso il voto i propri rappresentanti. Il dibattito politico divenne più acceso e grazie
alla Seconda Rivoluzione industriale si svilupparono nuovi strumenti di propaganda politica, come la
radio.
I totalitarismi
In Europa la rivoluzione del linguaggio politico avvenne per opera dei regimi totalitari. La retorica
che si sviluppò in concomitanza di questi regimi è definita da Umberto Eco “retorica della
prevaricazione” ed ha la funzione di cercare una legittimazione nel consenso del popolo ad un
abuso di potere. La politica divenne “un dramma nel cui ambito si compivano riti liturgici.” 9
La persuasione nella Germania nazista e nell'Italia fascista
In epoca fascista il discorso politico è parte di una liturgia, di un'insieme di simboli che si appellano
all'inconscio delle masse e al senso di collettività e unità, rinforzato dalla comunione che vive la folla
nella piazza. “I capi fascisti puntavano sì sulla efficacia della parola, ma perfino in questo caso i loro
discorsi adempivano più a una funzione liturgica che a costituire un’esposizione didascalica
dell’ideologia. La parola detta si integrava con i riti culturali.” 10
Anche Mussolini è pienamente consapevole del potere evocatore della parola, affermando che “per
suscitare una guerra è indispensabile il discorso“. Egli conosceva bene la massa, poiché aveva letto
più e più volte “La Psicologia delle masse” di Le Bonn, come fece Hitler.
In sostanza, il rituale ha un chiaro obiettivo: creare un'identità collettiva, che nella Germania nazista
veniva definita “Volksgemeinschaft”. Questo concetto è espresso da Erik Erikson :“Il cerimoniale
permette a un gruppo di comportarsi in un modo simbolicamente decorativo, così da dare
l'impressione di rivelare un universo ordinato; ogni particella acquista la sua identità mediante la
semplice interdipendenza con le altre”. Lo stesso procedimento è riscontrabile nella Germania di
Hitler, dove le manifestazioni collettive raggiungono la massima efficacia.
Il luogo prediletto da Hitler e Mussolini per svolgere i loro discorsi è la piazza, per le motivazioni che
sono state sopra elencate. Questa permette inoltre la creazione di un legame con l'uditorio e di
“mantenere aperto il canale di ricezione attraverso accorte strategie di reciprocità e di cooperazione
comunicativa” : dando cioè la possibilità alla massa di incanalare le proprie emozioni con risposte
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“ovvie” a domande retoriche.
“Nella comunione mistica che caratterizzava quelle sagre nazionali la materia umana finiva per