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fronte orientale dovendo affrontare quindi solo la reazione delle potenze
occidentali: Francia e Gran Bretagna.
A fine settembre la Polonia si ritrovò divisa tra Unione Sovietica e Germania; la
resistenza polacca durò pochi giorni per due motivi: il primo perché gli aiuti
Anglo-francesi furono assai limitati e il secondo perché fu attaccata nella parte
orientale dall’URSS, mentre la Germania procedeva con le sue rapide avanzate
con bombardamenti aerei e carri armati usando la cosiddetta guerra lampo.
Qualche mese dopo l’Unione Sovietica andò avanti con i suoi interessi e, infatti,
poté godere dell’annessione delle repubbliche baltiche e della Finlandia.
Il 10 maggio 1940 Hitler cominciò l’attacco in Francia, passando dal territorio
neutrale di Belgio, Olanda e Lussemburgo. Il 14 giugno entrarono a Parigi e
da questo momento il territorio francese fu sottoposto in gran parte sotto il
diretto comando tedesco, invece per quanto riguarda l’area centro-
meridionale fu affidata ad un governo fantoccio con sede a Vichy
presieduto da Péitain il quale collaborava strettamente con i nazisti. Nel
frattempo a Londra si formò un governo francese in esilio con a capo il
generale Charles De Gaulle che incitò i connazionali alla resistenza contro i
tedeschi. Ad aprile-giugno 1940 invece l’esercito nazista con un’altra guerra-
lampo occupò la Danimarca e la Germania ignorando nuovamente la
neutralità degli stessi stati.
Sempre in estate 1940 ci furono alti due avvenimenti: l’intervento dell’Italia
in guerra e la battaglia di Inghilterra.
Quando la guerra scoppiò, Mussolini si trovò
impreparato poiché pensava che la Germania non
avesse provocato la guerra prima di due tre anni,
secondo quanto stabilito con il Patto di acciaio;
tuttavia nel 1939 egli aveva dichiarato la “non
belligeranza” ossia che in questo momento l’Italia
non sarebbe ancora entrata in guerra, ma che
comunque era dalla parte della Germania. Questa
dichiarazione in realtà significava che l’esercito
italiano non era in grado di resistere ad una guerra
di simile calibro; infatti Mussolini annunciò l’entrata
in guerra del nostro paese il 10 giugno 1940
quando credeva che ormai la guerra stesse
per finire e che Hitler avesse la vittoria in
pugno. Ma la debolezza dell’esercito italiano si manifestò ugualmente sui fronti
di: Francia, Mediterraneo (contro gli inglesi), Africa (dove gli inglesi gli
strapparono la Libia) e in Grecia (dove si ritirò un mese dopo). Ottennero solo
qualche risultato grazie all’intervento dell’esercito tedesco, come nel caso della
Grecia e della Jugoslavia.
Nel luglio 1940 iniziò l’attacco aereo dei tedeschi contro
gli inglesi distruggendo aeroporti, zone militari, industriali e
città; ma il vantaggio della Germania non durò a lungo
perché grazie al radar l’aviazione britannica rispose
colpo su colpo agli attacchi. Con la Battaglia di
Inghilterra si ricorda quindi il fallimento tedesco, il
primo grande fallimento aereo della storia.
All’inizio dell’estate 1941 la Germania attaccò l’Unione Sovietica
trovando impreparato Stalin e cogliendo di sorpresa l’esercito russo che
inizialmente subì gravi perdite e lasciarono arrivare i nazisti alle porte di
Mosca; ma con l’arrivo dell’inverno i tedeschi dovettero retrocedere e
contemporaneamente subirono il contrattacco sovietico abituato al freddo
quasi polare.
Un altro alleato della Germania fu il Giappone che cercò di estendere i suoi
territori prima in Cina ma dopo anche dall’altro lato del pacifico attaccando
direttamente gli Stati Uniti che anche se neutrali avevano sempre appoggiato
gli Anglo-francesi. Il 7 dicembre 1941 l’aviazione giapponese attaccò e
distrusse in gran parte, senza dichiarazione di guerra, la flotta statunitense
appoggiata a Pearl Harbor, nelle Hawaii.
Nel 1942 il Tripartito (Germania, Italia, Giappone)
controllava i 2/3 dell’Europa, l’Asia orientale e le isole
del Pacifico. Qui le potenze dominanti stabilirono un
nuovo ordine, basato sull’eliminazione fisica dei
gruppi avversari e sulla dura sottomissione del
popolo costretto a lavorare come schiavo.
A questo punto la maggior parte della popolazione
aveva un rifiuto istintivo che condusse finalmente alla Resistenza Armata.
Perciò nella seconda metà del 1942 la situazione si rovesciò.
In primo luogo gli Americani sconfissero i Giapponesi con le battaglie del Mar
dei Coralli e delle Midway arrivando in controffensiva nel 1943.
In Egitto invece (autunno ’42) il generale britannico Montgomery costrinse le
truppe italo - tedesche alla ritirata ottenendo la vittoria a el-Alemein.
A Stalingrado (URSS) a partire da agosto 1942 l’esercito tedesco tentò di
conquistare la città, ma questa resistette nonostante tutti i bombardamenti
che la rasero al suolo. Nel febbraio 1943 le truppe dell’asse furono
costrette ad arrendersi, dopo aver ottenuto un’inutile carneficina.
Il 10 luglio 1943 gli Alleati sbarcarono in Sicilia e in pochi giorni si
impadronirono dell’isola dando il colpo di grazia al regime fascista. Intanto in
tutta l’Italia settentrionale si svilupparono scioperi operai che rappresentavano
l’opposizione al peggioramento della guerra. Un accordo tra il re, alti
comandi militari e parecchi gerarchi fascisti prevedeva di uscire dalla
guerra e salvare la monarchia e
un governo conservatore, ma
togliendo di mezzo Mussolini; il
25 luglio fu costretto a dare
le dimissioni e venne
arrestato, e al suo posto venne
nominato capo del governo dal
re Badoglio il quale avviò subito
trattative segrete con gli Alleati
per ottenere l’armistizio. Tutto
questo rappresentava la caduta del fascismo che portò grande esultanza per
il popolo per il ritorno alla libertà e perché si pensava che la guerra stesse per
finire; i Tedeschi che avevano già previsto l’armistizio (reso noto l’8
settembre 1943) occuparono maggiormente il Centro-Nord per punire il
tradimento del nostro Paese. Nello stesso tempo il re, Badoglio e i suoi
ministri si rifugiarono in Puglia, terra già liberata dagli Alleati. Senza ricevere
precisi ordini, 600.000 soldati italiani furono fatti prigionieri e deportati in
Germania; altri riuscirono a fuggire sulle montagne, dove diedero vita a
movimenti di opposizione: la Resistenza partigiana. I partigiani dovettero
combattere un doppio nemico: i tedeschi invasori e i fascisti italiani; dopo che
repubblica di Salò repubblica
Mussolini fu liberato dai Tedeschi, formò la o
sociale italiana nell’Italia centro-settentrionale sulle rive del Garda dove
risiedeva la presidenza del Consiglio. I partigiani erano soldati dell’esercito,
antifascisti e dopo si unirono anche parecchie donne e giovani; la loro lotta fu
tipica della guerriglia ossia attacchi improvvisi in punti strategici, sabotaggi,
attentati. I nazifascisti rispondevano con rappresaglie anche contro la
popolazione; la strage più spietata avvenne a Marzabotto dove furono
massacrate circa 1800 persone di cui 200 bambini.
Dopo la caduta del fascismo in Italia si ricostruirono i partiti politici: Partito
Comunista Italiano (PCI), Partito d’Azione (Pd’A) e la Democrazia
cristiana; insieme formarono il Comitato di liberazione nazionale. I
contrasti tra quest’ultima e tra monarchia e governo, furono superati grazie a
Palmiro Togliatti (leader dei comunisti) che propose di mettere da parte ogni
contrapposizione e di unire le forze per sconfiggere definitivamente i
nazifascisti. Nacquero così dei governi di unità nazionale.
Nell’autunno 1943 era stato liberato ancora solo il Mezzogiorno dagli Anglo-
americani; il 4 giugno fu liberata Roma e nell’estate l’esercito degli Alleati
insieme ai partigiani raggiunsero il confine tosco-emiliano. Tutta l’Italia fu
completamente liberata il 25 aprile 1945 (oggi festa nazionale). Tre giorni
dopo Mussolini fu catturato mentre cercava di fuggire in Svizzera e fucilato
dai partigiani.
Per quanto riguarda il resto d’Europa:
Sul fronte russo iniziò l’avanzata sovietica nell’estate 1943 che
riconquistò tutti i territori perduti.
Tra il 28 novembre e il 1° dicembre 1943 si svolse la conferenza di
Teheran tra Roosevelt, Churchill e Stalin, dove cominciarono a discutere
sulla divisione politica dell’Europa; dopo lo sbarco in Normandia (6 giugno
1944), gli Alleati sfondarono il fronte tedesco a fine luglio e
successivamente ci furono massicci bombardamenti su tutta la Germania
per distruggere industrie e vie di
comunicazione e allo stesso tempo
abbattere psicologicamente il popolo
tedesco. Intere città furono rase al suolo e
oltre 600.000 civili morirono sotto le bombe.
Hitler sperava ancora nella fine dell’alleanza
tra Unione Sovietica e Stati Uniti; invece
avvenne tutto il contrario, in quanto nella
conferenza di Yalta quest’alleanza fu
ribadita e si iniziò con il processo che avrebbe portato il mondo a dividersi in
due zone d’influenza : una americana e l’altra sovietica.
Nel frattempo era anche cominciata l’offensiva finale che portò gli Alleati ad
accerchiare Berlino. Il 7 aprile fu firmata la resa della Germania.
Il Giappone decise di continuare da solo la guerra, nonostante ormai la
sconfitta era immediata. Il nuovo presidente americano Harry Truman decise
di usare una nuova arma: la bomba atomica per costringere il Giappone alla
resa e per far intendere al mondo intero che gli Stati Uniti erano la massima
potenza mondiale. Il 6 e il 9 agosto
furono rispettivamente colpite
Hiroshima e Nagasaki; la nuova arma
distrusse completamente le due città,
200.000 persone morirono all’istante e i feriti
videro le conseguenze delle radiazioni col
passare degli anni. Il 2 settembre fu firmato
l’armistizio anche con il Giappone.
EDUCAZIONE CIVICA → Fine 2ª Guerra Mondiale – Diritti Umani
La seconda guerra mondiale è ricordata come il più terribile conflitto della
storia dell’umanità; i morti che essa provocò sono circa 60 milioni, la maggior
parte in Europa orientale. Durante questo conflitto molti diritti vengono violati
ed eliminati (in particolare con il potere che assunse il Terzo Reich); proprio a
seguito della Seconda Guerra Mondiale e delle sue tragedie il 10 dicembre
1948 le Nazioni
Unite proclamano la
Dichiarazione
Universale dei
Diritti Umani.
Questa fu la prima
volta nella storia che
è emanato un
documento che
riguarda tutte le
persone del mondo,
senza nessuna
distinzione; si
stabilisce che
esistono diritti di cui
ognuno deve poter
godere per la sola
ragione di essere al
mondo; si va
affermando la convinzione che non può esserci un futuro pacifico senza il
rispetto dei diritti umani. Questa dichiarazione di 30 articoli costituisce la base
per una convivenza libera e pacifica, evitando lo scoppio di ulteriori drammatici
conflitti. Però essa non è legalmente vincolante per gli Stati, perciò nel 1966
vennero stipulati i Patti internazionali su tutti i tipi di diritti che obbligano gli
Stati a rispettare i principi della Dichiarazione.
I diritti umani si dividono in:
diritti civili (rispetto della vita, tutela della persona, libertà di pensiero,
libertà di coscienza, libertà di religione, libertà di stampa)
diritti politici (partecipazione alle decisioni collettive, diritto al voto,
diritto di eleggibilità)
diritti sociali (tutela della vita economica sociale e culturale)
I diritti umani sono l’elemento essenziale che consente ad ogni individuo di
vivere con dignità; solo rispettandoli si possono
ottenere libertà, giustizia, pace. I diritti umani sono
detti: naturali perché appartengono a tutti gli esseri
umani sin da prima della nascita e non sono
né acquistati né ereditati
universali perché uguali per tutti senza
distinzione di origine etnica, sesso, religione o
opinione politica
indivisibili perché devono essere intesi come un tutt’uno poiché la
violazione di uno minaccia il rispetto di tutti gli altri
inalienabili cioè che non possono essere ceduti o sottratti anche quando
la legge di uno Stato non dovesse riconoscerli.
Tuttavia ancora oggi ci sono numerose violazioni
dei diritti umani compiute da governi, eserciti,
gruppi armati e multinazionali; contro questi