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Introduzione Seconda Guerra Mondiale, tesina
La seguente tesina per esame di terza media descrive la strage della Seconda Guerra Mondiale. Gli argomenti che permette di sviluppare la tesina sono: Francese:La Seconde Guerre Mondiale, Storia:La Seconda Guerra Mondiale, Italiano:Pavese e il Neorealismo, Arte:Il Neorealismo, Geografia:Gli U.S.A., Inglese:New York, Scienze:L'energia nucleare.
Collegamenti
Seconda Guerra Mondiale, tesina
Seconda Guerra Mondiale, tesina
Francese - La Seconde Guerre Mondiale;
Storia - La Seconda Guerra Mondiale;
Italiano - Pavese e il Neorealismo;
Arte - Il Neorealismo;
Geografia - Gli U.S.A.;
Inglese - New York;
Scienze - L'energia nucleare.
L’espansione tedesca nel 1940-41
Il 10 giugno 1940, Mussolini, dichiarò guerra alla Francia: il Duce
pensava in questo modo di poter potare l’Italia al tavolo delle
trattative.
Le operazioni belliche del 1940-41 portarono ad un allargamento
del conflitto. Conquistata la Francia, Hitler fece alcuni tentativi per
trovare un accordo di pace con il Regno Unito
e poter poi rompere il patto con l’URSS e
invadere il suo sterminato territorio. Ma
Winston Churchill, il nuovo capo del governo di
solidarietà nazionale britannico, rifiutò ogni
proposta di pace.
La Germania ideò allora un piano di invasione
della Gran Bretagna che prese inizio il 1°
settembre 1940. Ma, grazie all’uso di
perfezionati radar, la Royal Air Force britannica
abbatté un gran numero di aerei tedeschi. La
Battaglia d’Inghilterra fu la prima sconfitta
nazista della guerra.
Invece, l’obbiettivo principale degli Italiani in
Africa era la conquista dell’Egitto. Ma la
controffensiva britannica fece fallire i tentativi italiani.
Nell’ottobre 1940 Mussolini prese l’iniziativa di invadere la Grecia,
subendo però una pesante sconfitta. La Germania allora fu costretta
a inviare in aiuto agli italiani alcune divisioni, che assunsero il
controllo di Iugoslavia e Grecia.
Nel giugno 1941 dette via all’ Operazione Barbarossa , cioè
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all’invasione dell’Unione Sovietica;
il Führer era spinto sia dal suo forte
anticomunismo, sia dal proposito di
utilizzare gli immensi territori russi
come spazio coloniale per i
Tedeschi. In poche settimane i
nazisti avanzarono di 500
chilometri, conquistando le
repubbliche baltiche, la Bielorussia,
l’Ucraina (ricca di grano e di
petrolio) e parte della Crimea,
giungendo a minacciare Mosca.
Grazie anche all’arrivo dell’inverno,
l’Armata rossa riuscì a
riorganizzarsi, mentre le fabbriche sovietiche producevano nuove
armi e anche le popolazioni resistevano strenuamente alla brutale
occupazione tedesca.
La riscossa alleata nel 1942-44
All’inizio del 1942, al fianco dei Tedeschi, erano scesi in guerra
anche Ungheria, Romania, Bulgaria e Finlandia, dove vennero
imposti governi controllati dai nazisti, i cosiddetti governi
collaborazionisti.
Hitler volle imporre su tutti i territori europei conquistati un “Nuovo
ordine”, basato sul predominio assoluto dei Tedeschi e sullo
sfruttamento sistematico delle risorse economiche dei Paesi
conquistati.
Inoltre il Führer nei nuovi territori applicò in modo brutale i principi
razzisti che erano alla base del suo folle pensiero: furono
soprattutto gli ebrei a subire la spietata persecuzione di Hitler, che
alla fine del 1941 elaborò la cosiddetta “soluzione finale”, cioè
l’eliminazione fisica di tutti gli ebrei. Gli ebrei tedeschi e quelli dei
paesi conquistati vennero così rinchiusi in appositi campi di
concentramento e di sterminio.
Il 7 dicembre 1941 accadde un fatto che contribuì a cambiare le
sorti della guerra: 400 aerei giapponesi attaccarono di sorpresa,
senza aver dichiarato guerra agli Stati Uniti, la base navale
statunitense di Pearl Harbor, nelle Hawaii: quasi tutta la flotta
americana del Pacifico venne distrutta. In pochi mesi il Giappone fu
in grado di controllare gran parte dell’Asia orientale.
Dopo l’aggressione subita a Pearl Harbor, gli Stati Uniti decisero di
entrare in guerra contro Giappone, Germania e Italia, e iniziarono a
inviare truppe e materiale bellico in Europa. Il fronte degli Alleati si
rafforzava in maniera molto rilevante.
L’invasione dell’Unione Sovietica si dimostrò un errore della
Germania, perché Hitler fu costretto a impegnare nella campagna di
Russia un gran numero di truppe, distogliendole dal fronte
occidentale. Così, nel corso del 1942, nel momento più alto
dell’espansione tedesca e giapponese, tre importanti vittorie degli
Alleati segnarono una svolta decisiva sui diversi fronti di guerra:
1.Nel giugno ci fu la vittoria americana nella battaglia navale di
Midway, nel Pacifico; da allora i giapponesi furono costretti a una
guerra difensiva;
2.Pochi mesi dopo, il 24 ottobre, nel Nord Africa, i Britannici
sconfissero le truppe italo-tedesche a El-Alamein;
3.Nel settembre del 1942 la città sovietica di Stalingrado fu oggetto
di una nuova offensiva tedesca, ma l’esercito e i civili sovietici
opposero una strenua resistenza e il 13 gennaio 1943 costrinsero
alla resa la 6° armata tedesca.
Nel 1943, la notte tra il 9 e il 10 luglio, gli Alleati sbarcarono in
Sicilia e avanzarono verso nord. Questo portò alla destituzione di
Mussolini e all’uscita dell’Italia dalla guerra. Il 6 giugno 1944, gli
Alleati sbarcarono in Normandia e riconquistarono Parigi il 24
agosto. Alla fine del 1944 i tedeschi erano sull’orlo della sconfitta.
La fine della guerra
Alla fine del 1944 i Tedeschi erano ormai allo stremo: erano
minacciati dalle avanzate degli Anglo-americani a ovest e dai
Sovietici a est. Le città tedesche erano da
tempo sistematicamente bombardate dagli
aerei britannici e americani.
Nel febbraio 1945 si tenne a Yalta, in Crimea,
un incontro tra Stati Uniti, Unione Sovietica e
Regna Unito: Roosevelt, Stalin e Churchill
decisero di spartirsi il mondo in zone
d’influenza.
Nel frattempo la guerra entrava nella fase
finale: le truppe anglo-americane ripresero la
penetrazione in Germania, mentre anche i
Sovietici avanzavano speditamente: il 30 aprile 1945 conquistarono
Berlino e lo stesso giorno Hitler si suicidò. Il 7 maggio la Germania si
arrese.
Rimaneva ancora in guerra il Giappone, ma già dal 1943 gli Stati
Uniti avevano riconquistato il dominio sul mare. Gli Americani
occuparono i più importanti arcipelaghi del Pacifico e fu decisiva la
conquista di Iwo Jima, nel marzo 1945. Da queste isole
bombardarono senza tregua il Giappone, la cui difesa era affidata ai
kamikaze, i piloti suicidi che si lanciavano con il loro carico esplosivi
contro le navi statunitensi.
La guerra era ormai vinta, ma il nuovo
presidente statunitense, Harry Truman,
decise di impiegare una nuova terribile
arma, la bomba atomica, che fu sganciata
per la prima volta contro due città
giapponesi, Hiroshima e Nagasaki, che
vennero bombardate rispettivamente il 6
e il 9 agosto. Le due città vennero
completamente rase al suolo. Il Giappone
firmò la resa il 2 settembre.
La Seconda guerra mondiale era finita.
Il motivo principale della scelta di Truman di usare la nuova terribile
arma non fu militare, ma politico: egli voleva infatti dare un segnale
della potenza del suo paese. La guerra contro il nazismo era stata
una lotta per la libertà e per la democrazia, perl’affermazione della
dignità dell’uomo che la Germania di Hitler aveva sistematicamente
negato e umiliato.
IL NEOREALISMO LETTERARIO
In Italia, già verso la fine degli anni Trenta, comincia a manifestarsi
in alcuni narratori un atteggiamento di insofferenza e di critica
verso la chiusura intellettuale della società fascista contemporanea.
Si sviluppa la concezione secondo la quale gli intellettuali devono
uscire dalla posizione di isolamento dalla realtà, assunta ad
esempio dagli ermetici, e proporre nuovi contenuti sociali attraverso
un linguaggio più facile, accessibile a un pubblico. In particolare,
dopo la tragica esperienza della Seconda Guerra Mondiale, gli
intellettuali avvertono la necessità di farsi interpreti dei problemi e
dei bisogni reali del popolo. In Italia, questa tendenza a una
letteratura impegnata sfocia nel movimento del Neorealismo,
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che trova la sua massima affermazione nel decennio dal 1945 al
1955. Il Neorealismo, così chiamato
perché, in parte, sì rifà al Verismo italiano
dell’Ottocento, dà luogo a una vasta
produzione narrativa intesa a
rappresentare la realtà in modo
realistico sia nei suoi aspetti positivi che
negativi. A differenza dei veristi, però, gli
scrittori neorealisti si sentono investiti di
una grande responsabilità, quella di
contribuire, attraverso l’impegno politico e
sociale, alla ricostruzione materiale e
spirituale della società
contemporanea.
I temi più frequenti nelle opere neorealiste sono quelli legati alla
guerra e al dopoguerra: la lotta partigiana, la fame, la miseria, le
rivendicazioni degli operai, le lotte e le condizioni dei contadini, la
realtà della vita dei ceti più umili.
La nuova visione della realtà viene espressa attraverso un
linguaggio semplice, popolare, che si avvicina al parlato delle
singole regioni.
Tra i più significativi scrittori del
Neorealismo ricordiamo: Elio Vittorini,
Cesare Pavese, Beppe Fenoglio,
Vasco Pratolini, Alberto Moravia,
Ignazio Silone, Primo Levi, Renata
Viganò e, anche se in modo del tutto
personale, Italo Calvino.
Nell’immediato dopoguerra anche il
cinema, da spettacolo di evasione e di
divertimento, diventa un mezzo per dibattere problemi umani e
sociali della realtà contemporanea.
CESARE PAVESE
Cesare Pavese nasce nelle Langhe, in Piemonte, nel 1908, nella
cascina dove la famiglia era solita trascorrere le vacanze estive, a
Santo Stefano Belbo. A soli sei anni Pavese rimane orfano di
padre e viene di conseguenza assorbito in un
universo totalmente femminile, composto dalla
madre e dalla sorella, che non aiuta il carattere già
introverso e insicuro del bambino. Tornato con
la famiglia a Torino, Pavese continua a considerare
la campagna e il paesaggio delle Langhe il
luogo dell'immaginazione e del ricordo, come
poi si vedrà in opere come La luna e i falò. In
città Cesare frequenta prima il ginnasio e poi, dal
1923, il liceo "D'Azeglio", dove fa uno degli
incontri più importanti per la sua formazione:
quello col professore d'italiano Augusto Monti, che lo avvicina ai
valori dell'antifascismo.
I temi fondamentali delle sue opere sono: il ricordo dell’infanzia, la
nostalgia per la sua terra natale, il senso della solitudine e il
bisogno di amore, il fascino della morte, gli ambienti e i problemi
della vita contemporanea. Pavese usa inoltre un linguaggio
asciutto, scarno, essenziale e pervaso di influenze dialettali.
In seguito Pavese si afferma come critico letterario.
Nel frattempo, diventa sempre più rilevante l'attività antifascista
attiva: entrato nel movimento “Giustizia e libertà”, Pavese
sostituisce nel 1934 Leone Ginzburg (arrestato dalle squadre
fasciste) alla direzione della rivista einaudiana "La cultura"; nella
primavera del 1935 viene arrestato anch'egli in una retata, assieme
a Carlo Levi, Franco Antonicelli e lo stesso Einaudi. Lo scrittore è
confinato a Brancaleone Calabro, situazione che egli vive come una
profonda ingiustizia. Dopo la vittoria nella guerra d'Etiopia, l'Italia
concede il condono ai condannati politici, e Pavese può fare così
ritorno nella sua città.
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Pavese non viene
arruolato per ragioni di salute e, ancora ferito dall'esperienza del
confino calabrese, si tiene lontano dall'impegno politico
nascondendosi dalla sorella nel Monferrato (scelta che continuerà
a tormentare l'autore negli anni a venire). Dopo la guerra Pavese
torna all'Einaudi, e gioca un ruolo chiave nella rinascita culturale del
paese. L'attività di romanziere e intellettuale procede invece con
successo. Eppure Pavese, logorato dalle frustrazioni amorose, dal
rimorso per non aver partecipato alla Resistenza e dalla
depressione, si suicida il 27 agosto 1950 nella stanza di un
albergo torinese.
IL NEOREALISMO NELL'ARTE
La fine della guerra in Italia, nella primavera del
1945, fu salutata da un’esplosione di gioia,
anche fra gli artisti.
Il neorealismo in ambito pittorico assunse la
stessa etichetta del cinema italiano
contemporaneo, cercando di sviluppare forme
comprensibili alle classi popolari.
Essa coincise con i problemi e le aspirazioni di
una generazione divisa tra le critiche sociali e il
richiamo della prepotente personalità di Picasso, che la pittura
italiana scoprì dopo il 1945 e che divenne tramite essenziale per
quella presa diretta della realtà che fu della pittura neorealista
la sua maggiore caratteristica.
Nell'entusiasmante ma confuso clima culturale del
dopoguerra, la ricerca di una pittura realista giunse a diverse
soluzioni individuali estremamente interessanti dal punto di
vista dell'ispirazione e dell'impostazione stilistica, dove questi