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Scuola secondaria di 1° grado F.d’Assisi Modugno

A.S. 2008/2009

2ª METÀ DEL ‘900

Percorso pluridisciplinare di

CIRONE ANTONELLA

Classe 3ª A 1

STORIA: la decolonizzazione…

Decolonizzazione Termine con il quale si indica il processo storico che nel XX

secolo portò alla conquista dell’indipendenza di quelle popolazioni, soprattutto

africane e asiatiche, ancora soggette al colonialismo e la costituzione di nuovi stati

dallo smantellamento degli imperi coloniali. Il processo

di decolonizzazione si avviò alla fine della prima guerra mondiale con la nascita di

forti movimenti nazionalisti e si svolse in più tappe, spesso attraverso violenti

conflitti, concludendosi negli anni Settanta del Novecento. Un’ideologia

antimperialistica era già maturata nel XIX secolo, prevalentemente nei partiti

d’ispirazione socialista. Dopo il 1945 sia l’Unione Sovietica sia gli Stati Uniti, che

non avevano mai conosciuto una vera e propria tradizione coloniale, favorirono per

ragioni diverse la decolonizzazione. L’URSS vedeva nei paesi in lotta per

l’indipendenza, dei potenziali alleati nel piano strategico di diffusione del

socialismo, in un clima internazionale sempre più improntato alla politica dei blocchi

contrapposti; dal canto loro gli Stati Uniti, prima nazione a essersi affrancata dalla

colonizzazione britannica, si facevano difensori del diritto all’autodeterminazione

dei popoli riconosciuto dalla Carta Atlantica del 1941. La decolonizzazione seguì

nei diversi paesi strade differenti, con processi di transizione all’indipendenza più o

meno rapidi e pacifici. In linea di massima si può affermare che la Gran Bretagna,

la quale aveva cominciato il processo di decolonizzazione già nel ventennio 1919-

1939 con il tentativo di associare i diversi dominios al Commonwealth accordò

l’indipendenza alle sue colonie con relativa facilità, favorendo il passaggio dei poteri

alle forze nazionaliste locali per mezzo di trattati. Diverso fu il caso del sistema

coloniale della Francia, che si sfaldò invece con conflitti spesso devastanti. Questo

processo, inoltre, ha interessato due continenti in particolare cioè Africa e Asia. In

generale, la decolonizzazione in Asia precedette quella in Africa, la quale fu però in

compenso più rapida. In Africa, tuttavia, i confini fra i nuovi stati, modellati dalle 2

potenze europee, non rispettavano in molti casi le precedenti formazioni statuali e

le tradizioni etniche dei popoli: ciò fu la causa, soprattutto nell’Africa subsahariana,

di numerosi e sanguinosi conflitti. Un discorso particolare merita la vicenda

dell’India che era da un secolo il cuore di tutto l’Impero britannico.

Nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, la

richiesta d’indipendenza di questo Paese si fece sempre più pressante anche

perché fu sostenuta dal Partito del Congresso la cui influenza sulle masse indiane

si era accresciuta in virtù dell’azione instancabile di Gandhi, un uomo che durante

tutta la sua vita si è sempre battuto per la lotta passiva e quindi per la non violenza.

Inoltre egli col passare del tempo diventò figura di primo piano del Partito del

Congresso conducendo così varie campagne non violente basate sulla

disobbedienza civile. Queste iniziative raggiunsero un duplice obiettivo: resero

meno conveniente la dominazione coloniale, perché mantenere il controllo

dell’India iniziava a costare molto e poi trasformarono il Partito del Congresso da un

gruppo di intellettuali a un movimento popolare di massa diffuso in tutto il Paese.

Durante la seconda guerra mondiale gli Inglesi promisero l’indipendenza per

mantenere l’India a fianco degli Alleati. L’indipendenza venne effettivamente

concessa il 15 agosto 1947 e nacquero così due nuovi Stati: l’India e il Pakistan.

Invece a differenza dell’India particolarmente drammatica fu la guerra di

indipendenza dell’Algeria. Dalla metà degli anni Cinquanta, il movimento

indipendentista algerino acquistò sempre maggior peso. Ma i Francesi residenti nel

Paese, appoggiati dalle truppe di occupazione , si opposero decisamente

all’indipendenza. La repressione fu spietata e fece ricorso ad ogni mezzo,

causando proteste internazionali. Parigi così si decise ad assumere un

atteggiameno più morbido. Ma i militari francesi in Algeria si ribellarono al governo,

minacciando un colpo di Stato. Solo l’intervento del generale Charles de Gaulle,

evitò conseguenze peggiori. E così nel 1962 l’Algeria divenne indipendente. Il

processo di decolonizzazione ha avuto esiti incerti e controversi. Spesso

impreparati all’indipendenza, i nuovi stati si trovarono di fronte a enormi problemi di

varia natura (politica, economica, etnica, religiosa), che le amministrazioni coloniali

non avevano saputo o voluto affrontare. Ricchi di risorse naturali ma con pochi

strumenti per sfruttarle, sono rimasti soggetti alle grandi potenze occidentali, che

spesso, allo scopo di salvaguardare i propri interessi economici e strategici, hanno

ostacolato la costituzione di classi dirigenti e istituzioni rispondenti alle esigenze

locali. 3

Geografia: l ’Asia e l’India…

L’Asia, il continente più vasto e più popolato della Terra, è un po’ “il cuore” del

mondo per la sua posizione geografica e per la sua storia. Abitata da lunghissimo

tempo, è stata la culla delle prime civiltà urbane; in Asia sono nate le grandi

religioni; qui vivono, da millenni, le più numerose masse contadine della Terra. Il

rilievo e il clima hanno contribuito a delimitare grandi aree di popolamento e civiltà

caratterizzate da modi diversi di utilizzo delle risorse e di organizzazione del

territorio, che si suddividono in cinque settori: occidentale, centrale,

centromeridionale, sudorientale, orientale. L’Asia si estende su una

superficie di circa 45 milioni di km quadrati e presenta numerose regioni

bioclimatiche:

- regione boreale che presenta un clima nivale e corrisponde agli spazi più

settentrionali;

- regione arida che si caratterizza per la scarsità delle precipitazioni ed occupa

gli spazi interni del continente;

- regione monsonica che corrisponde a una parte della fascia orientale e

centromeridionale ed è divisa in 2 tipi di clima: invernale ed estivo; 4

- regione equatoriale che corrisponde ai territori prossimi all’equatore e

presenta una clima caldo-umido predominato dalla foresta pluviale;

- regione mediterranea che corrisponde alle terre del Vicino Oriente affacciate

sul Mediterraneo e presentano un clima temperato con estati calde e asciutte

e inverni miti e più ricchi di precipitazioni.

Nell’immenso continente asiatico, le risorse variano in base ai climi, alla natura dei

suoli, alle condizioni delle acque e alle situazioni geologiche. Alle latitudini più

basse, i climi equatoriali e tropicali rendono gli ambienti adatti soprattutto alle

colture da piantagione: tè, cotone, banani, alberi della gomma. Ancora più

significative le risorse del sottosuolo, che hanno ampio smercio sui mercati

mondiali. Ma le risorse in assoluto più importanti sono il petrolio e il gas naturale.

Per quanto riguarda la popolazione, l’Asia è il continente più popolato della Terra,

con circa 4 miliardi di abitanti, pari a oltre il 60% della popolazione mondiale.

Nonostante prevalgano villaggi e piccoli centri, le città con più di un milione di

abitanti sono circa 80, localizzate soprattutto in Cina, Giappone e India. Inoltre, il

tasso d’incremento medio annuo delle popolazioni asiatiche è piuttosto alto: 2%

circa. Tale crescita, tuttavia, trova un freno sia nell’elevata mortalità infantile e nella

diffusione di gravi malattie (quali lebbra e peste) nei Paesi più poveri, sia nella

politica demografica di alcuni Stati tesi alla riduzione delle nascite. Inoltre tra i

continenti della Terra, l’Asia è quello che presenta la maggiore eterogeneità di etnie

e di culture, sia per effetto delle vicende storiche, sia a causa del frazionamento

fisico. Va infatti ricordato che, nel corso dei millenni, migrazioni e incroci hanno

contribuito a sviluppare un numero molto elevato di popoli e culture. A tale varietà

corrisponde una notevole differenziazione di lingue, dialetti, usi e costumi. Per

quanto riguarda, invece, le religioni si contano tantissimi induisti, confuciani,

buddisti, taoisti, shintoisti, musulmani, cristiani ed ebrei. C’è una grande varietà

delle condizioni socio-economiche e sono molto sviluppate le vie di comunicazione

(comunicazioni stradali, ferroviarie, marittime e il trasporto aereo) tranne nelle

regioni montuose, dove i rilievi costituiscono un serio ostacolo alle comunicazioni. 5

L’India, appartiene alla regione Indiana, è uno stato dell’Asia Meridionale, ed è

uno dei Paesi più vasti e sottosviluppati del Mondo .La sua capitale è Nuova Delhi, ha

un governo con una Repubblica federale e varie religioni: Induismo, Islamismo,

Cristianesimo, con forti rivalità tra loro, tanto da complicarne la convivenza.

Il subcontinente Indiano, è saldato al resto dell’Asia tramite la grande catena montuosa

dell’Himalaya, che finisce a Nord-Ovest, dove si trovano le vette più alte della Terra:

l’Everest ( 8846m.) e altre 10 cime sopra gli 8000 m.

La parte centrale è formata dal vasto tavolato del Deccan, delimitato dai Ghati, e

attraversato dalle valli dei fiumi Gange , Brahmaputra e Indo che nascono dall’Himalaya,

sono ricchi d’acqua perché alimentati da grandi ghiacciai, nevai, e dalle piogge estive legate

ai Monsoni, inoltre hanno significato religioso. Questi fiumi, formano grandi Delta (tratti

pianeggianti e ramificati), che favoriscono l’agricoltura, e sono le aree più popolate .

Le coste sono basse e lineari, e vicino ai delta dei grandi fiumi si coprono di vegetazione e

diventano paludose. Il clima è caldo, con scarsa escursione termica. Nella fascia meridionale

c’è una vegetazione tropicale con foreste ( Jungle); il Deccan è coperto da savane e steppe,

6

sui monti ci sono boschi di conifere sempreverdi fino ai 4000 m., più in alto pascoli e arbusti e

oltre i 5000 m. la vegetazione scompare per lasciare posto ai ghiacciai.

L’economia Indiana, si basa sull’agricoltura, anche se le precipitazioni possono compromettere

i raccolti per le troppe piogge che causano alluvioni, o per il ritardo con cui arrivano. Ci sono

piante da frutto ( albero del pane, il mango, la papaia ), piante da legno pregiate (ebano,

mogano,teak).

Coltivano riso, sorgo, e grano, di cui l’India è uno dei principali produttori mondiali, e per

evitare le carestie si sono costruite dighe e canali e si sono introdotte nuove colture di cereali.

Importante per l’economia l’hevea (palma originaria dell’Amazzonia da cui si estrae il

caucciù), il cocco, la noce moscata e il the, di cui il Paese è il più grosso esportatore

mondiale.

L’allevamento, è sviluppato, ma per motivi religiosi ( la religione induista ritiene che

nell’animale abbia trovato la reincarnazione dell’anima) è vietato macellarli e mangiarli.

Sono le vacche ad avere un ruolo primario nell’economia, perché oltre che per i loro

prodotti (latte, burro), possono essere utilizzate per il lavoro agricolo. Quando muoiono,

vengono scuoiate dai paria e le carcasse date agli avvoltoi.

Sviluppata è l’industria grazie alle risorse minerarie ( bauxite e manganese ), quella

tessile produce tessuti in fibra naturale come cotone, canapa, iuta, seta.

La regione Indiana, ha un’alta densità di popolazione distribuita lungo le coste del Mar

Arabico ,del Golfo del Bengala, e lungo le valli fluviali.

Le città più popolate sono: Calcutta, Delhi, Varanasi (città santa degli Induisti, dove

accorrono per purificarsi nelle acque del Gange. L’india, rimane un sistema sociale

diviso in caste (classi sociali chiuse) e strati, dovute all’Induismo, che con la propria 7

dottrina e visione del mondo ha condizionato tutti. Gli strati, si dividono in base al lavoro:

in cima ci sono i Sacerdoti e gli uomini di cultura, seguono i re e i guerrieri, poi contadini

e artigiani, e infine i servi. Invece i paria, (gli Intoccabili ), sono rifiutati da tutti, devono

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