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ogni tempo, tratti stilistici e intenti espressivi in senso lato riconducibili a un’arte simbolica,
fondata cioè sull’uso più o meno trasparente del simbolo.
Dal punto di vista ideologico, il simbolismo ottocentesco esprimeva la reazione a un mondo
sentito come troppo materialista, prodotto dalla rivoluzione industriale e irrefrenabilmente
votato al progresso tecnico e alla ricerca del profitto. Convinti assertori della libertà della
creazione artistica, i simbolisti privilegiavano la visione soggettiva e l’immaginario individuale,
prediligevano il sogno e le allucinazioni, si interessavano al lato misterioso delle cose, cercando
le corrispondenze tra invisibile e visibile.
POSIZIONI TEORICO-ARTISTICHE
In campo artistico, unanime fu il rifiuto dell’accademia, come l’opposizione al naturalismo
borghese e al realismo sociale di stampo aneddotico; anche l’impressionismo fu rinnegato, in
quanto indifferente alle variazioni soggettive della percezione ed estraneo a un modo di
espressione indiretto, allegorico o simbolico. Lontani dalla pittura narrativa, avversi alla ricerca
della verosimiglianza, i simbolisti vollero ignorare le tecniche tradizionali della resa del reale,
come la prospettiva, il rispetto delle proporzioni, l’attenzione alle fonti di luce.
TEMI E TECNICHE
I simbolisti si ispirarono principalmente al mondo della Bibbia, alla mitologia classica, alle
leggende medievali, a un Oriente immaginario, per dare forma visibile alle angosce e alle
fantasie dell’uomo contemporaneo, al suo inconscio e alle sue ossessioni. Negli anni che
precedettero l’elaborazione della psicoanalisi, la percezione dell’irrazionalità della realtà si
accompagnava all’esigenza di una nuova considerazione del vissuto e del mondo interiore, al di
là di ogni preconcetto morale; donne sensuali e crudeli, serpenti, ori sono tra i simboli più
ricorrenti dell’immaginario pittorico. Tra le varie soluzioni formali sperimentate nella ricerca
stilistica simbolista sono frequenti i grafismi preziosi, le armonie cromatiche sofisticate, gli
spazi compositivi deliberatamente indefiniti.
Precursori del simbolismo possono essere considerati alcuni artisti del romanticismo inglese
(Heinrich Füssli, William Blake) e tedesco (Caspar Friedrich, Philipp Otto Runge), i Nazareni e il
gruppo dei preraffaelliti.
DIFFUSIONE E PERSONALITA’ RAPPRESENTATIVE
Tra il 1880 e i primi anni del Novecento il simbolismo si diffuse in tutta Europa, raggiungendo
anche gli Stati Uniti. In Francia gli artisti simbolisti più rappresentativi furono Pierre Puvis de
Il povero pescatore
Chavannes (autore del dipinto , del 1881, oggi al Musée d’Orsay di Parigi,
che divenne una sorta di manifesto del movimento), Gustave Moreau, creatore di immagini
fortemente evocative, misteriose e raffinate, e Odilon Redon, personalità complessa dall’opera
molto diversificata. I simbolisti belgi ebbero modo di farsi conoscere nel corso di vari e
importanti Salon dal 1884 al 1893; numerosi artisti del movimento presero inoltre l’abitudine di
ritrovarsi periodicamente a Laethem-Saint-Martin, un piccolo paese presso Gand. Tra le figure
più significative ricordiamo Fernand Khnopff, vicino alla pittura della Secessione viennese,
autore di opere allegoriche caratterizzate da un segno freddo. Angosce e fantasmi erotici
sostanziano la produzione di Rops, mentre Ensor, con le sue maschere macabre, annuncia
l’espressionismo. In Olanda, Jean Toorop diede corpo nelle sue tele a paure e turbamenti
interiori, prendendo a prestito dalle saghe nordiche personaggi e ambientazioni.
Un ruolo di primo piano nella corrente simbolista fu rivestito dal pittore svizzero Arnold Böcklin,
L’isola dei morti
che lavorò in Germania e in Italia; le varie versioni del dipinto (tra cui quella
del 1880, conservata al Kunstmuseum di Basilea) sono considerate opere emblematiche.
In Italia il simbolismo si affermò nel tardo Ottocento, spesso quale controcanto figurativo di
certa letteratura decadente. Chiari elementi simbolisti sono presenti nella produzione di
Gaetano Previati, nelle suggestive composizioni di Giovanni Segantini, nell’opera di Giulio
Aristide Sartorio.
CONSONANZE E TENDENZE
Molti movimenti artistici tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento furono in certa misura
partecipi del simbolismo, sia dal punto di vista tecnico-formale, sia da quello estetico-teorico,
sia infine per quanto riguarda temi e soggetti. Ad esempio, la scuola di Pont-Aven e Paul
Gauguin nel suo periodo a Tahiti, i nabis e Maurice Denis, vari esponenti dell’Art Nouveau,
numerosi espressionisti, alcuni esponenti del cubismo, dell’orfismo, dell’arte astratta.
DA DOVE VENIAMO? CHI SIAMO? DOVE ANDIAMO?
E’ un dipinto del 1898 di Paul Gauguin ad olio su tela, opera realizzata nel 1897, conservata al
Museum of Fine Arts di Boston.
Fu dipinta dall'artista a Tahiti in un momento assai delicato della sua vita: malato con seri
problemi al cuore e sifilitico, in lotta con le autorità locali ed isolato. Ad aggravare le cose,
giunse a Gauguin la notizia della figlia prediletta Aline, morta pochi mesi prima. Il dolore per la
perdita spinse l'artista a creare un'opera di grandi dimensioni che fosse una riflessione
sull'esistenza e, allo stesso tempo, una summa di tutte le sue ricerche cromatiche e formali
degli ultimi otto anni. Concepita come il fregio di un tempio, l'opera va letta da destra a sinistra
come un ciclo vitale: non a caso, all'estrema desta è raffigurato un neonato, mentre all'estrema
sinistra ci sono una vecchia raggomitolata in sè in attesa della morte, ed uno strano uccello
bianco con una lucertola tra le gambe, simbolo della vanità delle parole. Al centro, un
personaggio coglie un frutto (richiamo al peccato originale), mentre le due figure di giovani
accovacciate su entrambi i lati, e l'idolo blu della dea Hina sul fondo compaiono in molte opere
dello stesso periodo. IL DECADENTISMO
Nella seconda metà dell’800 si sviluppa in Francia una corrente culturale destinata ad influire
su tutta la letteratura del 900: il Decadentismo.
Il termine «decadente» fu inizialmente usato con significato dispregiativo da parte della critica
tardo–ottocentesca per identificare una nuova generazione di poeti considerati al di fuori della
norma sia nella produzione artistica sia nella pratica di vita.
Il termine fu poi assunto da quegli stessi poeti per indicare la propria diversità nei riguardi del
presente e la propria estraneità nei riguardi della società.
I decadenti non si riconoscevano nelle tendenze positivistiche, materialistiche della società
borghese. Essi vi si contrappongono attraverso atteggiamenti anticonformisti e
anticonvenzionali; e pur consapevoli di essere rifiutati dalla società borghese ne fanno motivo
di orgoglio e distinzione rivendicando la loro superiorità.
Il decadentismo è considerato un proseguimento in forma più estrema di alcuni temi trattati dal
romanticismo come: il sogno, l’immaginazione e la fantasia.
Con i romantici, inoltre condividevano tutto ciò legato alla dimensione irrazionale.
Il decadente come il romantico vive il contrasto tra ciò che è reale (tangibile), e l’irreale (ciò
che è astratto). Questa continua tensione si traduce poi in stati d’animo malinconici, tendenti al
vittimismo quindi all’autodistruzione.
Tra gli eroi decadenti troviamo la figura dell’inetto, uomo senza volontà afflitto da una malattia
interiore che lo rende incapace di vivere. Davanti a lui si aprono quindi due strade: il suicidio e
il sogno.
Alla tendenza a considerare la malattia, la corruzione e la morte come condizioni di privilegio e
di distinzione dalla massa, si contrappone spesso uno sfrenato vitalismo; qui emerge la figura
del superuomo, l’individuo votato a imprese eccezionali che s’impegna a realizzare se stesso.
Un’altra figura molto importante tra gli eroi decadenti è la figura del dandy, individuo vestito in
modo stravagante. I dandies erano gli esponenti della cultura dell’apparenza, dell’estetismo
decadente. Precursore del dandismo fu Huysmans, il cui romanzo a ritroso delineava la figura
dell’eroe decadente ed era considerato la bibbia del decadentismo.
PRECURSORI OTTOCENTESCHI DEL DECADENTISMO
I precursori ottocenteschi del decadentismo furono in Francia Baudelaire, Rimbaud, Verlaine e
Mallarme, iniziatore del Simbolismo; in Inghilterra Oscar Wilde; in Italia Pascoli e D’Annunzio.
Maggiore esponente del decadentismo fu Baudelaire, secondo il quale la realtà è quella che si
nasconde dietro l’apparenza. L’intuizione, cioè l’inconscio è lo strumento attraverso il quale si
può accedere alla realtà oppure vi si poteva accedere anche attraverso i vari stati d’alterazione
dell’io come: la nevrosi, la follia, l’allucinazione, l’incubo provocati dall’alcol e dalle droghe.
Altro precursore del decadentismo fu Rimbaud, secondo il quale per capire la realtà bisognava
abbandonare i sensi e affidarsi all’istinto.
Il Decadentismo, a sua volta, darà vita al Simbolismo. Sviluppatosi in Francia nella seconda
metà dell’800, il massimo esponente, insieme a Baudelaire, è Mallarme; secondo lui la poesia
è un mistero di cui il lettore deve cercare la chiave. In essa acquistano un valore espressivo
anche i silenzi, le sospensioni e gli spazi bianchi.
Per i simbolisti solo la poesia era lo strumento in grado di cogliere il mistero profondo della
realtà.
I PRINCIPI DELLA POETICA DEL DECADENTISMO
I principi della poetica decadente possono essere così riassunti:
L’artista è un veggente, colui che va al di là delle sensazioni e delle apparenze che
normalmente la società non può percepire;
L’artista è un esteta
La tecnica espressiva utilizzata è quella della poesia pura e il linguaggio è ricco di
metafore, analogie e simboli; la parola diventa pura e astratta, talvolta comprensibile
solo per il poeta che la usa; essa ha valore solo per la sua fonicità e la sua musicalità;
La sintassi diventa imprecisa;
La metrica tradizionale lascia il posto al verso libero.
IL DECADENTISMO IN ITALIA
I principi della poetica di D’Annunzio sono: Primo
Dalla tradizione carducciana all’estetismo decadente: nella raccolta giovanile
vere il poeta usa le forme metriche «barbare» di Carducci, ma già nelle raccolte
successive sono più evidenti i caratteri decadenti, con riferimenti ai temi della
sessualità, del peccato e della lussuria;
poema Paradisiaco
L’aspirazione alla «bontà»: nel i motivi dominanti sono l’amore e un
ritorno all’innocenza perduta;
L’arrivo a un’ideologia superomistica.
La narrativa ha le sue espressioni più significative nei romanzi di Antonio Fogazzaro.
Nelle sue opere sono presenti tendenze sia romantiche, sia realistiche. Di Fogazzaro
Piccolo mondo antico.
ricordiamo soprattutto il Il piacere.
D’Annunzio approda nel decadentismo con il romanzo Il protagonista è un esteta , un
perfetto dandy, che ricorda Huysmans.
il trionfo della morte
L’opera successiva, segna il passaggio verso i romanzi cosidetti del
superuomo. Anche qui il protagonista è un esteta travagliato da una malattia interiore.
Notturno,
Con il diario di guerra scritto durante una lunga convalescenza seguita da un
incidente aereo, d’Annunzio conclude le sue prove letterarie nel mito della morte.
I temi decadenti della prosa dannunziana sono:
La vita intesa come opera d’arte;
L’intuizione del rapporto segreto tra l’io e il mondo;
L’estetismo e il vitalismo superomistico;
Il gusto per il primitivo, l’irrazionale e le passioni primordiali;
L’erotismo e la sensualità sfrenata;
Il gusto per la decadenza e la corruzione;
La malattia interiore.
IL TEATRO DECADENTE EUROPEO E ITALIANO
In Inghilterra spiccano le commedie di Oscar Wilde ( Il ritratto di Dorian Gray, Un marito ideale;
L’importanza di chiamarsi Ernesto). In Italia il teatro decadente è rappresentato dal teatro
d’arte o di poesia di Gabriele D’Annunzio. L’opera di maggior successo fu La figlia di Jorio.
GABRIELE D’ANNUNZIO
GLI ANNI DI FORMAZIONE
Gabriele d'Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863 da Francesco Paolo Rapagnetta