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Marte, fonte di risorse? Quando la scienza incontra la fantascienza, percorso
Scienze - marte/biologia
Storia - corsa allo spazio
Italiano - fantascienza
Per far fronte a questo problema gli scienziati-agricoltori hanno aggiunto erba
tagliata e concime organico. Questo ha consentito di superare tre limiti del
suolo marziano:
a. la carenza di elementi nutritivi,
b. la scarsa capacità di trattenere l'acqua legata all’atmosfera
c. l'elevata presenza di alluminio. Infatti “La materia organica che abbiamo
aggiunto si lega all'alluminio che è naturalmente presente nel suolo di
Marte. Questo contribuisce a evitare che il metallo – tossico per le piante -
venga assorbito”.
PROBLEMI
Aver scoperto che una terra simil-marziana è coltivabile è un grande passo
avanti per la scienza. Ma questo non è sufficiente per trasformare il pianeta
rosso in una specie di Mezzaluna fertile.
Su Marte i raggi solari arrivano con un'intensità che è circa la metà rispetto alla
Terra: un problema per la fotosintesi. La pressione atmosferica è inoltre molto
inferiore, “circa lo 0,6% rispetto a quella terrestre”.
In queste condizioni, coltivare en plein air è impensabile. La soluzione più
praticabile ad oggi è la serra, meglio ancora se sotterranea, con luce artificiale
e atmosfera pressurizzata per ricreare il più possibile le condizioni terrestri.
Altri problemi risultano essere
a. la gravità, minore che sulla Terra (40%), rende
difficile l’irrigazione e la fotosintesi: perciò le piante
crescono più lentamente.
b. inoltre su Marte c’è meno luce che sulla Terra. Perciò
secondo gli scienziati le piante dovrebbero essere
coltivate in ambienti chiusi con luci a LED. Il tipo di
luce e la fonte dell’elettricità sono tutti problemi da
risolvere durante la ricerca, spiegano gli scienziati. Si
tratta di fatto di organizzare un intero sistema.
c. Grandi quantità di radiazioni ovviamente nocive.
d. temperature medie di -60°C.
e. atmosfera povera di ossigeno e ricca di anidride
carbonica. In questo caso sarebbe già pronto un
piano B puntando, ad esempio, su colture
idroponiche o idrocolture sotto terra con atmosfera ricreata.
ESPERIMENTI
Tutto ebbe inizio nel 2013 quando Wieger Wamelink, ricercatore della Waginen
University, in Olanda, mise in atto una propria sperimentazione. L’obiettivo era
quello di fornire le basi per far crescere colture terrestri al di fuori della Terra,
perchè potessero, come detto, essere sfruttate dai primi coloni.
a. Un primo esperimento, della durata di 50 giorni, fu condotto su 14 varietà
vegetali, senza l’aggiunta di sostanze nutritive che – come noto- sono del
tutto assenti nei suoli di Marte e della Luna. Nonostante l’iniziale
scetticismo dello stesso Wamelink, alcune piante (pomodoro, segale e
crescione) riuscirono a germogliare.
b. Un secondo esperimento ebbe così inizio nell’aprile 2015 e la raccolta
finale è stata fatta nel mese di ottobre scorso. Dieci diverse specie sono
state seminate nei vassoi contenenti un terreno che simulava il suolo di
Marte e il suolo lunare e, come controllo e confronto, è stato usato
terriccio terrestre. Il terreno che simulava il suolo marziano era stato
fornito dalla NASA e proveniva da un vulcano delle Hawaii, mentre la
materia prima per il suolo lunare era stata prelevata da un deserto
dell’Arizona. Le piante sono state coltivate in un ambiente sotto vetro in
condizioni di temperatura, umidità e luce costante.
In base agli esperimenti precedenti, i ricercatori olandesi sono stati in grado di
far crescere ben dieci specie diverse di colture alimentari sui suoli lunari e
marziani simulati, nelle condizioni, cioè, che incontrerebbero i nostri futuri
astronauti. Questa volta sono stati raccolti, oltre a pomodori, segale e
crescione, anche piselli, rucola e ravanelli.
Il totale della biomassa prodotta sul suolo simulato di Marte non era
significativamente differente dal terriccio terrestre che abbiamo usato come
controllo per l’esperimento.
Dopo il primo esperimento, erano state apportate alcune modifiche nella serra.
Sono stati utilizzati dei vassoi al posto di vasi piccoli e abbiamo aggiunto
materiale organico (erba appena tagliata) al terreno che simulava i suoli di
Marte e della Luna. Questi accorgimenti hanno risolto il problema che si era
presentato per l’irrigazione durante il primo esperimento e anche il letame
aggiunto ai terreni.
Nel 1° primo esperimento, la maggior parte delle piante erano morte,
mentre nel secondo sono invece fiorite e i ricercatori hanno potuto
raccogliere, sia sul suolo simulato di Marte che sul terriccio di
controllo terrestre, piante della stessa specie.
Questo esperimento è stato reso possibile dalle numerose informazioni raccolte
durante le missioni spaziali, che riguardo ai suoli lunari e marziani ci hanno
rivelato che questi suoli sono privi di sostanza organica. Sulla Terra, la
mineralizzazione della sostanza organica è la principale fonte di azoto,
l’elemento nutritivo principale per i vegetali.
Infatti, ciò che il ricercatore olandese si aspettava, era il repentino
avvizzimento a causa di mancanza di nutrienti, poco dopo la germinazione.
Invece, Sedum reflexum (pianta selvatica) Solanum lycopersicum (pomodoro),
Secale cereale (segale), Lepidium sativum (crescione inglese), e Sinapsis
arvensis (senape selvatica) hanno mostrato una buona crescita. In particolare,
le ultime tre hanno fiorito e il crescione inglese e la mostarda hanno addirittura
prodotto semi.
Insomma, un risultato che ci fa sperare, anche se, dobbiamo tenere a mente un
paio di considerazioni:
L’esperimento è avvenuto nelle condizioni di luce e di gravità terrestri. Se
un giorno l’uomo dovesse colonizzare le terre marziane o lunari, la
coltivazione sarebbe possibile in ambienti chiusi dove le condizioni
terrestri siano ricreate, fino a quando, la scienza non sarà in grado di
mettere a punto un vero e proprio sistema produttivo che sfrutti le
condizioni del luogo.
L’atmosfera sulla Luna è assente e su Marte è molto ridotta. Questo
renderebbe difficile l’approvvigionamento di azoto. Infatti, le fissatrici di
azoto fissano questo elemento in simbiosi con i batteri proprio
dall’atmosfera e lo rendono disponibile sotto forma di nitrati. Questo
processo chiaramente richiede che ci sia un’atmosfera e che ci sia azoto,
che su Marte è presente solo in tracce.
L’acqua è l’elemento essenziale per la crescita delle piante. Su Marte e
sulla Luna è presente del ghiaccio, bisognerà capire come utilizzarlo.
Tuttavia Wamelink preferisce restare (ancora) coi piedi per terra: “Noi l'abbiamo
fatto e ha funzionato, ma non possiamo essere certi che funzioni anche su
Marte. La certezza l'avremo solo una volta che avremo portato sulla Terra un
po' di suolo marziano o conducendo nuovi test direttamente laggiù” ha
spiegato in una recente intervista. Un'ipotesi al momento non percorribile.
Obiettivo: CIBO PER PIONIERI.
L'obiettivo a lungo termine di queste ricerche non è difficile da immaginare:
fornire ai primi abitanti di Marte gli strumenti per auto-prodursi il cibo, senza
dipendere eccessivamente dalla Terra. Sembra fantascienza ma ci si sta
lavorando. E non da oggi. Il progetto Mars-One, sponsor dei ricercatori olandesi,
prevede di mandare i primi uomini su Marte nel 2026.
“Spero che tutto sia pronto per il 2026 – dice Wamelink – ma dipende da
quanti fondi riusciamo ad attirare”. Lo studioso di ecologia stima in 10 anni il
tempo necessario per concludere le ricerche, per un costo di circa 5 milioni di
euro. Nulla in confronto ai costi stellari di razzi e satelliti. Piante coltivate=
Pomodori, piselli, segale, crescione, rucola, ravanello, pinta selvatica e senape
selvatica.