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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: Tempo: dalla scienza alla fantascienza
Autore: Suino Gregorio
Scuola: Liceo scientifico
Descrizione: Mi appassionai al tema del viaggio nel tempo agli inizi degli anni novanta quando, insieme ai miei genitori vidi per la prima volta la trilogia di "Ritorno al futuro", la serie di film di Robert Zemekis, che da quel momento iniziò ad influenzare molte mie scelte diventando una vera e propria passione. Da allora ogni anno almeno una volta guardo tutta la trilogia e torno a sognare. Cerco di immaginare la mia vita senza Ritorno al Futuro, senza De Lorean senza fantasticherie sul viaggio nel tempo e trovo molto difficile questa operazione. Da piccolo riempivo fogli interi e pagine di diari con disegni di macchine del tempo immaginando il loro funzionamento. Continuai a sognare, a guardare film di fantascienza, a leggere articoli su riviste scientifiche... Negli anni del liceo iniziai ad appassionarmi alla fisica, soltanto conoscendo la fisica si può capire come ipotizzare un viaggio del tempo e solo con solide conoscenze delle teorie della fisica moderna si può sperare di progettare una macchina del tempo. All'inizio di questo particolare anno scolastico 2008-2009 la professoressa di matematica ci consiglia di scrivere una tesina partendo da un argomento che ci piace e ci appassiona. Pensando alle mie passioni mi vengono in mente la musica e il viaggio nel tempo, ma visto che anche il suonare la chitarra è legato all'aver visto da piccolo "Ritorno al futuro", in cui il protagonista suona appunto la chitarra, decisi che il tema della tesina sarebbe stato il tempo. Questo lavoro è stato divertente; mi ha accompagnato attraverso l'ultimo di cinque splendidi anni con un approfondimento scientifico che ho trovato soddisfacente ed appassionante.
Area: scientifica
Materie trattate: Fisica, Einstein, teorie della relatività Astronomia, buchi neri Latino, Seneca, de brevitate vitae, metafore del tempo Filosofia, Bergson, tempo spazializzato Italiano, Buzzati, il deserto dei Tartari, Bà rnabo delle montagne, i luoghi del non tempo Inglese, G.H. Wells, the Tine Maghine, l'inventore del termine macchina del tempo Arte, Escher, tesina illustrata con alcune stampe di Escher.
Bibliografia: [1] Farouki Nayla, "la relatività : un manuale per capire un saggio per riflettere", Ed. Il Saggiatore, Milano [2] Marc Lachièze-Rey, "Oltre lo spazio e il tempo. La nuova fisica", Ed. Bollati Boringhieri, Torino [3] Robert Ehrlich, "Il viaggio nel tempo e altre pazzie nove strane idee al vaglio della scienza", Ed. Einaudi, Torino [4] David Halliday, Robert Resnick, "Fisica" Vol. 2, Ed. Ambrosiana, Milano [5] Charles Kittel, Walter D. Knight, Malvin A. Ruderman, "La fisica di Berkeley" Vol 1 Meccanica, Ed. Zanichelli, Bologna [6] Isaac Asimov, "Il libro di fisica", Arnoldo Mondadori, Milano [7] Lucio Anneo Seneca, "La brevità della vita", introduzione traduzione e note di Alfonso Traina, Ed. Burr, Milano [8] Romano Lupèerini, "Il novecento" vol. 2, Ed. Loscher, torino [9] www.astronomia.com
[10] http://it.wikipedia.org enciclopedia in rete WIKIPEDIA0
[11]
articolo su la macchina del tempo di Tipler
- 3 -
1 Introduzione
Mi appassionai al tema del viaggio nel tempo agli inizi degli anni novanta
quando, insieme ai miei genitori vidi per la prima volta la trilogia di “Ritorno
al futuro”, la serie di film di Robert Zemekis, che da quel momento iniziò ad
influenzare molte mie scelte diventando una vera e propria passione.
Da allora ogni anno almeno una volta guardo tutta la trilogia e torno a
sognare. Cerco di immaginare la mia vita senza Ritorno al Futuro, senza De
Lorean senza fantasticherie sul viaggio nel tempo e trovo molto difficile questa
operazione.
Da piccolo riempivo fogli interi e pagine di diari con disegni di macchine
del tempo immaginando il loro funzionamento. Continuai a sognare, a guardare
film di fantascienza, a leggere articoli su riviste scientifiche...
Negli anni del liceo iniziai ad appassionarmi alla fisica, soltanto
conoscendo la fisica si può capire come ipotizzare un viaggio del tempo e solo
con solide conoscenze delle teorie della fisica moderna si può sperare di
progettare una macchina del tempo.
All’inizio di questo particolare anno scolastico 2008-2009 la
professoressa di matematica ci consiglia di scrivere una tesina partendo da un
argomento che ci piace e ci appassiona. Pensando alle mie passioni mi vengono in
mente la musica e il viaggio nel tempo, ma visto che anche il suonare la
chitarra è legato all’aver visto da piccolo “Ritorno al futuro”, in cui il
protagonista suona appunto la chitarra, decisi che il tema della tesina sarebbe
stato il tempo.
Questo lavoro è stato divertente; mi ha accompagnato attraverso l’ultimo
di cinque splendidi anni con un approfondimento scientifico che ho trovato
soddisfacente ed appassionante. - 4 -
2 Che cos’è il tempo?
Il tempo è una grandezza fisica ed è misurabile. L’unità di misura del
tempo nel S.I. (sistema internazionale) è il secondo (s).
Da sempre l’uomo si è interrogato riguardo al significato del tempo.
Questo argomento è stato analizzato in diversi ambiti come l’arte la filosofia e
la scienza.
Dal punto di vista scientifico lo studio del tempo inizia agli albori
della civiltà con l’osservazione della ciclicità delle stagioni e con l’analisi
dei movimenti del sole e degli astri.
Secondo la concezione della fisica classica il tempo è visto come una
successione illimitata di attimi; all’interno di questa successione si
verificano tutti gli altri fenomeni fisici.
La fisica moderna, dopo le teorie e le intuizioni di Albert Einstein, ci
fornisce una concezione del tutto nuova del tempo considerando questa grandezza
come una quarta dimensione spaziale, analogamente alle altre 3 nelle quali
viviamo.
Prima di trattare della dimensione tempo occorre quindi chiarire alcuni
concetti riguardanti le 3 dimensioni spaziali.
2.1 Le 3 dimensioni
Immaginiamo un punto euclideo, esso per definizione è privo di dimensioni,
da questo punto potremo creare uno spazio.
Trasliamo il nostro punto P lungo una retta r, otteniamo così una prima
dimensione spaziale che possiamo chiamare larghezza. Ora eseguiamo una
traslazione di questa retta lungo una sua perpendicolare ottenendo un piano r
2
composto da una seconda dimensione chiamata arbitrariamente altezza. Eseguendo
- 5 -
una traslazione di questo piano lungo una perpendicolare al piano otterremo uno
spazio euclideo r la cui terza dimensione sarà chiamata profondità.
3
Ogni giorno ci troviamo nella condizione di interagire con tutte queste
dimensioni; tuttavia sulla terra queste dimensioni hanno assunto caratteristiche
particolari legate soprattutto alla forza di gravità.
Le dimensioni “lunghezza” e “profondità” possono essere facilmente
invertite senza grandi cambiamenti, si pensi ad un tappeto quadrato che deve
essere posizionato in una stanza vuota. Per quanto riguarda la dimensione
“altezza” iniziano a sorgere i primi problemi tecnici legati al fatto che, sulla
Terra non si possono invertire le due dimensioni “orizzontali” con la dimensione
“verticale”: immaginiamo di dover sistemare un armadio nella stanza di prima,
mentre possiamo ruotare il tappeto in ogni direzione senza compromettere la sua
funzione non possiamo capovolgere un armadio perché verrebbe privato della sua
utilità. I suoi cassetti ad esempio funzionano grazie alla forza di gravità e
capovolti diventano inutili.
2.2 Isotropia delle 3 dimensioni
Immaginiamo ora di uscire dal campo gravitazionale terrestre e di trovarci
nello spazio vuoto in assenza di gravità. Tutte le dimensioni sono
interscambiabili e i termini “alto” e “basso” perdono il loro significato.
Questa caratteristica delle tre dimensioni si chiama isotropia;
nell’universo, infatti, non vi è una direzione preferenziale. La nostra
percezione delle dimensioni sulla terra è influenzata dalla presenza di una
direzione preferenziale (la verticale) causata dalla presenza di un centro di
gravità. - 6 -
2.3 Il tempo inteso come IV dimensione
Immaginiamo ora una retta esterna allo spazio r ma perpendicolare ad
3
esso; questa operazione risulta difficile se non impossibile alla nostra mente
abituata a vivere nelle tre dimensioni spaziali ma è perfettamente lecita da un
punto di vista matematico e geometrico. Tracciando questa retta otteniamo una
quarta dimensione che chiameremo tempo. Ogni punto di questa retta costituisce
un istante. Questo spazio a 4 dimensioni è stato battezzato “spazio-tempo” da
Einstein. - 7 -
3 Lo spazio-tempo
Le basi teoriche per trattare lo spazio tempo sono contenute nei lavori di
Albert Einstein, è quindi necessario fare qualche breve richiamo delle sue
teorie, prima di addentrarci nelle speculazioni relative al tempo.
3.1 Cenni di Relatività ristretta
La teoria della relatività ristretta (chiamata anche teoria della
relatività speciale) venne pubblicata nel 1905 da Albert Einstein; la relatività
ristretta afferma che uno spazio e un tempo assoluti non esistono, e che questi
sono entrambi proprietà relative all'osservatore.
Il termine ristretta si riferisce al fatto che questa teoria tratta
solamente di sistemi di riferimento inerziali e non di sistemi accelerati.
Einstein si occuperà di questi sistemi nella relatività generale.
Einstein basò la sua teoria su due postulati e tutte le conclusioni della
relatività ristretta derivano da essi:
1. Le leggi della fisica sono le stesse in tutti i sistemi inerziali. Non
esiste alcun sistema privilegiato.
2. La velocità della luce è la stessa in tutti i sistemi inerziali.
Quest’ultimo postulato significa, per esempio, che se consideriamo tre
sorgenti di luce una in quiete rispetto a noi (a), una in moto verso di noi (b)
per esempio con velocità 0.9c (pari al 90% della velocità della luce, c) e una
che si allontana da noi con velocità 0,9c dovremo misurare la stessa velocità
della luce per tutte e tre le sorgenti.
La verifica di ciò è stata fatta per la prima volta con l’esperimento di
Michelson-Morley che con il loro interferometro a quattro bracci cercavano di
misurare la velocità della luce rispetto ad un ipotetico etere che avrebbe
- 8 -
dovuto essere l’elemento nel quale si generano le onde elettromagnetiche (come
l’aria per le onde sonore). Con il loro esperimento si evidenziò che la velocità
della luce risulta indipendente dalla direzione della sorgente rispetto alla
terra e quindi rispetto al moto orbitale.
Stessi risultati sono stati ottenuti in acceleratori di particelle
utilizzando mesoni come sorgente; questi mesoni, prodotti alla velocità di
0.99c, si disintegrano producendo raggi che essendo onde elettromagnetiche
γ
viaggiano alla velocità della luce. La velocità misurata per i raggi prodotti
γ
dai mesoni era, entro gli errori sperimentali, proprio c.
Molte conclusioni della relatività ristretta sembrano essere in
discordanza con l’esperienza quotidiana. E lo stesso secondo postulato di
Einstein sembra contraddire il senso comune.
Spesso il senso comune non è un buon maestro, quando si tratta di scoprire
le leggi della natura; si pensi alla prima legge della meccanica: “Un corpo non
soggetto ad una forza esterna permane nel suo stato di quiete o di moto
rettilineo uniforme”. Il senso comune ci porta a pensare che questa legge sia
sbagliata, infatti, siamo abituati ad osservare oggetti in moto che dopo un
certo tempo si fermano.
Si è quindi visto che in natura esiste una velocità limite insuperabile.
La fisica classica ammette l’ipotesi (smentita dall’osservazione e dalle leggi
della fisica moderna) che si possano inviare messaggi a velocità infinita. La
tecnica e poi l’esperienza insegnano invece che c è questa velocità limite. La
velocità della luce gioca nella relatività lo stesso ruolo dell’infinito nella
fisica classica. Si può quindi affermare che la velocità finita della sorgente
di luce non può influenzare il valore della velocità di un segnale emesso già
con il valore limite della velocità. - 9 -
Figura 3.1 – Interpretazione Artistica della relatività di Escher
La meccanica newtoniana si manifesta come un caso particolare della
Relatività ristretta per fenomeni a basse velocità. Nella meccanica newtoniana
le relazioni tra fenomeni appartenenti a due sistemi inerziali (non accelerati)
in moto relativo tra loro lungo l’asse x con velocità v sono regolati dalle
trasformate galileiane rappresentate seguenti relazioni:
′
x x vt
= − (1)
′
y y
= (2)
′
z z
= (3)
′
t t
= (4)
- 10 -
Queste trasformazioni, pur essendo del tutto corrette quando <<
v c,
perdono di significato quando Le equazioni corrispondenti usate quando
v c.
la velocità di traslazione tra i due sistemi è confrontabile con dette
c,
trasformate sono:
di Lorentz, x vt
−
′
x = (5)
2
v
1 −
c
′
y y
= (6)
′
z z
= (7)
v
t x
−
2
c
′
t = 2
v
1 −
c
(8)
y y’ = y 1
γ =
t 2
v
1 −
2
t’ = )
γ(t-vx/c c
S
S’ v
O O’ x x’ = γ(x-vt)
z z’ = z
Figura 3.2 – Per due sistemi di riferimento inerziali S e S’, che si
muovono l’uno rispetto all’altro con velocità v lungo l’asse x, le
trasformate che permettono di passare dalle coordinate di un sistema
all’altro sono le trasformate di Lorentz che tendono alle trasformate
Galileiane per v<<c. - 11 -
Si notino ora alcune proprietà di queste equazioni.
1. Il tempo non è lo stesso per due osservatori solidali con i due
sistemi di riferimento.
2. Se facciamo tendere all’infinito le trasformazioni di Lorentz si
c
riducono a quelle di Galileo.
3. La velocità deve infine essere sempre < c altrimenti le quantità
v x’
> c).
e diventano indeterminate (per = o immaginarie (per
t’ v c) v
La velocità della luce costituisce un limite superiore alle
velocità dei corpi materiali.
3.2 Cinematica relativistica
Prendiamo ora in considerazione due sistemi di riferimento S ed S’. Un
osservatore in S’ osserva due avvenimenti che avvengono nello stesso luogo nel
sistema di riferimento S’. la posizione di questi due eventi può essere chiamata
L’osservatore misura un intervallo di tempo tra questi eventi. Un
∆t’
x’.
osservatore in S, per il quale i due eventi appaiono in moto osserva gli stessi
eventi e misura un intervallo di tempo diverso dato dall’equazione:
∆t,
′
t
∆
t =
∆ (9)
2
v
1 −
c
Ricavata dalla (8). dilatazione dei tempi.
Il fenomeno per il quale > è chiamato
∆t ∆t’
L’osservatore fermo (nel nostro caso l’osservatore in S) misura un intervallo di
tempo più lungo rispetto a quello misurato dai cronometri in moto.
Ora consideriamo una sbarra parallela agli assi e in quiete rispetto
x x’
al sistema di riferimento S’. l’osservatore in S’ misurerà per tale sbarra una
- 12 -
lunghezza l’osservatore in S misurando la lunghezza della stessa sbarra che
∆x’;
a lui appare in moto troverà un’equazione data dall’equazione:
∆x
2
v
′
1
x x
∆ = − ∆
(10)
c
Ottenuta dalla (5). contrazione delle
Questo fenomeno per il quale < è chiamato
∆x ∆x’
lunghezze. Le dimensioni y e z perpendicolari alla direzione del sistema di
riferimento non cambiano. Diverso è il comportamento delle velocità: anche le