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8
dovuto essere l’elemento nel quale si generano le onde elettromagnetiche (come
l’aria per le onde sonore). Con il loro esperimento si evidenziò che la velocità
della luce risulta indipendente dalla direzione della sorgente rispetto alla
terra e quindi rispetto al moto orbitale.
Stessi risultati sono stati ottenuti in acceleratori di particelle
utilizzando mesoni come sorgente; questi mesoni, prodotti alla velocità di
0.99c, si disintegrano producendo raggi che essendo onde elettromagnetiche
prodotti
viaggiano alla velocità della luce. La velocità misurata per i raggi
dai mesoni era, entro gli errori sperimentali, proprio c.
Molte conclusioni della relatività ristretta sembrano essere in
discordanza con l’esperienza quotidiana. E lo stesso secondo postulato di
Einstein sembra contraddire il senso comune.
Spesso il senso comune non è un buon maestro, quando si tratta di scoprire
le leggi della natura; si pensi alla prima legge della meccanica: “Un corpo non
soggetto ad una forza esterna permane nel suo stato di quiete o di moto
rettilineo uniforme”. Il senso comune ci porta a pensare che questa legge sia
sbagliata, infatti, siamo abituati ad osservare oggetti in moto che dopo un
certo tempo si fermano.
Si è quindi visto che in natura esiste una velocità limite insuperabile.
La fisica classica ammette l’ipotesi (smentita dall’osservazione e dalle leggi
della fisica moderna) che si possano inviare messaggi a velocità infinita. La
tecnica e poi l’esperienza insegnano invece che c è questa velocità limite. La
velocità della luce gioca nella relatività lo stesso ruolo dell’infinito nella
fisica classica. Si può quindi affermare che la velocità finita della sorgente
di luce non può influenzare il valore della velocità di un segnale emesso già
con il valore limite della velocità. 9
Figura 3.1 – Interpretazione Artistica della relatività di Escher
La meccanica newtoniana si manifesta come un caso particolare della
Relatività ristretta per fenomeni a basse velocità. Nella meccanica newtoniana
le relazioni tra fenomeni appartenenti a due sistemi inerziali (non accelerati)
in moto relativo tra loro lungo l’asse x con velocità v sono regolati dalle
trasformate galileiane rappresentate seguenti relazioni:
x x vt (1)
y y (2)
z z (3)
t t (4)
10
Queste trasformazioni, pur essendo del tutto corrette quando v << c,
perdono di significato quando v c. Le equazioni corrispondenti usate quando
la velocità di traslazione tra i due sistemi è confrontabile con c, dette
trasformate di Lorentz, sono:
x vt
x 2 (5)
v
1
c
y y (6)
z z (7)
v
t x
2
c
t 2
v
1
c
(8)
y y’ = y 1
t 2
v
(t-vx/c 2
t’ = )
1
S c
S’ v
O O’ x (x-vt)
x’ =
z z’ = z
Figura 3.2 – Per due sistemi di riferimento inerziali S e S’, che si
muovono l’uno rispetto all’altro con velocità v lungo l’asse x, le
trasformate che permettono di passare dalle coordinate di un sistema
all’altro sono le trasformate di Lorentz che tendono alle trasformate
Galileiane per v<<c. 11
Si notino ora alcune proprietà di queste equazioni.
1. Il tempo non è lo stesso per due osservatori solidali con i due
sistemi di riferimento.
2. Se facciamo tendere c all’infinito le trasformazioni di Lorentz si
riducono a quelle di Galileo.
3. La velocità deve infine essere sempre v < c altrimenti le quantità x’
> c).
e t’ diventano indeterminate (per v = c) o immaginarie (per v
La velocità della luce costituisce un limite superiore alle
velocità dei corpi materiali.
Cinematica relativistica
Prendiamo ora in considerazione due sistemi di riferimento S ed S’. Un
osservatore in S’ osserva due avvenimenti che avvengono nello stesso luogo nel
sistema di riferimento S’. la posizione di questi due eventi può essere chiamata
t’
x’. L’osservatore misura un intervallo di tempo tra questi eventi. Un
osservatore in S, per il quale i due eventi appaiono in moto osserva gli stessi
t,
eventi e misura un intervallo di tempo diverso dato dall’equazione:
t
t 2 (9)
v
1
c
Ricavata dalla (8). t t’
Il fenomeno per il quale > è chiamato dilatazione dei tempi.
L’osservatore fermo (nel nostro caso l’osservatore in S) misura un intervallo di
tempo più lungo rispetto a quello misurato dai cronometri in moto.
Ora consideriamo una sbarra parallela agli assi x e x’ in quiete rispetto
al sistema di riferimento S’. l’osservatore in S’ misurerà per tale sbarra una
12
x’;
lunghezza l’osservatore in S misurando la lunghezza della stessa sbarra che
x
a lui appare in moto troverà un’equazione data dall’equazione:
2
v
(10)
x 1 x
c
Ottenuta dalla (5). x x’
Questo fenomeno per il quale < è chiamato contrazione delle
lunghezze. Le dimensioni y e z perpendicolari alla direzione del sistema di
riferimento non cambiano. Diverso è il comportamento delle velocità: anche le
componenti delle direzioni y e z subiscono delle variazioni che seguono le
trasformate di Lorentz per il fatto che il tempo si contrae indipendentemente
dalla direzione.
Dinamica relativistica
Abbiamo osservato il comportamento di tempi e lunghezze nell’ambito
relativistico; ora analizziamo il comportamento della massa. La relatività
ristretta afferma che la massa relativistica m di un corpo in moto con velocità
v è: m 0
m 2 (11)
v
1
c
In questa equazione m è la massa a riposo, cioè la massa misurata quando
0
la particella è in quiete rispetto all’osservatore.
Di conseguenza la quantità di moto sarà data dalla seguente equazione.
m v
0
p mv 2 (12)
v
1
c
13
Il risultato più noto della relatività ristretta è il principio di
equivalenza massa energia. Massa ed energia sono equivalenti e la relazione che
lega queste due grandezze è diventata il simbolo della relatività ristretta.
2 (13)
E mc
L’equivalenza tra massa ed energia forma un'unica grandezza che possiamo
chiamare massa-energia che si può ricavare dalle formule e dalle conoscenze
esposte sopra. Questa nuova grandezza può essere espressa indifferentemente in
unità di massa o in unità di energia.
Cenni di relatività generale
Anche la relatività generale ha un ruolo fondamentale nella nuova
concezione di spazio tempo e prima di addentrarci nelle problematiche legate al
viaggio nel tempo occorre trattare di alcune conseguenze di questa teoria.
Prima importante conseguenza è la curvatura dello spazio tempo.
La massa di qualsiasi corpo influisce sullo spazio tempo circostante
curvandolo.
In questa formulazione della gravitazione viene superato il concetto di
forza di gravità come attrazione reciproca di due masse ma è analizzata come
conseguenza del movimento dei corpi all’interno dello spazio deformato dalla
presenza di una massa.
Quindi la causa diretta della caduta di un corpo verso un'altro di massa
maggiore o le traiettorie curve dei pianeti sono un effetto diretto della
curvatura dello spazio-tempo.
In pratica se ci si limita a considerare il comportamento di corpi massivi
non cambia nulla per quanto riguarda gli effetti e la discussione precedente
riguardo alla curvatura può sembrare solo un formalismo matematico. 14
Le cose si fanno interessanti quando invece dei corpi si considerano la
luce o in generale le onde elettromagnetiche che, essendo prive di massa,
secondo la teoria classica della gravitazione non dovrebbero essere influenzate
dalla presenza di massa. Secondo la teoria di Einstein invece anche le
radiazioni elettromagnetiche (e quindi anche la luce) subiscono le conseguenze
della curvatura spaziotemporale; Einstein fece notare questo fenomeno anche agli
scettici grazie all’osservazione dell’eclisse di sole del 29 maggio 1919.
Grazie a questo fenomeno è stato possibile osservare la posizione delle
stelle anche di giorno e in particolare quelle posizionate in prossimità della
posizione del sole. La posizione misurata durante l’eclissi di queste stelle era
diversa da quella delle stese, misurata di notte (6 mesi dopo) a causa della
deviazione subita dai raggi luminosi provenienti da queste stelle a causa della
presenza della massa del sole e della conseguente deformazione dello spazio-
tempo.
Il fenomeno può essere esemplificato; immaginiamo un telo elastico messo
in piano e teso con delle corde. Ora appoggiamo al centro del telo una biglia di
ferro; il telo si è curvato. Immaginiamo che il telo rappresenti l’universo e
che la biglia rappresenti un corpo celeste. Facciamo correre sul telo una biglia
più piccola che può rappresentare un piccolo corpo celeste o una particella
elementare (ad esempio un fotone). Facendo correre la biglia piccola sul telo ci
accorgiamo che il suo moto è deviato dalla curvatura del telo. Se la velocità è
minore la biglia piccola “cadrà” sulla biglia grande. Apparentemente il moto è
deviato dalla massa; in realtà a deviare il moto del nostro corpo celeste è la
curvatura del telo o, dello spaziotempo. È da notare un altro particolare: più è
alta la velocità della biglia meno essa sarà deviata dalla curvatura. Accade
così anche nello spaziotempo, infatti, i fotoni (che viaggiano a 300'000 Km/s)
vengono deviati dai grandi corpi celesti meno rispetto ai corpi celesti più
piccoli che viaggiano a velocità minore. 15
Figura 3.3 – Rappresentazione della traiettoria dei raggi luminosi
provenienti dalle stelle poste dietro la massa solare.
Le curve dello spaziotempo percorse da tutti i corpi e dalle particelle
elementari sono chiamate geodetiche.
Ogni particella di materia si muove a velocità costante lungo una
geodetica che in ogni momento può essere considerata retta. La curvatura
determina l'effettiva forma delle geodetiche e quindi il cammino che un corpo
segue nel tempo.
Un corpo libero si muove nello spazio-tempo sempre lungo una geodetica,
allo stesso modo in cui nella meccanica classica un corpo non sottoposto a forze
si muove lungo una retta. Se la struttura dello spazio-tempo in quel punto è
piatta, la geodetica sarà proprio una retta, altrimenti assumerà forme diverse.
La scoperta della curvatura dello spaziotempo cambia il concetto di
gravità; i corpi, infatti, non sono sottoposti alla gravità ma percorrono le
loro naturali geodetiche.
Avendo considerato lo spazio composto di 4 dimensioni; tre spaziali e una
temporale, e avendo paragonato la dimensione tempo alle altre tre risulta
abbastanza naturale dedurre che la curvatura dello spazio sia causata dalla
presenza di una massa. La curvatura spaziale agisce sul tempo rallentandolo.
16
Maggiore è la massa di una stella di una stella più lentamente il tempo scorre
nelle vicinanze del corpo celeste..
Alcuni riscontri sperimentali
Oltre all’effetto “lente gravitazionale” descritto nel paragrafo
precedente, molti altri effetti possono essere portati a supporto delle teorie
di relativistiche di Einstein. Tra queste una delle più note è la precessione
dell’orbita di Mercurio.
Tra tutti i pianeti del sistema solare, Mercurio è quello che presenta la
precessione del perielio più accentuata, essendo il più vicino al Sole.
Il fenomeno è previsto dalla teoria della gravitazione universale di Isaac
Newton, ma Mercurio avanza più velocemente di quello che prevede la teoria
stessa: dalle osservazioni, infatti, è risultato che
Mercurio
Sole
Figura 3.3 – L’entità della precessione dell’orbita di Mercurio è una
delle evidenze spiegate dalla relatività generale.
Questi 43” in più sono invece perfettamente previsti dalla teoria della
relatività generale che prevedeva una precessione del perielio dei pianeti anche
in assenza di interazione tra essi (mentre la meccanica classica prevede in tal
caso che l'orbita sia un'ellisse fissa e immutabile). 17
La precessione del perielio di Mercurio viene perciò considerata la prima
conferma sperimentale della teoria della relatività generale.
Oltre ad osservazioni di fenomeni naturali e astronomici, si sono eseguiti