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Introduzione Democrazia, un valore universale - Tesina
Ho ritenuto che portare la democrazia al colloquio d’esami fosse la cosa migliore da fare, poiché in questo triennio di scuola media, studiandola, mi ha davvero affascinato. Per questo motivo la mia tesina è sulla democrazia. Ho letto, personalmente tutti i sacrifici, le lotte, le conquiste e le morti che vari popoli hanno dovuto affrontare per poter essere in grado di raggiungerla. La democrazia è quindi, secondo me, la chiave per vivere nel miglior modo possibile in uno Stato, e poter arrivare alla felicità.
Collegamenti
Democrazia, un valore universale - Tesina
Storia: La Resistenza Italiana.
Italiano: Elsa Morante.
Inglese: The mass media.
Geografia: L'Unione Europea.
Francese: Strasbourg.
Educazione Fisica: I diritti delle donne nel calcio.
Musica: L'orchestra.
Arte: Il linguaggio dell'Informale.
Scienze: La teoria della tettonica a zolle.
Tecnologia: L'energia geotermica.
Art. 48: tutti i cittadini hanno uguale diritto di voto;
Art. 49: c’è piena libertà di formare partiti e di aderire a partiti.
Dall’articolo 1 all’articolo 12 vi sono i principi fondamentali, ed essi sono:
1) Il principio democratico: L’Italia è una Repubblica democratica fondata
sul lavoro.
2) Il principio pluralista: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali.
3) Il principio di uguaglianza: Tutti i cittadini sono uguali davanti alla
legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua di religione ecc.
4) Diritto al lavoro: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al
lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
5) Autonomia degli enti locali: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce
e promuove le autonomie locali (ovvero: l’Italia è unica e non può essere
divisa, però vengono riconosciute regioni, comuni e province).
6) Tutela delle minoranze linguistiche: La Repubblica tutela, con
apposite norme, le minoranze linguistiche (ovvero: l’Italia vuole eliminare
qualsiasi discriminazione tra cittadini di lingue diverse).
7-8) Libertà religiosa: Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono indipendenti e
sovrani. I loro rapporti sono regolati dai patti lateranensi. Tutte le confessioni
religiose sono libere davanti alla legge.
9) Sviluppo della cultura e della ricerca: La Repubblica promuove lo
sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e
il patrimonio storico ed artistico della nazione.
10-11) Il principio pacifista e internazionalista: L’ordinamento italiano
si adatta alle Norme di Diritto Internazionale: l’Italia ripudia la guerra.
12) Il Tricolore: La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde,
bianco e rosso a tre bande verticali.
Dall’articolo 13 all’articolo 54 vi è la parte prima, i Diritti e Doveri dei
cittadini;
Dall’articolo 55 all’articolo 139 vi è la parte seconda, l’Ordinamento della
Repubblica.
La Costituzione prevede che il popolo possa esercitare la sovranità con la
democrazia diretta: lo strumento più incisivo è quindi il referendum
abrogativo, in cui è possibile abrogare (cioè togliere) leggi o atti aventi
valore di legge.
Il tricolore italiano, la bandiera della Repubblica italiana.
LA RESISTENZA ITALIANA
Il 1 settembre 1939 scoppia ufficialmente la Seconda guerra mondiale e
l’Italia, essendo militarmente impreparata dichiarò la non-belligeranza.
Mussolini assistette però al crollo di ben sei nazioni, e ciò gli diede la
certezza di una vittoria da ottenere con pochissimo sforzo.
Il 1 giugno 1940, definito da un giornalista come il “giorno della follia”,
Mussolini annunciò in piazza Venezia e in radio che era giunta l’”ora delle
decisioni irrevocabili”: l’Italia entrò in guerra e, con l’entrata del Giappone,
nacque l’Asse Berlino-Roma-Tokyo.
Mussolini dichiarò inoltre che quella dell’Italia sarebbe stata una guerra
parallela, combattuta su fronti diversi da quelli tedeschi. Le condizioni
dell’esercito erano letteralmente pietose, con armi e armature antiquati e
senza alcun tipo di rifornimento.
I fronti della guerra parallela dell’Italia furono:
-Fronte africano: Hitler incaricò Mussolini di togliere il controllo del Canale di
Suez agli Inglesi, ma venne battuto ovunque e perse immediatamente
l’Etiopia, l’Eritrea e la Somalia. Furono costretti ad intervenire i Tedeschi al
comando di Erwin Rommel, uno dei migliori generali di Hitler;
-Fronte meridionale: Le azioni della flotta italiana furono semplicemente una
continua serie di disastri, causati dalla sua incompetenza e dalla mancanza
di coordinamento tra marina ed aviazione, tanto che gli aerei italiani
bombardarono le navi italiane;
-Fronte greco: Nell’ottobre del 1940 Mussolini tentò di invadere la Grecia,
ma l’esercito rimase bloccato tra le montagne finché non dovette ritirarsi.
Nel 1942 cominciò a diffondersi una profonda crisi di sfiducia: molti
capirono, finalmente, che Mussolini li aveva ingannati.
Nel marzo del 1943 gli operai scesero in sciopero prima a Torino e poi in
altre città del Nord. Gli industriali, inoltre, complottavano in segreto con i
consiglieri del Re per organizzare un colpo di stato ed allontanare Mussolini.
Fu così che, dopo l’occupazione degli Alleati in Sicilia, Vittorio Emanuele III
decise di abbandonare il duce e prese accordi con i membri del Gran
Consiglio del fascismo i quali, il 25 luglio, chiesero le dimissioni di Mussolini;
egli venne arrestato ed esiliato sul monte Gran Sasso in Abruzzo. Il re,
inoltre, affidò il governo a un maresciallo di nome Pietro Badoglio, che
represse tutti i vari disordini con spietatezza: in 45 giorni ci furono 100
morti, 500 feriti e 2500 arresti.
Badoglio negoziò effettivamente l’armistizio con gli Alleati, ma in segreto, e
lo annunciò per radio alla popolazione l’8 settembre 1943. All’alba del
giorno seguente, Badoglio e il re fuggirono e si recarono a Brindisi sotto la
protezione degli Anglo-Americani.
Gli Alleati, intanto, restarono bloccati a Cassino, dove i Tedeschi opposero
una furiosa resistenza. L’Italia rimase divisa in due per un po’ di tempo dalla
Linea Gustav.
L’Italia del Centro-Nord, ancora occupata dai Tedeschi, precipitò nel caos, e
le SS procedettero subito all’occupazione militare del paese, con disarmo dei
soldati italiani e deportazione dei medesimi nei campi di concentramento
tedeschi.
La flotta navale italiana salpò da Genova e da La Spezia per arrivare all’Isola
della Maddalena, ma dopo essere stata avvertita del fatto che i Tedeschi la
stava aspettando, cambiò rotta e fu intercettata dalla Luftwalle che la
bombardò, causando la morte di 1200 marinai.
A Roma soldati e civili tentarono di bloccare l’entrata delle SS e ne morirono
in 400. Quello fu il primo episodio della Resistenza italiana.
Il 12 settembre Mussolini venne liberato da Hitler, che lo convinse a
riprendere la lotta.
Nel 1943 l’Italia fu quindi divisa in due:
-Centro-Nord occupato dai Tedeschi, che divenne la Repubblica di Salò;
-Meridione occupato dagli Anglo-Americani, che divenne il Regno del Sud.
Mussolini chiamò in oltre alle armi le classi in età di combattere.
Contro fascisti e nazisti vi furono i partigiani, ovvero i volontari armati che
conducevano attentati o azioni di guerriglia e di sabotaggio contro gli
eserciti che occupavano il paese.
Essi erano coordinati da un Comitato di liberazione nazionale (Cln), ed erano
divisi in:
-Antifascisti storici, i comunisti e i socialisti;
-Antifascisti nuovi, operai e studenti.
Nel 1944 Palmiro Togliatti, segretario del Partito comunista, con una mossa a
sorpresa nota come “svolta di Salerno” propose a Badoglio una provvisoria
riconciliazione e formò un governo interamente antifascista e ne divenne
vicepresidente.
Prevalentemente nel Nord e Centro Italia, le azioni dei partigiani si
concentrarono per lo più sul sabotaggio e sugli agguati contro i tedeschi.
Gli antifascisti sostennero inoltre numerosi scontri a fuoco, scatenando una
guerra civile tra fascisti ed antifascisti.
Le azioni dei partigiani ebbero comunque un ruolo importante nella
liberazione dell’Italia e, tra l’estate e l’inverno del 1944 il numero dei
combattenti arrivò a 300.000, ed erano state liberate numerose zone del
settentrione.
Loro condussero con molto coraggio la Resistenza e i nazisti, non riuscendo
a catturare i responsabili, applicarono la tecnica della rappresaglia
indiscriminata contro i civili: vi furono gli eccidi delle Fosse Ardeatine a
Roma, di Sant’Anna di Stazzema, di Civitella, di Marzabotto…
Infine, anche in Italia come in Germania furono uccisi migliaia di ebrei.
Fin lì vi furono 30.000 partigiani uccisi, 10.000 civili vittime di inutili
rappresaglie, 700.000 militari deportati e schiavizzati in Germania e 33.000
morti di fame.
Purtroppo, però, bisogna ammettere che anche la Resistenza ha scritto delle
pagine oscure, come l’eccidio di Porzus, nel quale gli uomini di una brigata
comunista massacrarono i partigiani della brigata cattolica Osoppo, poiché
non intendevano cedere alle pretese dei partigiani iugoslavi.
Nel corso del 1944 gli Alleati riuscirono a sfondare le linee tedesche a
Cassino e a sbarcare ad Anzio. In giugno entrarono nella capitale e le armate
tedesche si ritirarono sulla linea gotica.
Finalmente arrivò il giorno della Liberazione, il 25 aprile 1945: la Cln
proclamò l’insurrezione generale dell’Italia settentrionale.
Il 28 aprile 1945, i Tedeschi si arresero definitivamente e Mussolini venne
fucilato dai partigiani mentre tentava di fuggire in Svizzera.
Al termine della guerra, l’Italia ha da risolvere molti problemi sociali e
politici: a questa situazione tentò di porre rimedio Togliatti, il quale firmò
l’amnistia per tutti i fascisti.
La nazione, nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946 a cui poterono,
per la prima volta, votare anche le donne, dovette scegliere fra la monarchia
e la repubblica: quest’ultima vinse con il 54% dei voti.
Lo stesso giorno si svolsero le elezioni per l’Assemblea costituente e, il 1
gennaio 1948, entrò in vigore la Costituzione.
Ho scelto di collegare la Resistenza italiana con il macrotema, poiché è il
movimento decisivo per la conquista, con il sangue, della democrazia in
Italia.
ELSA MORANTE
Elsa Morante, nata il 18 agosto 1912 a Roma, è stata una scrittrice,
saggista, poetessa e traduttrice italiana, considerata fra le più importanti
autrici del secondo dopoguerra.
Essa era figlia di una maestra ebrea e di un impiegato delle poste; era la
prima di quattro fratelli (anche se in realtà prima di lei nacque un altro
fratello, Mario, morto in fasce).
Iniziò, già dalla tenera età, a scrivere filastrocche e favole per bambini,
poesiole e racconti brevi che, a partire dal 1933, furono via via pubblicati su
varie riviste, tra i quali il “Corriere dei piccoli” e, soprattutto,“Oggi”, sulla
quale Elsa scrisse anche con degli pseudonimi maschili.
Collaborò anche con la rivista “L’Eroica”, dove tra il 1931 e il 1937 pubblicò
quattro poesie decadentistiche e un racconto:” Il bambino ebreo”.
Il suo primo libro fu una raccolta di racconti giovanili, “Il gioco segreto”,
pubblicato da Garzanti nel 1941. Questo fu seguito, nel 1942, da un titolo
per ragazzi intitolato “Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina”.
Elsa Morante conobbe poi lo scrittore Alberto Moravia, con il quale si sposò il
14 aprile 1941, e frequentarono i massimi scrittori e poeti del tempo, fra cui
Umberto Saba.
Durante il secondo conflitto mondiale, Elsa e suo marito lasciarono Roma
per sfuggire alle rappresaglie dei nazisti e si rifugiarono a Fondi, in provincia
di Latina.
Elsa Morante pubblicò nel 1947, grazie a Natalia Ginzburg, il suo primo
romanzo “Menzogna e sortilegio”.
Il suo successivo romanzo, “L’isola di Arturo”, uscì in Italia nel 1957,
riscuotendo grande successo di pubblico e di critica.
Durante i primi anni sessanta la scrittrice allestì una seconda raccolta di
Pro o contro
racconti:“Lo scialle andaluso”. Nel 1965 pubblicò la conferenza
la bomba atomica; in questo testo Elsa espose con maggior coraggio e
chiarezza la sua poetica: la poesia mantiene viva la realtà e sconfigge
l’irrealtà.
Elsa e Moravia si separarono nel 1961. Qualche anno prima Elsa aveva
avuto una relazione con il regista Luchino Visconti, e in quei primi anni
Sessanta si legò al pittore statunitense Bill Morrow, morto precipitando da
un grattacielo.
Gravemente colpita dal lutto per la sua morte, Elsa continuò a scrivere e
lavorò per un romanzo che non vide mai la luce: “Senza i conforti della
religione”.
Poi, a partire dal 1971, avviò la stesura del romanzo “La storia”.
L’ultima opera di Elsa fu “Aracoeli”, pubblicato nel 1982. Poco prima della
fine della stesura di questo romanzo si procurò una frattura al femore
cadendo, che la costrinse a rimanere per un lungo periodo a letto. Dopo
l’uscita del libro scoprì di essere gravemente ammalata e tentò il suicidio nel
1983, ma venne salvata dalla sua governante.