DARWINISMO SOCIALE
Il Darwinismo Sociale afferma erroneamente che la teoria dell’evoluzione di Charles Robert Darwin è applicabile alla società umana. In sintesi sarebbe il concetto di "lotta per la vita" applicato in un contesto sociale in una comunità in cui il più forte (caratteri economici, professionali, sociali) vince sul più debole. Il Darwinismo sociale diventa quindi, indipendentemente dall’autentico pensiero di Darwin, una base teorica per il razzismo che tanti disastri ha prodotto nel ‘900 in Europa e nel mondo.
CHARLES ROBERT DARWIN
Charles Robert Darwin è stato uno dei pochi uomini che hanno rivoluzionato la nostra visione del mondo.
Nacque nel 1809 a Shrewsbury, in Inghilterra, quinto dei sei figli di Robert Darwin ,medico generico del paese con una positiva carriera professionale, rimase orfano di madre a soli 8 anni. Da ragazzo si interessava alla storia naturale, ma all’età di 16 anni Charles fu iscritto dal padre all’università di Edimburgo presso la facoltà di medicina. Le lezioni erano noiose e, per di più, non riusciva sopportare gli orrori della sala operatoria. Abbandonò quindi la medicina con grande disappunto del padre. Come ultimo tentativo il padre lo iscrisse a forza all’università di Cambridge dove studiò teologia per diventare prete anglicano. A Cambridge la sua passione per la natura venne incoraggiata per la prima volta da due docenti , il professor Henslow e il professor Sedgwick. Così nel 1831 il professor Henslow gli propone di fare un viaggio intorno al mondo sul veliero Beagle. Il 27 Dicembre 1831 il Beagle salpa per un viaggio che durerà ben cinque anni durante i quali vengono esplorate soprattutto le coste sudamericane. Durante le escursioni a terra , Darwin ha studiato gli Atolli e i vulcani, ha sperimentato i terremoti e il sollevamento del suolo, ha trovato resti di grandi mammiferi estinti. Gli appunti di carattere geologico raccolti durante il viaggio sono stati rielaborati in tre libri che compongono ”The Geology of the voyage of H.M.S. Beagle”
Struttura e distribuzione delle barriere coralline(1842)
Sulle Isole vulcaniche (1844)
Osservazioni Geologiche sul sud America(1866)
Alcune sue teorie come la formazione degli atolli viene ancora oggi confermata e la teoria sul sollevamento delle Ande è simile e compatibile con la più moderna teoria della tettonica delle placche. Dei tre libri solo il primo è stato tradotto nel 1888 in Italiano.
Durante i 5 anni la nave compì numerose tappe tra cui per esempio: Brasile, Galapagos, Nuova Zelanda, Isole Canarie, Isole di Capo Verde e tante altre. Darwin osservò con notevole interesse gli animali e le piante che popolavano un piccolo arcipelago di isole quasi aride, le Galapagos, che si trova a 950 kilometri dalla costa pacifica del Sud America. Nonostante queste isole siano relativamente vicine, ciascuna di esse ha il suo tipo di tartaruga; i marinai caricavano a bordo queste tartarughe per tenerle come riserva di carne fresca durante i loro lunghi viaggi, e alcuni di loro erano capaci di distinguere da quale isola le varie specie provenissero. Oltre alle tartarughe, le Galapagos erano abitate da un gran numero di fringuelli, distinti in 14 specie differenti; nonostante vivessero nello stesso arcipelago, questi uccelli differivano tra loro per la grandezza e per la forma dei corpi e dei becchi.
Nel corso del suo viaggio egli ebbe modo di compiere molte osservazioni sia geologiche ma soprattutto biologiche. Tornato in patria Darwin si dedicò completamente agli studi di biologia per scoprire la causa di tale trasformazione. Quando si sentì finalmente pronto Darwin scrisse in modo relativamente semplice che fosse comprensibile a più persone lo schema della sua teoria, che contiene principalmente due punti: il primo che ormai nessuno contesta più da anni è la derivazione comune di tutti gli organismi viventi cioè che tutti gli esseri viventi attuali derivano da un gruppo di organismi vissuti in passato, il secondo punto che tutt’oggi viene accettato meno facilmente è quello sul quale si creano, e si sono create più polemiche, sostiene che tutte le modifiche biologiche della specie si basano esclusivamente sulla produzione di continue varianti e sulla selezione naturale. Anche se sicuro della sua teoria non la divulga fino al 1858 quando il naturalista Wallace gli inviò una memoria da presentare alla società Linneana di Londra della quale era membro sostenendo la sua stessa teoria. A questo punto Darwin presentò la memoria di Wallace insieme ad un suo scritto in cui annunciò al mondo degli scienziati la teoria della selezione naturale, e dopo un anno nel 1959 pubblicò il suo capolavoro “L’origine della specie per mezzo della selezione naturale” .L’opera ebbe un enorme successo e avviò un dibattito che vide lo scienziato Thomas Henry Huxley schierato a favore di Darwin e il mondo ecclesiastico schierato contro. Darwin proseguì nelle sue ricerche pubblicando altri libri.
Quando Darwin enunciò la sua teoria dell’evoluzione per selezione naturale, fu attaccato da tutti gli ambienti conservatori. Questo avvenne soprattutto da parte dei teologi che erano convinti che l’unico modo per conoscere l’origine dell’uomo fosse di andare a leggere i primi capitoli della Genesi, nel vecchio testamento, in cui c’è la visione creazionista. Infatti la teoria Darwiniana ribalta gli scritti dei libri sacri anche se la teoria di Darwin è una teoria sull’evoluzione della vita e non della sua origine. Spiega invece come la vita si è evoluta partendo da organismi semplici e primordiali, e creando una complessità via via crescente. Fino ad arrivare all’uomo che rappresenta il frutto del caso e non un punto terminale di una creazione destinata a generare un essere perfetto e superiore agli altri. Il fatto che a questo punto si parli del “caso” nella storia dell’evoluzione contraddice la credenza in cui una divinità aveva deciso di mettere l’uomo al centro del creato, infatti la teoria di Darwin riesce a spiegare che attraverso meccanismi casuali si è originata la ricchezza e la varietà delle forme di vita, praticamente quando le condizioni ambientali cambiano sopravvive chi ha le caratteristiche più favorevoli alle nuove condizioni, poi si riproduce e le trasmette alla prole, da questa affermazione si deduce che, in molte generazioni, solo gli individui con caratteri utili alla conservazione della propria specie avranno tramandato i loro geni, dando vita ad una nuova specie con caratteri più “forti”. Tuttavia Darwin sosteneva anche che i caratteri che vengono favoriti dalla selezione naturale, sono soprattutto quelli che permettono alla specie di adattarsi ai grandi cambiamenti sopravvivendo, e non di prevalere sulle altre specie.
Darwin morì nel 1882.
BRASILE
A Bahia Blanca (Brasile) avvenne una delle prime importanti scoperte di Darwin: quella degli scheletri di animali ormai estinti. In generale gli scheletri trovati in Sud America colpirono Darwin per la loro somiglianza con le forme di animali attualmente esistenti: somiglianza, affinità ma mai uguaglianza.
Il Brasile è uno stato dell'America meridionale, confina a nord con il Venezuela, la Guyana, il Suriname e la Guayana Francese, a sud con l'Uruguay, a ovest con l'Argentina, il Paraguay, la Bolivia e il Perù, a nord-ovest con la Colombia; a est è bagnato dall'oceano Atlantico. Quinto Paese al mondo per estensione, ha una superficie di circa 8,5 milioni di km2.
L’enorme territorio presenta tre aspetti morfologicamente distinti:
A nord-est troviamo il Massiccio della Guyana, composto da altopiani chiamati tepuy. In questa zona si formano alcune delle più alte cascate del mondo
A nord e nord-ovest troviamo il bassopiano amazzonico, coperto dalla foresta pluviale e attraversato dal Rio delle Amazzoni e dai suoi affluenti, questo fiume ha origine nelle sorgenti dell’Ucayali nelle Ande peruviane e sfocia nell’Oceano Atlantico. Il suo bacino idrografico è il più grande del mondo
Al centro e al sud si estende la regione degli altipiani, dove troviamo l’Altopiano del Mato Grosso e l’Altopiano del Brasile, questi altipiani sono formati da rocce antiche ricoperte di arenaria o di calcare
Il Brasile non presenta monti particolarmente elevati: il più alto è il Pico da Neblina nel Nord, al confine con il Venezuela. Lungo la costa si trovano strette pianure costiere che diventano più ampie nella fascia settentrionale a sud del Massiccio della Guyana.
Il Paese presenta un clima caldo umido, ma essendo così vasto ha delle variazioni tra le diverse regioni:
Nella foresta pluviale il clima è equatoriale, caldo e umido tutto l’anno
Sugli altopiani il clima è tropicale secco
Lungo le coste e nell’estremo sud il clima è temperato
La vegetazione brasiliana è molto ricca e varia. Nelle zone dove le piogge sono molto scarse, la vegetazione è quasi nulla, a parte cactus e arbusti. Lungo la costa sono presenti rigogliose foreste di mangrovie, di alberi di cacao e di palme nane. Nella foresta amazzonica troviamo un’eccezionale varietà di specie, alcune delle quali sono ancora sconosciute. La foresta amazzonica rappresenta uno dei più importanti ecosistemi del nostro pianeta, si estende su un’area di 6 milioni di km2. Viene abbattuta ogni giorno principalmente dall’industria del legno o dalle grandi compagnie che desiderano utilizzare il terreno per le coltivazioni: in tal modo in soli 30 anni più del 40% del patrimonio ambientale è stato distrutto.
Le origini del brasile moderno risalgono al 1500, quando l’esploratore Pedro Alvares Cabral sbarcò sulle coste dell’America del Sud all’altezza dell’attuale Bahia. Il Portogallo si era già stabilita dal Trattato di Tordesillas, stipulato con la spagna nel 1494. Per alcuni secoli i portoghesi si limitarono al controllo della costa, fino a quando alla fine del XVII secolo furono scoperti giacimenti d’oro e pietre preziose ed ebbe inizio la colonizzazione dell’interno. Non essendo possibile disporre di manodopera indigena nelle piantagioni furono impiegati numerosissimi schiavi deportati dall’Africa. Nel 1822 il reggente del Brasile, don Pietro, proclamò l’indipendenza del Paese e assunse il titolo di imperatore. Nel 1888 la monarchia cadde e fu instaurata la repubblica. Negli anni successivi in potere politico rimase nelle mani dei latifondisti che resero il Paese uno dei principali esportatori di materie prime. Nel 1964 prese il potere Castelo Branco, iniziò la lunga dittatura militare chiamata “Dittatura dei gorillas”. Il ritorno alla democrazia, con le elezioni del 1985 vinte dai partiti di sinistra, portò all’approvazione della nuova Costituzione nel 1988 e alla crescita economica del Paese, dove tuttora rimangono estese aree di povertà. Nel 2002 è stato eletto presidente Luiz Inacio da Silva, detto Lula, riconfermato nel 2006.
Il Brasile è il Paese più popolato dell’America meridionale, ma ha una densità di soli 22 ab/km2. La popolazione è costituita da una maggioranza di origine europea e da minoranze di Afroamericani e di meticci. Gli Amerindi, cioè gli Indios, discendenti delle popolazioni precolombiane, sono concentrati nella foresta amazzonica. La lingua ufficiale è il portoghese, la religione più diffusa è quella cattolica. Le città più popolate sono San Paolo e Rio de Janeiro seguite da Belo Horizonte, però la capitale è Brasilia.
Il Brasile è tra le prime dieci potenze economiche del mondo, è uno dei Paesi con la maggiore capacità di crescita e sviluppo e insieme alla Russia, alla Cina e all’India fa parte del BRIC (i paesi che stanno entrando nel gruppo dei Paesi altamente sviluppati). Le ricchezze naturali del paese non garantiscono però un benessere diffuso, infatti il 18% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
Il Brasile è uno dei primi produttori ed esportatori mondiali di canna da zucchero, caffè, agrumi, cacao, cotone e mais. Dalla foresta amazzonica si ricavano: caucciù, resine vegetali e soprattutto legname (anche molto pregiato come il palissandro, il cedro e il pino del Paranà). Importanti sono la pesca e l’allevamento bovino. Il Paese possiede giacimenti di petrolio e carbone; il sottosuolo fornisce anche ferro, bauxite, manganese, oro e diamanti. Il settore secondario si caratterizza per una moderna industria di base, meccanica e tecnologica, in particolare aeronautica. Nel settore terziario molto importante è il turismo costiero.
IL VERISMO E GIOVANNI VERGA
Verga nelle sue opere rappresenta la realtà sociale della Sicilia negli ultimi decenni del XIX secolo, protagonisti sono i contadini e i pescatori del Sud cui il destino non concede loro la possibilità di migliorare le proprie condizioni. Un’altra importante innovazione comparsa nei suoi romanzi è il concetto di “ Lotta per la vita” ripreso direttamente dal Darwinismo sociale. Secondo lui la generosità disinteressata, l’altruismo, la pietà, sono valori ideali che non trovano posto nella realtà effettiva. Nei suoi racconti gli uomini sono mossi dall’interesse economico, ricerca dell’utile, dall’egoismo, dalla volontà di sopraffare gli altri.
Verga volle scrivere un ciclo di romanzi basato sulla “lotta per la sopravvivenza”, concentrandosi sulle vicende dei “vinti. Perciò assumerà il nome di “Ciclo dei Vinti” il cui primo romanzo è “I Malavoglia”.
Questo romanzo è scritto nel 1881 ed è ambientato nelle campagne della Sicilia subito dopo l’Unità d’Italia e la storia ruota intorno alla famiglia di pescatori Toscano immersa all’improvviso in un mondo di innovazioni a cui si devono adattare in fretta. Il romanzo tratta quindi le vicende del ceto più basso in un modo rurale e arcaico.
In conformità ai temi e agli ambienti descritti, Verga impiega un linguaggio privo di espressioni eleganti e forbite, i suoi personaggi parlano una lingua semplice ed elementare, ricca di proverbi e modi di dire che richiamano la parlata dialettale. Usa spesso il discorso indiretto libero, il monologo interiore e riferisce i fatti dal punto di vista del personaggio, pur parlando in terza persona.
Consapevole delle crudeli leggi che regolano la vita, Verga si allontana dagli ideali romantici e si accosta al Verismo, nei suoi racconti rappresenta la realtà così com’è senza avere la pretesa o l’intento di modificarla. Nelle novelle e nei romanzi verghiani il narratore si eclissa, trasmettendo al lettore l’impressione di trovarsi direttamente di fronte alla vicenda.
Il Verismo è un movimento letterario che si sviluppa negli anni successivi all'Unità d’Italia e prosegue fino al primo decennio del Novecento, raggiungendo la piena maturità nell'ultimo trentennio dell'Ottocento. Il Verismo italiano si ispira al Naturalismo, rielaborandolo però in modo originale. Per gli scrittori naturalisti – tra i quali il più importante è Emile Zola – un romanzo deve essere la rappresentazione oggettiva e distaccata della realtà.
Un narratore verista pone l’attenzione alla realtà quotidiana, ai fatti di tutti i giorni, egli non dà giudizi sulle azioni dei personaggi o sui fatti che accadono secondo la cosiddetta teoria dell’impersonalità, ma rimane fedele ai fatti, come se stesse eseguendo una indagine scientifica, ricerca le cause del suo evolversi, che sono sempre naturali. La narrazione dunque deve essere oggettiva, impersonale, semplice.
Il carattere predominante del Verismo è il regionalismo, espresso tramite:
La lingua nazionale, arricchita di espressioni tipiche di una determinata regione, per riprodurre il modo di esprimersi della gente semplice, senza ricorrere ai dialetti
La descrizione dettagliata delle drammatiche condizioni di lavoro di operai del Nord e contadi e braccianti del Sud, mostrando l’arretratezza del processo di industrializzazione italiano rispetto agli altri Paesi europei e la miseria dei più poveri nonostante l’Unità d’Italia
Ma descrivendo le pessime condizioni di vita delle classi più disagiate il racconto assume il ruolo di forte denuncia sociale e la neutralità del narratore tende inconsapevolmente a venire meno.
I principi del Verismo vengono elaborati da Luigi Capuana, meritevoli di essere ricordati sono Grazia Deledda, Matilde Serao e Salvatore Di Giacomo, ma il principale rappresentante del Verismo italiano è Giovanni Verga.
Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia della piccola nobiltà terriera. Si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, ma la abbandona per dedicarsi alla letteratura e al giornalismo. A soli 22 anni scrive il suo primo romanzo, a sfondo patriottico. Trasferitosi a Firenze nel 1865, conosce Luigi Capuana; nel 1872 si trasferisce a Milano, dove si dedica alla letteratura e pubblica romanzi sentimentali. L’autore però non è soddisfatto e, conosciuti i romanzi naturalisti francesi, inizia a scrivere novelle e romanzi veristi. Verga diventa il massimo esponente del Verismo italiano con le prime raccolte di novelle, Vita dei campi e Novelle rusticane, e i due romanzi, I Malavoglia e Mastro don Gesualdo. Però il successo non è quello sperato. Nel 1893 Verga torna a Catania; pur continuando a dedicarsi alla scrittura, non riesce a dare vita al ciclo dei Vinti scrivendo altri tre romanzi da associare ai primi due. Nel 1912 aderisce al partito nazionalista e, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si schiera con gli interventisti. Nel 1920 è nominato senatore. Dimostra simpatia verso il nuovo partito fascista, ma trascorre gli ultimi anni lontano dalla politica e dalla vita sociale. Muore nel 1922.
VERISMO IN MUSICA
Negli ultimi decenni dell’Ottocento nasce in Italia il Verismo, chiamato così perché la sua attenzione è rivolta alla realtà della vita quotidiana, a cui il Melodramma si ispira. La città è la vera protagonista: i caffè, i teatri, i boulevards di Parigi, questi sono i luoghi in cui nascono le nuove idee e i nuovi valori. Nel Verismo l’opera mette in scena storie vere o scene verosimili, l’attenzione si sposta sulla vita quotidiana e sui problemi delle persone comuni.
Il Verismo fu inaugurato dall’opera Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni tratta da una novella di Gianni Verga. Altri musicisti si cimentarono nell’Opera verista, ognuno in modo diverso e originali:
• Umberto Giordano, con Andrea Chenier, in cui si raccontava la vita dell’omonimo poeta francese
• Ruggero Leoncavallo, molto famoso soprattutto per l’Opera I Pagliacci
• Giacomo Puccini, il suo primo grande successo fu l’Opera Manon Lescaut, ma i suoi grandi capolavori sono la Bohème, la Tosca e la Turandot.
Il precursore verista in Francia fu Georges Bizet, con la straordinaria Carmen; ma anche altri musicisti proseguirono sulla via verista, tra questi da ricordare è Gounod.
In Germania si continuavano a seguire i miti wagneriani , sono due musicisti se ne liberarono:
• Strauss, che continuò sulla strada romantica ma basandosi più sulla realtà
• Mahler, che abbandonò completamente gli ideali wagneriani e quindi cambiò il modo di comporre le opere liriche tedesche
HITLER
Poche teorie scientifiche sono state più fraintese di quella dell’evoluzionismo e mai come nel caso di Hitler il fraintendimento di una teoria ha prodotto danni così spaventosi.
Hitler sale al potere in un periodo molto difficile per la Germania. Alla fine della Prima Guerra Mondiale l’Imperatore Guglielmo II viene rovesciato e al suo posto viene instaurata la Repubblica di Weimar. La Germania è gravata dalle riparazioni di guerra, soprattutto alla Francia, che occupa la regione mineraria della Ruhr, perché la Germania si rifiuta di pagare i debiti. L’inflazione portò alla rovina degli operai e della classe media. A causa della forte crisi economica vi è disordine sociale e ne approfitta Hitler, che nel 1920 fa nascere il partito Nazionalsocialista (in seguito solo Partito Nazista), fonda le SA cioè le sezioni d’assalto che aggredivano con violenza gli oppositori politici e nel 1923 tenta il Colpo di Stato ma viene arrestato. Resta in prigione per un anno e scrive il Mein Kampf (La mia battaglia) nel que esprime i principi folli del Nazismo:
Superiorità della razza ariana
Sterminio degli ebrei
La guerra come mezzo per conquistare terra per il popolo tedesco
Esaltazione della gioventù
Tra il 1923 e il 1929 la Germania rifiorisce, ma la nuova crisi mondiale del ’29 la getta nelle mani del nazismo: nel 1933 Hitler viene nominato Primo Ministro.
Agendo in modo violento e rapido Hitler smantella la Repubblica di Weimar, fonda il terzo Reich, e ne divenne il capo e il dittatore, facendosi chiamare Führer, ossia guida. Hitler limita la libertà di stampa, abolisce i sindacati e la festa dei lavoratori, trasforma le SA in SS, impone la censura e cancella tutti i partiti lasciando solo il Partito nazista.
Al centro della teoria di Hitler sta l'idea della razza. Tutta la storia, dice Hitler nel suo libro "Mein Kampf" (1925), è solo espressione dell'eterna lotta tra le razze per la supremazia. La guerra è l'espressione naturale e necessaria di questa lotta in cui il vincitore, cioè la razza più forte, ha il diritto di dominare. L'unico scopo dello stato è mantenere sana e pura la razza e creare le condizioni migliori per la lotta per la supremazia, cioè per la guerra. Di tutte le razze quella "ariana" è, secondo Hitler, la più creativa e valorosa, l'unica a cui spetta il diritto di dominare il mondo. Ci sono numerose contraddizioni e imprecisioni nella teoria razziale di Hitler. Già il concetto di base, la "razza ariana", è un'assurdità. Inoltre Hitler confonde spesso "razza" con "popolo" o "nazione", confonde i concetti "tedesco", "germanico" e "ariano". Ma probabilmente tutto questo non è molto importante per Hitler, dato che alcuni capitoli più avanti scrive con molta franchezza "la propaganda non ha il compito di essere vera, ha invece l'unico compito di essere efficace."
Il secondo elemento fondamentale è l'antisemitismo. Per Hitler gli ebrei non sono una comunità religiosa, ma una razza, e cioè la razza che vuole rovinare tutte le altre. Mescolandosi con gli altri popoli, gli ebrei cercano di imbastardirli, distruggendo la purezza della razza e eliminando così la loro forza, necessaria per la lotta per la supremazia. L'ebreo è il nemico più pericoloso, è cattivo fino in fondo. Gli Ebrei rappresentavano per Hitler un ottimo capo espiatorio, il nemico interno per distogliere l’attenzione della popolazione dalle difficoltà del regime. In breve tempo divennero il nemico assoluto, contro cui indirizzò i rancori e le frustrazioni della classe media tedesca. In nome della difesa della razza scatena le persecuzioni. Nel 1933 gli Ebrei vengono allontanati dagli impieghi pubblici, poi esclusi dal giornalismo e dall’insegnamento. Nel 1935, con le cosiddette leggi di Norimberga, Hitler vieta i matrimoni misti. Poco dopo agli Ebrei è tolta cittadinanza tedesca e diventano stranieri nel loro stesso paese. Gli studenti vennero esclusi dalle scuole pubbliche. Si scatenano anche discriminazioni spontanee: molti commercianti non lasciano entrare gli Ebrei nei negozi e nei bar. Professionisti, medici, avvocati, artisti ebrei perdono la clientela e il lavoro. Il 10 novembre 1938 i nazisti attaccano la popolazione ebraica e i suoi beni: in una sola notte, nota come la “notte dei cristalli”, vengono distrutti 7mila negozi ebrei e 200 sinagoghe, muoiono più di cento persone e vengono deportati 35mila ebrei.
Alla fine del 1942 Hitler inizia a mettere in pratica la “soluzione finale del problema ebraico”, vale a dire lo sterminio di tutti gli Ebrei presenti nei paesi conquistati. A milioni, senza distinzione di età o sesso, vengono deportati nei lager, i campi dove sono costretti a lavorare forzatamente in condizioni disumane. Quando lo sfinimento per la fame e per gli stenti e impedisce il lavoro, le persone vengono gettate nelle camere a gas, poi i cadaveri scompaiono bruciati nei forni crematori. Nei campi di Dachau, Mauthausen, Auschwitz, Buchenwald e negli altri 600 lager sparsi per l’Europa muoiono oltre 6 milioni di Ebrei, 3 milioni di prigionieri russi e un numero imprecisato di zingari e disabili.
Tuttavia gli Ebrei non sono gli unici a essere perseguitati. Pur considerando gli Ebrei i loro principali “nemici”, le teorie ideologiche della razza elaborate dal nazismo presero di mira anche altri gruppi, destinandoli alla persecuzione, alla prigionia e alla distruzione totale, tra i quali i Rom, i disabili, i Polacchi, i prigionieri di guerra sovietici, i dissidenti politici, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e gli individui definiti asociali, in quanto queste categorie o si opponevano apertamente al regime nazista, o avevano comportamenti che non rientravano nella percezione nazista della norma sociale. L’ideologia nazista prevedeva che la razza superiore non solo avesse il diritto ma anche l’obbligo di sottomettere e persino sterminare quelle inferiori.
OLIMPIADI DI BERLINO DEL 1936
Per due settimane, nell’agosto del 1936, mentre il paese ospitava i Giochi Olimpici estivi, la dittatura nazista creata da Adolf Hitler mascherò accuratamente il proprio razzismo, rimuovendo tutti i cartelli e i simboli antisemiti. Il regime, inoltre, sfruttò i Giochi per trasmettere l’immagine di una pacifica, tollerante Germania e ingannare così i molti turisti e giornalisti stranieri. Nel 1931, il Comitato Olimpico Internazionale aveva aggiudicato a Berlino l’organizzazione dei Giochi Olimpici estivi del 1936. Due anni più tardi, il leader del Partito Nazista Adolf Hitler era diventato Cancelliere della Germania. Diversi movimenti e organizzazioni sorsero in molti Stati per boicottare i Giochi, mentre alcuni atleti Ebrei decisero individualmente di non partecipare ai Giochi. Tuttavia, quando nel dicembre 1935, l’Associazione degli Atleti Dilettanti degli Stati Uniti votò a favore della partecipazione alle Olimpiadi, anche gli altri paesi si adeguarono alla decisione e il tentativo di boicottaggio fallì. I Nazisti eseguirono un’elaborata preparazione dei Giochi, che si sarebbero svolti dal 1 al 16 agosto. Venne costruito un enorme complesso sportivo e i palazzi e monumenti di Berlino vennero adornati con bandiere olimpiche e stendardi con la svastica. Il 1° agosto 1936, Hitler diede avvio alle XI Olimpiadi. Inaugurando un nuovo rito olimpico, un corridore arrivò nello stadio reggendo una torcia che, con un sistema di staffette, era stata portata a Berlino da Olimpia, in Grecia, sito dei Giochi antichi. Un’attenta coreografia atletica cercò di raffigurare il legame tra la Germania Nazista e l’antica Grecia, rappresentando così il mito della razza supportato dal Nazismo, secondo il quale la superiore civiltà tedesca costituiva l’erede di diritto della cultura “Ariana” dell’antichità classica. Il protagonista delle Olimpiadi fu un atleta afro-americano, Jessie Owens, che vinse quattro medaglie d’oro nell’atletica leggera, infrangendo il mito della superiorità della razza ariana. Hitler si si rifiutò di stringergli la mano!