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Sintesi
IL BENESSERE PSICO-FISICO DELL’ UOMO
(Scienze)
Il concetto di “salute” come “assenza dello stato di malattia” è andato modificandosi: l’OMS (organizzazione mondiale della sanità) ha formulato nel 1948, la seguente definizione:
La salute non è la sola assenza di malattia o infermità, ma è uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale.
Questa definizione sottolinea che, per ottenere un buon livello di salute, non bisogna soltanto curare le malattie attraverso cure mediche e assistenza sanitaria, servono anche altri “requisiti fondamentali”, come: la pace, il cibo, l’istruzione, la giustizia, l’equità sociale, un ambiente sano in cui vivere.
La nostra salute dipende, infatti, da diversi fattori che, in modo diretto o indiretto, possono proteggerci dalle malattie, o al contrario causarle.
Per conseguire il benessere fisico, mentale e sociale, l’individuo deve essere in grado di realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, di modificare l’ambiente e di adattarvisi.
Per malattia si intende un alterazione dello stato di equilibrio di un organismo, dovuto al mal funzionamento dei suoi organi e dei suoi apparati.
Possiamo suddividere le principali malattie in base alle cause che le originano:
• Malattie degenerative: sono causate dal mal funzionamento degli organi. Sono causate dall’età, ai traumi subiti e, a volte, anche da stili di vita non appropriati, come l’abuso di alcol, l’uso di droghe e l’abitudine al fumo.
• Malattie infettive: sono causate dall’invasione di microrganismi all’interno del nostro corpo, che si moltiplicano a spese delle cellule e dei tessuti dei vari organi. Provocano la loro lesione o la loro distruzione.
• Malattie ereditarie: sono dovute a errori nel proprio codice genetico.
• Malattie da carenza di principi nutritivi nell’alimentazione.
• Malattie dovute all’inquinamento atmosferico: colpiscono soprattutto le vie respiratorie.
• Malattie dovute a incidenti.
Le malattie infettive sono state la principale causa di morte, fino alla scoperta degli antibiotici.
Tale scoperta è avvenuta nel 1928, grazie agli studi del biologo inglese Alexander Fleming. Le malattie infettive sono causate da microrganismi che, entrate nel nostro corpo, si moltiplicano. Ciò avviene a danno delle cellule e dei tessuti dei vari organi. Questi microrganismi sono comunemente chiamati germi patogeni e possono essere batteri, virus, protozoi e funghi.
• I batteri, sono procarioti unicellulari che si riproducono molto velocemente per scissione. Alcuni di loro formano spore che possono resistere per molti anni, anche a temperature elevate o molto basse.
• I virus sono ancora più piccoli dei batteri. Non sono costituiti da una cellula, sono, infatti, composti da un involucro proteico e dal DNA. Al di fuori delle cellule che parassitano non sono in grado di svolgere nessuna funzione.
• I protozoi sono organismi unicellulari. Di solito penetrano nel nostro corpo attraverso la puntura di alcuni insetti, come la zanzare anofele per il plasmodio della malaria o la mosca tze-tze per il tripanosoma, che provoca la malattia del sonno in alcuni regioni africane.
• I funghi parassiti dell’uomo sono microscopici. Di solito, si installano nella nostra pelle e nelle mucose interne, provocando le micosi.
I microbi e i virus possono penetrare nel tuo corpo in vari modi.
Attraverso le vie respiratorie. Le persone malate di influenza, raffreddore, pertosse, ogni volta che tossiscono o starnutiscono, liberano nell’aria, assieme a goccioline di saliva, un gran numero di virus. Essi rimangono in sospensione, nell’aria per lungo tempo. L’aria che respiri può quindi contenere tali germi, che introdotti nel tuo corpo possono causare malattie.
Attraverso le ferite. Qualunque ferita apre un varco all’ingresso di agenti patogeni nel tuo corpo.
Attraverso il sangue. Nel caso di iniezioni praticate con aghi non sterili, si possono introdurre virus e batteri direttamente nella circolazione sanguigna.
Attraverso rapporti sessuali. Con partner sconosciuti e con rapporti non protetti, si rischiano infezioni molto pericolose; come ad esempio l’AIDS.
Attraverso la bocca. Se ingerisci cibi contaminati, come verdure non ben lavate, frutti di mare non ben cotti oppure non lavarsi le mani prima di mangiare, rischiamo di introdurre nel nostro corpo germi patogeni.
Una volta penetrati nel nostro organismo, questi germi patogeni si moltiplicano velocemente. Per un certo periodo di tempo, i sintomi della malattia non si manifestano. Tale intervallo di tempo si chiama periodo di incubazione ed è specifico per ogni agente patogeno.
Nella difesa contro le malattie infettive, la medicina ha sviluppato una serie di difese, che aiutano quelle naturali del nostro corpo. Esse sono la profilassi, l’uso di farmaci, la vaccinoprofilassi e la sieroprofilassi.
La profilassi è l’insieme di atteggiamenti e provvedimenti atti a prevenire l’insorgenza di malattie infettive e a impedire la loro proliferazione.
Alcune norme di profilassi sono molto semplici: le possiamo attuare noi stessi, ogni giorno.
Per esempio:
• Curare la pulizia del tuo corpo e dell’ambiente in cui vivi;
• Nutrirti di cibi sani, ben cotti, bere acqua potabile;
• Disinfettare con cura le ferite e proteggerle dai batteri presenti nell’aria con cerotti;
• Evitare il contatto con ammalati infettivi;
• Vivere in ambienti ben areati e in luoghi non inquinati.
Altre azioni, sono più complesse, sono di competenza delle strutture sociali come:
• Il ricovero in strutture ospedaliere per malati gravi;
• La disinfestazione di aree infette;
• La sterilizzazione di strumenti sanitari, utilizzati su più persone.
I primi farmaci si basavano su principi presenti nelle piante. Attualmente i farmaci vengono sintetizzati in laboratorio e trovano gli impieghi più diversi. I più comuni nella lotta delle infezioni sono
• Gli antibiotici e i sulfamidici, che contrastano l’azione dei batteri;
• Gli antifebbrili o antipiretici, che abbassano la febbre;
• Gli antinfiammatori, che riducono l’infiammazione dei tessuti;
• Gli analgesici, che leniscono il dolore: vengono utilizzati per lenire i sintomi della malattie.
Gli antibiotici sono i farmaci che hanno contribuito maggiormente a debellare le infezioni. Hanno il potere di distruggere, o di inibire, la crescita dei batteri patogeni, senza provocare danni alle cellule del tuo copro, in attesa che entri in azione la risposta immunitaria: dopo una settimana circa dall’infezione.
Purtroppo, la loro efficacia diminuisce quando se ne fa un uso eccessivo.
Ciò avviene perché i batteri spesso riescono a sviluppare ceppi di batteri resistenti all’antibiotico utilizzato.
Gli antibiotici così efficaci contro i batteri, sono inoffensivi contro i virus. Non portano alla guarigione, per esempio, di influenze e raffreddori.
La vaccinoprofilassi è un azione preventiva contro alcune malattie. Consiste nell’inoculare, in individui sani, un vaccino, cioè batteri e virus resi innocui o morti, o tossine inattive.
Le tossine sono sostanze pure di origine batterica, che risultano tossiche al tuo corpo. Le proteine dei batteri e dei virus e le stesse tossine non sono in grado di scatenare la mattia agiscono però da antigene. I nostri linfociti riconoscono come estranee tali sostanze e attivano la risposta immunitaria. Nel giro di una settimana producono sia le plasmacellule che distruggono gli agenti patogeni introdotti, sia le cellule memoria.
Acquisisci, in questo modo, senza ammalarti, l’immunità verso tale agente patogeno.
Alcune vaccinazioni forniscono l’immunità per tutta la vita, altre invece per periodi più o meno lunghi. In questo secondo occorre fare ulteriori richiami.
Se un individuo ha già contratto la malattia, la vaccinoprofilassi non è più efficace. La risposta immunitaria sarebbe troppo tardiva. Si ricorre, in questi casi, alla vaccinoprofilassi.
La sieroprofilassi consiste nell’inoculare nel corpo del paziente del siero contenente gli anticorpi contro l’agente patogeno di cui è stato infettato.
Il siero viene estratto da alcuni animali. Di solito viene estratto dai cavalli, a cui è stato inoculato l’agente patogeno. I cavalli reagiscono producendo gli anticorpi e riversandoli nel sangue. Prelevando il sangue dal cavallo e separandolo dalla parte corpuscolata, si ottiene il siero ricco di anticorpi.
Gli anticorpi presenti nel siero debellano l’agente patogeno infetto nel giro di poco tempo, facendo guarire.
(Storia)
A causa della mancata igiene e delle medicine necessarie nel 1630 scoppiò un epidemia di peste che colpì l’Europa.
I primi segni della grande epidemia del 1630 si presentarono già nel 1627 nel territorio di confine presso Susa, a causa delle guerriglie e delle invasioni di truppe francesi. Nel 1629 si registrarono altri nuovi casi anche in Francia presso Lione, poi nelle campagne toscane e, tra il 1600 e il 1630, anche Torino e il suo territorio subirono molti conflitti.
A ciò si deve aggiungere una serie di stagioni caratterizzate da condizioni meteorologiche sfavorevoli che provocarono quasi ovunque pesanti carestie e un calo enorme dei prodotti alimentari di prima necessità.
Guerre e fame costrinsero migliaia di persone ad abbandonare le loro case, nelle campagne e, a ridursi per vivere a mendicare, nei maggiori centri abitati tra cui appunto Torino che, nel 1630, contava oltre 10.000 abitanti.
Il 2 gennaio 1630 venne segnalato il primo caso di peste a Torino: si trattava di un calzolaio. Non è un caso spesso le prime vittime lavoravano a diretto contatto con calzature o con oggetti quotidiani a contatto con il suolo che, mancava delle più elementari condizioni igieniche.
Torino, come le maggiori città piemontesi, vide aumentare l’emigrazione dalle campagne e dai territori limitrofi, fino a vietare l'ingresso agli stranieri e chiudere le porte della città.
L'epidemia si diffuse rapidamente, coinvolgendo anche altri centri della provincia come Pinerolo ed estendendosi poi ai territori quali: Alba, Saluzzo e Savigliano. A Torino la situazione raggiunse il culmine con il sopraggiungere del caldo estivo, che favorì la trasmissione della peste.
L'epidemia, fu debellata solo verso novembre del 1630, con il favore del freddo. La popolazione di Torino di circa 11 000 abitanti contò la perdita di più di 8 000 persone. Fu una vera ecatombe!
Ci vollero quasi due secoli, prima di raggiungere nuovamente il numero di abitanti precedente al 1630.
(Classici)
Alessandro Manzoni dedica il XXXI e il XXXII capitolo de I Promessi Sposi a questa catastrofe.
Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785 dal conte Pietro Manzoni e da Giulia Beccaria. A vent’anni si trasferì a Parigi, gli anni parigini furono molto importanti per la sua formazione politica, morale e culturale. Nel 1808, conobbe e sposò Enrichetta Blondel di religione calvinista. Il fervore religioso della moglie, spinse Manzoni a una profonda meditazione sui problemi morali e religiosi che determinò il suo ritorno alla fede cristiana.
Nel 1845 firmò la petizione a Carlo Alberto perché intervenisse in Lombardia contro gli Austriaci; nel 1861 fu nominato senatore del nuovo Regno d’Italia e gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Roma per aver contribuito alla causa italiana. Morì a Milano nel 1873.
Il romanzo storico I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni è considerato uno dei capolavori della letteratura italiana. Fu scritto tra in due anni, dal 1821 al 1823, ma prima di arrivare alla sua forma definitiva (1840-1841) subì diversi ritocchi e revisioni. Il romanzo è ambientato in Lombardia nel XVII secolo. La trama del romanzo è un misto tra invenzione e realtà. La storia prende avvio dalle vicende di due popolani (protagonisti del romanzo) che vivono in un villaggio del Ducato di Milano: Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Le vicende di Renzo e Lucia si intrecciano, infatti, con la narrazione di fatti storici realmente accaduti. Il romanzo è incentrato sulla fede cristiana nell’esistenza di un Dio giusto che consola gli afflitti, premia i buoni e castiga i malvagi. Su tutti gli uomini c’è la Divina Provvidenza.
Alessandro Manzoni scelse il 600 per ambientare il suo romanzo perché se avesse parlato dell’ 800, gli austriaci non gli avrebbero permesso di pubblicare il romanzo, e allora scelse il 600 perché un periodo simile all’800.
Nel capitolo 31 e 32 Manzoni mette in evidenza il comportamento di una popolazione spaventata. La peste agisce generalmente in tempi brevi, portando rapidamente alla morte dei contagiati. In pochi casi si guarisce e allora si è immuni. La peste provoca la degenerazione delle ghiandole linfatiche in bubboni (da qui il nome, peste bubbonica). Si organizzavano riunioni all’ aperto per pregare insieme Dio affinché facesse scomparire questa terribile malattia. In questo modo invece di fermare la diffusione di questa malattia, si accelera, perché la gente sana stando a contatto con quella malata, veniva contagiata facilmente. Le persone iniziarono a pensare che ci fosse chi di proposito diffondeva la malattia: gli untori. In realtà gli untori non esistevano, ma si sono verificati casi in cui il popolo, spinto dalla disperazione, uccideva chi sospettava di aver diffuso intenzionalmente la peste. Alla fine, di peste moriranno i due terzi della popolazione, circa tremila persone al giorno.
Nel romanzo la peste diviene il simbolo della sofferenza umana e anche un mezzo attraverso il quale Dio da all’uomo che si è macchiato di gravi colpe (come Don Rodrigo e altri potenti) di purificarsi e di redimersi attraverso la sofferenza della malattia. Quando Renzo si recherà nel lazzaretto vi troverà appunto Don Rodrigo colpito dalla peste e proverà per lui una grande sofferenza.
(Tecnologia)
Nella società odierna soprattutto tra i giovani si stanno diffondendo disturbi alimentari come la bulimia, l’anoressia e nel mondo dello sport è sempre più diffuso l’uso di sostanze dopanti allo scopo di migliorare le caratteristiche fisiche.
Nella bulimia si instaura una dipendenza dal cibo come quella dalla droga e dall’alcool. La sensazione soggettiva è quella di “un pozzo buio e profondo da riempire”: si tratta di un vuoto soggettivo incolmabile, disperato, che si cerca di riempire attraverso l'assunzione di quantità eccessive di cibo. La vita si svolge mangiando, in una sensazione di totale perdita di controllo, e vomitando incessantemente.
Oltre alle abbuffate e al vomito, alcuni dei sintomi attraverso i quali si manifesta la bulimia sono l’eccessivo esercizio fisico e l’abuso di lassativi e diuretici.
La bulimia, nonostante spesso rappresenti l’altro lato della medaglia delle persone anoressiche, lascia sul corpo segni meno evidenti: per questo è più difficile da riconoscere rispetto all’anoressia.
Le conseguenze sono comunque devastanti sulla salute di chi ne soffre: il vomito autoindotto causa problemi gastrici, erosione dello smalto dentale, disidratazione, ipotalassemia e disfunzioni cardiache.
Di solito si comincia con una dieta dimagrante: tutto ciò che si desidera, apparentemente, è migliorare e controllare la propria immagine. La persona anoressica non si sente mai abbastanza magra.
Tra i sintomi, la fame viene negata, si cade nel calcolo ossessivo delle calorie e nel controllo spasmodico del peso. Ci si illude che cambiando il proprio corpo sia possibile cambiare anche la propria vita.
L’anoressia può portare danni molto gravi alla salute come insufficienza renale, alterazioni cardiovascolari, perdita dei capelli e dei denti. Spesso si verifica il blocco del ciclo mestruale che, se permane a lungo, può causare l’osteoporosi.
Spesso anoressia e bulimia si alternano ciclicamente: la persona anoressica, che non riesce più a controllare la fame, cede all’istinto e si punisce con il vomito autoindotto.
(Scienze Motorie)
Il doping invece è la somministrazione, o meglio l'abuso, di sostanze o medicinali con il fine di aumentare artificialmente il rendimento fisico, la corporatura e le prestazioni dell'atleta. Il termine doping deriva probabilmente dal "dop", una bevanda alcolica usata come stimolante fisiologico nelle danze cerimoniali del sud Africa nel 18° secolo, o dal "doop", una specie di salsa consistente che entrò nello slang americano per dare una descrivere come i rapinatori drogassero le proprie vittime mescolando tabacco e semi di stramonio, allo scopo di causare in esse sensi di allucinazioni. Il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) ha istituito un'apposita agenzia, la WADA, che si occupa della lotta contro il doping; tutti i regolamenti sportivi proibiscono l'assunzione di ogni sostanza dopante e obbligano gli atleti a sottoporsi ai controlli antidoping, che si effettuano mediante l'analisi delle urine o del sangue. Quelli che risultano positivi alle analisi, vengono squalificati per un periodo più o meno lungo. Alcuni atleti dopati sono stati: Marion Jones (centometrista americana), Ben Johnson (centometrista), Amstrong (ciclista), Diego Armando Maradona (calciatore argentino) ecc... Gli antidolorifici e gli antinfiammatori, nel contesto del doping, sono farmaci usati per "mascherare" il dolore, per diminuire del tutto la fatica, presentandoci anche più "forti" agli occhi degli spettatori delle competizioni, e per renderci quasi insensibili allo sforzo, grazie alla loro capacità di bloccare i centri nervosi; sono definiti una droga perché, più vengono presi, più si sente il bisogno e la necessità di essi, divenendo così dipendenti. I narcotici sono sostanze ad azione potentemente analgesica, ossia che possiede la capacità di lenire il dolore, come per esempio la morfina, da cui derivano anche l'eroina, la codeina e il fentanile. Il loro effetto produce una temporanea sensazione di benessere che ne determina la dipendenza, mentre, più specificamente nell'uso sportivo, esse vengono utilizzate per il dolore di crampi e traumi, anche se tuttavia fanno diminuire piuttosto che aumentare le prestazioni fisiche
(Geografia)
Anche se nei paesi industrializzati ormai è sempre più alto il tasso di persone che soffrono o muoiono per l’anoressia, in altri paesi del mondo meno sviluppati c’è la fame che però non è causata dalla mancanza di cibo sul mercato globale, ma dalla povertà di ampi strati sociali e dalla ineguale ripartizione della proprietà della terra e dei mezzi di produzione.
La FAO ha organizzato a Roma nel '96 una conferenza mondiale. Alla conferenza erano presenti i rappresentanti di tutti i paesi del mondo. I Paesi più poveri hanno chiesto un sostegno da parte dei Paesi più ricchi per creare, tra le popolazioni che soffrono la fame, condizioni di vita sopportabili e mezzi per diventare autonomi, cioè capaci di produrre gli alimenti necessari. Oggi più di 840 milioni di persone soffrono la fame; di questi, 200 milioni sono bambini; 25 di loro muoiono ogni minuto. Le delegazioni di 173 paesi, dopo due anni di lavori e hanno trovato un'intesa. Un documento ha ribadito il diritto per tutti gli uomini ad avere alimenti sani e nutritivi e ha imposto che entro il 2015 il numero di persone denutrite deve essere dimezzato. La fame nel mondo è dovuta ad un'insufficiente sviluppo sociale ed economico di un'area o di un Paese. Tale problema è stato identificato, con il Terzo Mondo ovvero con i Paesi dell'America latina, dell'Africa e dell'Asia centro-meridionale. Vi sono alcuni parametri ritenuti idonei a "misurare" il grado di sottosviluppo: basso reddito pro-capite; crescita demografica accelerata; carenze alimentari e sanitarie; forte disoccupazione; inconsistenza del settore industriale; assenza di iniziative economiche efficaci. Altrettanto aperto è il dibattito relativo agli interventi da attuare per ridurre il sottosviluppo: dal controllo delle nascite, alla valorizzazione delle potenzialità agricole e minerarie, ai tentativi di industrializzazione, ai sostegni finanziari, agli aiuti umanitari. I maggiori ostacoli derivano dalla resistenza culturale delle aree sottosviluppate a recepire interventi esterni spesso contrastanti con dettami religiosi, e dalla scarsa efficienza dei governi locali, raramente in grado di controllare la diffusione degli interventi stessi sul territorio o sfruttamento delle risorse minerarie, ha migliorato le condizioni economiche di molti paesi sottosviluppati anche se la distribuzione della ricchezza è avvenuta in maniera ingiusta.
(Musica)
Spesso l’uomo nel corso della storia per affrontare ed esternare i sentimenti negativi causati dai disagi sociali ed economici è ricorso alla produzione musicale come hanno fatto gli schiavi negri delle piantagioni in America dando origine al Blues. Questa espressione musicale esprimeva uno stato d’animo malinconico.
Il blues è una forma musicale vocale e strumentale la cui forma originale è caratterizzata da una struttura ripetitiva di dodici battute e dall'uso, nella melodia, delle cosiddette blue note.

Le radici del blues sono da ricercare tra i canti delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati meridionali degli USA. La struttura antifonale (di chiamata e risposta) e l'uso delle blue note (un intervallo di quinta diminuita che l'armonia classica considera dissonante e che in Italia valse al blues il nomignolo di musica stonata) apparentano il blues alle forme musicali dell'Africa occidentale.

Molti degli stili della musica popolare moderna derivano o sono stati fortemente influenzati dal blues.
Sebbene ragtime e spiritual non abbiano la stessa origine del blues, questi tre stili musicali afro americani si sono fortemente influenzati tra loro. Altri generi sono derivazioni o comunque sono stati fortemente influenzati da questi: jazz, bluegrass, rhythm and blues, talking blues, rock and roll, hip-hop, musica pop in genere.

La ricerca musicale di molti artisti ha portato il blues, e soprattutto il jazz, a contatto con molteplici realtà musicali, creando stili sempre nuovi e differenti.
Il blues a differenza dello spiritual è l’uomo singolo che parla delle sue sofferenze e della sua misera condizione di emarginato, riuscendo a volte a fare anche dell’ironia sulla propria sorte.
(Arte)
Quando si parla di problemi sia fisici che mentali tra i pittori della fine dell’800 non si può che non parlare di Vincent Van Gogh.
Vincent van Gogh (1853-1890) è considerato oggi "il pittore malato" per eccellenza.
La natura della sua malattia, che si manifestò prima dei trent'anni, è stata oggetto di numerose ricostruzioni e interpretazioni diagnostiche, fondate soprattutto sulle numerose lettere che van Gogh stesso scrisse al fratello Theo.
Dapprima si pensò che si trattasse di epilessia. Questa prima ipotesi diagnostica, fu probabilmente formulata non in base ai sintomi che distinguevano la sua malattia, ma da ciò che van Gogh disse di sé: " .sono un pazzo o un epilettico ".
Un' ulteriore trattazione è quella proposta da Arnold (1992), il quale riscontra nei sintomi dichiarati dal pittore una somiglianza con quelli propri di una rara malattia ereditaria (la porfiria acuta intermittente), questa patologia si manifesta in età adulta con attacchi improvvisi, intervallati da periodi di benessere.
È noto inoltre che, come numerosi artisti dell’epoca anche van Gogh facesse uso di una bevanda alcolica decisamente tossica ma assai in voga nella Francia di quel periodo: l' assenzio . Questo liquore dal colore verde intenso, che diviene giallo se allungato con acqua, oltre all'alcol, alcuni olii essenziali molto tossici, dagli effetti dannosi sul sistema nervoso ed è in grado di provocare allucinazioni visive ed attacchi epilettici.
Quindi, come sostengono numerosi studiosi l'uso di assenzio e di altre bevande alcoliche, associato ad una cattiva o scarsa nutrizione devono aver aggravato i sintomi della sua malattia.
Un anno prima della sua morte van Gogh, dopo una violenta discussione con il pittore amico Gauguin, si recise l'orecchio sinistro per poi regalarlo ad una prostituta. Un suo autoritratto testimonia l'episodio di automutilazione che contrassegnò la sua malattia.


(Inglese)
I gusti alimentari differenziano i popoli. Gli americani e i francesi hanno le seguenti abitudini alimentari.
American Meals
Breakfast
American breakfast is particularly rich and it is the favourite meal of most Americans. When breakfast is combined with lunch it is called "brunch” and the eat milk, coffee but also eggs, salami, cheeses, salads, milk, coffee
Lunch
Lunch is not the main meal of the day, because American people have no time to consume it. They just have a quick break to eat sandwich, hamburger or hot dog.
Dinner
Americans usually have dinner from 5 p.m. to 6 p.m. The popular American evening dish is a large grilled steak with salad, potatoes or chips. They finish dinner with "cheesecake".
Fast Food Restaurants
Americans, have little time to eat lunch, so they go to fast food restaurants. Sandwiches are a typical food in these restaurants.
The Fast Food Phenomenon
Today, the fast food restaurant has become a place where the young can socialize. Unfortunately, the food hasn’t require for a healthy diet.


(Francese)
Les Produits Regionaux Français Les Plis Celebres
En France il existe au moins 365 qualité de fromage. Le plus célèbres sont Camembert, le Bleu d’Auvergne, le Comté et le Gruyère. Les vins français sont le Beaujolais, les Côte-duRhône et le Champagne.
Pour Aller Plus Loin: Curiosités
LE RESTAURANT
Les Français apprécient aussi les restaurants en tant que lieux de rencontres et de convivialité. Quand on mange au resto on peut commander le plat du jour ou choisir parmi des menus à prix fixe ou mieux choisir son menu à la carte.
LE BISTROT
Le bistrot est un petit restaurant où l’on sert des repas légers et diverses boissons.
LA BRASSERIE
La brasserie est un peu la grande sœur du bistrot. On y peut gouter les plats de la tradition et boire une chope de bière à la pression sans trop dépenser.
LA CREPERIE
C’est un lieu où on peut déguster, à toute l’heure, différentes sortes de crêpes, salées ou sucrées. Souvent on accompagne les crêpes d’un bon verre de cidre.
LE CAFĖ
Les Français aiment passer des heures au cafè. Les cybercafés sont dédiés à l’accès à Internet, aux messageries et ils permettent également de jouer à des jeux en réseau.
Les Repas En France
Le petit déjeuner se compose d’ordinaire de café au lait, ou de thé, de croissants, du pain, de la confiture et du beurre.
Le déjeuner comprend d’ordinaire un hors-d’œuvre, un plat de viande ou de poisson, des légumes, un dessert. Le dessert est le dernier mets que l’on sert.
Le goûter est un repas très léger que l’on prend l’après-midi.
Le dîner correspond, en général au déjeuner, mais d’ordinaire il est plus riche et comprend le potage.
Estratto del documento

involucro proteico e dal DNA. Al di fuori delle cellule che parassitano non sono

in grado di svolgere nessuna funzione.

I protozoi sono organismi unicellulari. Di solito penetrano nel nostro corpo

 attraverso la puntura di alcuni insetti, come la zanzare anofele per il

plasmodio della malaria tripanosoma,

o la mosca tze-tze per il che provoca la

malattia del sonno in alcuni regioni africane.

I funghi parassiti dell’uomo sono microscopici. Di solito, si installano nella

 micosi.

nostra pelle e nelle mucose interne, provocando le

I microbi e i virus possono penetrare nel tuo corpo in vari modi.

Attraverso le vie respiratorie. Le persone malate di influenza, raffreddore,

pertosse, ogni volta che tossiscono o starnutiscono, liberano nell’aria, assieme a

goccioline di saliva, un gran numero di virus. Essi rimangono in sospensione, nell’aria

per lungo tempo. L’aria che respiri può quindi contenere tali germi, che introdotti nel

tuo corpo possono causare malattie.

Attraverso le ferite. Qualunque ferita apre un varco all’ingresso di agenti patogeni

nel tuo corpo.

Attraverso il sangue. Nel caso di iniezioni praticate con aghi non sterili, si possono

introdurre virus e batteri direttamente nella circolazione sanguigna.

Attraverso rapporti sessuali. Con partner sconosciuti e con rapporti non protetti,

si rischiano infezioni molto pericolose; come ad esempio l’AIDS.

Attraverso la bocca. Se ingerisci cibi contaminati, come verdure non ben lavate,

frutti di mare non ben cotti oppure non lavarsi le mani prima di mangiare, rischiamo

di introdurre nel nostro corpo germi patogeni.

Una volta penetrati nel nostro organismo, questi germi patogeni si moltiplicano

velocemente. Per un certo periodo di tempo, i sintomi della malattia non si

Tale intervallo di tempo si chiama

manifestano. periodo di incubazione ed è

specifico per ogni agente patogeno.

Nella difesa contro le malattie infettive, la medicina ha sviluppato una serie di difese,

che aiutano quelle naturali del nostro corpo. Esse sono la profilassi, l’uso di farmaci,

la vaccinoprofilassi e la sieroprofilassi.

La profilassi è l’insieme di atteggiamenti e provvedimenti atti a prevenire

l’insorgenza di malattie infettive e a impedire la loro proliferazione.

Alcune norme di profilassi sono molto semplici: le possiamo attuare noi stessi, ogni

giorno.

Per esempio:

Curare la pulizia del tuo corpo e dell’ambiente in cui vivi;

 Nutrirti di cibi sani, ben cotti, bere acqua potabile;

 Disinfettare con cura le ferite e proteggerle dai batteri presenti nell’aria con

 cerotti;

Evitare il contatto con ammalati infettivi;

 Vivere in ambienti ben areati e in luoghi non inquinati.

Altre azioni, sono più complesse, sono di competenza delle strutture sociali come:

Il ricovero in strutture ospedaliere per malati gravi;

 La disinfestazione di aree infette;

 La sterilizzazione di strumenti sanitari, utilizzati su più persone.

I primi farmaci si basavano su principi presenti nelle piante. Attualmente i farmaci

vengono sintetizzati in laboratorio e trovano gli impieghi più diversi. I più comuni

nella lotta delle infezioni sono

antibiotici sulfamidici,

Gli e i che contrastano l’azione dei batteri;

 antifebbrili antipiretici,

Gli o che abbassano la febbre;

 antinfiammatori,

Gli che riducono l’infiammazione dei tessuti;

 analgesici,

Gli che leniscono il dolore: vengono utilizzati per lenire i sintomi

 della malattie.

Gli antibiotici sono i farmaci che hanno contribuito maggiormente a debellare le

infezioni. Hanno il potere di distruggere, o di inibire, la crescita dei batteri patogeni,

senza provocare danni alle cellule del tuo copro, in attesa che entri in azione la

risposta immunitaria: dopo una settimana circa dall’infezione.

Purtroppo, la loro efficacia diminuisce quando se ne fa un uso eccessivo.

Ciò avviene perché i batteri spesso riescono a sviluppare ceppi di batteri resistenti

all’antibiotico utilizzato.

Gli antibiotici così efficaci contro i batteri, sono inoffensivi contro i virus. Non portano

alla guarigione, per esempio, di influenze e raffreddori.

La vaccinoprofilassi è un azione preventiva contro alcune malattie. Consiste

nell’inoculare, in individui sani, un vaccino, cioè batteri e virus resi innocui o morti, o

tossine inattive.

sono sostanze pure di origine batterica, che risultano tossiche al tuo

Le tossine

corpo. Le proteine dei batteri e dei virus e le stesse tossine non sono in grado di

I nostri linfociti riconoscono come

scatenare la mattia agiscono però da antigene.

estranee tali sostanze e attivano la risposta

immunitaria. Nel giro di una settimana

producono sia le

plasmacellule che

distruggono gli agenti

patogeni introdotti, sia

le cellule memoria.

Acquisisci, in questo modo, senza ammalarti, l’immunità verso tale agente patogeno.

Alcune vaccinazioni forniscono l’immunità per tutta la vita, altre invece per periodi

più o meno lunghi. In questo secondo occorre fare ulteriori richiami.

Se un individuo ha già contratto la malattia, la vaccinoprofilassi non è più efficace. La

risposta immunitaria sarebbe troppo tardiva. Si ricorre, in questi casi, alla

vaccinoprofilassi.

La sieroprofilassi consiste nell’inoculare nel corpo del paziente del siero

contenente gli anticorpi contro l’agente patogeno di cui è stato infettato.

Il siero viene estratto da alcuni animali. Di solito viene estratto dai cavalli, a cui è

stato inoculato l’agente patogeno. I cavalli reagiscono producendo gli anticorpi e

riversandoli nel sangue. Prelevando il sangue dal cavallo e separandolo dalla parte

corpuscolata, si ottiene il siero ricco di anticorpi.

Gli anticorpi presenti nel siero debellano l’agente patogeno infetto nel giro di poco

tempo, facendo guarire.

(Storia)

A causa della mancata igiene e delle medicine necessarie nel 1630 scoppiò un

epidemia di peste che colpì l’Europa.

I primi segni della grande epidemia del 1630 si presentarono già nel 1627 nel

territorio di confine presso Susa, a causa delle guerriglie e delle invasioni di truppe

francesi. Nel 1629 si registrarono altri nuovi casi anche in Francia presso Lione, poi

nelle campagne toscane e, tra il 1600 e il 1630, anche Torino e il suo territorio

subirono molti conflitti.

A ciò si deve aggiungere una serie di stagioni caratterizzate da condizioni

meteorologiche sfavorevoli che provocarono quasi ovunque pesanti carestie e un calo

enorme dei prodotti alimentari di prima necessità.

Guerre e fame costrinsero migliaia di persone ad abbandonare le loro case, nelle

campagne e, a ridursi per vivere a mendicare, nei maggiori centri abitati tra cui

appunto Torino che, nel 1630, contava oltre 10.000 abitanti.

Il 2 gennaio 1630 venne segnalato il primo caso di peste a Torino: si trattava di

un calzolaio. Non è un caso spesso le prime vittime lavoravano a diretto contatto con

calzature o con oggetti quotidiani a contatto con il suolo che, mancava delle più

elementari condizioni igieniche.

Torino, come le maggiori città piemontesi, vide aumentare l’emigrazione dalle

campagne e dai territori limitrofi, fino a vietare l'ingresso agli stranieri e chiudere le

porte della città.

L'epidemia si diffuse rapidamente, coinvolgendo anche altri centri della provincia

come Pinerolo ed estendendosi poi ai territori quali: Alba, Saluzzo e Savigliano.

A Torino la situazione raggiunse il culmine con il sopraggiungere del caldo estivo, che

favorì la trasmissione della peste.

L'epidemia, fu debellata solo verso novembre del 1630, con il favore del freddo. La

popolazione di Torino di circa 11 000 abitanti contò la perdita di più di 8 000

persone. Fu una vera ecatombe!

Ci vollero quasi due secoli, prima di raggiungere nuovamente il numero di abitanti

precedente al 1630.

(Classici)

Alessandro Manzoni dedica il XXXI e il XXXII capitolo de I Promessi Sposi a questa

catastrofe.

Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785 dal conte Pietro Manzoni e da Giulia

Beccaria. A vent’anni si trasferì a Parigi, gli anni parigini furono molto importanti per

la sua formazione politica, morale e culturale. Nel 1808, conobbe e sposò Enrichetta

Blondel di religione calvinista. Il fervore religioso della moglie, spinse Manzoni a una

profonda meditazione sui problemi morali e religiosi che determinò il suo ritorno alla

fede cristiana.

Nel 1845 firmò la petizione a Carlo Alberto perché intervenisse in Lombardia contro

gli Austriaci; nel 1861 fu nominato senatore del nuovo Regno d’Italia e gli fu conferita

la cittadinanza onoraria di Roma per aver contribuito alla causa italiana. Morì a

Milano nel 1873. I Promessi Sposi

Il romanzo storico di Alessandro Manzoni è considerato uno dei

capolavori della letteratura italiana. Fu scritto tra in due anni, dal 1821 al 1823, ma

prima di arrivare alla sua forma definitiva (1840-1841) subì diversi ritocchi e

revisioni. Il romanzo è ambientato in Lombardia nel XVII secolo. La trama del

romanzo è un misto tra invenzione e realtà. La storia prende avvio dalle vicende di

due popolani (protagonisti del romanzo) che vivono in un villaggio del Ducato di

Milano: Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Le vicende di Renzo e Lucia si

intrecciano, infatti, con la narrazione di fatti storici realmente accaduti. Il romanzo è

incentrato sulla fede cristiana nell’esistenza di un Dio giusto che consola gli afflitti,

premia i buoni e castiga i malvagi. Su tutti gli uomini c’è la Divina Provvidenza.

Alessandro Manzoni scelse il 600 per ambientare il suo

romanzo perché se avesse parlato dell’ 800, gli austriaci non

gli avrebbero permesso di pubblicare il romanzo, e allora

scelse il 600 perché un periodo simile all’800.

Nel capitolo 31 e 32 Manzoni mette in evidenza il

comportamento di una popolazione spaventata. La peste

agisce generalmente in tempi brevi, portando rapidamente

alla morte dei contagiati. In pochi casi si guarisce e allora si è

immuni. La peste provoca la degenerazione delle ghiandole

linfatiche in bubboni (da qui il nome, peste bubbonica). Si

organizzavano riunioni all’ aperto per pregare insieme Dio

affinché facesse scomparire questa terribile malattia. In

questo modo invece di fermare la diffusione di questa

malattia, si accelera, perché la gente sana stando a contatto

con quella malata, veniva contagiata facilmente. Le persone

iniziarono a pensare che ci fosse chi di proposito diffondeva la malattia: gli untori. In

realtà gli untori non esistevano, ma si sono verificati casi in cui il popolo, spinto dalla

disperazione, uccideva chi sospettava di aver diffuso intenzionalmente la peste. Alla

fine, di peste moriranno i due terzi della popolazione, circa tremila persone al giorno.

Nel romanzo la peste diviene il simbolo della sofferenza umana e anche un mezzo

attraverso il quale Dio da all’uomo che si è macchiato di gravi colpe (come Don

Rodrigo e altri potenti) di purificarsi e di redimersi attraverso la sofferenza della

malattia. Quando Renzo si recherà nel lazzaretto vi troverà appunto Don Rodrigo

colpito dalla peste e proverà per lui una grande sofferenza.

(Tecnologia)

Nella società odierna soprattutto tra i giovani si stanno diffondendo disturbi

alimentari come la bulimia, l’anoressia e nel mondo dello sport è sempre più diffuso

l’uso di sostanze dopanti allo scopo di migliorare le caratteristiche fisiche.

Nella bulimia si instaura una dipendenza dal cibo come quella dalla droga e

dall’alcool. La sensazione soggettiva è quella di “un pozzo buio e profondo da

riempire”: si tratta di un vuoto soggettivo incolmabile, disperato, che si cerca di

riempire attraverso l'assunzione di quantità eccessive di cibo. La vita si svolge

mangiando, in una sensazione di totale perdita di controllo, e vomitando

incessantemente.

Oltre alle abbuffate e al vomito, alcuni dei sintomi attraverso i quali si manifesta la

bulimia sono l’eccessivo esercizio fisico e l’abuso di lassativi e diuretici.

La bulimia, nonostante spesso rappresenti l’altro lato della medaglia delle

persone anoressiche, lascia sul corpo segni meno evidenti: per questo è più

difficile da riconoscere rispetto all’anoressia.

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