Sintesi

Tesina 800


L’Ottocento fu il secolo in cui si affermò il principio di libertà degli individui e dei popoli, e in cui nacquero il nazionalismo e il concetto di patria. E’ inoltre il secolo della borghesia l’età in cui essa si affermò come classe guida, la classe borghese volle mantenere la propria posizione di dominio sulle classi inferiori (operai contadini). E’ in questo periodo che dal punto di vista letterario nasce in tutta Europa e quindi anche in Italia la corrente letteraria del Romanticismo.

Collegamenti tesina terza media sull'Ottocento


Italiano: Romanticismo


Il Romanticismo sviluppatosi tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento fu un movimento artistico, musicale. Culturale e letterario sviluppatosi in Germania che trovò presto adesioni in tutta Europa, particolarmente in Inghilterra e in Francia. In opposizione agli illuministi che esaltavano la ragione, i romantici rivalutavano la fantasia, il sentimento, la passione, la libertà d’azione e di pensiero di ogni singolo individuo. Il fallimento degli ideali illuministici produsse nei romantici una profonda inquietudine: alla fede ceca nella forza dell’uomo si alternava senso di miseria e impotenza.
L’uomo romantico si sentiva una creatura limitata, avvertiva il bisogno di Dio, sentiva le sue forze sproporzionate ai propri ideali. Da qui l’affermarsi di atteggiamenti e sentimenti tipici della sensibilità romantica come il pessimismo, il vittimismo e il ribellismo.
Pessimismo, impeto eroico, slancio religioso, desiderio di libertà, esaltazione dei sentimenti nazionali e patriottici caratterizzano dunque l’età romantica. Sullo sfondo di tutti questi motivi, campeggia la natura nella quale l’uomo si rispecchia e vorrebbe ritrovare se stesso e alla quale le confida dolori ed ansie poiché vorrebbe ricevere da essa comprensione conforto in un colloquio muto ma intensissimo, dove solo il canto del cuore, ovvero la poesia, può arrivare. Infine i romantici attribuiscono grande valore alla storia ritenuta patrimonio culturale e spirituale dei popoli. I principali esponenti del romanticismo italiano sono Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi.

Giacomo Leopardi


Giacomo Leopardi (nato a Recanati, 29 giugno 1798 e morto a Napoli, 14 giugno 1837), è stato un poeta, filosofo, scrittore, filologo e glottologo italiano. È ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché una delle principali del romanticismo letterario. Nacque da una delle più nobili famiglie del paese e la sua educazione fu affidata al gesuita don Giuseppe e l'abate don Sebastiano Sanchini che influirono sulla sua prima formazione con metodi improntati alla scuola gesuitica. Tali metodi erano incentrati non solo sullo studio del latino, della teologia e della filosofia, ma anche su una formazione scientifica di buon livello contenutistico e metodologico. Ciò non impedì, però, al giovane Leopardi di intraprendere un suo personale percorso di studi avvalendosi della fornitissima biblioteca paterna e di altre biblioteche recanatesi.
Cessata la formazione dell'abate Sanchini, il quale ritenne inutile continuare la formazione del giovane che ne sapeva ormai più di lui, Leopardi si immerse totalmente in uno "studio matto e disperatissimo", della durata di sette anni, che assorbì tutte le sue energie e che recò gravi danni alla sua salute. Apprese perfettamente il latino, e, senza l'aiuto di maestri il greco e l'ebraico e, seppure in modo più sommario, altre lingue (francese, sanscrito, inglese). Iniziò anche le prime pubblicazioni e lavorò alle traduzioni dal latino e dal greco dimostrando sempre di più il suo interesse per l'attività filologica. Tra il 1815 e il 1816 si avverte in Leopardi un forte cambiamento frutto di una profonda crisi spirituale che lo porterà ad abbandonare l'erudizione per dedicarsi alla poesia.
Fra il 1816 e il 1818 la posizione di Leopardi verso il Romanticismo, va maturando e se ne possono avvertire le tracce in numerosi passi dello Zibaldone e nei due saggi, la Lettera ai Sigg. compilatori della "Biblioteca italiana" e il Discorso di un italiano attorno alla poesia romantica. Le due opere mostrano l'avversione, sul piano più strettamente concettuale, al Romanticismo.
Purtroppo Leopardi, colpito nuovamente dalle sofferenze e dall'aggravarsi del disturbo agli occhi, fu costretto a sciogliere il contratto con Stella e durante l'estate del '28 si recò a Firenze nella speranza di trovare un modo per poter vivere in modo indipendente. Ma le sue condizioni di salute non glielo permisero ed egli fu costretto a ritornare a Recanati dove rimase fino al 1830. In questi sedici mesi il Leopardi si dedicò alla poesia e scrisse alcune delle sue liriche più importanti, tra cui Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta Il sabato del villaggio, Il passero solitario, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia. Queste poesie, a lungo denominate dai critici "grandi idilli" o anche "secondi idilli", sono ora conosciute, insieme ad A Silvia come "Canti pisano-recanatesi".

A Silvia


Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all'opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?

Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d'amore

Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell'età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.



A Silvia


A Silvia è l’inizio di una nuova stagione poetica, tra il ’28 e il ’30. Questo canto, composto a Pisa nel 1828, è dedicato a una fanciulla che il poeta realmente conobbe, forse Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta di tisi nel 1818.
Ma non è una funebre commemorazione, non è neppure una canzone per Silvia: è una confessione del poeta. Nasce questo lungo e commosso colloquio con Silvia, la cui morte prematura diventa il simbolo delle speranze stesse del poeta, diminuite all’apparire della terribile verità della condizione umana. Tutto il canto è costruito sulle esperienze parallele della giovinezza di Silvia, precocemente troncata dalla morte, e delle illusioni del poeta.
Questa poesia è formata da 6 strofe di diversa lunghezza. La I strofa è il proemio che introduce l’immagine di Silvia; c’è l’invocazione e l’evocazione delle caratteristiche generali. La II e la III strofa mostrano 2 situazioni parallele, la prima riguarda Silvia, l’altra Leopardi (si rifanno tutte e due al passato e alle illusioni giovanili). La IV strofa è un commento dopo la delusione delle speranze. La V e la VI strofa che sono simmetriche alla II e alla III mostrano il vero parallelismo tra la storia di Silvia e quella di Leopardi.
Leopardi non fu mai innamorato di Teresa, figlia di un cocchiere, c’era un enorme abisso sociale tra i due. I cocchieri vivevano sopra la rimessa della carrozza. Tra la casa di questi e la villa dei conti Leopardi c’è la piazzetta del sabato del villaggio (che ricorda appunto l’abisso tra i conti e i cocchieri).
Dietro a questa opera non c’è una vicenda d’amore; Teresa e Leopardi condividevano condizioni simili, che sono parallele = giovinezza, illusioni, speranze, sogni, delusioni. In un passo della Zibaldone, Leopardi afferma di non aver mai conosciuto e vissuto la sua giovinezza, mentre Silvia vive la sua giovinezza.
Il nome Silvia può essere associato alla parola selva = è una figura evocativa, perché fa venire subito in mente una donna scura di capelli, rigogliosa, bella e con molte sfaccettature, come il bosco, la selva. Non è la donna che il poeta ama, ma è il simbolo della speranza. Questa lirica è improntata sul linguaggio del vago: la figura di Silvia è vaga, non ci sono indicazioni concrete, Leopardi fa un discorso generico e sfumato, e parla solo degli occhi e dei pensieri della ragazza.

Storia: l’Europa della restaurazione


Nella prima metà dell’Ottocento l’Europa visse in rapida successione il trionfo e la sconfitta della Francia napoleonica e la Restaurazione dell’Ancien Règime.
L’età della Restaurazione ebbe inizio con il Congresso di Vienna. Sconfitto Napoleone , Inghilterra, Prussia, Austria e Russia si ritrovarono a Vienna al tavolo della pace, per dare un nuovo assetto all’Europa. I lavori, svolti in una cornice di fasto abbagliante, intervallati da un gran numero di banchetti, ricevimenti, balli, spettacoli, concorsi ippici, gare di slitte e di pattinaggio e battute di caccia- per sottolineare quell’aspetto si disse che “il Congresso non cammina, ma danza” - iniziarono nel novembre 1814 e si chiusero il 9 giugno 1815. Lo scopo era quello di “restaurare”, di rimettere l’Europa nella condizione in cui era un tempo, prima della Rivoluzione francese e di Napoleone.
Le Grandi potenze d’Europa, furono guidate, nel tentativo di bloccare ogni futura spinta rivoluzionaria, da due fondamentali principi:
- la legittimità: ogni nazione doveva essere governata da quei sovrani o discendenti dei sovrani che si trovavano nel trono prima della bufera rivoluzionaria e napoleonica;
- l’equilibrio: nessuna delle Grandi potenze poteva espandersi al di là dei propri confini.
Esse invece non riconobbero per nulla un altro fondamentale principio, quello della nazionalità, infatti, si arrivò a far convivere in un unico Stato popoli diversissimi tra loro .Non solo l’Italia continuava a non esistere, ma anche la Polonia e la Finlandia scomparivano addirittura dalla carta geografica.
Al termine del Congresso di Vienna (giugno 1815) la situazione in Europa era la seguente:
- La Francia torna va sotto la monarchia dei Borbone. Sul trono sedeva Luigi XVIII.
- Attorno alla Francia veniva creata una serie di piccoli stati, il Regno dei Paesi Bassi (Belgio Olanda), la Prussia, la Confederazione svizzera, il Regno di Sardegna.
- La Prussia otteneva nuovi territori in Germania.
- La Russia occupava una parte della Finlandia e della Polonia.
- L’Austria consolidava i suoi possedimenti, acquisendo territori polacchi e russi
- L’Inghilterra aumentava i suoi possedimenti al di là dell’Europa in Canada, India, Australia e Nuova Zelanda.
- In molti Stati che erano stati travolti da Napoleone tornavano i vecchi sovrani:
- Rientrava il Papa nello Stato Pontificio, rientravano i re di Spagna e Portogallo, i Borbone a Napoli e i Savoia a Torino.
- Inoltre, a garanzia che nulla venisse a turbare quell’ordine venivano sottoscritti, nel 1815, due trattati:
-un accordo tra Russia, Prussia e Austria; ( la Santa Alleanza)
- la Quadruplice Alleanza, un patto militare tra Russia, Prussia, Austria ed Inghilterra.
L’Italia, ancora divisa rimase sotto il ferreo controllo dell’Austria.
- Il Regno di Sardegna sotto i Savoia.
- Lombardia e Veneto sotto l’Austria.
Il granducato di Toscana e i ducati di Massa e Lucca, Parma e Piacenza, Modena, governati dai principi austriaci.
-Lo Stato Pontificio.
-Il Regno delle Due Sicilie, con capitale a Napoli, sotto i Borbone.
Nel 1815, al termine del Congresso di Vienna, tutti gli stati d’Europa presentavano una caratteristica comune: la monarchia aveva trionfato e non esistevano più le repubbliche.
- monarchie governate direttamente dal re e dalla sua corte Il sovrano è padrone e può emanare, modificare, abolire le leggi secondo la propria volontà. I sudditi non hanno alcun diritto ma solo doveri.
- Monarchie governate direttamente dal re e dalla sua corte, ma con alcune limitazioni E’ ancora il sovrano che emana le leggi che però deve rispettare.
- Monarchie al cui vertice sta il re, ma governate da una costituzione, cioè da una legge fondamentale dello stato a cui tutti sono sottoposti, e da un parlamento, spesso diviso in due camere, una in cui siedono i nobili e l’altra composta da cittadini eletti da una parte della popolazione.

Geografia: Australia


Avvistata da alcuni navigatori francesi portoghesi già nel XVI secolo, l’Australia fu scoperta da navigatori spagnoli e olandesi all’inizio del XVII secolo. Occorreva però attendere l’arrivo degli inglesi perché iniziasse la sua colonizzazione: nel 1770 James Cook ne pese possesso in nome della Corona inglese. Nei pressi dell’attuale Sydney, fu fondata la prima colonia penale(1788). Ma solo nel XIX secolo si avviò l’esplorazione dell’interno del continente e furono fondate 6 nuove colonie che nel 1850 ottennero l’autogoverno, mentre la popolazione indigena veniva massacrata.
Alla metà del XIX secolo la scoperta di giacimenti auriferi nel Nuovo Galles (costa sud orientale dell’Australia provocò una vera e propria “febbre dell’oro”: migliaia di persone si riversarono nel territorio contribuendo a popolarlo e ad ingrandire le città. All’inizio del XX secolo i territori australiani si costituirono in federazioni e dall’ora l’assetto statale non è più cambiato.
Dal punto di vista pu5ramente geografico L'Australia, ufficialmente il Commonwealth dell'Australia, è il sesto Paese del mondo per estensione (7.617.930 km²), il più grande dell'Oceania e dell'intera Australia. Ha una popolazione di circa 23 milioni di abitanti. Il paese si trova nell'Emisfero australe, ed è circondato dall' Oceano Indiano, a ovest e sud, e dal Pacifico a est. Le coste sono nel complesso piuttosto uniformi e povere d’insenature e di porti a parte per qualche tratto a nord e a sud. Di fronte alla costa nord-orientale si estende per circa 2000 km la grande barriera corallina, una catena di scogli e isolotti corallini.
Attraversando l’Australia da ovest ad est incontriamo tre grandi regioni
- Lo scudo australiano: un immenso tavolato arido, desertico, stepposo e caldissimo ed è la parte più antica del continente. In questa sterminata distesa emergono solo alcuni rilievi modesti ed enormi rocce arrotondate a molti km di distanza tra loro. Il più famoso è l’Ayers Rock montagna sacra per gli aborigeni. Non ci sono veri fiumi ma solo torrenti ne laghi ma solo stagni salati e l’unica forma di vegetazione sono dei cespugli spinosi, detti scrub.
- La Depressione Centrale: si trova a -12 metri sotto il livello del mare ed è occupata dal lago Eyre che è in realtà un immenso lago salato. A sud-est di questo lago scorre il maggior fiume australiano il Murray Darling che si getta dopo 3490 km nel pacifico. La depressione Centrale racchiude nel sottosuolo una enorme riserva di acqua il grande bacino artesiano.

]Musica: Giuseppe Verdi


Giuseppe Verdi nacque nelle campagne della bassa parmense, a Roncole, frazione di Busseto, il 10 ottobre 1813 da Carlo, oste e rivenditore di generi alimentari, e Luigia Uttini, filatrice. Carlo proveniva da una famiglia di agricoltori piacentini (stesse origini della moglie) e, dopo aver messo da parte un po' di denaro, aveva aperto una modesta osteria nella casa di Roncole, la cui conduzione alternava al lavoro dei campi. L'atto di nascita fu redatto in francese, appartenendo in quegli anni. Busseto e il suo territorio all'Impero francese creato da Napoleone. Pur essendo un giovane di umile condizione sociale, riuscì tuttavia a seguire la propria vocazione di compositore grazie alla buona volontà e al desiderio di apprendere dimostrato. L'organista della chiesa di Roncole, Pietro Baistrocchi, lo prese a benvolere e gratuitamente lo indirizzò verso lo studio della musica e alla pratica dell'organo. Più tardi, Antonio Barezzi, un negoziante amante della musica e direttore della locale società filarmonica, convinto che la fiducia nel giovane non fosse mal riposta, divenne suo mecenate e protettore aiutandolo a proseguire gli studi intrapresi. La prima formazione del futuro compositore avvenne tuttavia sia frequentando la ricca biblioteca della Scuola dei Gesuiti a Busseto, ancora esistente, sia prendendo lezioni da Ferdinando Provesi, maestro dei locali filarmonici, che gli insegnò i principi della composizione musicale e della pratica strumentale. Verdi aveva solo quindici anni quando, nel 1828, una sua sinfonia d'apertura venne eseguita, in luogo di quella di Rossini, nel corso di una rappresentazione di Il barbiere di Siviglia al teatro di Busseto. Nel 1839 riuscì finalmente, dopo quattro anni di lavoro, a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: era l'Oberto, Conte di San Bonifacio, su libretto originale di Antonio Piazza. Dopo anni duri dovuti a diversi lutti familiari il 9 marzo 1842 al Teatro La Scala di Milano andò in scena il Nabucco che ebbe un tale successo di pubblico che venne ripetuto per ben 64 volte nello stesso anno. Con Nabucco iniziò la parabola ascendente di Verdi. Uno dei cori dell'opera, il celebre Va, pensiero, finì col divenire una sorta di canto doloroso o inno contro l'occupante austriaco, diffondendosi rapidamente in Lombardia e nel resto d'Italia. Tra le opere più importanti troviamo: l’Ernani il Macbeth, il Trovatore, la Traviata, il Rigoletto. Nel periodo di massima maturazione, nel 1871 compose l’Aida andata in scena la vigilia di Natale del 1871. Aida costituisce un ulteriore, grande passo in avanti verso la modernità. Seguirono a distanza di alcuni anni due opere memorabili: Otello e Falstaff, entrambi frutto delle fatiche letterarie di Boito, che si occupò della stesura dei rispettivi libretti, e di Verdi che ne compose la musica. Verdi trascorse gli ultimi anni tra Sant'Agata e Milano dove morì a Milano del 27 gennaio 1901, a 87 anni.

Arte: arte romantica: Friedrich


Nel corso dell’800 avvengono enormi cambiamenti tecnologici, politici, economici e sociali.
-il mondo diviene poco a poco un insieme sempre più complesso di quanto sia mai stato in passato.
-le antiche consuetudini, le credenze e le idee cambiano a velocità sempre più vertiginose
-movimenti culturali e artistici si susseguono, si alternano e si combattono con riferimenti alle questioni politico-sociali: la cultura e l’arte divengono a volte strumenti di lotta politica
-i più importanti movimenti artistici sono, nella prima metà del secolo, il Romanticismo e il Realismo; nella seconda metà, l’Impressionismo e il puntinismo oltre a vari pittori definiti Postimpressionisti.

Gli artisti dell’800 rivendicano tutti il diritto di creare senza sottostare alle esigenze dei committenti o alle regole della pittura accademica.
- il Romanticismo rifiuta l’ideale neoclassico della bellezza perfetta, e riscopre il sentimento, la fantasia e l’irrazionalità e privilegia l’individualità dell’artista libero di esprimere i propri sentimenti; ed è proprio per questo sentimento di libertà che molti artisti romantici affrontano temi patriottici, mistico-religiosi e temi naturalistici cioè il rapporto uomo-natura.
-Il Realismo vuole invece rappresentare in modo oggettivo quegli aspetti della realtà contemporanea che l’arte ufficiale aveva sempre ignorato: la fatica degli operai, le ingiustizie sociali, la dignità del lavoro.
-L’impressionismo afferma con forza la libertà dell’artista: i pittori vogliono rappresentare la realtà come l’occhio la percepisce utilizzando la luce e i colori per esprimere le impressioni dell’artista di fronte alla realtà
-I Puntinisti: i colori non vengono mescolati, ma semplicemente accostati in punti minuti, in modo che sia l'occhio a creare le tinte intermedie.
-I Postimpressionisti usano strumenti come il colore (innaturale e violento) e la forma (piatta e deformata) per comunicare stati d’animo tormenti e inquietudini esistenziali.

Uno dei quadri che evoca il rapporto uomo –natura è “il viandante in un mare di nebbia” un dipinto ad olio su tela realizzato nel 1818 da Caspar David Friedrich. In primo piano, un uomo dalla figura scura, dando la schiena all'osservatore, si staglia su un precipizio roccioso. È avvolto in un soprabito verde scuro e, con la mano destra, afferra un bastone da passeggio. Con i capelli scompigliati dal vento, il viandante contempla il panorama sottostante, coperto da un mare di nebbia, da cui il titolo dell'opera. In secondo piano, si ergono diverse cime sulle quali si può notare la presenza di alberi e vegetazione. In lontananza, sbiadite montagne sorgono da sinistra fino ad avvallare sulla destra. Più oltre, la nebbia si espande in modo indefinito arrivando a mescolarsi con l'orizzonte e a diventare indistinguibile dal cielo nuvoloso. Rappresenta il simbolo della solitudine dell’uomo e della sua aspirazione all’infinito (la natura e Dio).21.2

Scienze: Charles Darwin


La prima teoria sull’evoluzione degli organismi viventi, fu pubblicata dal naturalista inglese Charles Darwin (1809-1882) in un saggio del 1858 e in un’opera divenuta famosissima dal titolo l’origine della specie per mezzo della selezione naturale. Anche se un altro naturalista inglese, Alfred Wallace, era giunto alle medesime conclusioni più o meno negli stessi anni, Darwin è considerato il fondatore della teoria evoluzionista moderna. La teoria di Darwin è stata, nel tempo, arricchita ed è stata completata da successive acquisizioni, soprattutto nel campo della genetica.
Giovane studente di medicina, Darwin ebbe l’occasione decisiva per dedicarsi allo studio della natura con la proposta di viaggiare come naturalista. Nel corso del viaggio, che durò 5 anni, furono compiute lunghe soste durante le quali faceva lunghe escursioni a cavallo o a piedi nelle quali raccoglieva campioni di animali, piante, rocce annotando tutto scrupolosamente. Al suo rientro in Inghilterra, Darwin riordinò l’abbondante materiale raccolto nel suo viaggio e cominciò a riflettere sul significato delle osservazioni compiute. Egli prestò attenzione non solo alla grande varietà di organismi viventi ma estese le sue osservazioni anche alle modificazioni, nel corso delle generazioni, delle caratteristiche degli animali allevati. Gli allevatori di colombi per esempio avevano ottenuto in poche generazioni diverse varietà con caratteristiche del piumaggio differenti a partire da un’unica specie selvatica, il colombo comune. Queste osservazioni convinsero Darwin che le specie possano subire modificazione nel tempo e che il tipo di modificazione che si afferma di generazione in generazione dipende soprattutto da quali individui si riproducono maggiormente.
Nelle isole Galàpagos, Darwin contò ben 13 specie di fringuelli che vivevano vicine senza disputarsi il cibo, perché si nutrivano di alimenti diversi: alcuni avevano il becco adatto a mangiare semi, altri catturavano insetti, altri succhiavano la linfa dagli alberi. In questo arcipelago osservò anche tartarughe enormi, ma di varietà diversa l’una dall’altra. Tornato in Inghilterra, Darwin cominciò a riflettere su quanto aveva osservato. Le diversità tra individui della stessa specie, come i fringuelli e le tartarughe delle Galapagos, si potevano spiegare supponendo una modifica graduale delle specie. Egli ipotizzò che tutte le specie fossero derivata da un’unica specie che lentamente si era differenziata in specie diverse per adattarsi alle particolari condizioni ambientali. Spiegare come ciò potesse essere non fu cosa facile. Notò che gli allevatori di piccioni, per ottenere gli uccelli con un bel piumaggio facevano incrociare solo gli animali che possedevano quei caratteri. Dopo qualche generazione quasi tutti i piccioni ottenuti possedevano il carattere scelto. Questa era la selezione artificiale. Darwin pensò che la natura operasse con un meccanismo simile che chiamò selezione naturale. Attraverso la selezione naturale i caratteri favorevoli, cioè quelli che rendono l’animale o la pianta più adatti a sopravvivere in un certo ambiente, passano da una generazione all’altra e diventano caratteri della specie; viceversa, i caratteri sfavorevoli, cioè quelli dannosi per la specie che li possiede, tendono a sparire perché muoiono gli individui che li posseggono. Via via che si selezionano caratteri si possono formare animali e piante così diversi da quelli di partenza da costituire una nuova specie, con caratteri che si trasmettono ai discendenti rendendoli perfettamente adattati all’ambiente. L’adattamento è quindi il risultato dell’evoluzione. Se qualche aspetto dell’ambiente, come il clima o la vegetazione cambia, la specie andrà in contro a un nuovo processo di selezione e di evoluzione (esempio dei topi). Che gli organismi si modifichino nel tempo e che sempre nuove specie occupino tutti gli ambienti della terra è ormai un dato accettato dagli scienziati. Continuamente si aggiungono osservazioni e scoperte che portano nuove conferme alla teoria dell’evoluzione; numerose prove vengono anche da discipline come l’embriologia e l’anatomia comparata.
L’embriologia studia la formazione degli embrioni, cioè le prime fasi di sviluppo degli organismi pluricellulari. Solo ammettendo l’evoluzione degli organismi viventi è possibile spiegare le forti somiglianze tra embrioni di animali che sono molto diversi tra loro. Queste somiglianze, suggeriscono che organismi con uno sviluppo embrionale simile abbaino anche un progenitore dal quale si sono differenziati.
Anche lo studio delle caratteristiche anatomiche dei diversi organismi fornisce prove a sostegno della teoria dell’evoluzione. L’anatomia comparata ha dimostrato che organismi anche molto diversi tra loro hanno strutture che svolgono funzioni diverse ma che hanno la stessa origine evolutiva; queste strutture sono chiamate emologhe.

Educazione fisica: Invictus


Nella cittadina di Rugby, vicino da Birmingham, nel 1823 un certo William Ellis, decise un giorno di infrangere le regole del calcio e, preso il pallone in mano, si mise a correre tenendolo stretto al petto e, acclamato dalla folla diede così i natali al gioco del rugby. Pare che però questa sia la nascita ufficiale del Rugby, perché ufficiosamente in Inghilterra venne già portato addirittura da Guglielmo il Conquistatore nel 1066.
Circa nel 1860 si stabilirono alcune regole aggiuntive, in particolare quella relativa al placcaggio e quella relativa al passaggio all'indietro, e nel 1871 si adottò la palla ovale con l'esplicita intenzione di renderla difficilmente controllabile con i piedi e non rischiare di "tornare" al calcio.
Il rugby si sviluppò nel mondo anglosassone che si espanse in gran parte dell'emisfero Australe, e sin dal 1888 emersero le grandi capacità della squadra dei Maori, successivamente chiamati gli All Blacks neozelandesi e degli Springboks sudafricani.
In Italia il rugby fece la sua apparizione nel primo decennio del secolo ed è del 1929 la nascita della FIR - Federazione Italiana Rugby.
Per molto tempo il rugby venne giocato a livelli elevati ma solo per divertirsi, senza scopo professionistico, caratteristica di questo Sport che arriverà molto più tardi rispetto altre discipline agonistiche. Solo da pochi anni tutti i giocatori delle squadre che partecipano al "6-nazioni" sono considerati sportivi professionisti.
La storia è ambientata in Sudafrica, nel periodo immediatamente successivo alla caduta dell'apartheid e all'insediamento di Nelson Mandela (Morgan Freeman) come presidente. Appena entrato in carica, Mandela si pone l'obiettivo di riappacificare la popolazione del paese, ancora divisa dall'odio fra i neri e i bianchi afrikaner. Simbolo di questa spaccatura diventa la nazionale di rugby degli Springbok, simbolo dell'orgoglio afrikaner e detestata dai neri, che però proprio in seguito alla caduta del regime dell'apartheid viene riammessa nelle competizioni internazionali dopo un boicottaggio di circa un decennio. In vista della Coppa del Mondo del 1995, ospitata proprio dal Sudafrica, Mandela si interessa alle sorti della squadra, con la speranza che una eventuale vittoria contribuisca a rafforzare l'orgoglio nazionale e lo spirito di unità del paese. In particolare, entra in contatto con il capitano François Pienaar (Matt Damon), facendogli capire l'importanza politica della incombente competizione sportiva. Questa frequentazione fra Pienaar e Mandela dà inizio a una serie di eventi che rafforzano il morale degli Springboks (reduci da un lungo periodo di sconfitte) e li conducono fino a una insperata vittoria in finale contro i temibili All Blacks. Il successo della nazionale diventa simbolo della grandezza della neonata "Rainbow Nation".

Tecnica: energia eolica


L’energia eolica è l’energia posseduta dal vento, conosciuta e sfruttata sin dai tempi antichi per navigare e per muovere le pale dei mulini, per macinare i cereali o per pompare acqua. Diffusi soprattutto nei Paesi Bassi agli inizi dell’800. L’ energia eolica trova dei limiti per un’applicazione su larga scala: il vento ha, di Esistono solito, una bassa potenza e un’intensità regolare, può cambiare di direzione o mancare del tutto. Però zone sulla terra dove i venti spirano con regolarità per tutto l’anno come per esempio sulle coste e le isole: è proprio in queste località che risulta conveniente installare degli impianti capaci di catturare l’energia del vento e di trasformarla in energia meccanica o elettrica.
I generatori eolici: il componente essenziale di un generatore eolico è il rotore, costituito da un certo numero di pale fissate sul mozzo e progettate per sottrarre al vento parte della sua energia cinetica e trasformarla in energia meccanica di rotazione. Il rotore, tramite un moltiplicatore di giri, aziona il generatore elettrico.
Un problema non ancora risolto è in modo soddisfacente è quello dell’accumulo dell’energia elettrica, reso indispensabile per sopperire ad una mancanza di vento.
- I generatori eolici di piccola taglia sono impiegati per la produzione di energia meccanica o elettrica in zone isolate
- I generatori eolici di media taglia hanno rotori con un diametro di circa 30 metri
- I generatori eolici di grande taglia sono ancora allo stadio sperimentale in tutto il mondo.
- Più aerogeneratori collegati insieme formano le wind-farm fattorie del vento che sono delle vere e proprie centrali elettriche. Nelle wind-farm la distanza tra gli aerogeneratori viene calcolata per evitare interferenze reciproche che potrebbero causare cadute di produzione. Essi vengono situati ad una distanza di almeno 5 o6 volte il diametro delle pale.
- L’energia eolica è una fonte rinnovabile e pulita. I possibili effetti indesiderati degli impianti hanno luogo solo su scala locale e sono. L’occupazione del territorio, l’impatto visivo, il rumore, gli effetti sulla flora e sulla fauna e le interferenze sulle telecomunicazioni.
- Occupazione del territorio: gli aerogeneratori e le opere di supporto occupano solo il 2-3% del territorio necessario per la costruzione dell’impianto quindi la parte di territorio non occupata può essere impiegata per l’agricoltura e la pastorizia.
- Impatto visivo: gli aerogeneratori per la loro configurazione sono visibili in ogni contesto ove vengono inseriti con una scelta accurata della forma e del colore per evitare che le parti metalliche riflettano i raggi solari.
- Rumore: il rumore che emettono viene causato dall’attrito delle pale con l’aria e dal moltiplicatore di giri. Questo rumore può essere smorzato migliorando l’inclinazione delle pale e la loro conformazione e deve essere inferiore ai 45 decibel se in prossimità di centri abitati.
- Effetti su flora e fauna: i soli effetti riscontrati riguardano il possibile impatto degli uccelli con il rotore delle macchine.
- Interferenze sulle telecomunicazioni: per evita re interferenze e formazione di campi elettromagnetici si deve mantenere una distanza minima fra l’aerogeneratore e ponti radio, e ad es. apparati di assistenza alla navigazione aerea e televisori.
- Emissioni evitate: l’utilizzo di energia eolica evita l’immissione nell’atmosfera di sostanze inquinanti.
Dettagli