Concetti Chiave
- Dante Alighieri nel suo sonetto "Amore e 'l cor gentil sono una cosa" esplora il legame indissolubile tra amore e cuore nobile, una tematica stilnovista guinizzelliana.
- Il sonetto utilizza diverse figure retoriche come enjambement, personificazione, similitudini e metafore per arricchire l'espressione poetica.
- La figura della donna-angelo, rappresentata da Beatrice, è centrale nella poetica stilnovista di Dante, vista come intermediaria tra uomo e divino.
- Nella "Vita Nuova", Beatrice è un simbolo di amore perfetto e salvezza spirituale, mentre nella "Divina Commedia" è una guida alla salvezza terrena.
- Dante fa riferimento a Guido Guinizzelli e al suo concetto di amore, contrapposto alla visione scientifica e materialista di Guido Cavalcanti.
“Amore e ‘l cor gentil sono una cosa”
Il sonetto che sto per presentare si intitola “Amore e ‘l cor gentil sono una cosa” ed è tratto dal capitolo ventesimo della Vita Nuova di Dante Alighieri. Dante è un poeta fiorentino, compone il libro de la ‘Vita Nuova’ tra il 1292 e il 1294 e in quest’opera egli unisce le rime giovanili dedicate a Beatrice con una prosa narrativa (prosimetro). È un sonetto di endecasillabi composto da due quartine e due terzine a rima alternata e con presenza di rima guittoniana ai vv 9,12. Esso riprende la tematica guinizzelliana stilnovista del cuore gentile che è indivisibile dall’amore. Adesso riporterò qui di seguito la parafrasi del testo per comprendere meglio il contenuto:
l’amore e il cuore nobile sono la stessa cosa, proprio come il saggio sostiene nel suo poetare, e l’uno non ha il coraggio di stare senza l’altro così come l’anima razionale non osa stare senza la ragione. La natura li crea quando è soggetta all’amore, fa si che l’amore sia il signore e il cuore la sua residenza, dentro la quale riposa dormendo talvolta poco tempo, talvolta molto tempo. Poi quando la bellezza appare nella donna nobile d’intelletto, che piace agli occhi, al punto che nel cuore nasce un desiderio del suo piacevole aspetto; e questo desiderio dura così tanto tempo nell’uomo , che sveglia lo spirito amoroso. E lo stesso effetto produce l’uomo di valore nella donna.
Essendo il sonetto una delle espressioni più alte del linguaggio stilnovistico, presenta molte figure retoriche, che riporterò qui di seguito, e latinismi.
Enjambament: vv 3-4 osa com’alma; vv 10-11 e al cor nasce
Personificazione: ‘Amore’
Similitudine: vv 3-4 ‘e così esser l’un senza l’altro osa com’alma razional senza ragione’ Metafora: vv 5,8,13 ‘sveglio’
All’interno del suo sonetto, Dante, cita come autorità di riferimento per spiegare la natura dell’amore, Guido Guinizzelli definendolo ‘il saggio’. Possiamo indicare la parola “Amore” come parola-chiave del componimento e dello stilnovo e dire anche che Dante in particolare lo considera come personificato, come Re e quindi come divinità; allo stesso modo, definisce il cuore gentile come “dimora” di esso. Continuando a parlare di Amore, sappiamo, facendo riferimento ai vv 9-11, che viene risvegliato dalla bellezza che risiede nella donna nobile d’intelletto, provocando piacere agli occhi di chi la guarda e facendo nascere nel cuore il desiderio che poi si trasforma, con il passare del tempo, in amore. Così come la donna saggia fa risvegliare l’amore in un uomo dal cuore nobile, così un uomo di valore fa innamorare una donna gentile.
Facendo riferimento al sonetto “tanto gentile e tanto onesta pare”, in relazione con il sonetto che stiamo trattando, si può spiegare perfettamente in cosa consiste la poetica della lode. In questo tipo di testo, tipico dello stilnovo, il poeta è solito innalzare una lode alla donna che era vista come angelo. La donna-angelo nasce con questa corrente letteraria, con Guinizzelli e con lo stilnovismo dantesco, ed è vista appunto come figura angelica e non più terrena, che viene innalzata al ruolo salvifico e che fa da mediatrice tra il poeta e Dio; è capace con il solo apparire di far maturare nell’animo la virtù, quindi, un amore che nobilita in senso etico-religioso, fino a condurre l’uomo alla salvezza.
Nel caso di Dante, questa donna è Beatrice. Beatrice era per lui musa ed ispiratrice, simbolo dell’amore perfetto e della bellezza. Prendendo in considerazione le sue due opere più di successo, notiamo che la descrive in due modi simbolici diversi. Nella Vita Nuova Beatrice era vista con tutti i canoni stilnovisti, una figura cristiana e angelica, non paragonabile alle altre donne e che porta alla salvezza dell’animo, mentre, nella Divina Commedia, è una donna mortale, reincarnazione di Cristo, che porta alla salvezza terrena.
Oltre a questa concezione dell’amore, nello stilnovo, troviamo un’altra proposta letteraria ovvero quella di Guido Cavalcanti. Cavalcanti era un poeta fiorentino che ci ha lasciato una cinquantina di componimenti fra sonetti, ballate e canzoni; nella sua visione l’amore appare da una prospettiva scientifica, materialista e filosofica. L’amore inteso come passione irrazionale e, totalmente al contrario della prospettiva classica stilnovista, questo sentimento porta cose negative ad esempio angoscia, paura o addirittura morte. Per cui, nei suoi testi, prendono vita linguaggio drammatico e lirico che lascia nel lettore un senso di malinconia e fatalità.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del sonetto "Amore e 'l cor gentil sono una cosa"?
- Come viene rappresentato l'amore nel sonetto di Dante?
- Qual è il ruolo della donna nel contesto stilnovista secondo Dante?
- In che modo Dante differenzia la rappresentazione di Beatrice nella "Vita Nuova" e nella "Divina Commedia"?
- Come si differenzia la visione dell'amore di Guido Cavalcanti rispetto a quella stilnovista?
Il tema principale del sonetto è l'indivisibilità tra amore e cuore gentile, un concetto stilnovista che Dante esplora attraverso la figura di Guido Guinizzelli.
L'amore è personificato e descritto come un re o una divinità che risiede nel cuore gentile, risvegliato dalla bellezza di una donna nobile d'intelletto.
La donna è vista come un angelo, una figura salvifica che eleva l'animo e conduce l'uomo alla salvezza, come rappresentato dalla figura di Beatrice.
Nella "Vita Nuova", Beatrice è vista come una figura cristiana e angelica, mentre nella "Divina Commedia" è una donna mortale che rappresenta la salvezza terrena.
Guido Cavalcanti vede l'amore come una passione irrazionale che porta angoscia e paura, in contrasto con la visione stilnovista che lo considera un sentimento nobilitante.