Stefaniab.
Ominide
2 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • La stretta affinità genetica tra Homo Sapiens e scimpanzé è ben documentata.
  • Australopithecus africanus, vissuto in Sudafrica, è datato tra 3 e 2,4 milioni di anni fa.
  • L'andamento bipede dell'australopiteco era vantaggioso per avvistare cibo e predatori e per il trasporto di prole e cibo.
  • Il clima caldo africano ha favorito l'evoluzione di meccanismi di termoregolazione come la sudorazione.
  • Circa 2,5 milioni di anni fa, con l'apparizione del genere Homo, inizia un processo di encefalizzazione legato alla creazione di strumenti.

Indice

  1. Affinità genetica tra uomo e scimpanzé
  2. Scoperte fossili e ominidi antichi
  3. Caratteristiche e vantaggi dell'andamento bipede
  4. Evoluzione del genere Homo

Affinità genetica tra uomo e scimpanzé

Tra il genoma dell’uomo (Homo Sapiens) e quello dello scimpanzè è stata dimostrata una strettissima affinità genetica.

Scoperte fossili e ominidi antichi

I numerosi resti fossili hanno permesso di definire diverse specie di ominidi. La più antica è lo sahelanthropus tchadensis (6 milioni di anni fa).

È stato ritrovato ad Afar (Etiopia) uno scheletro dell’australopithecus afarensis (africa orientale, 4-3 milioni di anni fa). Si tratta di una donna, detta Lucy. Il buono stato di conservazione ha permesso di farsi un’idea complessiva dell’evoluzione delle diverse parti del corpo.

Successivo è l’australopithecus africanus (sudafrica 3-2,4 milioni di anni fa)

Caratteristiche e vantaggi dell'andamento bipede

L’australopiteco è considerato ominide soprattutto perché in comune con l’uomo ha l’andamento bipede. Tuttavia ha un volume cerebrale ridotto, forte prognatismo, bassa statura, braccia lunghe.

L’andamento bipede offriva diversi vantaggi:

- Possibilità di avvistare cibo e predatori da lontano

- Possibilità di usare le braccia per portare la prole e il cibo

- Possibilità di correre in maniera più agevole nella savana. L’ambiente caldo dell’Africa ha reso necessaria una termoregolazione. Risolta tramite la perdita del pelo e lo sviluppo di ghiandole sudoripare.

Evoluzione del genere Homo

A partire da 2,5 milioni di anni fa appaiono i resti attribuibili al genere Homo, e con essi inizia un processo di encefalizzazione stimolato dall’attività di produzione di strumenti in pietra scheggiata.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community