Concetti Chiave
- La Francia di metà 1700 era culturalmente ricca ma afflitta da una crisi interna dovuta alle spese belliche e al sistema feudale.
- La società era divisa in classi rigide con il terzo stato, che rappresentava il 98% della popolazione, privo di potere reale.
- Le riforme proposte da Turgot e Necker, ispirate dall'illuminismo, miravano a ridurre i privilegi feudali ma furono ostacolate.
- L'inefficacia del sistema fiscale e la crisi economica portarono al malcontento popolare e allo scoppio della rivoluzione.
- Gli eventi culminanti furono il Giuramento della Pallacorda e la presa della Bastiglia, simboli di un cambiamento politico e sociale.
Indice
La crisi della monarchia francese
Intorno al 1750 la Francia era un paese popoloso e ricco culturalmente anche se si era indebolito per finanziare le continue guerre e stava attraversando una crisi interna, la monarchia assoluta edificata dal Re Sole non reggeva più con Luigi XVI, sebbene assolutismo(accentramento del potere per modernizzare) e antico regime (tradizione del privilegio e ostilità verso la razionalizzazione del potere e dell'amministrazione) scaturirono l’uno dall’altro, in quel momento entrarono in conflitto. La società francese era chiusa, fatta di ceti sociali e ordini non comunicanti che rendevano impossibile l’ascesa sociale: nobiltà e clero, che godevano di privilegi feudali, possedevano in tutto il 31% dei suoli; il terzo stato era il meno importante ma costituiva il 98% dei 26 milioni di abitanti, la divisione quindi non era affatto equa. Le casse statali erano ormai prosciugate, le imposte dirette con l’antica “taglia” che gravava sui contadini non fruttava molto ( “l’imposta pro capite” e il “decimo” erano scarsamente applicate dagli inefficienti riscossori) e anche il sistema delle imposte indirette era complesso (“gabella”, “aiuti”, imposta sul tabacco e diritti di dogana venivano appaltate ogni sei anni ai fermiers favorendo però la speculazione e dando al popolo un insostenibile pressione fiscale).
Le riforme proposte da Turgot e Necker
La monarchia fece spesso ricorso ai prestiti o alla vendita di cariche e uffici provocando il completo dissesto della finanza pubblica; l’economista Turgot (idee fisiocratiche, un’unica imposta) e il banchiere Necker proposero quindi riforme volte a ridurre i privilegi di nobiltà e clero. Tali idee, appoggiate dall'illuminismo, costituivano una vera rivoluzione in grado di portare la Francia alla modernità della Gran Bretagna; il ministro Turgot fu però pieno di opposizioni e destituito nel 1776, nel 1781 il nuovo ministro Necker con il permesso del re pubblicò il bilancio del regno (prima era segreto di stato) mostrando fosse quasi in bancarotta.
La convocazione degli stati generali
Nel 1786-88 la crisi si aggravò a causa di scarsi raccolti, i prezzi del pane raddoppiarono con un conseguente malcontento popolare; Luigi XVI non aveva una personalità forte, convocando gli stati generali (richiesti da nobili ed ecclesiastici con l’appoggio di Maria Antonietta e dal terzo stato nella speranza di eliminare i diritti feudali) emersero le proteste dei nobili da un lato e del terzo stato dall’altro (Gli stati generali non erano convocati dal 1615 con Richelieu). Il 5 maggio 1789 a Versailles vennero preparati circa 60 mila cahiers de doléances con spiegazioni e richieste al monarca. Gli stati generali si riunirono secondo un preciso cerimoniale: i rappresentanti dei tre stati sfilarono in gruppi distinti, i 604 deputati del terzo stato vestiti di nero tra cui stranamente c’erano alcuni nobili favorevoli alle riforme (selezionati dalla borghesia colta e quasi 40 mila assemblee popolari, una prima prova di democrazia francese nonostante la permanente fiducia nel re), essi detenevano il 50,7% dei seggi; sfilarono poi i 270 deputati della nobiltà con abiti sgargianti e il 291 deputati del clero (prima basso e poi alto clero). Il voto si dava per ordine e non per testa (in quanto il re rifiutò questa possibilità troppo “democratica”) quindi nobiltà e clero che si alleavano erano sempre 2 contro 1 (nonostante il terzo stato fosse teoricamente in maggioranza di numero).
Il giuramento della pallacorda
Perciò il 10 giugno i delegati del terzo stato convocarono una propria assemblea nazionale costituente (invitando gli altri due ordini dei quali parteciparono solo i parroci), per poi dichiararsi una settimana dopo come la rappresentanza dell’intera Francia, Luigi XVI chiuse la sala dell'assemblea ma il terzo stato si riunì dove i nobili giocavano a pallacorda a Versailles e il 20 giugno avvenne il Giuramento della pallacorda con il quale ci si impegnava a rimanere uniti per ottenere una Costituzione, il re rifiutò ancora e sciolse d’autorità gli stati generali però una settimana, dopo licenziò Necker, convocò clero e nobiltà in una nuova assemblea nazionale e chiamò reggimenti verso Versailles e Parigi.
La presa della Bastiglia e le conseguenze
Questa notizia provocò disordini con apogeo il 14 luglio con l’attacco alla Bastiglia, centinaia di morti, la liberazione degli anti-monarchici e la demolizione della struttura; l’azione di rivolta si diffuse anche nelle campagne e morirono molti nobili. Il re come atto di conciliazione ritirò le truppe ma questo forzò la situazione e furono creati un governo municipale e una guardia nazionale con a capo il marchese liberale de La Fayette. Sui palazzi del potere venne ammainata la bandiera con i gigli d’oro del re e sostituita con una coccarda bianca, rossa e azzurra. Molte città francesi si diedero la loro “commune” e guardia nazionale.
La grande paura e l'abolizione dei privilegi
Tra il 20 luglio e il 6 agosto 1789 ci fu la “Grande paura” che divenne un’azione punitiva contro l’aristocrazia: i contadini erano da un lato speranzosi ma dall’altro timorosi di un restauro dell’antico regime, quindi si armarono e assaltarono i castelli dei nobili, distruggendo i documenti di servaggio. Così l’assemblea nazionale abolì i privilegi nobiliari e i diritti feudali e molti si unirono al voto del terzo stato convinti dalle ribellioni contadine, venne emanata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino affermando dei diritti naturali (libertà fondamentali, uguaglianza e sovranità popolare) e proclamando la difesa del “sacro inviolabile” diritto di proprietà per il ceto borghese. La rivoluzione, quindi, fu sia politica (per la rappresentanza politica) che una lotta di classe (per il possesso e l’uso della terra).
Domande da interrogazione
- Quali erano le cause principali della crisi interna della Francia intorno al 1750?
- Quali riforme proposero Turgot e Necker per risolvere la crisi finanziaria?
- Cosa accadde durante la convocazione degli Stati Generali nel 1789?
- Quali furono le conseguenze dell'attacco alla Bastiglia il 14 luglio 1789?
- Quali diritti furono proclamati nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino?
La Francia stava attraversando una crisi interna a causa del finanziamento delle continue guerre, l'indebolimento della monarchia assoluta e la divisione in ceti sociali non comunicanti, con un sistema fiscale inefficiente e una pressione fiscale insostenibile.
Turgot e Necker proposero riforme per ridurre i privilegi di nobiltà e clero, sostenute dall'illuminismo, per modernizzare la Francia e avvicinarla alla modernità della Gran Bretagna.
Durante la convocazione degli Stati Generali, emersero le proteste dei nobili e del terzo stato, con il terzo stato che si dichiarò rappresentanza dell'intera Francia e si impegnò a ottenere una Costituzione, culminando nel Giuramento della pallacorda.
L'attacco alla Bastiglia portò a disordini, la liberazione degli anti-monarchici, la creazione di un governo municipale e una guardia nazionale, e l'abolizione dei privilegi nobiliari e dei diritti feudali.
La Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino affermò diritti naturali come libertà fondamentali, uguaglianza, sovranità popolare e il diritto di proprietà, segnando una rivoluzione politica e una lotta di classe.