Concetti Chiave
- L'industrializzazione del Settecento ha portato all'urbanesimo, spostando la popolazione dalle campagne alle città e creando enormi quartieri operai.
- La nuova classe operaia, inclusi donne e bambini, lavorava in condizioni durissime con salari minimi e lunghi orari senza giorni di pausa.
- Il lavoro artigianale è stato sostituito dal lavoro in fabbrica, caratterizzato dalla parcellizzazione delle fasi di produzione e da un aumento della produttività.
- Le condizioni di vita degli operai erano estremamente precarie, con abitazioni sovraffollate e mancanza di servizi igienici, portando a un'aspettativa di vita molto bassa.
- La borghesia capitalistica si è sviluppata con la rivoluzione industriale, includendo proprietari di fabbriche e commercianti che investivano capitali su vasta scala.
Indice
L'inizio dell'urbanesimo
Tutti i contadini privati dell’agricoltura comunitaria a causa degli enclosures acts iniziarono a cercare impiego nelle nuove fabbriche sorte in città (inizialmente vicino ai corsi d’acqua per l’energia); l’industrializzazione, infatti, produsse l’urbanesimo ossia il passaggio geografico e sociale dalla periferia/campagna al centro città in enormi quartieri operai(quelle con il maggior cambiamento furono Londra, Birmingham, Manchester, Liverpool..).
Condizioni della classe operaia
Di conseguenza in pochi decenni nacque la nuova classe operaia (che includeva anche donne e bambini spesso orfani), la quale soffriva durissime condizioni. Il salario era minimo e i ritmi di lavoro massacranti (si passava anche più di metà giornata in fabbrica senza giorni di pausa e la prima regolamentazione arrivò solo nel 1848), non c’erano garanzie igieniche né tantomeno di sicurezza sul lavoro. Dall’inizio del 1800 quindi si parla di classe operaia, quella che poi Karl Marx individuerà come un elemento di rottura nella società (lui inoltre definirà l’operaio un’appendice delle macchine).
Transizione dall'artigianato alla fabbrica
Cambiò così lo stile di lavoro da artigianato a fabbrica, in quanto l’artigiano aveva in precedenza un rapporto più diretto con la materia finale, ne seguiva l’intero processo creando un proprio manufatto, invece tra gli operai (o produttori) il lavoro era diviso, ognuno seguiva una sola fase specifica e la ripeteva di continuo per ottenere un “semilavorato”, senza conoscere le altre lavorazioni. Non interessava la qualità, bensì la produttività del lavoro e la quantità, che non si ottennero solo grazie alla velocità delle macchine ma anche parcellizzando ogni fase di lavorazione per adeguare l’uomo alla velocità della macchina (Adam Smith ne parlerà analizzando l’organizzazione di una fabbrica di spilli), così alla fine tutti i prodotti erano identici e standardizzati e avevano prezzi più bassi rispetto a quelli artigianali sempre meno considerati. La fabbrica era uno spazio in cui vigevano ordine e disciplina ma che imponeva anche ambienti altamente sconvenienti come detto prima.
Vita nelle fabbriche e miniere
Veniva richiesto il massimo sforzo, fino allo sfinimento, da ogni operaio, inoltre donne e bambini, che si occupavano per lo più di manodopera, erano sottopagati. La situazione era ben peggiore nelle miniere, in cui i minatori erano letteralmente “sepolti vivi” per oltre 14 ore giornaliere; quasi lo stesso valeva per braccianti e lavoratori delle campagne, costretti in tuguri (ambienti angusti) e a dormire tra gli animali, uno scenario ben peggiore di quello delle fabbriche e che portava a scegliere queste ultime. Alcune fabbriche erano addirittura dotate di dormitori dove i lavoratori riposavano senza neanche tornare a casa (una condizione ancora oggi esistente in alcuni paesi). Nei quartieri operai le piccole e sovraffollate abitazioni erano prive di servizi igienici, luce, aria aperta, ma molto costose d’affitto; l’alimentazione si limitava a volte ad un pasto al giorno, infatti la vita media di un operaio era di circa 17 anni e in generale quella delle classi più elevate di 38 anni a causa del pesante inquinamento, in zone più salubri invece era di 52 anni.
Sviluppo della borghesia capitalistica
Con la rivoluzione industriale, si sviluppò la borghesia capitalistica: sappiamo che la borghesia si era arricchita autonomamente, affermandosi in epoche di sviluppo e quindi anche nel settecento, con uomini di varie professioni tra cui i già nominati mercanti-imprenditori (che anticiparono la vera e propria borghesia capitalistica). La borghesia capitalistica sostanzialmente includeva i proprietari di fabbrica (ex artigiani/operai che avevano guadagnato con la loro attività) che avevano investito i loro capitali; essi differiscono dal precedente mercante-imprenditore, in quanto dirigono fabbriche meccanizzate, regolamentando tutto l’occorrente, le spese e i guadagni. Tra i borghesi capitalisti ci fu la figura di commerciante all’ingrosso che si occupava di traffico su vasta scala (ad esempio fino alla colonie), per farlo spesso doveva investire capitali presi in prestito dalle banche con l’obiettivo di aumentare i frutti ma il rischio di essere sconfitti dalla concorrenza.
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze degli enclosures acts per i contadini?
- Come erano le condizioni di lavoro per la nuova classe operaia?
- In che modo l'industrializzazione ha cambiato lo stile di lavoro?
- Qual era la situazione abitativa nei quartieri operai?
- Chi erano i borghesi capitalisti e come si differenziavano dai mercanti-imprenditori?
Gli enclosures acts privarono i contadini dell'agricoltura comunitaria, costringendoli a cercare lavoro nelle nuove fabbriche urbane, contribuendo all'urbanesimo e alla nascita della classe operaia.
Le condizioni di lavoro erano durissime, con salari minimi, ritmi massacranti, mancanza di garanzie igieniche e di sicurezza, e un'aspettativa di vita media di soli 17 anni.
L'industrializzazione ha trasformato il lavoro da artigianale a fabbrica, con una divisione del lavoro in fasi specifiche, focalizzandosi sulla produttività e quantità piuttosto che sulla qualità.
Le abitazioni nei quartieri operai erano piccole, sovraffollate, prive di servizi igienici, luce e aria aperta, ma con affitti elevati, contribuendo a condizioni di vita difficili.
I borghesi capitalisti erano ex artigiani o operai divenuti proprietari di fabbriche meccanizzate, regolando spese e guadagni, a differenza dei mercanti-imprenditori che si occupavano di traffico su vasta scala.